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Autore: Piuma_di_cigno    02/07/2015    3 recensioni
Raf e Sulfus sono tornati per affrontare un secondo anno alla Golden School, ma il sentimento che li unisce è sempre più una sofferenza: ora le lezioni sono volte ad imparare l'arte del combattimento tra Angels e Devils. Difficile per Raf, che deve andare contro tutte le regole, contro la sua natura, per rimanere con Sulfus, e difficile per lui, costretto a trascorrere le giornate nel dubbio che lei non lo ami più.
Sarà proprio l'ormai dolce Say ad aiutare Raf a dimostrare che lo ama ancora, qualunque cosa succeda. Tra le lezioni e gli amici, comincia infatti a delinearsi una situazione terribile, pericolosa, ma che forse ha il potere di risolvere finalmente tutto.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arkhan, Raf, Sai, Sulfus, Un po' di tutti | Coppie: Raf/Sulfus, Sai/Tyco
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 14 – Epilogo

Ogni viaggio ha un inizio e una fine, e se la fine ci induce tristezza, significa che il viaggio è stato bello, e che la nostra valigia torna piena di ricordi, per i quali è valsa la pena viaggiare.
(Fairy Oak, Elisabetta Gnone)

“Raf, Sulfus!” una voce felice mi strappava alla quiete di un meraviglioso sonno sul petto di Sulfus … In mare!? Mi svegliai di colpo e mi accorsi che eravamo atterrati in acqua.

Sulfus mi sorrise e mi aiutò ad alzarmi.

La voce proveniva da … Oh, cavoli. Non ci credevo.

Say!” corsi incontro a Say e mi buttai tra le sue braccia.

“Oh, Raf!” rideva come in preda a una qualche isteria. “Stai bene! Stai bene! Erano passati tre giorni ormai, credevo che non ti avrei rivista mai più! Oh, ma,” si scostò, “non hai più l'aura da Angel!”

Mi squadrò da capo a piedi.

“Com'è possibile?”

La mia espressione doveva essere raggiante.

“Le Alte e le Basse sfere ci hanno concesso la dispensa sempiterna!”

“Oddio!” e mi abbracciò di nuovo. Appena arrivò Sulfus abbracciò anche lui e poi ci abbracciò insieme, saltando come fosse arrivato il Natale.
“Qui ci vuole una crostata!” trillò infine e ci trascinò all'interno di casa sua, casa che Sulfus guardò con rinnovato interesse.

“Andiamo!”

Say aveva già una crostata pronta: tipico di lei. Era talmente contenta che non mangiò nemmeno e quando seppe tutta la storia, stampò un bacio sulla guancia a un esterrefatto Sulfus, che arrossì perfino.

“Sei un angelo!” gli disse e lui storse il naso.

Say saltò da una parte all'altra della casa, almeno finché ricordò che c'era qualcosa di importante che doveva darmi. Andò di corsa in salotto, raccomandandosi che non provassi ad ipotizzare cosa fosse.

“L'ho preso appena te ne sei andata. Forse non ti piacerà nemmeno, ma speravo di regalartelo già da mesi e visto che sei tornata ...” quando tornò nella stanza, aveva le mani dietro la schiena. “Chiudi gli occhi.” ordinò gongolante di soddisfazione. Obbedii, perché sapevo che era inutile discutere con Say quando si parlava di sorprese.

“Metti le mani sul tavolo.”

Sentii la risata soffocata di Sulfus.

E un aggeggio peloso atterrare tra le mie dita e conficcarmici le unghie. Aprii gli occhi di scatto e cacciai uno strillo quando vidi un micetto dal pelo striato di grigio sulle mie mani.

Mi fissò e miagolò, spalancando la bocca e mostrandomi i minuscoli dentini.

“Oh, Say, io ti adoro.” mormorai senza fiato, mentre il micetto si arrampicava sul mio braccio e si appollaiava sulla mia spalla.

Say saltò di nuovo.

“E' una gattina, si chiama Dolly!” esclamò. Sulfus fissava il gatto.

“Oh, santo cielo.” squittii. “E' adorabile.”

Accarezzai il micino sulla testa e quello mi si strusciò contro.

