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Autore: Shainareth    02/07/2015    6 recensioni
Ero consapevole che Ambra meritasse tutti quegli insulti, e forse anche qualcuno di più, visto il modo poco amabile in cui era solita comportarsi con gli altri – ed io per prima ne sapevo qualcosa. Tuttavia, non potevo non immedesimarmi in lei e non provare la sua sofferenza: anch’io ero innamorata, e se Kentin avesse avuto per me le stesse parole che ora stava pronunciando contro Ambra… beh, probabilmente mi sarei sentita morire.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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RIVALI - CAPITOLO PRIMO




«Che cavolo stai combinando, qui?!» Colta in flagrante, Ambra sussultò e lanciò un urlo strozzato, voltandosi di scatto nella mia direzione.
   Ero arrivata presto, quella mattina, perché sapevo che alla prima ora, purtroppo, avremmo avuto ginnastica. Non amavo quella materia perché, come ho già avuto modo di dire in altre occasioni, io e tutto ciò che concerne la sincronia del corpo e dei movimenti siamo in perfetta antitesi – senza contare la mia atavica pigrizia. Proprio per questo, cercando almeno di sforzarmi a fare le cose per bene, mi ero presentata a scuola prima del solito, cosicché avrei potuto passare più tempo nello spogliatoio, facendo opera di convincimento su me stessa che, ehi!, la ginnastica fa bene al corpo e allo spirito!
   Era stato mentre mi stavo trascinando svogliatamente verso la palestra che avevo scorto in lontananza la figura di Ambra, che si aggirava sola e in sordina nei pressi degli spogliatoi. La prima cosa che mi era venuta in mente, vedendola, era stata che di certo aveva qualcosa che le frullava per la testa, una qualche idea malsana che si sarebbe ripercossa su qualcuno che non le andava a genio – quasi sicuramente io. Guardinga, avevo ritrovato in un attimo tutta la vitalità della mia adolescenza e l’avevo pedinata cercando di non farmi scoprire, senza però immaginare che quella disgraziata si fosse introdotta proprio dove non avrebbe dovuto: lo spogliatoio maschile.
   Essendo una gran bacchettona, mai mi sarebbe saltato in testa di fare una cosa del genere. A tutt’oggi, in effetti, mi chiedo cosa diamine avessi bevuto quella volta in cui mi ero nascosta lì dentro per sbirciare Lysandre e vedere finalmente il tatuaggio che aveva sulla schiena; che poi questo non era accaduto perché avevo beccato invece Nathaniel è un altro paio di maniche sulle quali preferirei non soffermarmi oltre.
   Dicevo, Ambra si era intrufolata nello spogliatoio dei ragazzi e subito l’avevo seguita per partito preso: guai a lei se avesse tentato di fare qualche scherzo di dubbio gusto a qualcuno dei miei amici. Peggio ancora sarebbe stato se avesse osato nascondersi lì per spiare uno di loro, magari proprio Kentin, visto che sapevo non esserle del tutto indifferente – anzi. Se solo ci avesse provato, penso che le avrei strappato a unghiate i bulbi oculari dalle orbite, come minimo.
   Si voltò a guardarmi con gli occhi chiari sgranati, la bocca socchiusa e il viso pallido. Solo quando si rese conto che ero soltanto io, la sua espressione mutò e la linea delle sue labbra si piegò verso il basso, mentre le sue sopracciglia bionde si corrucciavano con fastidio. «Pensa agli affari tuoi!» ribatté, senza scomporsi troppo.
   Mossi un passo oltre la soglia dello spogliatoio ancora deserto e lei, per nulla intimorita, mi voltò le spalle, riprendendo a guardarsi attorno. Mi fermai ad un paio di metri di distanza e tornai a chiedere: «Perché sei qui?»
   «Non lo immagini?» mi rispose con noncuranza, aggirandosi con fare interessato fra panche e armadietti. Onestamente no, proprio non riuscivo a capire cosa le passasse per la testa. I suoi occhi tornarono su di me e lei mi rivolse un lieve sorriso di scherno. «Non credere di essere l’unica ragazza intraprendente, qui…» Stavo ancora cercando di capire cosa volesse intendere con intraprendente, che continuò da sola: «Ora smamma, ho da fare e non mi va che tu veda Castiel mentre si cambia.»
   Dunque era andata lì per spiare Castiel? Ma davvero? Cercai di contenermi, benché una breve risatina fosse sul punto di sfuggire al mio controllo. Ambra mi guardò di nuovo con fastidio. «Se vuoi vederlo nudo, affar tuo», la rassicurai, scrollando le spalle. «Ma non posso lasciare che tu rimanga qui a spiare anche gli altri», m’impuntai, incrociando le braccia al petto.
