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Autore: DearAgony    29/06/2015    4 recensioni
Non aveva fatto altro che usarla, per ogni singolo istante. Era così abile nel mentire da credere alle sue stesse bugie. Si pentì delle ultime parole che le aveva rivolto, talmente brutali da risultare indegne ad un addio, ricordò il suo sguardo, che scorgeva l’arte in ogni più piccola cosa, anche la più insignificante, e il suo sorriso, che coglieva ogni piccolo frammento di felicità come se fosse l’ultimo.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ada Vessalius, Vincent Nightray
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Vincent Nightray aprì gli occhi, dopo aver battuto le palpebre numerose volte a causa della luce del sole che filtrava diafana dalla finestra socchiusa. Quando la aveva lasciata così? Ormai non lo ricordava più: quella stanza era rimasta uguale per un tempo che non sapeva, che non osava definire. Un sorriso malinconico gli si dipinse sul volto, mentre guardava negli occhi la sua immagine riflessa nello specchio. Nauseante. Si trattenne dallo scagliare le forbici sull’oggetto che aveva osato mostrargli una figura sì ripugnante. Assunse un’espressione che trapelava odio e repulsione, affrettandosi a lasciare la stanza. Si dirigeva verso il suo più grande rimorso.
Da quella piccola dimora risuonavano gioia e amore – sentimenti a lui sconosciuti. Perché si trovava lì? Il disgusto lo stava assalendo nuovamente. Cosa si aspettava? Le sue gambe iniziarono a muoversi, scandendo passi veloci sull’erba appena bagnata dalla rugiada del mattino, dirigendosi lontano da tutto quel frastuono, da quel luogo che non faceva altro che innervosirlo, e – probabilmente – addolorarlo, quando il canto dolce di una donna gli rese impossibile ogni movimento.
Ada.
La sua voce non diede alcun segno di mutamento. Probabilmente era ancora fuori dal suo campo visivo, o forse stava solo recitando. No, era impossibile. Lei era incapace di fingere anche solo un sorriso: era così pura, candida, gentile e sincera da risultare quasi irreale. Non avrebbe mai potuto diventare così meschina, per questo l’aveva disprezzata così tanto.
Quando fu finalmente in grado di voltarsi a guardare quell’essere angelico, limpido e innocente di cui riusciva stentatamente a ricordare il volto, intravide il suo sorriso, talmente luminoso da poter essere comparato al sole. Le sue labbra, di conseguenza, si curvarono verso l’alto in un modo talmente falso e malinconico da farlo rabbrividire di fronte alla sua ipocrisia. Una lacrima sgorgò limpida da quell’occhio che aveva tanto maledetto. Si sorprese all’improvviso manifestarsi di  quell’accenno di sincerità da parte di una persona così ingannevole.
“Perdonami, Ada.” – sussurrò con voce spezzata, vergognandosi per l’ennesima volta di sé stesso. Perché l’aveva lasciata andare? Si era convinto di averlo fatto per il suo bene, ma si trovava di nuovo ad affrontare le sue menzogne, fatte solo allo scopo di alimentare la sua vanità. Non aveva fatto altro che usarla, per ogni singolo istante. Era così abile nel mentire da credere alle sue stesse bugie. Si pentì delle ultime parole che le aveva rivolto, talmente brutali da risultare indegne ad un addio, ricordò il suo sguardo, che scorgeva l’arte in ogni più piccola cosa, anche la più insignificante, e il suo sorriso, che coglieva ogni piccolo frammento di felicità come se fosse l’ultimo. Alla fine, ricordò il vero motivo per il quale aveva rinunciato ad una creatura così bella e ad un sentimento così raro – almeno per lui - , da non essere stato in grado di riconoscerlo, non fino a quel momento: un essere tanto ignobile non era minimamente degno di qualcosa di così meraviglioso.
 
Tra le braccia del suo adorato fratello maggiore, Vincent Nightray assaporava gli ultimi istanti della sua esistenza, prima di svanire nell’aria, lasciando dietro di sé solo una scia di petali e disperazione. Quei ricordi gli suonavano talmente irreali da arrivare quasi a convincerlo che si trattasse soltanto di una mera illusione. Ripensò a lei, alle persone a cui aveva causato dolore, ripensò agli ultimi quattro anni, trascorsi in giro per il mondo a cercare di avverare un desiderio egoistico che nascondeva dietro ad una maschera puramente altruistica di amore fraterno. In realtà, si era prodigato così tanto solo per sé stesso, per avere l’impressione, almeno per un momento, di non essere davvero un mostro, per colmare il vuoto lasciato dalla disperazione, dal sadismo e dalla cieca pazzia che lo aveva accompagnato fino a quel momento e che ancora non accennava ad abbandonarlo. Il suo vero scopo non era placare la sofferenza di Gilbert, tormentato dall’assenza delle persone a lui più care, ma dare una risposta valida alla sua coscienza che gli parlava, gli urlava contro, lo lacerava in ogni singolo istante di quel cammino, il quale sembrava durare da sempre e non finire mai. Quell’ipocrisia gli ricordò ancora una volta quanto potesse essere disgustoso, senza speranza e meschino.
Rimase meravigliato dalla sua ingenuità: tutti i suoi tormenti suonavano irrilevanti di fronte alla dolce mano della oscura signora.
 
“Shine until there’s nothing left but you."

-Angolo autrice !
 
Vi ringrazio infinitamente per aver letto l'ennesimo aborto uscito dalle mie mani. Era da un bel po' che desideravo scrivere una fic su Vincent e Ada, anche se non sono mai stata soddisfatta del risultato. Diciamo solo che questo è stato il tentativo più decente che fossi in grado di fare. Sono stata accompagnata durante la stesura del testo da una canzone di un gruppo che adoro particolarmente: "Ashes of Eden" dei Breaking Benjamin, da cui ho preso il titolo e la frase finale, perché, non lo so, faceva figo. Credo di dover ringraziare anche mia sorella, AliceBaskerville su efp, che mi ha dato molti consigli e mi ha assistito nella correzione del testo ( love you, orribile schifo umano honey ! ) .
Vi prego umilmente di lasciare una recensione e vi ringrazio nuovamente per la vostra buona volontà. Siete degli angioletti, dei doni del cielo.
A presto !
DearAgony.
 
  
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