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Autore: H1Corona213    02/07/2015    1 recensioni
Un principe ed una principessa, una strega cattiva ed una dea buona, un saggio maestro ed un giovane apprendista sono ruoli prestabiliti in ogni fiaba, dal "C'era una volta" iniziale fino al "E vissero tutti felici e contenti" conclusivo.
Ma è questo che rende veramente una fiaba tale? E fino a che punto una storia può continuare a definirsi una fiaba?
[pseudo-AU] [eventuale post-Rebellion] [pseudo-decostruzione di fiaba]
Genere: Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai, Yuri | Personaggi: Kyoko Sakura, Sayaka Miki, un po' di tutti | Coppie: Kyoko/Sayaka
Note: Nonsense, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Fairy Tale


Tutte le fiabe iniziano sempre con una principessa, una strega cattiva, una fata buona ed un principe coraggioso ed indomito pronto ad sostenere qualunque sfida per amore della sua bella. Draghi mostruosi, deserti e foreste oscure, montagne innevate spazzate da inverni perenni ed i malefici più spaventosi non possono nulla contro la forza del suo amore: combattendo contro innumerevoli nemici, alla fine il principe è destinato a trovare la sua principessa e risvegliarla da un sonno simile alla morte con un bacio, per poi vivere con lei una vita lunga e felice.

Anche questa storia inizia con una principessa.

C'era una volta una ragazza che si era fatta Dio, e così facendo aveva abbandonato ogni cosa per salvare le persone che aveva sempre amato.
Il suo sacrificio era stato necessario e coloro che erano rimasti indietro avevano guardato alla sua figura evanescente ora con speranza e fiducia, dove un tempo c'erano stati timore e disperazione.
Ma c'era stata anche una persona che non era stata in grado di accettarlo, crogiolandosi giorno dopo giorno nel senso di colpa di non aver potuto fare nulla per salvarla, dopo aver viaggiato ancora ed ancora rinunciando ad ogni brandello della propria umanità per lei. Il dolore l'aveva resa cieca e l'amore che un tempo aveva provato per lei aveva a poco a poco corroso il suo cuore, fino a trasformarlo in un nero abisso di tenebra.
E così era nata la Strega.
Odiata da tutti, temuta dai più, ormai destinata ad essere perduta per sempre in un'illusione d'amore irraggiungibile.

Ma c'era anche, una volta, una ragazza che i suoi genitori avevano chiamato principessa. La sua famiglia non era ricca, ma l'amore che ognuno di loro riversava su di lei la facevano sembrare la più felice che mai fosse esistita.
Le giornate erano dure e a volte la fatica era tanta, forse troppa per una bambina della sua età, ma quando ogni sera suo padre la invitava con un sorriso ed un cenno della mano ad andarsi a sedere sulle sue ginocchia, la bambina non avrebbe potuto immaginare una vita migliore.
Accarezzandole dolcemente i capelli, muovendo di tanto in tanto la mano per farle il solletico dietro l'orecchio, cosa che non mancava mai di farla ridere tanto forte da dare l'idea che l'intero paese potesse sentirla, suo padre le sussurrava che lei era la cosa più bella che fosse mai capitata loro, la loro piccola principessa.
Lei sorrideva, e ci credeva con tutto il cuore, perché amava suo padre e la sua famiglia. Se le avessero chiesto di esprimere un desiderio, così da ottenere in cambio una vita migliore, avrebbe risposto che non avrebbe potuto neppure immaginarne una che fosse più bella di quella.
Con gli anni la principessa era cresciuta fra racconti di coraggiosi cavalieri e guerrieri pronti a qualunque sacrificio in nome di un bene più grande. Il suo animo si era nutrito di quei valori, e si era fatto luminoso e ardito. La sua sete di giustizia era stata ardente come le fiamme che brillavano fra i suoi capelli.

Ma in questa storia c'era anche un maestro, che aveva accolto sotto la sua ala la piccola principessa fattasi guerriera e l'aveva addestrata, affilando con consigli gentili e voce ferma le sue abilità, sino a renderla pari a quei cavalieri delle cui imprese tanto aveva anelato nelle notti trascorse a rigirarsi irrequieta nel letto, dopo la buonanotte sussurratale dal padre.
Per molto tempo, maestro e principessa avevano combattuto fianco a fianco, orgogliose portatrici di giustizia in un mondo in costante pericolo. A quei tempi, avevano pensato che il loro legame non avrebbe mai potuto spezzarsi e che un giorno, con le loro azioni, avrebbero potuto salvare l'intera umanità.

