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Autore: lilac_    01/07/2015    2 recensioni
Dal testo:
-Poi, prima che lei trovasse la forza per ribattere, la strinse di nuovo nel suo abbraccio, serrandole la bocca con le sue labbra, desiderose ancora del sapore che tanto aveva sognato, sperando che la luce di quei lampioni li avvolgesse per sempre-
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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<< Ti devo parlare >> la voce le uscì più tremolante e incerta di un budino.
“Su, non è questo il momento di fare i mollaccioni” si rimproverò “sarà come fare una puntura, vale la pena soffrire se poi stai meglio, no?”
<< Umh… ok >> quel tono disinvolto non la ingannò, per una che lo conosceva come lei bastava osservare il guizzo dei suo occhi per intuire che aveva capito tutto.
Perdendosi in quello sguardo così caldo, così caro, non poté fare a meno di sentirsi a disagio, convincendosi sempre più che quello che stava per fare non era affatto una buona idea, proprio per nulla.
Però era arrivata al limite di sopportazione. Non poteva più stare ferma e aspettare, non era da lei. Sapeva che dopo quella chiacchierata, che ora le sembrava insormontabile, le cose sarebbero cambiate, definitivamente. Da quando si trovava in quel perenne stato di confusione, malinconia e soprattutto, ciò che odiava di più, finzione, non poteva smettere di dare la colpa a lui. La situazione l’aveva portata agli stremi: non poteva sopportare un altro giorno di ripensamenti, rimorsi, rancori e desideri che non avrebbero mai neanche potuto vedere la luce se lei non avesse parlato ora, proprio con lui.
<< Tu ci credi agli stereotipi? >> si diede mentalmente della stupida subito dopo aver sputato quella domanda. Insulto rafforzato dallo sguardo perplesso del ragazzo.
Si colpì la fronte con la mano. “Cominciamo bene”.
<< Lascia stare >> proseguì, cercando di recuperare la conversazione, e portarla ad un livello meno surreale possibile.
<< Ti ricordi quando ti ho detto che mi piaceva qualcuno, no? >> riuscì a pronunciare ogni singola parola con la minore esitazione che riuscisse ad esercitare, ma non poté evitare un acuto finale, lì, proprio su quel “no” di conferma.
<< Come potrei dimenticare! >> rispose ironicamente l’altro << Da quel momento, ogni giorno ti ho chiesto chi fosse questo misterioso amante, e tu non ti sei degnata di una risposta, riuscendo a sfuggire ogni volta meglio di Lupin >> rise per la sua stessa battuta << otto mesi sono un po’ tanti per fare aspettare il tuo miglior amico, non credi? >>
Erano passati otto mesi e non se ne era nemmeno accorta. Erano volati. E ciò che la spaventava di più, erano stati otto mesi nei quali lui aveva occupato i suoi pensieri sempre più, quasi con prepotenza, finché non aveva deciso di arrendersi.
<< Non credi che abbia avuto le mie buone motivazioni? >> e va bene che lo aveva fatto aspettare un po’ –“un po’ tanto” le suggerì la sua coscienza sempre così esageratamente corretta- ma sicuramente non era lui ad avere il diritto di sentirsi tradito.
<< Per esempio? >> aggiunse, con quel sorriso malizioso che la sfidava a svelare i suoi segreti più profondi.
<< E’ colpa tua >> disse con un filo di voce, temendo la reazione del ragazzo.
<< E che avrei fatto io? >> domandò lui, dischiudendo quelle labbra così belle, e iniziando a ridere quasi sottovoce. La luce dei lampioni accarezzava i suoi capelli ricci che ora sembravano più chiari di quanto non fossero, mentre gli occhi verdi brillavano illuminati da quella risata. Ecco cosa hai fatto, pensò.
Un’idea assurda si fece strada prepotentemente nel caos assoluto che regnava nella sua mente, apparendo ora più che mai sensata.
“Non posso farlo, è sbagliato”
“Hai aspettato abbastanza, penso che sia finalmente arrivato il momento di agire”
“Si, ma non così. Prima spiegherò le mie motivazioni e poi…”
“Al diavolo la ragione!”
