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Autore: Shizuka__    01/07/2015    3 recensioni
- Non dici niente? Io sto protestando, quindi se non vuoi che io chiami l’amministratore allora abbassa il tono della musica o cambia appartamento - concluse lanciandogli uno sguardo di sfida.
-Come dire, sono rimasto colpito. – affermò sporgendosi verso la ragazza – Non mi capita tutti i giorni di incontrare una ragazza carina come te che se ne va in giro mezza nuda a protestare di qua e di là sui miei gusti musicali – portò le braccia al petto continuando a sorridere – Sia ben chiaro, non che la cosa mi dispiaccia, anzi tutto il contrario. -
[...]
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- Alexander Gideon Lightwood? - chiese con un tono di voce molto caldo e suadente, mentre posava lo sguardo sulla figura del ragazzo moro seduto comodamente con una tazza di caffè in mano – Molto piacere di conoscerla. -
- Lei invece è--? -
-Che domande, sono il suo nuovo coinquilino.-
[...]
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Ovviamente Malec, Clace e Sizzy!
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Come innamorarsi

del 
proprio vicino di casa.

- Capitolo 1 –
 
 


Erano passate ormai più di un’ora e mezza, ma Clarissa Fray, studente universitaria nonché disegnatrice a livelli professionali, continuava ad avanzare con passo deciso avanti ed indietro per tutto l’appartamento; in realtà non avrebbe saputo dire come fosse cominciata quella situazione a dir poco fastidiosa ed irritante, sapeva solo che non avrebbe resistito altri cinque minuti con tutto quel baccano che il suo “carissimo”, nonché nuovissimo, vicino di casa stava facendo.
Sentì l’ennesimo rumore provenire dall’appartamento accanto e roteò gli occhi sbuffando innervosita.
Erano passati ben sei mesi da quando aveva deciso di lasciare sua madre  Jocelyn per andare a vivere da sola come perfetta studentessa universitaria modello, e poi odiava il fatto di dover prendere un autobus alle sei di mattina per stare alle otto all’università, infatti era molto meglio vivere in città lontano da sua madre e da Luke; non che li odiasse ovviamente, ma aveva bisogno anche di qualche momento in tranquillità sola con se stessa. Così aveva preparato le valige – ignorando il fatto che Jocelyn la pregava di rimanere insieme a loro, continuando ad affermare di come fosse spaventoso vivere in una grande città come quella di New York – e aveva preso il primo treno verso la sua meta.
Doveva ammettere che sua madre le mancava tantissimo, non la odiava affatto anzi amava quasi tutto di lei, tranne il fatto di dover essere eccessivamente protettiva con lei, forse proprio perché non voleva perdere la sua unica figlia. Per non parlare di Luke. Sì, considerava Luke come un padre, anzi era come se fosse il  suo vero padre, dato che non aveva avuto possibilità di conoscere suo padre biologico.
E per i primi sei mesi si era trovata benissimo in quel condominio, infatti ci vivevano molti studenti universitari, proprio come lei, e doveva ammettere che ci si trovava bene, anzi la compagnia non le mancava affatto! E poi c’era il suo amico,il suo miglior amico, Simon Lewis, che aveva deciso di seguire il suo sogno e continuare a suonare nella sua band insieme ad Eric ed ai suoi amici, sperando di diventare famosi un giorno.
Insomma non le mancava assolutamente niente, finché qualche giorno prima un ragazzo aveva deciso di prendere in affitto l’appartamento esattamente accanto a quello di Clary, disturbando così i suoi sogni per intere notti. Intere notti era dir poco, da quando era arrivato non era riuscita a chiudere occhio: il ragazzo aveva circa la sua età, o almeno credeva dato che usciva quasi tutte le mattine alla sua stessa ora, aveva i capelli biondi e sembrava essere molto sicuro di sé, e fin qui non c’era veramente nessun problema, se non quello di organizzare mini festini alle due di notte o sparare musica ad alto volume o sentire versi che non avrebbe voluto neanche catalogare o descrivere.

Prese un profondo respiro e decisa avanzò verso la porta pronta per protestare alla porta accanto.


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Passarono esattamente cinque minuti davanti a quella porta marrone e ben costruita, Clary doveva proprio ammettere che quel condominio era il più decente nelle vicinanze dell’università: niente topi morti trovati nell’appartamento, nessun lenzuolo usato da altre persone,  nemmeno un granello di polvere nella cucina, e poi  bé c’erano le porte. Davvero ben fatte ammise, ma non era questo il punto.
Lentamente prese fiato, mentre la musica all’interno dell’appartamento del suo nuovo vicino di casa continuava ad aumentare imperterrita. Avvicinò la mano sulla porta pronta a bussare, si era quasi decisa dopo aver stretto la mano in un pugno, finché la porta stessa si aprì di scatto facendo uscire una figura alta e slanciata, dai capelli lisci, corti e biondi, ed un paio di due occhi anch’essi dorati avente un’espressione a dir poco stupita.
Clary si schiarì la gola, incrociando le braccia innervosita, ma anche abbastanza imbarazzata.