Ma in ogni fiaba esiste sempre una tragedia, e la piccola principessa ora fattasi ragazza aveva visto il suo mondo andare in frantumi insieme alla sua innocenza e alla sua felicità.
Gettata in un universo privo di illusioni dalla crudele realtà del mondo, aveva riso amaramente di fronte alle sue fantasie di amore e giustizia ormai ridotte a meri cenci nella polvere.
Il maestro aveva temuto che quell'ultima tragedia avrebbe potuto spezzarla, e disperatamente aveva teso la mano nella sua direzione, cercando di ricordarle che nonostante tutto non sarebbe mai rimasta sola.
Ma la mano aveva incontrato solo dolore e rabbia, ed una schiena curva sotto il peso di mille e mille peccati che si allontanava nella nebbia, mentre il fuoco che sempre aveva divampato negli occhi della principessa si spegneva a poco a poco, fino a lasciare dietro di sé solo ceneri e braci soffocate.

La principessa era cambiata: aveva imparato nel più crudele dei modi quanto la felicità potesse essere effimera, ed aveva preso la decisione che mai più sarebbe incorsa nello stesso errore.
Per molto tempo aveva vagato per il mondo imparando la dura legge della sopravvivenza, strisciando nei luoghi in cui la giustizia non esiste insieme a coloro che li abitano, imparando da loro l'egoismo e di come questo fosse l'unica regola dell'umanità, e il solo modo per riempire almeno un po' il senso di vuoto che con il tempo si era creato dentro di lei.
I giorni si erano susseguiti l'uno dopo l'altro, grigi e sempre uguali, e la principessa aveva continuato a piangere chiusa nella scatola in cui la guerriera errante, che aveva preso il suo posto, l'aveva rinchiusa.
Ma se anche il suo cuore versava lacrime di sangue, il suo viso non tradiva altro che rabbia e piatta, vuota indifferenza.

Così come in ogni storia, deve esserci un principe. E nessun principe è migliore di un principe azzurro.
Il principe aveva vissuto una vita tranquilla e priva di affanni, in mezzo ad una famiglia normale e circondato da amici sinceri e fidati. Aveva amato per molto tempo una persona, e ogni notte aveva sognato il giorno in cui le loro vite si sarebbero unite per sempre.
Ma poi, il principe aveva incontrato la principessa.
Abbagliante di giustizia e valori, il principe non aveva potuto far altro che disprezzare quella guerriera minacciosa che non pensava ad altri che a se stessa, e che con poche semplici parole sapeva colpire più in profondità di qualunque lama e trasformare le sue convinzioni in manciate di cenere trasportate dal vento.
Il principe, pertanto, aveva odiato ardentemente la principessa, e desiderato di vederla scomparire dalla sua vista per sempre.

La guerriera aveva riso con amarezza di fronte alla luminosa integrità di quella persona che andava in giro definendosi un portatore di giustizia.
Aveva riso e poi proceduto ad insegnargli la dura realtà dei fatti con tutto il sadico piacere che la violenza porta con sé. Aveva motteggiato la sua debolezza, che mai era stata veramente forza, ed aveva continuato a colpire anche quando sarebbe stato meglio fermarsi.
Ma dentro al suo cuore, la sua anima di bambina percepiva davanti a sé la propria figura riflessa, e cercava con il dolore di insegnarle ciò che la vita le aveva invece fatto scoprire nel più crudele del modi. Ad ogni colpo che scagliava contro il principe, non faceva altro che tentare disperatamente di mandare in frantumi il debole riflesso di quei valori che erano stati la sua rovina.
Ognuna di loro non stava combattendo contro l'altra persona, ma contro il riflesso di se stessa: ciò che era stato e che non sarebbe stato più, ciò che sarebbe potuto diventare  e non avrebbe mai dovuto essere.
In fondo, in ogni storia principe e principessa non sono altro che due facce della stessa medaglia.