   «Degli altri non mi importa», rispose lei con aria di sufficienza, agitando svogliatamente una mano a mezz’aria. «Lo sai che miro solo a Castiel.»
   «Mh», mugugnai, stizzita da tanta ipocrisia. «Allora perché baci ragazzi a caso e poi gli chiedi anche di mettersi con te?» Di nuovo il collo di Ambra scattò di lato e lei si girò a guardarmi con espressione sorpresa e indignata a un tempo: forse era davvero lì soltanto per Castiel, ma non avrei lasciato che anche Kentin e gli altri ci andassero di mezzo.
   Aprii la bocca per aggiungere altro, ma un brusio lontano mi costrinse a tacere. Ambra ed io ci guardammo spaurite per qualche istante, prima di realizzare la verità: i ragazzi si stavano avvicinando allo spogliatoio e, se ci avessero beccate lì, non avremmo saputo come giustificare la nostra presenza. O meglio, io forse sì, se avessi dato la colpa a quella poco di buono della nostra compagna di classe; rimaneva però il fatto che sia Nathaniel che Kentin sapevano di quella mia vecchia sortita in quello stesso posto e… beh… mi avrebbero creduta innocente una seconda volta?
   «Svignamocela!» sussurrai ad Ambra.
   «Te lo scordi!» rimbeccò lei a bassa voce. «Sono ad un passo dal mio obiettivo, perciò non mi farò sabotare da te!»
   «Col cavolo che ti lascio qui a fare i tuoi porci comodi!» m’incaponii, avanzando verso di lei a grandi e decise falcate e afferrandola per un braccio.
   «Lasciami!»
   «No! Vieni via, prima che ci scoprano!»
   «Vattene, mi stai ostacolando!»
   Quel botta e risposta si protrasse ancora per qualche secondo, durante il quale la situazione degenerò al punto che quasi ci prendemmo per capelli. Quando però le voci dei ragazzi si fecero troppo vicine, fummo assalite dal panico e alla fine prendemmo d’istinto l’unica decisione possibile. No, non è vero, non era l’unica, ma di sicuro fu la più codarda del mondo: ci nascondemmo insieme in uno degli armadietti aperti e non usati da nessuno, stringendoci come sardine. La cosa più sconvolgente di tutte, comunque, fu che, a causa delle tette che Ambra mi spiaccicò suo malgrado addosso, mi venne quasi da ridere: se Castiel ci avesse viste in quel momento, avrebbe persino potuto cambiare idea su noi due pur di proporci una cosa a tre.
   «Chi ha lasciato la porta aperta?» La voce di Alexy risuonò chiara e forte all’interno dello spogliatoio, costringendoci quasi a trattenere il respiro per paura che potesse udirci.
   «Qualcuno che ieri andava di fretta, forse», scherzò suo fratello.
   Nell’oscurità in cui ci trovavamo io e Ambra, per non parlare della posizione, non ci era concesso di vedere nulla; per cui mi stupii un po’ nel sentire Nathaniel intervenire nel loro discorso appena iniziato. Era arrivato lì con i gemelli oppure si erano ritrovati davanti alla palestra soltanto per caso? «No», cominciò, «sono certo che ieri fosse chiusa. È più probabile che qualcuno sia venuto qui stamattina, prima di noi.»
   Sentii il respiro di Ambra nell’orecchio e poi le seguenti parole, appena sussurrate: «Non azzardarti a guardare mio fratello.» Sospirai pesantemente, ma non risposi, trovando inutile correre il rischio di farci scoprire. Oltretutto, se proprio avrei dovuto essere onesta, avevo già visto Nathaniel a torso nudo in due occasioni e, in una di queste, lo avevo persino sorpreso con i soli boxer addosso. Sarei una bugiarda a dire che non fosse appetibile, anzi, ma quando me lo ero ritrovato davanti avevo pensato a tutto meno che a sbirciargli sotto la cintola – con tutta quella faccenda delle percosse che subiva da suo padre, di certo ero più concentrata sui suoi lividi.
   «Ehm… Alexy?» tornò a parlare proprio lui. «Potresti smetterla di guardarmi in quel modo?»
   «In quale modo?» s’interessò di sapere l’altro, con quel tono scanzonato tipico di chi sa perfettamente di cosa stai parlando, ma finge di non capire.
   «Mi metti a disagio», replicò Nathaniel, cercando di essere diplomatico. Mi morsi il labbro inferiore per non ridere; per lo meno, potevo riconoscere ad Alexy di avere bei gusti.