“Vado a ...” Say fu interrotta dal suono di qualcuno che bussava. Lanciai un'occhiata a Sulfus: nessuno sapeva dove si trovavano le nostre case. Era molto strano che qualcuno l'avesse trovata. Doveva essere Luke.

Say andò ad aprire, asciugandosi le mani sul grembiule che indossava.

“Quel gatto ti ama già!” esclamò vedendoci, ma si interruppe di colpo quando vide chi aveva bussato.

Un ragazzo biondo, muscoloso, dagli occhi azzurri e con un mantello che gli ricadeva lungo le spalle si trovava davanti alla nostra porta.

Say rimase in silenzio per un solo istante e poi scoppiò a piangere e si gettò tra le braccia del nuovo venuto.

“Tayco!” singhiozzò.

 

E la nostra vita … Ovviamente cambiò in modo radicale. Io e Sulfus ci stabilimmo nella casa accanto a quella di Say, dove ora abitava anche Tayco.

Continuai a lavorare in pasticceria e presentai Sulfus alle gemelle, che lo presero a braccetto appena arrivò e furono entusiaste di dargli il benvenuto.

Notarono un tatuaggio sul suo braccio e vollero sapere tutta la storia: era un cuore con l'aureola, le corna e la coda, diviso a metà tra bianco e nero.

Sulfus disse che era un sogno che aveva fatto e che gli era rimasto a tal punto impresso da trasformarlo in tatuaggio; raccontò la storia di noi due da sempiterni, la nostra vera storia.

Le gemelle furono felici per il lieto fine che Sulfus raccontò loro.

Per tutto il racconto, non smise mai di guardarmi negli occhi e le gemelle, che lo notarono, ridacchiarono come scolarette per tutto il tempo.

La nostra vita da sempiterni … Be', era stata bella. Era stata il massimo che avremmo mai potuto sperare da Angels e Devils, ma era giunta al termine. Mai saremmo potuti rimanere un solo secondo in più.

L'unico rimpianto che avevo era solo di non aver salutato le mie amiche e di non aver ringraziato il professor Arkan per tutto ciò che mi aveva insegnato. La mia vita era stata bella grazie a loro.

Sia io che Sulfus riuscimmo a mantenere una parte dei nostri poteri: lui la possibilità di creare fiammelle a suo piacimento, e io di congelare le cose, ma di certo non sarei più riuscita a congelare laghetti d'estate, non fosse stato per il mio dono eterno.

Non ci avevo mai pensato, ma alla fine, quello che nel mio cuore avevo trovato durante il processo, era ciò che mi era rimasto. E l'avrei avuto per sempre, qualunque cosa accadesse.

Dal canto suo, Sulfus dimostrò di avere ancora un buon controllo sul fuoco, nonostante il cambiamento, ma si rifiutò di interagire con le piante, infastidendo Say.

Il suo dono eterno fu sconosciuto per giorni: non riusciva a muovere gli oggetti, non riusciva a volare o a fare nulla di particolare. L'unica cosa strana che denotai fu la sua fissazione per Dolly. E non parlo a caso di fissazione: Sulfus pareva terrorizzato dal mio gatto. Lo fissava per ore senza nemmeno distogliere lo sguardo, quando era nei paraggi.

Infine, me lo confessò come fosse una colpa: leggeva nel pensiero di qualsiasi creatura vivente.

Rimasi di stucco, perché era un potere degli Angels, ma, ripensandoci, non ne fui troppo sorpresa. Era sempre stato un gran osservatore ed era bravo a leggere le persone.

Mi rammaricai soltanto di qualche pensiero che avevo fatto, pensiero che avrei preferito gli fosse rimasto sconosciuto.

Le gemelle erano più felici che mai di averlo in cucina; gli facevano tutte le domande scomode a cui io non volevo proprio rispondere.

“Come vi siete conosciuti?”

“Cos'ha detto Raf quando le hai confessato di amarla?”

“Quando vi siete baciati per la prima volta?”
“Com'è stato?”

Sulfus mentiva, il più delle volte. Non poteva certo dire che il nostro primo bacio era avvenuto in cima ad una torre azteca per colpa di una Neutra delirante.

Dolly e io diventammo, per mia gioia, inseparabili e, purché rimanesse nella sua cuccia e non entrasse in cucina – i peli di gatto nel cibo non piacevano a nessuno – le gemelle permisero che la tenessi con me al lavoro.