C'era una volta un principe, ed il principe era una sirena.
La sirena aveva amato profondamente un ragazzo, ed aveva sognato che lui potesse ascoltare il suo canto e corrispondere il suo amore. Ma alla fine, nel timore che le loro differenze potessero essere troppe, aveva finito per perdere la sua occasione e se lo era visto strappare via da un'altra principessa, una che poteva stringergli la mano senza sentire il peso di una vita dannata sulle spalle.
Incapace di sopportare il dolore, la sirena era fuggita ed aveva trovato l'unicorno.

Perché c'era una volta una principessa senza sogni, che si era fatta guerriera d'acciaio sotto i colpi sferzanti della vita, e quella principessa era un unicorno che galoppava incessantemente in una landa desolata in cui si agitavano nebbie eterne, alla costante ricerca di un luogo a cui appartenere.
La sirena aveva odiato la mancanza di stabilità dell'unicorno, e l'unicorno aveva riso amaramente della sciocca ingenuità della sirena e di come così facendo avesse perso per sempre il suo amato.
Ma, quando le risate erano scemate, non era rimasto altro che la spinta verso un' anima affine, egualmente segnata dalla crudeltà che il mondo elargisce con la sua faccia ghignante, ai deboli che osano sentirsi forti.
L'unicorno aveva tentato di allungare la mano verso la sirena, per farle capire che anche se la vita è ingiusta vale sempre la pena di vivere per se stessi, ma allora era già stato troppo tardi. La schiuma di mare aveva già preso il posto della carne e del sangue mentre un'unica lacrima scivolava lentamente in mezzo alle acque gelide dell'oceano.

Ma la tragica storia della sirena non poteva avere un simile finale e l'unicorno, che era stato principessa, decise di farsi lei stessa un principe e assumere nuovamente su di sè quei valori che pensava di essersi lasciata alle spalle per sempre.
Di fronte ad un nuovo dolore, la bambina era stata in grado di aprire il lucchetto della propria scatola e distruggere il muro di ghiaccio ed acciaio che strato dopo strato si era depositato intorno alla sua anima.
Il fuoco nei suoi occhi era tornato a bruciare, divorando infine il suo corpo in un ultimo disperato tentativo che l'aveva spinta ad allungare la mano per afferrare l'anima perduta della sirenetta.
Così facendo, mentre i loro corpi precipitavano stretti l'uno tra le braccia dell'altro, prima di dissolversi lentamente nelle tenebre, la sirena che era stata principe e l'unicorno che era stato principessa avevano sentito di aver finalmente trovato un luogo a cui appartenere.
In quel posto, nell'oscurità, strette in un abbraccio eterno.

Ma il destino a volte può decidere di girare la sua ruota nella direzione opposta, per dare vita ad un finale inaspettato.
Eppure, non sempre quello che può apparire come il risultato più desiderabile, lo è davvero per tutti.

La ragazza che con il suo ultimo sacrificio aveva invertito la direzione stessa del mondo, aveva posto il principe di fronte ad una scelta: ed il principe aveva definitivamente detto addio a quella parte di sé che era stata la sirena, decidendo di rinunciare per sempre al proprio cuore.
Da quel momento, i valori a cui aveva aspirato ardentemente per tutta la vita sarebbero diventati il motore unico della sua esistenza.
Senza guardare indietro, il principe si era detto di non avere più alcun rimpianto.

Alla principessa, non era rimasto altro che l'amaro di una separazione avvenuta troppo in fretta.
E, da quel momento, non aveva potuto far altro che aspettare, vivendo lei stessa in virtù di quegli ideali da poco ritrovati.

Ma la vita, per quanto ingiusta e dolorosa possa essere, non è altro che il male minore, la copertina, il prologo di una fiaba.
In una storia, c'è sempre bisogno di un cattivo.

La strega, ottenebrata dal dolore di aver perso per sempre la ragazza che aveva sempre amato, creò un'illusione e vi imprigionò tutti coloro che le erano stati cari, costringendo la Dea a tornare al suo fianco.
Il principe, ed il suo scudiero, decisero di tornare con lei per aiutarla, spinti dalla pietà verso quella strega che non aveva avuto altra colpa se non di amare troppo e troppo a lungo la persona che aveva cercato di raggiungere incessantemente.

