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Autore: SweetNightmare_14    03/07/2015    0 recensioni
"Tutt’attorno si muoveva, mentre noi cadevamo nella trappola dei colori dell’autunno, ma quel sentimento è rimasto ancorato lì, o da qualche parte dentro di noi. Perché io me lo ricordo ancora, mi ricordo ancora la mia mano stretta attorno alla sua, il suo sorriso e i suoi occhi dolci, il rosa del tramonto e quella sensazione di leggerezza che ci faceva sentire fragili e al contempo invincibili."
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Autumn rideva, i capelli rosso fuoco e la pelle caramellata, rideva, sulla panchina di legno ruvido, quasi grezzo, di fronte all’imponente tramonto sul lago.
C’era qualcosa di strano, quella sera, qualcosa di perfetto, forse la sfumatura delle nuvole, il modo in cui i colori si riflettevano sull’acqua, il silenzio surreale riempito solo dalle sue risate cristalline.
L’aria della sera era quieta, rosata, lievemente umida. Profumava di natura, una natura che non stava morendo ma si stava evolvendo, stava cambiando sotto i nostri occhi in migliaia di sfumature. È un odore indescrivibile e speciale, quello delle sere autunnali sul lago, un odore vivo ma dormiente, che ti fa venire voglia di chiudere gli occhi e lasciarti cullare.
Il suo sorriso brillava nella luce fioca, il tramonto sfumava all’orizzonte, le foglie cadevano in danze poetiche e tutto continuava, tutto continuava anche se quel sorriso mi sembrava incastrato nell’infinito e tutto m’appariva così immobile che mi chiedevo se mai quella sera sarebbe finita, se mai il sole sarebbe scomparso dietro l’orizzonte e se mai il sorriso di Autumn si sarebbe affievolito. Non che lo volessi. Per quanto mi riguardava, quello, proprio quello, doveva essere il mio per sempre: quei suoi occhi caldi, di un marrone che comprende il verde e l’oro e un tocco d’ambra e di luce.
Continuava a sorridere, mentre passeggiavamo sulla riva del lago, sole in quello che doveva essere un paradiso solo nostro. Le nostre dita si cercavano e si intrecciavano, i nostri sguardi si incrociavano e scappavano, timidi, o più che altro spaventati, intimoriti da quello che era, di quello che poteva essere. E come sarebbe stato. Avevamo paura.
Ma, intanto, fu quella magia a fregarci. Ma sì, quella magia, quella che conosciamo tutti ma che non sappiamo definire. La magia del tramonto, delle nuvole, del silenzio, la magia di quelle sere, quella che rende tutto perfetto, ti svuota la testa dai pensieri e ti fa sentire il cuore leggero, che se potesse volarsene via lo starebbe già facendo. E ciò che vola va dove vuole, e i nostri cuori lo sapevano bene dove volevano andare.
Nell’infinito di quell’attimo, ci baciammo, travolte da tutte le nostre emozioni ed incuranti di tutto il resto. Il mondo ci sembrava delicato e rosa come quel tramonto, avevo l’impressione che potevamo superare tutto, mentre le nostre labbra si incontravano.
Ma la magia non esiste, ogni trucco cela il suo inganno. Il cielo della sera infinita si sarebbe imbrunito, sarebbe scesa la notte, sbattendoci fuori dalla dimensione perfetta che avevamo trovato, ributtandoci là fuori, nella realtà. Quell’autunno era destinato a finire.
E poi le tempeste d’inverno, le allergie primaverili, la carneficina del sole battente, estivo.
Le cose cambiarono.
Le distanze si allungavano e quand’anche ci separasse un millimetro d’aria, quell’aria si tramutava in un muro insuperabile.
Cadere. Come le foglie d’autunno.
Ma, ripensando a quella sera, tutt’ora penso e spero che l’amore tra noi non sia mai cambiato, che siamo state noi a cambiare. Perché quando torno a passeggiare sulla riva di quel grande lago, mi rendo conto che sì, quel posto è davvero incastrato nell’infinito.
Tutt’attorno si muoveva, mentre noi cadevamo nella trappola dei colori dell’autunno, ma quel sentimento è rimasto ancorato lì, o da qualche parte dentro di noi. Perché io me lo ricordo ancora, mi ricordo ancora la mia mano stretta attorno alla sua, il suo sorriso e i suoi occhi dolci, il rosa del tramonto e quella sensazione di leggerezza che ci faceva sentire fragili e al contempo invincibili.
E ogni volta che incrocio, per caso, il suo sguardo, riconosco quegli stessi occhi di un tempo e credo nell’eterna magia dell’autunno.
  
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