Non riuscivo più a far volare le cose in giro per la cucina e usavo il ghiaccio per farlo, ma Sara e Suze non ne furono dispiaciute. Anzi, dissero che quel “gradevole tocco invernale” dava alla cucina un che di grazioso. Ormai, cristalli congelati pendevano dagli armadietti della cucina.

Quel giorno era un mercoledì. Sulfus stava leggendo il giornale, seduto lì vicino, e le gemelle brontolavano riguardo alla scarsa qualità della farina.

“Raf, ci sono delle persone che chiedono di te, di là.”

Bloccai le mie mani a mezz'aria. Ero alle prese con le decorazioni di una torta alla panna che andava in vetrina.

“Arrivo.” dissi a Ruby, che aveva socchiuso la porta per dirmelo. Chi conoscevo in quella città a parte Ellie, Johnny, Say e Tayco?

Sulfus mi lanciò un'occhiata interrogativa e io alzai le spalle, perplessa. Mi diedi un'occhiata allo specchio; non volevo uscire coperta di farina, un'altra volta.

Sui miei capelli neri risaltava un po' di zucchero, e lo tirai via. Sorrisi al ricordo di Sulfus che faceva svariati complimenti ai miei nuovi capelli. Diceva che mi rendevano più simile a lui.

In quanto vera umana, avevo addirittura accettato di farmi fare un tatuaggio, ma non sapevo quale scegliere e non ero poi così impaziente che un ago mi perforasse la pelle.

Uscii e quasi feci un balzo dallo spavento: tutti, tutti i nostri amici erano lì, in forma umana, la professoressa Temptel e il professor Arkhan compresi.

Uriè lanciò uno strillo e mi si buttò tra le braccia ridendo.

“Oh, Raf, ma che hai fatto hai capelli?” strillò. E poi fu la volta di Dolce e di Mikie, che invece apprezzarono moltissimo i miei nuovi capelli.

“E dov'è Sulfus?” chiesero i Devils.

“Vado a chiamarlo!” risposi, sparendo in cucina.

“Sulfus!” lo chiamai, consapevole di avere gli occhi luminosi e di sembrare sul punto di scoppiare dalla felicità.

Il diretto interessato mi fissò per un istante, poi scattò in piedi e mi accompagnò nel locale.

La sua faccia fu … Be', impagabile.

Erano tutti felici di vederci e arrossii quando raccontarono che tutta la nostra storia – il processo e il resto – era finita sui giornali dei Devils e degli Angels.

Le gemelle si presentarono, felicissime, ai nostri amici e ai professori. Suze e Sara si fecero chiamare anche da loro signora 1 e signora 2 e in cuor mio mi domandai sinceramente perché lo facessero. In realtà, l'avrei saputo molti e molti anni dopo.

Le gemelle non volevano che nessuno conoscesse il loro vero cognome. Chi avrebbe mai sospettato che fossero tra le signore più ricche del mondo, e che il loro immenso patrimonio fosse così ben celato? Certo che non lavoravano per i soldi!, pensai tra me quando lo scoprii.

Rimanemmo con loro fino a tardi e solo allora, andando in cucina, riuscii a stare un po' da sola con Uriè. Con le altre stavo bene, ma conoscevo lei da più tempo e avevamo sempre avuto un legame speciale.

“Allora, Raf.” mi sorrise, mentre le porgevo una tazza di tè. “Cosa ti è successo negli ultimi mesi?”

Feci un bel respiro e le raccontai tutto. Glielo dovevo.

“Ma davvero!” esclamò lei, infine. “Questa storia ha dell'incredibile, lo sai?”

Ridacchiai.

“E tu, invece?”

Uriè bevve un sorso di tè, pensierosa.

“Uhm … Sai, all'inizio non ho pensato granché non vedendoti più, ma mi sono preoccupata quando ho visto che Sulfus era a scuola. Si fa per dire, visto che quest'anno ha saltato tutte le lezioni: era come impazzito”

Mi morsi il labbro.

“Ho iniziato a pensare che doveva esserti successo qualcosa di grave e così ho cercato di parlare con Sulfus, per capire se sapeva che fine avevi fatto.” fece una smorfia. “Era infuriato, ma non sapeva nulla su di te. Ha detto di averti cercata più o meno in tutte le cittadine della costa … Sapeva che ti piaceva il mare. Per un po', l'ho accompagnato nelle ricerche, ma quando ho visto che non ne cavavamo niente di buono, ho pensato fosse meglio lasciar perdere, perché probabilmente tu non volevi farti trovare.”

