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Autore: GrayRose    02/07/2015    1 recensioni
Un ultimo sorriso, un ultimo sguardo e poi la fine.
Genere: Drammatico, Fluff, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Augustus 'Gus' Waters, Hazel Grace Lancaster, Mr. Lancaster, Mrs. Lancaster
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando i miei occhi si aprono vedo solo un bianco accecante.
Anche prima di farli abituare e di vedere i dintorni, capisco immediatamente dove sono: le coperte di scarsa fattura di colore azzurro polvere e l’odore antisettico mi dicono tutto. E poi c’è quell’odioso bip bip che continua a torturarmi le orecchie.
È il posto dove aspetto la morte, dove aspetto di tornare da lui e dove centinaia di persone prima di me hanno aspettato tutto questo.
Sono quasi tentata di chiudere gli occhi, una volta per tutte. I farmaci mi tengono tranquilla e il dolore ha smesso di rimbombare nella mia testa e nel mio petto, cosa aspetto quindi? Cosa mi trattiene in questo mondo di dolore e tristezza? Nulla, tranne le voci dei miei genitori che mi chiamano per nome.                                 
Li vedo, sono proprio davanti a me. Il volto bagnato dalle lacrime di mia madre mi sorride e quello di mio padre, molto stranamente asciutto ma con due occhi così rossi che mi fanno quasi paura, mi parla, ma non dice nulla tranne il mio nome ripetuto milioni di volte.
Poi anche mi mamma si mette a parlare –Hazel, amore mio, sono qui. Parlami ti prego- e singhiozza –Sono la tua mamma, non mi abbandonare. Non farlo ti prego…ti prego…ti prego…ti…- e la sua voce si rompe con uno spasmo involontario. Poi sempre piangendo mette la faccia sul petto di mio padre, che nel frattempo ha sempre continuato a sussurrare il mio nome, quasi come una supplica. O forse era proprio una di queste.
Vorrei potergli rispondere, dirgli che va tutto bene e che ormai quello che doveva accadere accadrà nel giro di pochi istanti, ma non ce la faccio.
La mia voce non esce e le mie labbra non si muovono neppure; così per un attimo cado nel panico, devo dirgli troppe cose, devo ringraziarli per tutto quello che hanno fatto per me, devo dirgli quanto li amo, devo scongiurarli di andare avanti con le proprie vite e alla fine devo anche salutarli. Ma come faccio se non posso far uscire nulla dalla mia bocca?
Mi obbligo a ragionare con quella poca lucidità rimasta ma non ce la faccio proprio, così, invece di parlare, con tutte le poche forze che mi sono rimaste, li guardo dolcemente negli occhi e faccio un ultimo grande sorriso.
L’ultima cosa che sento prima di chiudere gli occhi è un suono particolarmente fastidioso, che continua continua continua e sovrasta le grida di mia madre. Più mi lascio andare e più quel suono peggiora, stridendo ancora di più, e quando quello finalmente smette sento solo una parola, il mio nome, che rimbomba in tutto l’ospedale.

È un profumo buonissimo la cosa che mi fa tronare in me. Annusando l’aria mi ritrovo a sentire il fantastico odore del cioccolato fuso, dei fiori appena raccolti e del detersivo che mia mamma usava per lavarmi i vestiti.
Sono così incantata dall’aroma del posto di dove mi trovo che non faccio neanche caso ai dintorni, così quando una persona si avvicina a me non capisco subito chi è, ma mi serve meno di un decimo di secondo per dargli un nome.
–Ciao Hazel Grace- mi saluta prendendomi la mano.
–Ciao Augustus Waters- gli rispondo sorridendo.
–Sei bellissima, come sempre d’altronde- dice dolcemente guardandomi dalla punta dei piedi fino all’ultimo ciuffo di capelli. I capelli! Ho i capelli, non sono più pelata! E cosa sto indossando? Questa non è la camicia da notte dell’ospedale, è il vestito azzurro che avevo indossato per la nostra cena ad Amsterdam! So che è stupido ma con questi addosso mi sento molto meglio.
–Grazie, Gus. Mi se mancato molto lo sai vero? Maa…dove siamo? - gli chiedo mentre lui mi trascina avanti su un marciapiede, dove più cammino e più mi sento leggera, anche per il fatto che non ho più il carrellino con la bombola di ossigeno da tirarmi dietro.
–In un Posto con la P maiuscola, Hazel Grace- sussurra avvicinandosi alla mia bocca. E quando le mie labbra toccano le sue, so che tutto sarà per sempre perfetto.
–Okay, Augustus Waters, ti credo. 
  
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