   La porta tornò a ruotare sui cardini, a testimonianza che doveva essere stata precedentemente chiusa da uno dei tre ragazzi appena arrivati e ora raggiunti da Kentin, la cui voce allegra augurò il buongiorno a tutti. Afferrai istintivamente Ambra per i capelli, strappandole un guaito di dolore che per fortuna venne coperto dalle chiacchiere degli altri, e la costrinsi a tenere il volto contro la mia spalla: se solo avesse osato respirare in direzione delle fessure dell’armadietto in cui ci eravamo rifugiate, avrei minacciato di spezzarle l’osso del collo.
   «Vederti nell’ora di ginnastica è sempre una gioia per gli occhi», esclamò Alexy di punto in bianco. Immaginai senza troppa fatica che si stesse riferendo proprio a Kentin ed io ruotai le pupille verso l’alto, invidiando non poco la sua fortuna.
   «Oh, piantala», borbottò l’oggetto del nostro desiderio, mentre Armin sghignazzava e Nathaniel tirava un sonoro sospiro di sollievo.
   «Meno male che sei arrivato», gli scappò detto.
   «E dire che ero venuto a scuola presto proprio per evitare che accadesse questo», ribatté Kentin, contrariato. «Fossi rimasto a letto più a lungo…»
   «Che uomo crudele!» protestò Alexy, fingendo indignazione.
   «Guarda che lo sapevi già che lo avrebbe fatto», lo smentì subito suo fratello, con un sonoro sbadiglio. «Ecco perché stamattina mi hai costretto alla levataccia, accidenti a te…» svelò, mentre l’altro iniziava a ridacchiare divertito e Kentin, di riflesso, lo mandava poco gentilmente al diavolo.
   Passarono alcuni minuti, che a me e ad Ambra sembrarono un’eternità per via dell’aria viziata e del caldo, ed i ragazzi continuarono a scherzare e a parlare di frivolezze varie, ma anche di scuola e di compiti – argomento introdotto da Nathaniel, che però venne accantonato in fretta da Armin.
   «Vado», disse il primo, evidentemente ormai pronto per l’ora di ginnastica.
   Quasi non finì di dirlo che la porta si aprì ancora e per un breve attimo scese un silenzio talmente denso che fui assalita dalla sensazione che, se avessi allungato il braccio oltre l’anta che mi separava dai ragazzi, avrei potuto toccarlo con mano.
   Fu Alexy a romperlo, col suo solito modo di fare spigliato e socievole. «Tutti mattinieri, oggi?»
   «A quanto pare, sì», rispose cordialmente la voce di Lysandre. «È la prima volta che ci ritroviamo a cambiarci tutti insieme, vero?»
   «Non preoccupatevi, sto andando via», lo contraddisse Nathaniel con apparente gentilezza, benché nel tono da lui usato si avvertisse un lieve fastidio.
   Me ne domandai il motivo, ma tutto divenne chiaro non appena fu Castiel a parlare. «Di già?» esordì con fare canzonatorio. «Cos’è? Temi confronti?»
   Strinsi le labbra, mal sopportando tanta arroganza. Quanto ad Ambra, invece, dopo essere stata stranamente zitta e buona per tutto il tempo, tornò a dare segni di vita, cercando di alzare il capo e di sbirciare oltre le fessure dell’anta. Le tirai di nuovo i capelli e lei cominciò a pizzicarmi per farmi mollare la presa, invano.
   Distratta com’ero, non riuscii a carpire la risposta di Nathaniel, ma mi parve di intuire che fosse rimasto nello spogliatoio. Sentii Armin e Castiel parlare fra loro e anche Kentin e Lysandre si scambiarono alcune chiacchiere, che però andarono a sovrapporsi a quelle degli altri, così che non fui capace di ascoltare alcunché. Almeno fino a che Alexy non si lasciò andare ad un’esclamazione ammirata che, se a me fece quasi scoppiare a ridere, ridusse nuovamente gli altri al silenzio e riuscì nell’impresa di far star buona Ambra – forse per via dello shock causato dalle parole appena udite.
   Castiel cercò di mantenere il sangue freddo, nonostante tutto. «Se tu fossi stata una ragazza, saresti stata fin troppo diretta.»
   «E sarebbe stato un male?» s’interessò di sapere Alexy.
   «Dipende», tergiversò l’altro.
   «Da cosa?»
   «Anzitutto dalla misura del tuo reggipetto.»
   Nathaniel e Kentin sbuffarono, Armin si lasciò andare ad una risatina divertita. «No, seriamente», riprese Alexy. «Qual è il tuo ideale di ragazza? Mi era parso di capire che quella vecchia compagna di classe di Kentin e Aishilinn stuzzicasse la tua fantasia. Ti piacciono quelle così?»