Quello a cui il principe non aveva pensato, era che così facendo avrebbe rivisto la principessa.

Il sogno in cui tutte quante erano cadute si era rivelato una meravigliosa utopia, in cui come coraggiosi cavalieri ognuna di loro poteva riparare ai torti subiti dai più deboli e difendere la pace combattendo al fianco di compagne fidate, ed animate dallo stesso desiderio.

Il principe e la principessa si erano ritrovati a condividere insieme ogni momento della loro nuova vita, e per la prima volta si resero conto di quanto potesse essere piacevole trascorrere le giornate in compagnia dell'altra persona.
Nella loro quotidianità, si era instaurato un equilibrio che nessuna delle due avrebbe mai potuto immaginare.
La principessa stava finalmente vivendo il sogno per cui aveva a lungo pregato ed il principe... beh, il principe stava cercando di godersi il più possibile quella realtà che troppo presto sarebbe stata destinata a scomparire.

Ci volle molto per ammetterlo, ma alla fine il principe comprese di non essere stato sincero quando aveva deciso di intraprendere la strada della giustizia. Non era mai stata vera, quella convinzione di non essersi lasciato alcun rimpianto alle spalle.
Il rimorso per aver lasciato sola la principessa infatti, era un peso più grande di qualunque peccato.
E così, il principe glielo disse.
E scoprì che la principessa la pensava allo stesso modo.

C'erano una volta un principe ed il suo scudiero, che discesero dal cielo al seguito di una Dea per salvare l'anima di una strega caduta nella disperazione.
Ma la strega scelse di commettere un grande peccato, e spezzò le ali della Dea e la imprigionò in una gabbia di schegge di vetro e sogni infranti, diventando il Demonio che tutti avrebbero imparato a temere.
Il Demonio creò una nuova realtà, più potente di ogni illusione, e divorò ogni traccia di quella speranza che la Dea con il suo sacrificio aveva donato all'umanità.

In ogni storia, c'è sempre un momento in cui il cattivo sembra avere la meglio, in cui ogni speranza muore ed in cui le tenebre sembrano soppiantare la luce.
Ma anche, in ogni storia, c'è un momento in cui il Bene trionfa, ed il Male è costretto a retrocedere per sempre nell'oscurità.
Questo è ciò che accade nelle fiabe.
Ma questa, non è una fiaba.

C'erano una volta un principe coraggioso ed il suo giovane scudiero, un saggio maestro ed una principessa guerriera che combattevano per salvare una Dea rinchiusa in una gabbia di cristallo, contro una strega che per amore minacciava di distruggere l'intera umanità.
Il principe era certo che, sino al giorno in cui le due grandi forze non avessero dovuto scontrarsi, sarebbero stati loro le piccole pedine del conflitto, e stringendo i denti guidava le sue compagne senza perdere mai la speranza.
Quello era infatti ciò che la Dea gli aveva insegnato, e ciò che la presenza della principessa al suo fianco gli ricordava ogni giorno.
Anche se la lotta era terribile, finché ogni notte avesse potuto stringere la sua mano e sentire il calore della sua pelle, avrebbe continuato in eterno a credere nel futuro.

Ma a volte, principi e principesse possono essere ingenui.

C'era una volta una strega, che portava il simbolo della fiamma nel suo nome. Ma la strega invidiava il fulgore che brillava fra i capelli della principessa guerriera, perché in essi era contenuto il vero significato del fuoco. La sua rabbia, la sua gioia, ed il suo amore per il principe infatti si spandevano dal suo cuore in tutto il suo essere, bruciando le tenebre con l'ardore della sua anima.
La strega invidiava la principessa che poteva amare e stringere tra le braccia il suo principe senza preoccuparsi di bugie ed inganni, e per questo gettò su di lei un maleficio che la fece cadere in un sonno profondo.
Il principe sentì il proprio cuore spezzarsi e, in preda alla disperazione, si lasciò guidare dalla propria furia attraverso un labirinto di rovi. Con la propria spada, si scagliò in avanti incurante delle spine che come lame affilate si piantavano nella sua carne ad ogni passo, urlando ora il nome della principessa ora quello del Demonio che tanto era giunto ad odiare. Il suo sangue macchiò a tal punto le rose che nascevano fra i rovi, che i loro petali si tinsero prima di rosso, poi di nero.
Quando giunse infine al cospetto della sua principessa il suo mantello bianco era ridotto a brandelli, l'armatura azzurra coperta di fango e polvere e la lama della spada spezzata.

