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Autore: Claire Penny    28/06/2015    2 recensioni
Hope Destiny Faith Maria Giovanna Crocifissa Smith ha un passato difficile, un presente non facile, un futuro incerto e un congiuntivo disastrato. Non per niente il posto di insegante di Italiano nella sua classe è sempre stato popolare quanto quello di Difesa Contro le Arti Oscure in Harry Potter, anche se non credo che la cosa l'abbia mai preoccupata. Questo perché le vere priorità nella vita di Hope sono sempre state rompere le palle a tutti quelli che commettono il madornale errore di dire che i suoi capelli sono castani anziché "color cioccolato fondente" e lamentarsi di quanto sia incompresa, sfigata, emarginata, sola...insomma, "tumblr girl".
Okay, okay, la regola era "evitare il sarcasmo". Del resto questa è la storia di Hope Destiny Faith Maria Giovanna Crocifissa Mainagioia Smith, no? La povera diciassettenne depressah e autolesionistah che viene bullizzata dai cinque ragazzi più popolari della scuola e vuole riscattarsi di questa sua vita così penosa, giusto?
No. Sbagliato. Questa è la storia di chi deve avere quotidianamente a che fare con la regina del disagio in persona. Perché Hope Destiny bla bla bla Smith, altri non è che mia sorella.
Genere: Commedia, Parodia, Satirico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: Triangolo
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*N.d.A.: onde evitare che qualche grammar-nazi privo di senso dell'umorismo venga a farmi la predica per come scrivo, ci tengo a farvi sapere che il linguaggio bimbominkia e gli evidenti errori grammaticali  sono assolutamente VOLUTI.
Inoltre ci tengo a precisare che questa fan fiction è di genere satirico. Non è assolutamente mia intenzione offendere ma semplicemente far riflettere sul degrado che dilaga in buona parte dei fandom/fanbase/come cappero si chiamano. Ho scelto quello degli One Direction perchè suo malgrado è diventato il simbolo del disagio di certe "storie", nonostante abbia avuto modo di leggervi diverse fan fiction molto ben scritte.