   Lo avevo notato anch’io, sinceramente, ma la cosa non mi aveva sorpresa più di tanto, visti i discorsi sulle donne che Castiel mi aveva fatto di tanto in tanto, in passato. Al contrario, mi ero permessa di stupirmi vagamente per l’interesse mostrato anche da Armin nei confronti di Laeti.
   «Chi è questa battona?!» mi sentii chiedere con foga sussurrata da Ambra. Come darle torto?
   «Non mi ricordo di questa tipa di cui parli», stava rispondendo frattanto Castiel.
   Fu Kentin a venirgli stranamente incontro. «Mora, frivola ed invadente.»
   «Ce ne sono a migliaia, di ragazze così», gli fece notare l’altro.
   «Ha decine di fermagli fra i capelli e, se ti reputa passabile, ti adula fino a che non le concedi i tuoi favori», fu più preciso il mio migliore amico, non curandosi di nascondere un certo disgusto nel tono della voce. «Venne qui il giorno della recita.»
   «Tettona?» fu la domanda definitiva di Castiel. Kentin rispose con un verso svogliato e lui rise. «Okay, comincio a ricordare. Con piacere, anche.»
   «È davvero riprovevole badare soltanto alle apparenze», lo rimbrottò Nathaniel, mostrando tutta la propria contrarietà al riguardo.
   «Non è certo un requisito fondamentale», si difese prontamente Castiel, con fare spensierato, «però se porta una quarta, tanto meglio.»
   «E allora perché non dài una chance alla reginetta del liceo?» lo prese in giro Armin, inducendo Kentin a fingere un conato. Ambra trattenne il respiro e, forse per empatia, lo feci anch’io.
   «Non sono così masochista, grazie», fu la risposta decisa che seguì quella domanda. Avvertii la presa della mia compagna di classe farsi più serrata attorno al mio braccio.
   «Ammetti però che è una bella ragazza», s’intromise Alexy.
   «Anche Aishilinn ha un bel culo, ma non per questo vorrei farmela.» Tirai un sospiro di sollievo, cercando di non far caso alle proteste che seguirono da parte di Kentin e di Nathaniel. Era adorabile che volessero prendere le mie difese, però anche Castiel fu del mio stesso avviso. «Oh, calma! Ho detto che non mi interessa e mi assalite così? E se fosse stato il contrario, allora?»
   «Se fossi meno esplicito nell’esternare i tuoi pensieri, forse gli altri la prenderebbero più alla leggera», si permise di intervenire pacatamente Lysandre, placando all’istante ogni istinto bellicoso all’interno della stanza.
   «In ogni caso, non mi pare di aver detto nulla di male.»
   «Vado, è meglio», disse a quel punto Nathaniel, tornando forse ad imboccare l’uscita dello spogliatoio.
   Quando sparì oltre la soglia, Castiel si lasciò andare ad uno sbuffo. «Quell’idiota ha i prosciutti sugli occhi, quando si tratta di sua sorella. E dire che un tempo neanche lui era tanto dolce di sale, nei suoi riguardi.»
   «Davvero?» fece Alexy, curioso come sempre.
   «E visto quel che è diventata, avrebbe fatto bene a continuare a tormentarla», continuò l’altro, incurante di esprimere il proprio pensiero ad alta voce, come gli aveva invece sconsigliato di fare il suo migliore amico. Dopotutto, perché avrebbe dovuto trattenersi? Castiel non aveva mai avuto peli sulla lingua e, di più, era cosciente del fatto che fossero davvero poche le persone al liceo che riuscivano a sopportare la presenza di Ambra – figurarsi ad essere sue amiche.
   «Non esagerare, adesso», tentò di nuovo di rabbonirlo Lysandre.
   «Non farmi la morale, visto che anche tu sei del mio stesso avviso.»
   «Ho solo detto che non approvo che dalla sua bocca escano soltanto cattiverie e che il suo modo di comportarsi nei confronti degli altri sia piuttosto infantile.»
   «È troppo viziata.»
   «Ed è arrogante, meschina e prepotente», convenne Kentin, prendendo parola e appoggiando eccezionalmente, ma giustificabilmente, Castiel.
   «Insopportabile», borbottò con scarso entusiasmo Armin, unendosi al coro. «Non avete idea di che incubo sia stare accanto a lei durante l’ora di scienze.»
