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Autore: Kaleido_illusion    02/07/2015    2 recensioni
Chi non conosce l'indie horror di Ib?
Ma tu lettore, se sei tra quelli che non lo conoscono o volgiono saperne di più, ti invito a leggere delle avventure di Ib, un adolescente, e Garry che per errore o un desiderio espresso e non mantenuto, entrano in un mondo artificiale fatto di pittura e tristezza, popolato da esseri che non dovrebbero esistere, ma che hanno trovato la vita grazie ad un eccellente pittore visionario, Weiss Guertena.
Immergetevi insieme ai protagonisti nell'arte!
Buon proseguimento ...
Genere: Horror, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: Spoiler!
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°° Prelude °°

 

I pittori si sa, mettono nelle loro opere, mescolati a i colori e alle sfumature, tutti i loro sentimenti, le loro impressioni ed i loro desideri più nascosti. Lo stesso era toccato a Weiss Guertena, uno tra i più visionari e geniali artisti di tutti i tempi. Nato e cresciuto in un piccolo paese sperduto del nord, aveva iniziato sin da piccolo a coltivare l’amore per l’arte, facendolo diventare ben presto un lavoro a tempo pieno e successivamente l’unico scopo della sua esistenza. Passava ore, giorni, a volte mesi quando dipingeva quadri più complessi e dalle dimensioni assurde, senza staccare un attimo il pennello dalla tela, imprimendo tutto sé stesso nei colori e soggetti. Ma la pittura non era il suo unico campo, si destreggiava anche nella scultura e installazioni più moderne e di difficile comprensione. Creava di tutto, anche su commissione, e ben presto passò il tempo e la sua giovinezza venne perduta. Si accorse troppo tardi di aver donato la sua essenza a qualcosa di artificiale e inanimato, perdendo per sempre l’occasione di costruirsi una famiglia, ma non perché non fosse piacente, anzi i suoi capelli biondo platino e gli occhi azzurri come laghi di montagna lo facevano assomigliare ad un arcangelo, ma il colorito grigiastro ed il viso smunto per le troppe volte di digiuno, l’avevano messo in cattiva luce con l’altro sesso. Inoltre le donne non vedevano di buon occhio la sua ossessione per la pittura ed i suoi ritiri forzati nello studio, degni di un monaco di clausura. Non si fece scoraggiare, usò la sua arte per crearsi un mondo che l’avrebbe accettato con tutti i suoi difetti e ossessioni. Fu l’impresa di una vita, in tutti i sensi. Prima si costruì una schiera di donne bellissime dai lunghi capelli ed avvolte in sontuosi abiti, che gli ammiccavano dalle pose ispirate alla “ Monnalisa”, poi una serie di quadri minori, fino alla statue di persone senza volto e nome. Ma ancora non bastava, gli mancava la cosa fondamentale: un erede. La questione era assai tormentosa e snervante. Era sempre in dubbio e non sapeva  decidersi su domande basilari. Sarebbe stato un maschio o una femmina? gli doveva somigliare? Quale sarebbe stato il suo nome?
Passò mesi a scervellarsi su queste domande e mille altre di carattere tecnico, come la luce i colori, il vestiario e altro… finché un giorno, l’illuminazione venne da sola e guidò le sue mani esperte e segnate da anni di conoscenze con acidi e solventi. La dipinse un bel giorno di primavera, sotto un albero frondoso del giardino sul retro dove vi era un cespuglio di rose gialle come limoni, mentre il vento faceva ballare i fiori appena sbocciati in un lento e dolce valzer.
“ Un momento perfetto per creare” pensò commosso.
Rimase seduto al suo posto senza mangiare né bere fin tanto che l’opera non fu finita nella tarda serata; solo allora smontò tutto e rientrò in casa sfinito ma orgoglioso della sua creatura. Non avrebbe potuto essere più perfetta di così ed era la sua gioia e fonte di ritrovata contentezza. Da allora i poi non se ne separò mai, la portava ovunque, e quando i suoi viaggi glielo impedivano era come se gli strappassero  un pezzo della sua voglia di vivere. Tuttavia tornava sempre da lei, profondendosi di scuse e lacrime per averla abbandonata, portandole sempre dei regali per farsi perdonare. Ora erano un blocco da disegno, ora una bambola di pezza, altre dei pastelli che deponeva accuratamente davanti al quadro. In questo periodo la sua arte, definita poi del tardo Guertena, fu la più prolifica ed ispirata. Purtroppo tutte le cose arrivano ad una fine ed anche i momenti felici svanirono, perché Guertena agognava sempre di più quel contatto figliale che la tela non poteva dargli. Allora cercò in lungo ed in largo un metodo per portare alla vita quello che era inanimato. Si rivolse a chiunque avesse esperienza e conoscenze di arti magiche, ma a nulla valsero i suoi sforzi e dovette tornare a casa, più disperato di prima e con i primi segni di una malattia incurabile.
Sembrava che ormai tutte le speranze lo avessero abbandonato, quando una lettera allegata ad un pacchetto avvolto in carta di giornale, gli arrivò da un corriere che sparì come era venuto. La semplice busta conteneva un bigliettino con poche frasi.

