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Autore: Lady A    30/06/2015    7 recensioni
[…] E’ forse questa la vera nobiltà? Quella che risiede nel cuore delle persone? Mi sono ritrovata ad ammirarti. Mi sono sentita orgogliosa di te. Il vero nobile sei tu, André. La lontananza a volte può guarire le ferite, con me sta avendo effetto e spero che per te sia lo stesso. Ti prego dimenticami, io non potrò mai ricambiare il tuo amore, mai. Non potrò mai amare nessuno come ho amato Fersen. Non ne sarei degna, André.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Perché?

 
Per vent’anni ho vissuto con te, ed ho provato dell’affetto per te, solo per te…
io ti amo Oscar, credo di averti sempre amato.
 
Ancora quella voce, la sua voce, come un’ombra continua imperterrita a seguirmi ovunque vada, mischiandosi in me come le stelle fanno con il cielo della notte. Forse sono io la notte e lui una stella che mi illumina. Forse se avessi capito tutto prima, avrei potuto evitargli anni di terribili sofferenze per via di un amore non corrisposto. Ne so qualcosa anch’io, l’ho vissuto e lo vivo ancora oggi sulla mia pelle e sul mio cuore. Che cosa ti ho fatto André? Perdonami.
 
Ti prego perdonami Oscar, giuro su Dio che non ti farò mai più una cosa come questa.
 
Le sue parole determinate eppure taglienti come lame sul non poter cambiare la propria natura, sull’inutilità di farlo, il mio ingiusto schiaffo, le sue mani a stringere risolute i miei polsi e il suo inaspettato bacio… violento, bramoso, eppure carico di una tangibile disperazione. Il suo corpo sul mio, contro il mio,  la sua mano impaziente a lacerare con insensata veemenza la candida stoffa della mia camicia assieme alla mia anima e a quei sottili fili che esperti, manovravano la farsa di quella era diventata la nostra vita. Tutta una farsa! Eravamo diventati delle marionette, fingendo di essere quello che non eravamo, fingendo di non desiderare quello che davvero volevamo. Perché è accaduto questo? Di chi è la colpa? E’ trascorsa una settimana esatta da quel punto di non ritorno, una settimana da che mi sono rifugiata in Normandia, eppure adesso, sulla dorata battigia osservo quel mare che impetuoso si abbatte sulla scogliera. Quel mare sei tu André, riconosco quella forza, quella potenza e quella disperazione. Ora l’acqua ha assunto le stesse sfumature dei tuoi occhi e tu ne hai sacrificato uno per me.
 
Sono contento che sia stato ferito io all’occhio e non tu, credimi Oscar…

 
«Oh, André…».
Il sapore delle mie lacrime non mi è mai apparso così amaro. Avrei voluto, avrei dovuto vendicarti, far assaggiare a Bernard lo stesso atroce dolore che ingiustamente aveva inflitto a te. Ma non ne ho avuto il coraggio. Quando sono accorsa piena d’ira nelle sua stanza, pronta a giustiziarlo, l’ho trovato addormentato, ma in quel momento è stato il tuo viso che ho visto in realtà. Quell’eclatante somiglianza che mi ha portato a sospettare ingiustamente di te, una delle persone più care delle mia vita, quella maledetta somiglianza che è stata l’origine di tutto, mi ha impedito di punirlo. Se lo avessi fatto, sarebbe stato come rivivere di nuovo davanti agli occhi quel momento. Avrei sentito di nuovo il mio cuore morire per la paura di perderti solo per colpa di una mia disattenzione.

Senti Oscar, mi resta sempre l’occhio destro… posso ancora vedere la luce del sole, le persone… sì, infondo non è cambiato quasi niente nella mia vita. Ascolta, sei davvero decisa a consegnare alle autorità il Cavaliere Nero?

Cosa?

Senti Oscar, sono i poveri a morire di fame, non i nobili, la nobiltà non fa niente per i poveri, mentre lui ha fatto davvero molto per aiutarli e deve continuare a farlo.

André ma ti rendi conto di quello che dici? Stai parlando in favore dell’uomo che ti ha privato dell’occhio sinistro! E poi si tratta di un volgare ladro!
 

André io non ce l'ho con te. Come potrei? Hai perso un occhio per colpa di atto vile, eppure in te non c’era brama di vendetta. Nelle tue parole e nel tuo sguardo ho letto solo ammirazione e rispetto verso il tuo carnefice. E’ forse questa la vera nobiltà? Quella che risiede nel cuore delle persone? Mi sono ritrovata ad ammirarti. Mi sono sentita orgogliosa di te. Il vero nobile sei tu, André. La lontananza a volte può guarire le ferite, con me sta avendo effetto e spero che per te sia lo stesso. Ti prego dimenticami, io non potrò mai ricambiare il tuo amore, mai. Non potrò mai amare nessuno come ho amato Fersen. Non ne sarei degna, André.