   Quelle parole, che pure non furono rivolte a me, pesarono come macigni. Ne avvertii tutta la gravità, soprattutto perché, anche se non fiatava, Ambra aveva iniziato ad affondare le unghie della mano nel mio braccio. Non mi curai del dolore, non perché fossi particolarmente temeraria, quanto perché, sentendo tutto ciò che i ragazzi avevano da dire contro di lei, fui assalita di nuovo da quella stessa pena che avevo provato nei suoi confronti quando la sua famiglia si era sfasciata. Oltretutto, potevo solo immaginare quanto dovesse essere frustrante, per lei, dover rimanere ferma e zitta accanto a me, senza avere neanche la libertà di potersene andare o protestare per quanto stava accadendo. Di più, era umiliante sentirsi respinta in quel modo proprio dal ragazzo di cui era innamorata – e anche da quello per cui aveva una vaga infatuazione.
   Non vorrei apparire ipocrita, dicendo ciò. Ero consapevole che Ambra meritasse tutti quegli insulti, e forse anche qualcuno di più, visto il modo poco amabile in cui era solita comportarsi con gli altri – ed io per prima ne sapevo qualcosa. Tuttavia, non potevo non immedesimarmi in lei e non provare la sua sofferenza: anch’io ero innamorata, e se Kentin avesse avuto per me le stesse parole che ora stava pronunciando contro Ambra… beh, probabilmente mi sarei sentita morire.
   Ciò nonostante, ammirai la forza d’animo di lei e la compostezza con cui rimase in silenzio e immobile nell’armadietto insieme a me. Non si mosse neanche dopo che il discorso dei ragazzi iniziò a vertere su altro, mentre io ormai cominciavo a risentire della posizione scomoda e temevo che di lì a poco mi sarebbe venuto un crampo da qualche parte. Infine, i nostri quattro compagni di classe decisero che era ora di uscire e raggiungere la palestra, per cui mi concessi di tornare a respirare a pieni polmoni nonostante l’aria chiusa.
   Quando la porta dello spogliatoio si richiuse per l’ultima volta e tutt’intorno calò un silenzio definitivo, Ambra ed io attendemmo qualche istante prima di prenderci il lusso di venir fuori dal nostro nascondiglio. Lei quasi sfondò l’anta dell’armadietto, desiderosa com’era di recuperare la libertà perduta, e nella fretta per poco non perse l’equilibrio. L’afferrai per un braccio prima che crollasse sul pavimento e non appena si fu assicurata di avere le gambe salde a terra, si divincolò con un gesto brusco dalla mia presa. Mi fissò con espressione infuriata e serrò la mascella, senza però spiccicare parola.
   Non potei farne a meno: le rivolsi uno sguardo dispiaciuto. Questo contribuì ad alimentare la sua rabbia, tant’è che mi assestò uno schiaffo sul viso. «Non ho bisogno della tua compassione!» mi gridò contro con gli occhi lucidi, prima di correre fuori dalla stanza e lasciarmi lì, incapace di dire o fare alcunché.












Non era in programma. Semplicemente, era da un po' di giorni che mi ero ritrovata a parlare con altre utenti di Dolce Flirt di Ambra e di come, con tutta probabilità, dietro la sua maschera d'arroganza si nasconda in realtà una persona molto fragile - senza contare tutti i problemi che ha. Oltretutto non credo debba essere bello sentirsi continuamente respinte dalla persona che si ama, perciò non ho potuto fare a meno di dedicarle questa storia.
Ad essere onesta, avrebbe dovuto essere soltanto una shot e avrebbe dovuto concludersi qui. Poi, però, grazie soprattutto a Yutsu Tsuki, la cosa si è ingigantita ed ora eccomi qua alle prese con la mia prima long su questo fandom. Beh, long seria, intendo, ché l'altra non sarebbe neanche da considerarsi tale, vista la follia che mi prese nello scriverla, lol. XD Inoltre, a differenza di Riunione di classe, questa volta la storia è già pianificata a grandi linee e so perfettamente dove voglio andare a parare. L'unica cosa che vi chiedo è di portare pazienza perché, anche se sono piuttosto veloce a scrivere, ho pur sempre parecchi impegni (lavorativi e personali), quindi aggiornerò quando potrò (in ogni caso, non dovrete aspettare tempi biblici, vi rassicuro almeno su questo).
E questo è quanto, suppongo. Prima di concludere, però, vorrei ringraziare anche Marina Swift perché, senza rendersene conto, è stata la prima a darmi l'ispirazione necessaria per dedicare più attenzione al personaggio di Ambra.
Grazie a chiunque vorrà dedicare un po' del suo tempo a questa lettura. ♥
Shainareth





  
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