Nelle fiabe, ogni storia si conclude con la sconfitta del nemico da parte dell'eroe, e con il bacio di vero amore che sancisce il risveglio della principessa.

Ma il principe sapeva, mentre cadeva in ginocchio, che tutta la sua volontà non sarebbe bastata a permettergli di rialzarsi e piantare la propria lama nel petto della strega. Il sangue che colava da mille e mille ferite infatti aveva già inzuppato il terreno sotto i suoi piedi, trasformandolo in fango in cui i suoi stivali scivolavano inutilmente.
Sollevando un ultima volta lo sguardo, fissando i brillanti occhi azzurri in quegli abissi vuoti che erano quelli del Demonio, capì che delle mere pedine come loro non avrebbero mai potuto sperare di fermarla.

Delle semplici comparse, per quanto possano illudersi di essere le protagoniste della loro storia, non sono altro che strumenti nelle mani di esseri più grandi.
Uno sciocco principe, una ingenua principessa, un innocente scudiero ed un triste maestro sono dei ruoli prestabiliti, destinati a ripetersi ad ogni nuova storia indipendentemente dal nome di coloro che li interpretano.
E la colpa del loro fallimento è l'arroganza di desiderare ad ogni costo un lieto fine.
Il loro compito, finiva in quel momento.

Ma un finale ha sempre bisogno di un gesto che rimanga nei cuori dei lettori.
E così il principe allungò una mano verso il volto della principessa, sfiorandone dolcemente le guance pallide ed i lunghi capelli rossi. In quel momento, nulla ai suoi occhi sarebbe potuto apparire più bello del viso della guerriera avvolta in un sonno simile alla morte.
Chinatosi in avanti, il principe appoggiò le sue labbra su quelle della principessa, donandole il suo primo bacio. E, sentendo per la prima volta il cuore libero da rimpianti, spirò fra le sue braccia.

La Dea allora discese dal cielo e prese con sé le loro anime, promettendo che un giorno avrebbero potuto incontrarsi ancora una volta, e vivere insieme quel sogno felice che sempre avevano desiderato.

Perché c'erano una volta un principe ed una principessa le cui vite erano state dure e cariche di dolore e sofferenza, il loro primo incontro travagliato, e per molto tempo non avevano potuto far altro che odiarsi e disprezzarsi a vicenda.
Ma in ogni storia, per quanto amara o triste possa essere, il principe finisce sempre per innamorarsi della principessa. Ed essere amato a sua volta.

Questa storia, in fondo, non è diversa da ogni altra.


Note dell'autrice:

Queste sono le storie che nascono per caso, mentre si spolvera il salotto o si puliscono gli specchi, partendo dal semplice pensiero "Ma se Kyouko fosse Biancaneve, allora Sayaka sarebbe il Principe? E quindi Homura la Strega?".
Che poi la storia con Biancaneve abbia c'entrato poco o niente è un altro paio di maniche, perchè come al solito da cosa nasce cosa e le idee fluiscono veloci e leggere sulla tastiera. Ho infilato dentro un mucchio di simbolismo, ma confido che sia abbastanza facile capire a chi corrisponda ciascun ruolo.
Per la figura dell'Unicorno e della Sirena, mi sono basata sul simbolismo originario legato ai personaggi di Kyouko e Sayaka, che è stato anche uno dei motivo che me le ha fatte tanto amare. Quanto al finale della fanfic... è solo una delle mie tante e assolutamente malate idee di cosa potrebbe succedere nel sequel di Rebellion, quando ce ne sarà finalmente uno!
Ho cercato infine di dare al tutto un andamento da fiaba, ma sono solo variabilmente soddisfatta del risultato. Nel senso, che dipende dai giorni in cui la rileggo! XD
Non sarà comunque di certo questa la mia ultima fanfic in questo fandom, in effetti ne ho ancora un miliardo da concludere!
See you later.
  
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