<<  Potrei sapere, di grazia, il motivo di tutto questo casino? – prese un profondo respiro prima di continuare, ripensando alle intere nottate insonni – Sono giorni che non riesco a chiudere occhio, e questo da quando sei arrivato te in questo condominio, ed io ho bisogno di riposo dato che si sta avvicinando la mia sessione per gli esami e perdi più la musica che ascoltate è anche orrenda, almeno potreste cambiare playlist per una notte o due, dato che ormai conosco a memoria tutte le canzoni che state ascoltando te e i tuoi amici; o meglio perché non vi andate a divertire da qualche altra parte? New York è molto grande, ci sono milioni di locali o Night Club – o quello che è – e voi vi limitate a fare festicciole da quattro soldi in uno stupido appartamento, esattamente proprio al mio? Ma non avete un po’ di fantasia? >>

Clary stava continuando a parlare a macchinetta, senza accorgersi dello sguardo stupito del ragazzo davanti a sé o delle altre persone all’interno dell’appartamento che erano ancora ignare del tutto della situazione lievemente imbarazzante che si stava a venire a creare, o almeno per Clary, dato che sembrava un robot senza sosta, ma quanto finì di parlare continuò a respirare in modo regolare e deciso.
La ragazza si sistemò una lunga ciocca ribelle dietro l’orecchio aspettando che il suo interlocutore prendesse parola, ma nel momento in cui si accorse che non stava dicendo nulla decise di riprendere parola ancora una volta.

<< Non dici niente? Io sto protestando, quindi se non vuoi che io chiami l’amministratore allora abbassa il tono della musica o cambia appartamento>> concluse lanciandogli uno sguardo di sfida.

Il ragazzo la continuava a guardare dall’alto al basso, poi sorrise poggiandosi sullo stipite della porta, e di conseguenza a coprire l’interno dell’appartamento.


<< Come dire, sono rimasto colpito. – affermò sporgendosi verso la ragazza – Non mi capita tutti i giorni di incontrare una ragazza carina come te che se ne va in giro mezza nuda a protestare di qua e di là sui miei gusti musicali – portò le braccia al petto continuando a sorridere – Sia ben chiaro, non che la cosa mi dispiaccia, anzi tutto il contrario.>>

Clary sgranò per un momento gli occhi, poi  decise – suo malgrado – di abbassare lo sguardo sui suoi vestiti, anzi sui suoinon vestiti, dato che quella calda nottata d’estate aveva deciso di cambiare pigiama e mettersi una canottiera – quasi – trasparente, quel tanto che bastava da mettere in mostra il reggiseno nero sotto, ed un paio di slip anch’esse neri lasciando le gambe pallide totalmente nude. Si maledì mentalmente per non aver pensato di mettersi qualcosa di più… sobrio.


“ Oh mio dio.”

<< Non è questo il punto: sono stanca di non poter dormire più la notte, quindi ti pregherei, anzi ti consiglierei di abbassare il tono di quel maledettissimo stereo.>>

Il ragazzo le sorrise di nuovo alzando le spalle lievemente dispiaciuto, ma non troppo.

<< Jace. >>

<< Come scusa?>> chiese Clary vagamente confusa.

<< Jace Herondale. Il mio nome.>> annunciò infine porgendogli la mano, aspettando che la ragazza rispondesse alla stretta di mano, cosa che non accadde dato che Clary alzò gli occhi al cielo allontanandosi velocemente alla porta accanto, sbattendo la porta in malo modo.


<< E’ pazza di me. >> annuì Jace prima di rientrare nell’appartamento.

E Clary doveva ammettere che quella sera non solo le porte sembravano essere affascinanti, anzi forse aveva trovato qualcosa di più  affascinante  del semplice legno lavorato.
 
