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Autore: Syd Sewell    29/06/2015    4 recensioni
Non è la prima cosa che vorresti vedere una volta uscita da scuola e arrivata in casa: non è la prima cosa che vorresti vedere in un qualunque momento della tua vita, e certamente neanche l’ultima, ma neanche la seconda, la terza o la quarta: insomma, io quella ROBA non avrei proprio voluto vederla, non a casa mia, non allora, non dopo quella gabbia di matti della mia classe –dove, in maniera del tutto inedita, avevamo appena finito di far esplodere un termosifone –.
Genere: Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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Non è la prima cosa che vorresti vedere una volta uscita da scuola e arrivata in casa: non è la prima cosa che vorresti vedere in un qualunque momento della tua vita, e certamente neanche l’ultima, ma neanche la seconda, la terza o la quarta: insomma, io quella ROBA non avrei proprio voluto vederla, non a casa mia, non allora, non dopo quella gabbia di matti della mia classe –dove, in maniera del tutto inedita, avevamo appena finito di far esplodere un termosifone –.
Non presagisco nulla. Salgo le scale con lo zaino che tintinna sulla mia schiena già provata dalla scoliosi, leggero come un ippopotamo batterista che pattina in una vetreria. Apro la porta, che non cigola, perché non vivo in un film dell’orrore o nel castello di Casper – anche se sarebbe bellissimo poter dire una cosa del genere – e varco la soglia della mia reggia. Che è un appartamentino preso in affitto. Lancio lo zaino nell’ingresso giusto per far capire che chi abita lì è una studentessa e non una sbarbatella qualunque, e, con i miei toni soavi da concerto metal, saluto la Famiglia. Mi levo il cappotto, mi levo la sciarpa, mi levo il cappello e quasi mi levo l’intera parrucca; poi, solo poi, entro in cucina pregustando il mio ottimo pranzo, mi giro verso il ripiano e...eccola là. Rimango interdetta.
Un’arancia, la più grande che io abbia mai visto, seduta sul microonde mai usato, intenta a guardarmi malignamente. Urlo a più non posso e immediatamente il mio vicino di casa wholigan attacca con “Wont’Get Fooled Again” e io continuo a cantare con lui. Sì, cantiamo insieme perché suo fratello è identico spiccicato a Keith Moon, è batterista ed è wholigan anche lui. E anch’io lo sono. In un certo senso anche i miei parenti, mia madre con la chioma di Rogerino e mio padre uguale a Pete Townshy...e poi ci sono io, la Enty della famiglia. Questo equilibrio esiste da sempre, ma oggi, è stato spezzato: gli Who sono quattro, e quell’arancia non fa parte del gruppo, né sembra essere wholigan, oh, no che non lo è! Percepisco vibrazioni negative dipanarsi da quell’essere arancione e non c’è canzone degli Who che tenga contro di lei. Saluto Fred, il fratello di George-uguale-a-Keith e continuo ad implorare l’aiuto dei miei genitori finchè non accorrono in mio soccorso.
-Ma allora non cantavi sul serio- fa Pete.
-Ma no, cielo! L’avevo detto da subito che era un urlo vero! – sbotta madre Roger facendogli il ficozzo – Allora, “Sally Simpson”, cosa c’è?-
-Un mostro sul microonde, ecco cosa c’è!-
-Il nome scientifico è “arancia”, tesoro-  spiega padre Pete, trasformandosi magicamente in nonno Einstein.
-Solitamente so distinguere un’arancia da un mostro, ma in questo caso date le dimensioni, l’aspetto orrorifico e la penombra, questa mia capacità viene un po’meno- replico.
-Ma tesoro, è solo un’arancia, sei tu che mangi lei, non lei che mangia te!- dice paziente madre Roger accarezzandomi i capelli.
-Dipende da chi prende per primo il coltello...- borbotto, allontanandomi dal microonde. In quel mentre, suonano alla porta. -Vado io- dico, dissimulando il terrore di rimanere di nuovo sola con quell’arancia in cucina. -Oh, tesoro, non disturbarti, siediti, sei stanca...- fa mamma. Ma non desisto.  Sfrutto la voce che mi ha trasmesso per intercessione del grande Mendel e urlo tanto da allisciarle tre ciocche di capelli. Le vengono le lacrime agli occhi guardando i suoi riccioli non più tali, ma resta in silenzio, con padre Pete che la consola. Più tardi mi scuserò per quel gesto terribile, ma ora non ci penso, ho troppa paura.