 

Caro Weiss,

mi è giunta voce della tua ricerca infruttuosa e di quanto questo ti affligga. Perciò sentendomi vicino alla tua causa, ho deciso di condividere con te il mio più prezioso segreto. Ti invio insieme a questa missiva un vasetto il cui contenuto dovrai spalmare su ciò che ti è caro. Prima però dovrai creare un’opera, una veduta di un mondo, fatto a posta per gli abitanti che vorrai farci vivere ed attraverso di esso potrai incontrarli. Ma ricorda il risultato di tutto dipenderà da cosa esprimerai nel tuo capolavoro.
 

Confido in te,

 con affetto, un caro amico.

 La gioia che provò Guertena fu indescrivibile, sembrava che per la ritrovata speranza il cuore potesse esplodergli dal petto. Non si chiese mai chi era il benefattore, né come facesse a conoscerlo o ad averlo trovato, non gli importava nemmeno. Ringraziò a squarcia gola il misterioso mittente e si fiondò subito nel suo nuovo obbiettivo.
Ordinò una tele di dimensioni mai viste e si mise all’opera. A parte il ritardo nella consegna, nulla avrebbe più fermato la sua foga, nemmeno i pochi amici rimastigli e che da tempo gli rimproveravano la trascuratezza e l’abbandono in cui viveva.
 La terminò con l’ultimo briciolo delle sue forze e riuscì ad applicare il liquido trasparente che aveva ricevuto in dono, quando purtroppo la malattia lo stritolò tra le sue grinfie affilate e implacabili. Era davvero frustrante per l’autore, proprio ora che il suo desiderio stava per essere esaudito, perché il male che lo colpiva lo costringeva a letto, tenendolo lontano dai suoi amatissimi quadri, e soprattutto dal suo prediletto.
<< Adesso come farò a venire da voi?!?>> si chiedeva l’uomo in ogni istante di lucidità che si accendeva in lui tra un eccesso di febbre e l’altro. A Guertena sembrava che ogni qual volta ponesse nuovamente la domanda, il suo beneamato quadro, sembrasse un pochino più triste ed a quel faccino non poteva trattenersi dal promettergli che un giorno l’avrebbe raggiunto. Cercò in tutti i modi di raggiungere la tela principale nascosta nello studio al piano di sotto, tuttavia le infermiere che l’assistevano, inviate dal comune, lo riportavano prontamente a letto.
Alla fine, tra sforzi andati a vuoto e la disperazione più nera, arrivò il suo ultimo giorno in questo mondo e con le ultime forze che gli restavano, espresse un unico ed intenso desiderio, ovvero che le sue opere potessero trovare qualcuno che le avrebbe conosciute ed amate come aveva fatto lui con ogni pennellata che le aveva dato vita, e avrebbe varcato quel confine che a lui era stato negato. Quel desiderio riuscì a raggiungere le sue creature che gli promisero di mantenere la sua volontà, aspettando la sua venuto o padroni idonei.
Una volta spirato la casa del pittore venne chiusa e venduta all’asta con tutte i quadri che racchiudeva e solo dopo anni quando un maniate amante dell’arte comprò il podere, venne riportata alla luce la preziosa collezione. L’uomo, riconoscendo il genio dietro a quelle pennellate esperte, forgiate da mille e passa opere, decise di mostrare al mondo quelle meraviglie tanto a lungo custodite nell’ombra, organizzando mostre e gallerie in onore del grande maestro Guertena.   
   
 
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