Sospirai.

“Hai fatto bene, come sempre.”

Uriè mi sorrise di rimando, grata che fossi d'accordo con lei, e per un attimo rimanemmo in silenzio.

“A proposito, Raf,” disse ad un certo punto, “volevo parlarti di una cosa da un po' ...”

Alzai lo sguardo, incuriosita, e la vidi arrossire. Quando successe, per poco non mi cascò la mascella dalla sorpresa.

“Non mi dire ...” mormorai.

Uriè arrossì ancora di più.

“Ecco io … Avrei … Trovato un ragazzo ...”

La mia sorpresa quando mi ritrovai davanti Luke, dite? Impagabile. Lui e Uriè si erano conosciuti a un corso di volo e avevano cominciato a frequentarsi.

Che dire? Potevo solo essere felice per loro, come loro lo furono per me e Sulfus. Si vedeva che, qualunque cosa fosse lì sotto sepolta, sarebbe presto affiorata e, con un pizzico di fortuna, si sarebbe trasformata nella base solida che era l'amore.

I nostri amici dovettero salutarci, così come gli insegnanti: i sempiterni non potevano stringere rapporti troppo stretti con gli umani e, purtroppo, era ovvio che ci saremmo rivisti ben poche volte, forse nessuna.

Il professor Arkhan mi fece le sue congratulazioni prima di congedarsi.

Solo Uriè ebbe qualcos'altro da aggiungere.

“Raf … Senti … Cabalé mi ha detto che Sulfus le ha detto, sai in un momento di … Credo disperazione, che se fosse riuscito a trovare il modo per stare con te … Ti avrebbe chiesto … Lo sai no? Un anello, vestito bianco ...”

Sentii il mio viso impallidire.

“Mmh, Uriè credo che possa essere possibile solo … In un futuro molto lontano.”

Io e Sulfus eravamo già pronti per una cosa simile?

Uriè alzò le spalle e mi abbracciò per l'ultima volta.

E la nostra vita proseguì.

Proseguì senza interruzioni, e con qualche bella sorpresa, come l'invito che ci ritrovammo nella buchetta della posta:

Ellie e Johnny vi invitano al loro matrimonio …

“Dobbiamo assolutamente andarci.” mormorò Sulfus abbracciandomi da dietro e baciandomi sulla guancia.

Sentii un brivido lungo la schiena; non ero abituata a stare così vicina a lui senza sentirmi in colpa.

Mi voltai lentamente e quando incontrai i suoi occhi, finalmente felici, mi sentii sciogliere.

Ci baciammo, un bacio tenero, adorante, che mi parve durare all'infinito, finché avemmo fiato.

Ridacchiando, rientrai in casa con lui. La primavera era arrivata e le giornate erano più calde del solito. Anche Tayco e Say l'avevano apprezzato.

Quella sera eravamo a cena da loro.

Sorrisi a Sulfus, che si sedette sul divano con Dolly in grembo e mi fece cenno di venire vicino a loro. Se la nostra vita fosse davvero continuata così, allora avrei accettato anche sei matrimoni con Sulfus in sei stati diversi, pur di stare con lui.

Spazio autrice: e, come dice la citazione all'inizio, sono felice di aver scritto questa storia, che in fondo è come un viaggio per tutti coloro che l'hanno letta. Fairy Oak è stata la mia favola preferita e le ho sempre dedicato le ultime citazioni della maggior parte dei racconti ... Se vi sentite ancora in vena di favole, quella è una delle migliori.
Per il resto, non ho proprio nulla da scrivere, ma se volete trovarmi ancora e se amate le storie d'amore, ne vorrei scrivere una su Peter Pan e Wendy ... Intanto grazie per esserci state con Angel's Friends, la prima storia d'amore che mi ha davvero preso il cuore!
Saluti a tutte voi, e ricordate che i migliori rifugi sono sempre le pasticcerie ... Dopotutto, chi è che non sorride mangiando uno splendido dolce dopo una pessima giornata?
Baci,
Piuma_di_cigno.

   
 
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