Mai una parola fuori posto, proprio come i tuoi capelli, sempre lisci e ben spazzolati, tirati all’indietro a mostrare dei lineamenti perfetti, che non riesco a non guardare… accidenti a me.
Mi soffermo con gli occhi sulle tue labbra morbide, maledicendomi ogni volta.
Sei una signorina di buona famiglia, abituata a vivere nel lusso, servita e riverita. Se anche non si scattasse sull’attenti alla tua semplice apparizione, basterebbe far risuonare il tuo nome, Shiraki-sama*: ed ecco che ti si apre ogni porta. Tutti si inchinano, al tuo cospetto: dal direttore del riformatorio dove mi hai fatto sbattere, ai giornalisti sportivi, fino ai presidenti dei Boxing Clubs. Nessuno osa mai contraddirti o metterti i bastoni tra le ruote.
Nessuno… tranne il sottoscritto.
Mi diverto un sacco a farti irritare: vedere il tuo delicato sopracciglio inarcarsi è già per me una gran soddisfazione. Non devono essere in molti quelli che ci riescono, Shiraki-sama.
Ti piace fare la gran dama di carità, infangarti le scarpine col tacco nelle nostre strade non asfaltate, annusare con il tuo delicato nasino i miasmi delle latrine a cielo aperto. Ti lodano, ti chiamano “l’Angelo dei bassifondi”; è bello, per te, poter attraversare il nostro “Ponte delle Lacrime” a bordo della tua scintillante limousine, carica di dolciumi e balocchi per i bambini poveri della città. Ma è ancora più bello, per te, poter poi risalire a bordo della carrozza fatata, cara la mia principessa, per tornartene alle luci di Ginza**.
Ma arriva sempre quel momento in cui non riesco più a chiamarti Shiraki-sama, ma solo Yoko. Succede quando, seduto al mio angolo tra un round e l’altro, non resisto alla tentazione di guardare tra gli spettatori, per cercarti seduta nelle prime file e per interrogare i tuoi limpidi occhi.
Per me conta boxare, più che vincere o perdere: questo lo sai già, Yoko.
Quello che non sai, è che, per quanto io ti detesti come ricca ereditiera, non posso che volerti vicina a me.
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Note Autrice:
*-sama è il suffisso più onorifico dei nomi giapponesi: lo si usa persino per l’Imperatore!
**Ginza (銀座?) è un quartiere di Chūō, Tokyo. È famosa come area commerciale di lusso, con diversi grandi magazzini, boutiques, ristoranti e caffè.
(This image is from a google search, no copyright infringement intended)
Mi soffermo con gli occhi sulle tue labbra morbide, maledicendomi ogni volta.
Sei una signorina di buona famiglia, abituata a vivere nel lusso, servita e riverita. Se anche non si scattasse sull’attenti alla tua semplice apparizione, basterebbe far risuonare il tuo nome, Shiraki-sama*: ed ecco che ti si apre ogni porta. Tutti si inchinano, al tuo cospetto: dal direttore del riformatorio dove mi hai fatto sbattere, ai giornalisti sportivi, fino ai presidenti dei Boxing Clubs. Nessuno osa mai contraddirti o metterti i bastoni tra le ruote.
Nessuno… tranne il sottoscritto.
Mi diverto un sacco a farti irritare: vedere il tuo delicato sopracciglio inarcarsi è già per me una gran soddisfazione. Non devono essere in molti quelli che ci riescono, Shiraki-sama.
Ti piace fare la gran dama di carità, infangarti le scarpine col tacco nelle nostre strade non asfaltate, annusare con il tuo delicato nasino i miasmi delle latrine a cielo aperto. Ti lodano, ti chiamano “l’Angelo dei bassifondi”; è bello, per te, poter attraversare il nostro “Ponte delle Lacrime” a bordo della tua scintillante limousine, carica di dolciumi e balocchi per i bambini poveri della città. Ma è ancora più bello, per te, poter poi risalire a bordo della carrozza fatata, cara la mia principessa, per tornartene alle luci di Ginza**.
Ma arriva sempre quel momento in cui non riesco più a chiamarti Shiraki-sama, ma solo Yoko. Succede quando, seduto al mio angolo tra un round e l’altro, non resisto alla tentazione di guardare tra gli spettatori, per cercarti seduta nelle prime file e per interrogare i tuoi limpidi occhi.
Per me conta boxare, più che vincere o perdere: questo lo sai già, Yoko.
Quello che non sai, è che, per quanto io ti detesti come ricca ereditiera, non posso che volerti vicina a me.
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Note Autrice:
*-sama è il suffisso più onorifico dei nomi giapponesi: lo si usa persino per l’Imperatore!
**Ginza (銀座?) è un quartiere di Chūō, Tokyo. È famosa come area commerciale di lusso, con diversi grandi magazzini, boutiques, ristoranti e caffè.
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Questi personaggi non mi appartengono: dichiaro di aver redatto la suesposta flashfic nel rispetto dei diritti di autore e della proprietà intellettuale, senza scopo alcuno di lucro, con assoluta, totale deferenza ad Asao Takamori ed a Tetsuya Chiba.