D’istinto mosse un piede dopo l’altro, e ritrovandosi a pochi centimetri dal suo naso, si rese conto di ciò che stava facendo.
“Non ci credo. Non ci credo. Non ci credo”.
Si sforzò di evitare i suoi occhi che, ne era certa, la stavano osservando per capire cosa avesse intenzione di fare.
“Non posso più tornare indietro. Non adesso. Non posso certo dirgli che aveva della salsa sulla punta del naso”
Mentre ancora la sua mente macchinava scuse banali per giustificare quello strano comportamento, il cuore prese il posto di comando e per una volta guidò il suo corpo. Se ne accorse solo quando si sentì le labbra umide, e quel profumo che adorava le pervase le narici.
Lo stava baciando!
Lo stava baciando? Ma cosa diamine stava facendo?!
Si staccò immediatamente, come se all’improvviso le labbra che aveva tanto sognato fossero diventate incandescenti, e la vicinanza le risultasse impossibile.
Fece un passo indietro, poi ancora un altro, tenendo gli occhi chiusi. Dopo una serie indefinita di sospiri e respiri, che tentavano inutilmente di regolarizzare il battito del suo cuore, si azzardò ad aprire gli occhi, per ritrovarsi addosso uno sguardo indefinito. Per una volta, non riuscì a interpretare le sue emozioni: né gli occhi né il corpo tradivano emozione, sorpresa, disgusto.
“Cavolo!” si maledì per quella trovata geniale che aveva avuto.
Il silenzio stava diventando imbarazzante, e lei pregava che qualcuno o qualcosa interrompesse quello sguardo che non riusciva più a sostenere.
Abbassò gli occhi a terra, cercando di srotolare la lingua e schiarirsi la gola che le era diventata secca come una prugna.
<< Scusa… io non volevo… però non sapevo come… ecco… non avevo il coraggio di… sì insomma… >>
<< Perché non me lo hai detto prima? >> la sua domanda interruppe il susseguirsi di scuse sconnesse e insensate.
<< Perché? Mi chiedi perché? >> stranamente si sentì meglio, come se avesse ritrovato il coraggio. Doveva chiarire, ormai che aveva combinato quel pasticcio doveva spiegare perché aveva agito in quella maniera, anche se mettere a nudo tutte le sue emozioni era pericoloso. “Ormai l’ho perso” pensò.
Un suo breve cenno del capo la esortò a continuare.
<< Non sai quante volte mi sono pentita di avertelo detto, quel giorno. Mi ero illusa che in qualche modo potevo piacerti, anche solo la metà di quanto mi piacessi tu. L’ho detto quasi d’istinto; quando poi mi hai chiesto chi fosse, ci ho pensato, e ho deciso di non dirtelo. Ogni volta che tu mi chiedevi il nome, mi veniva in mente lei e sapevo di non poter competere. Tu continuavi a ripetere quanto fosse bella, intelligente, fantastica, quanto ti sarebbe piaciuto che si accorgesse di te e io mi convincevo sempre di più che quello che stavo provando era sbagliato, che mi trovavo nella tua stessa situazione: ti vedevo soffrire per lei, non volevo che perdessi anche un’amica. Solo che è passato troppo tempo, e non riuscivo più a fingere di essere solo quello che tu volevi che io fossi. Volevo mettere in chiaro la situazione, e giuro che non avrei mai pensato di farlo in questo modo, ma è successo, e ormai non posso farci niente. Ti prego solo di non provare pietà, o di fingere compassione, perché non credo di meritarlo. Preferisco che tu mi dica la verità in faccia, me ne farò una ragione. Sopravviverò. >> disse << Credo >> aggiunse sottovoce.
Si sentì fiera del suo discorso, e fiera di se stessa. Quel momento che per tanto tempo aveva immaginato era finalmente arrivato, e non sapeva come, ma aveva trovato il coraggio non solo di dichiararsi, ma di baciarlo. Cavoli, il suo primo bacio. Il solo pensiero le fece mancare la terra sotto i piedi. Le mani le tremavano, nella pancia non sentiva le farfalle svolazzare, ma delle vere e proprie aquile che lottavano contro una tempesta, le labbra fremevano ancora, desiderose di un altro bacio, che sapeva non sarebbe mai arrivato.