Detto ciò, spero apprezziate. Buona lettura :)*


-Era il primo giorno nella nuova scuola e io mi stavo preparando. Indossai le prime cose che mi vennero in mano: maglia di pizzo semitrasparente, shorts da battona, calze a rete e Converse...Oh, scusate, non mi sono presentata. Mi chiamo Hope Destiny Faith Maria Giovanna Crocifissa Smith, ho diciassette anni, gli occhi verde smeraldo, lunghi capelli color cioccolato fondente, il naso piccolo e regolare, le labbra carnose, sono alta un metro e sessantacinque centimetri, peso cinquanta chili, porto la quarta di reggiseno, di scarpe il trentasette e ho il culo identico a quello di Belen. Insomma, sono una ragazza normalissima, anonima, quasi una cessa...-
-Hope! Ti stai di nuovo dando ai monologhi di presentazione? Mio Dio, ma che problemi hai?! Muoviti, che facciamo tardi!- le dico, passando davanti alla sua camera.
Possibile che debba sorbirmi questa scena una mattina sì e l'altra anche? Giuro che se riesco ad arrivare al diploma senza picchiarla ferocemente, esigerò la candidatura al premio Nobel per la Pace. E anche un bravo analista.
-Vattene, stupidah! Tu a me non mi capisci, proprio come chiunque altri in questa maledetta famiglia!- mi rimprovera, col suo solito atteggiamento da vittima sempre sull'orlo di una crisi di pianto.
Alzo gli occhi al cielo e decido di dileguarmi prima che tiri fuori una lametta e cominci a giocare a tris con le sue vene fingendo di non accorgersi che la sto ancora guardando.
Che poi quei taglietti che si procura, fotografa e spaccia per "autolesionismo" su ogni piattaforma social esistente, sono talmente innocui e microscopici da far sembrare i graffi di Cicciopalla - il nostro gatto - delle mutilazioni di guerra.
Mentre mi allontano, sento quella rincoglionita di mia sorella continuare con i suoi discorsi senza capo nè coda.
-Quella era la mia sorella malvagia, Erica, che mi odia ed è invidiosa marcia di me perchè sapeva che nostri genitori preferivano me medesima a lei. Loro sono morti in un incidente stradale a San Genoveffo, il paesino italiano dove vivevamo prima. Dopo la loro morte ebbero affidato me ed Erica ai nostri parenti più prossimi: il cugino di secondo grado della prozia acquisita di mio padre. Per questo ci siamo dovute trasferire in Inghilterra, a Londra. Quella scema di mia sorella ha anche avuto il coraggio di lamentarsi, dicendo che secondo lei potevamo benissimo rimanere a vivere a San Genoveffo dai nonni. Che idiota, come se non avrebbe saputo che se resti orfano e non ti trasferisci a Londra da qualche parente problematico, non sei nessunoh. Comunque il cugino di secondo grado della prozia acquisita di mio padre è un fallito, drogato, alcolizzato, violento, giocatore d'azzardo, maltrattatore di cuccioli che non si mette mai il deodorante. Mi picchia tutti i giorni della settimana, escluso il lunedì, che è il giorno in cui va dal droghiere a comprare la droga...-.
Per quanto io mi sia sforzata in tutti questi anni, ancora non sono ancora riuscita ad accettare il fatto che io e Hope condividiamo gli stessi geni - e, a dirla tutta, anche lo stesso ossigeno. Perchè, per quanto io non abbia ancora perso la speranza di trovare un giorno una lettera segreta dei miei genitori indirizzata me con scritto qualcosa tipo: "Hope non è tua sorella, in realtà l'abbiamo trovata abbandonata in un cassonetto del secco non riciclabile...e abbiamo capito troppo tardi il perchè", la verità è che il taglio degli occhi, della bocca e la stramaledetta sfumatura "color cioccolato fondente" dei capelli che ho ereditato anch'io, valgono più di qualsiasi test del DNA.

Quando scendo in cucina, trovo zia Lucy intenta a spadellare. Tanto per cambiare, stamattina la colazione dei campioni prevede uova strapazzate, salsicce e pane tostato.
Darei un anno di vita per un cornetto e un cappuccino. 'Sti inglesi usano come ingrediente principale dei loro piatti il colesterolo e sto cominciando seriamente a temere che il regalo per il mio sedicesimo compleanno sarà un infarto.
-Buongiorno Erica- mi saluta mia zia.
-Buongioooooooooorno- rispondo, unendo al saluto anche un lungo e soddisfacente sbadiglio.
-Hope è pronta?-
-Sta dialogando di nuovo con l'unica persona che riesce a comprendere i suoi disagi: sè stessa. Quando avrà finito di descrivere dettagliatamente il suo abbigliamento capo per capo dovrebbe scendere-.
Zia Lucy sospira. Non credo che diventare la tutrice delle figlie di un tizio con cui nemmeno ricordava di condividere l'albero genealogico fosse esattamente il modo in cui aveva progettato di trascorrere gli anni della sua pensione.
Hope, come previsto, scende qualche minuto più tardi in compagnia della sua perenne espressione da vittima e, per un momento, mentre la guardo accomodarsi a tavola, potrei giurare di sentire in sottofondo una musica deprimente suonata con un violino.
-Buongiorno Hope- saluta zia Lucy mentre porge a Hope il piatto con la colazione.
Come risposta riceve una smorfia e un mugugno sul fatto che non ha fame. La principessina scansa il piatto e si alza circa nove secondi dopo essersi seduta.
Zia Lucy sospira di nuovo.
Io cerco di tenere a freno l'istinto che mi suggerisce di lanciare la forchetta addosso a quella cretina di mia sorella, sperando finisca per infilzarle una delle chiappe che i suoi shorts da zoccola lasciano abbondantemente scoperte.
Questa sceneggiata va avanti da almeno due anni. Prende posto a tavola, guarda il cibo con aria schifata, si alza e se ne va. Perchè per essere una vera tumblah girl devi soffrire di un disturbo alimentare di qualche genere, ovviamente, e Hope ha scelto l'anoressia, che ostenta come se fosse una borsa di Louis Vuitton.
Certo, lei in realtà è anoressica tanto quanto io sono Lady Gaga, ma l'importante è che lo credano gli altri.