--
 
Alec cominciò a tamburellare incessantemente sulla scrivania del suo appartamento, mentre beveva un sorso di caffè amaro, il più amaro che potesse prendere.
Per lui non era mai stato semplice socializzare con la “gente”, infatti  preferiva evitarla come la peste se era possibile, ma a volte anche lo stesso ragazzo doveva ammettere che non poteva andare avanti in questo modo: si era allontanato da casa dei suoi genitori, era troppo grande per farsi accudire da sua madre e non voleva dipendere dalla sua famiglia, anzi voleva continuare gli studi con tranquillità e semplicità, anche perché stare al terzo anno di università non era poi una passeggiata.
Così su due piedi aveva deciso di affittare un bellissimo appartamento adatto a lui, con tutte le comodità che preferiva – caffettiera compresa, dato che senza caffè non poteva andare avanti -, ma mancava qualcosa. O meglio qualcuno.
Nei primi mesi condivideva l’appartamento con un altro ragazzo, riuscendo così a creare un legame molto profondoma per diversi motivi si era dovuto trasferire molto lontano da New York ed Alec aveva deciso di non condividere per qualche tempo l’appartamento, ma adesso era arrivato il momento giusto per andare oltre e cercare un nuovocoinquilino. 
Ed ecco spiegato il perché Alec con le occhiaie più profonde e visibili che avesse mai avuto stava reclutando un nuovo coinquilino, che facesse il caso suo: era molto ostinato a cercare una brava persona, a New York infatti non girava bella gente da quelle parti, quindi si era intestardito ancora di più per trovare una persona affidabile, che facesse le pulizie – almeno per la sua metà e per la sua stanza – e che non fosse un perfetto idiota.
Cercava un ragazzo e non una ragazza per ovvi motivi, non  voleva poi che quest’ultima trasformasse letteralmente il suo appartamento in qualcosa di rosa e pieno di glitter ovunque o fiorellini e cuoricini rossi molto romantici. E lui odiava il romanticismo. Anzi poteva quasi dire di odiare l’amore in generale, tanto le sue esperienze le aveva fatte, quindi non era alla ricerca di un compagno.
Sospirò scompigliandosi i capelli neri, prendendo un altro sorso di caffè.

<< Il prossimo. >> annunciò con voce neutra.

Inizialmente pensava di aver visto di tutto in quella mattinata: erano entrati ragazzi alti, bassi, magri, senza capelli, con sguardi strani o maliziosi – fin troppo maliziosi -, persino un uomo sulla quarantina disperato e depresso che cercava casa minacciando che si sarebbe suicidato – dopo averlo fatto uscire, sperava vivamente che non parlasse seriamente sull’uccidersi ecc. -, ma mai e poi mai aveva mai visto una cosa del genere: apparentemente il ragazzo che era appena entrato sembrava essere normale, poi se ti ci soffermavi troppo ad osservarlo non era per niente normale.
O almeno Alec non trovava normale un ragazzo alto, forse di qualche centimetro in più di lui, con capelli appuntiti e ingelatinati cosparsi di glitter, e occhi truccati più di una donna, anzi sicuramente meglio di un’adolescente; per non parlare poi dei vestiti di pelle e luccicanti che ti abbagliavano anche a distanza di chilometri, insomma tutto quello non si definiva normale, ma affascinante sì.

<< Alexander Gideon Lightwood? - chiese con un tono di voce molto caldo e suadente, mentre posava lo sguardo sulla figura del ragazzo moro seduto comodamente con una tazza di caffè in mano – Molto piacere di conoscerla. >>

Alec si sporse per stringere la mano del ragazzo cercando di sorridergli nel modo più semplice possibile, l’unico risultato fu quello di una mezza smorfia – in effetti doveva ancora abituarsi a socializzare con le persone, e sorridere, forse, era il primo passo -.

<< Lei invece è--? >>

<< Che domande, sono il suo nuovo coinquilino.>>
Il ragazzo sorrise molto sicuro di sé, non aveva traccia di insicurezza nello sguardo, anzi era seriamente convinto di ciò che aveva detto; gli sorrise di nuovo, ma questa volta Alec avrebbe scommesso che quel sorriso nascondesse qualcosa, ma non riuscì a soffermarcisi troppo dato che la sua attenzione ora era catturata dagli occhi del ragazzo, che prima non aveva notato: verdi, anzi gialli, o meglio di una tonalità che non avrebbe saputo definire, ma che trovava bellissimi, poi la sua attenzione si focalizzò sulle ciglia anch’esse glitterate e lì comprese che non era solo affascinante, ma anche molto particolare – se così lo poteva definire -.



 


Hola! 
Questa è la mia seconda storia su questo fandom,  lo so che dovrei continuare l'altra ma mi è venuto un colpo di ispirazione tutta insieme, cosa che succede molto raramente, quindi eccomi qui u.u
Ho voluto cambiare un po' le cose, quindi anche i personaggi non saranno proprio OOC, Alec è uno di questi.
Le coppie principali saranno la Malec - non poteva mancare -, la Clace e la Sizzy, molto probabilmente ci saranno accenni a qualche altra coppia, ma queste tre saranno le principali. 
La Sizzy la vedremo in azione dal prossimo capitolo, quindi spero vi piaccia. Altro da dire? Naah non credo, o almeno spero.
Ci si rivede al prossimo capitolo - il due luglio finisco gli esami, quindi comincerò a leggere Le Origini di Shadowhunters *w* non vedo l'ora! - 
Alla prossima,


Shizuka__
   
 
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