<< Sai >> la sua voce la riportò in un baleno con i piedi sull’asfalto, gli occhi fissi nei suoi, le mani strette a pugni. Forse, per la prima volta nella sua vita, era sicura che qualsiasi cosa le avesse detto quel ragazzo, sarebbe riuscita ad andare avanti, avrebbe trovato anche questa volta qualcosa di positivo, avrebbe conservato per sempre il dolce ricordo del suo primo amore.
<< Con il passare degli anni sono arrivato alla conclusione che, in qualsiasi situazione, di qualsiasi contesto, con qualsiasi persona, tu riesca in maniera inconcepibile a complicarti la vita. >> disse il ragazzo, con gli occhi che brillavano come non mai, e l’ombra di un sorriso ad abbellire quel volto che le sembrava già perfetto.
<< Ed è proprio per questo che mi piaci >> aggiunse, il viso completamente rilassato e sorridente.
…ed è proprio per questo che mi piaci, aveva sentito bene?
<< C-cosa hai detto? >> domandò incerta, sicura che il suo cervello fosse più fuso e masochista di quanto sospettasse.
<< Che mi piaci >> ripetè lui, come se fosse la cosa più ovvia del mondo << Ora, se mi concedi l’onore… >> e prima di riuscire a ribattere si sentì intrappolata tra quelle braccia calde e le labbra premere contro le sue. Le gambe la reggevano a stento, era per questo che aveva deciso di appigliarsi al suo collo? Spostò le mani più in alto, fino ad arrivare ai suoi capelli: quanto aveva sognato di accarezzarli, sentirne la morbidezza sotto le dita. Le mani scesero sulle sue guance rosee, schiarite dalla luce della luna. La sua pelle era liscia, quasi rovente contro il suo tocco. Quando lui dischiuse le labbra, lei si lasciò scappare un gemito troppo a lungo represso, e sentì il suo sorriso stampato sulla bocca. Lui teneva le mani sui suoi fianchi, lì la pelle sembrava bruciare, come se fosse a contatto con la lava. Il cuore le batteva come se stesse correndo alle Olimpiadi, la frequenza aumentava sempre più, temeva che prima o poi le sarebbe esploso per la gioia. Sentì la sua guancia umida, e si accorse che una lacrima le era sfuggita dagli occhi strizzati per l’emozione. Una mano si staccò dal suo fianco per correre ad asciugarla, indugiando nell’accarezzarle la guancia. Si era immaginata più volte il sapore delle sue labbra, e ora che le sentiva premere contro le sue era in estasi. Si lasciò guidare in quella danza lenta e struggente, così dolce e peccaminosa al tempo stesso. Sentiva il corpo del ragazzo contro il suo, stretto in un abbraccio che mai avrebbe desiderato sciogliere. Anche lui tremava, sentiva il battito del suo cuore rompere il silenzio della notte. Mai lo aveva desiderato come in quell’istante.
<< Un momento >> disse d’istinto la ragazza, staccandosi controvoglia da quel bacio rapito.
Per quanto tempo si erano baciati? Secondi? Minuti? Ore? Per quanto ne sapeva potevano essere passati anche sette anni.
Vide il ragazzo aprire gli occhi, e scrutarla sorpreso.
<< Perché non me l’hai mai detto? >> chiese con un tono leggermente alterato.
<< Detto cosa? >> domandò lui incerto.
<< Beh… questo >> rispose allargando le braccia, per poi posare le mani sui fianchi, come una mamma che sgridava il bambino con la bocca ancora sporca di marmellata.
<< Oh >> ridacchiò << volevo solo vedere fino a che punto saresti arrivata >> ammise con il tono più tranquillo che esistesse, facendo spallucce.
<< Sei un idiota >> rispose a tono la ragazza, puntandogli l’indice contro.
<< E io ti amo >> confessò lui sorridente.
Poi, prima che lei trovasse la forza per ribattere, la strinse di nuovo nel suo abbraccio, serrandole la bocca con le sue labbra, desiderose ancora del sapore che tanto aveva sognato, sperando che la luce di quei lampioni li avvolgesse per sempre.
  
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