Apro la porta con l’espressione più impassibile che possa fare. -Ciao, Enty, come stai? Ho sentito te e Fred cantare la vostra canzone...se cantassimo la nostra?- mi dicono le labbra di George con George dietro.
-Non dovevi uscire più tardi?- faccio dopo aver duettato con lui “Tommy’s Holiday Camp”, che è la nostra canzone.
-No!-
-Oh, va bene, Moonie! Resti a pranzo da noi? O meglio, restate? Invita anche Fred se ha voglia di venire, e perché no, chiedi anche ai vostri genitori, facciamo un regalo al Natale festeggiandolo in anticipo!- In realtà non è solo la mia gentilezza nei confronti delle stressate festività natalizie a farmi agire così, ma anche e soprattutto il terrore di restare sola con i miei genitori nella cucina di quell’arancia.
-No, Enty, mi dispiace, ma oggi si mangia la kitsch lorraine!!!- urlacchia lui precipitandosi proprio in cucina a salutare i miei, quando...-OH JIMI, OH JANIS, OH KURT COBAIN!-
“L’ha vista”, penso e infatti così è andata.
-Beh, io vado, ci vediamo...ma non in cucina!- trema lui, e dopo avermi dato un buffetto sulla guancia, si precipita per le scale urlando a squarciagola “Whiskey Man’s my friend/He’s with me nearly all the time...”. Desidererei proprio andare con lui e non dover lottare contro quell’essere che mi guarda mentre mangio, che è una cosa che davvero non sopporto.
-Strano ragazzo, quel George...- sta mormorando mio padre, mentre mia madre -Nah, non è vero, è così caro!-
-Per essere il suo migliore amico si comporta in modo strano!- rincara la dose.
Ma il suo migliore amico non è lui, è Fred! George è il suo...- Padre Pete le impedisce di finire la frase con il suo attacco di tosse nervosa o allergica ai rapporti seri.
-A tavola!- esclama radiosa mamma Roger, con un sorriso smagliante.
Ci sediamo ai nostri soliti posti: mamma a sinistra per vedere ogni volta quanti piatti deve lavare – da sola – e lamentarsene, papà a destra per vedere le partite dell’Arsenale ed io a capotavola per poter fare di nascosto le foto a tutti mentre mangiano. Ma oggi non posso fare alcuna foto. Oggi devo tener d’occhio il nemico, perché...
...quell’enorme occhio arancione con la cellulite, è lui a fotografarmi, a percepire la mia paura e ridere della mia frangia spettinata eppure...
.. devo liberare George e Fred, ma loro sono dietro di lui ed io ancora qui, -Fred, George, vi salverò!- urlo, ma l’arancia mi tempesta di semi che mi si infilano tra i capelli e iniziano a germogliare riempiendomi la zazzera di foglie assassine mentre...
...nuoto nella polpa d’arancia più vischiosa che abbia mai visto, i noccioli fanno scattare le mascelle per prendermi e deportarmi nel loro antro buio e tempestoso, sull’isola che altro non era se non...
...Voldemort con la testa scolpita in un’arancia ed io ho appena distrutto il penultimo Horcrux, una banana acerba, con la spada di Arcimboldo Etichetta Nera, ma non basta, perché l’ultimo Horcrux sono io...
-Ottimo pranzo, mamma, ora vado a fare i compiti!- mi congratulo.
-D’accordo, tesoro- mi sorride lei.
Un’ultima occhiata all’arancia  e poi via, nella mia stanza con la televisione ancora accesa e sintonizzata su Radio Capital TiVù. Ebbene sì: perdonatemi la citazione vascolica...ma sono ancora qua!


***Angolo dell'autrice***

Allora, innanzitutto salve a tutti. Questa è la prima fanfiction che pubblico, perciò...SIATE BUONI! No, scherzo, qualsiasi critica vogliate farmi sarà la benvenuta, perchè sono certa che mi aiuterà a crescere come autrice, il che per me è la cosa più importante.
Questo è un testo un po'particolare, perchè non significa assolutamente niente, è giusto una follia che ha bussato alla mia porta mentre ascoltavo (indovinate un po'?) gli Who. Anzi, spero di averla collocata nella sezione giusta, perchè ci sono molti riferimenti aquesta band e alcuni anche ai libri di Harry Potter...
Beh, che dire a questo punto, grazie mille per aver letto questo mio piccolo esperimento nel genere nonsense e arrivederci alla prossima!
Syd Sewell (emozionata come non mai, incrociando le dita)
   
 
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