 «Buongiorno Madamigella Oscar, da quanto tempo! Sono felice di rivedervi ma non ho ancora visto André, come mai non è con voi? Siete sempre insieme…». E’ la dolce voce dell’anziana Rosette, una domestica della villa, a destarmi dai pensieri.

Siete sempre insieme.

Sì, è vero, lo eravamo ma d’ora in poi non sarà più così, non potrà mai più essere così. Nell’udire quelle parole un lampo di timore percorre i miei occhi e Rosette se ne accorge, ma rapida mi affretto a tranquillizzarla.

«André aveva delle mansioni da svolgere per conto di mio padre, quindi non verrà…». Rispondo con voce fin troppo inespressiva e algida, congedandomi velocemente dalla donna.
E’ ormai calata la notte e il freddo vento di fine marzo sferza l’aria e tocca il mio viso. Mi avvio verso casa  ma un rumore improvviso alle mie spalle spezza la statica catena del silenzio. Il mio cuore rallenta i battiti. Che siano dei passi…?

 «André…?». Incerta, mi volto di scatto e pronuncio il suo nome senza nemmeno rendermene conto. Sgrano gli occhi incredula delle mie stesse parole, ma con sollievo mi rendo conto che è solo un cane randagio, lo stesso che ho incontrato qualche giorno prima sulla battigia, gli volgo un’ultima occhiata prima di ritirarmi nei miei appartamenti, desiderosa di un riposo privo di pensieri. Privo di te, André. Ma proprio mentre mi preparo per coricarmi, qualcuno bussa alla mia porta.
Due colpi. Il mio cuore smette di nuovo di battere, prigioniero eterno del ricordo della tua presenza.

«André?! Ma… ma cosa ci fai tu qui? ti ho chiaramente detto che volevo restare sola!». Non riesco a credere ai miei occhi. Lui è davanti a me e malgrado la rabbia che avverto accrescere nei suoi confronti per aver disubbidito così sfacciatamente ad un mio ordine mi ritrovo a scontrarmi con quello sguardo pieno di una disarmante tenerezza e… di un infinito amore per me.
«Oscar…». Indietreggio e, incapace in quel momento di sostenere con serenità la sua espressione, mi ritrovo a dargli le spalle, allontanandomi sempre di più da lui per avvicinarmi a piccoli passi verso la finestra.
«E’ successo qualcosa a palazzo, perché sei qui? Vorrei riposare». Gli dico con voce algida e distaccata, simulando interesse nell’osservare lo scenario che si prospetta dinanzi ai miei occhi. Avverto i suoi passi farsi sempre più vicini, ma non mi muovo ed è con un sussulto al corpo e all'anima che improvvisamente, con sorpresa, le sue grandi mani mi avvolgono da dietro, stringendomi dolcemente a sé.
«André ma… cosa fai?!». Sussurro incredula, sgranando gli occhi, ma stavolta non ho la forza di voltarmi né tantomeno di ribellarmi.
«Oscar…». Invoca ancora il mio nome, aumentando la stretta sui miei fianchi e teneramente lo sento abbandonare il capo sulla mia spalla, avvertendo con un brivido, il suo respiro inquieto scivolare lungo il mio collo. Sono smarrita. Questo gesto e questo contatto mi portano via il respiro… perché? Non ho il tempo di realizzare altro che mi ritrovo con le spalle contro il muro accanto alla finestra e di nuovo le sue labbra sulle mie, ma stavolta non è la prepotenza del suo bacio a sconvolgermi il cuore, l’anima e i sensi, ma la sua incredibile dolcezza. Vorrei fermarlo, dovrei fermarlo, ma non ci riesco, eppure potrei sfuggire con incredibile facilità alla sua presa, ma non lo faccio… perché? Le sue labbra si spostano per posarsi dolcissime sul mio collo, ho il respiro corto e la mente annebbiata… perché? Poi di nuovo le nostre labbra si incontrano, stavolta frenetiche, per non staccarsi più. Mi ritrovo distesa sul letto, il suo corpo rovente sul mio, contro il mio ma non ho alcuna intenzione di allontanarlo. Non voglio allontanarlo. Le sue mani mi accarezzano, mi spogliano, le mie lo stringono, lo cercano, lo vogliono. Per un effimero istante il bagliore di un lampo avvolge la stanza. I nostri vestiti finiscono a terra ed è con le labbra dischiuse e con lo sguardo sfavillante d’amore che André intinge la sua anima nella mia. Il mio corpo si plasma e si fonde indissolubilmente al suo, i nostri cuori rinascono in un nuovo unico battito e adesso, che sento davvero di vivere, che voglio vivere con André, solo per André, ne capisco il perché. 

 
  
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