Mentre controllo che nella mia borsa ci sia tutto l'occorrente per il primo giorno di scuola, dal piano di sopra - più precisamente dalla camera di Hope - sento provenire strani versi. Sembra un pianto incontrollato misto ad un attacco di rabbia. O meglio, sembra lo starnazzo di un'oca che sta per essere macellata - che, nel caso della mia disagiata sorella, è un po' la stessa cosa.
La ignoro, ipotizzando si tratti solo di uno dei suoi capricci, tipo l'ultima foto dei suoi tagli che ha pubblicato su tutti i social network esistenti che non ha fruttato il numero di like, note e retweet pronosticato inizialmente.
Poi però sento il rumore di qualcosa che va in frantumi, e lì capisco che la situazione è molto più grave: Hope sta avendo uno dei suoi "episodi". Tale parola fa parte del codice segreto verbale coniato da me, zia Lucy e zio Paul per descrivere i momenti in cui il disagio di Hope tocca i massimi livelli, ossia quando inizia a recitare la parte della bipolare.
Ovviamente autolesionismo e anoressia non sono sufficienti per il suo stile di vita dedito alla corrente filosofica del "Mainagioia". Per diventare un'esponente a tutti gli effetti, occorre qualche altro disturbo, qualcosa di più emotivo.
Ultimamente, tra i simili di mia sorella va molto di moda la "psicosi maniaco-depressiva" (nota più comunemente con il nome di "disturbo bipolare") e, dal momento che la cara Hope possiede l'originalità, la fantasia e la capacità di distinzione di un gregge di pecore, nel momento stesso in cui ha scoperto l'esistenza di questa (per lei) affascinante malattia, ha deciso di autodiagnosticarsela.
Ovviamente, in realtà non sa una beata fava sul disturbo di cui ha deciso di soffrire. Non si è mai degnata nemmeno di andarsi a informare su Wikipedia, ha semplicemente deciso di improvvisare. Così, ogni tanto, di punto in bianco, si mette a urlare e inizia a rompere oggetti random.
Ovviamente tutto questo va a discapito della vecchia, sospirante e (soprattutto) futura santa zia Lucy, che ogni volta ripulisce pazientemente il disastro lasciato dalla "nipote" senza protestare e rifiutando ogni offerta di aiuto. Proprio in quel momento esce dalla cucina armata di scopa, paletta e aria rassegnata. La guardo trascinarsi su per le scale, con l'aria di chi, anzichè al piano di sopra, si sta dirigendo al patibolo.
Non spreca mai nemmeno una parola di rimprovero con Hope semplicemente perchè sa benissimo che rimproverare il muro sarebbe più produttivo.

Cerco di distrarmi dal fracasso causato da mia sorella guardando la mia immagine riflessa nello specchio all'ingresso.
Capelli orrendi (causa: la costante umidità britannica).
Acne che il fondotinta occulta solo a metà.
Vestiti smessi di Hope (le finanze della famiglia sono quelle che sono).
Espressione da "cosa-ho-fatto-per-meritarmi-questo".
Voglia di ricominciare che rasenta lo zero.
Non avrei mai creduto di formulare un pensiero così da Hope, ma in questo momento sto odiando la mia vita.

Come a completare la tristezza della scena, un istante dopo sento un altro grido isterico e mi volto giusto in tempo per vedere un vaso volare dalla balaustra del piano di sopra e infrangersi ai miei piedi.

Sì, la odio decisamente tanto.

   
 
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