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Autore: Child_of_the_Moon    03/07/2015    1 recensioni
E' passato ormai molto tempo da quando Miles Edgeworth e Kay Faraday si sono separati, intraprendendo strade differenti.
Tutto sembra procedere bene, entrambi conducono una vita normale nella propria città.
Ma forse vecchi sentimenti si risveglieranno nei cuori di ognuno, spingendoli a rincontrarsi.
Si innamoreranno davvero o è solo un'illusione?
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kay Faraday, Miles Edgeworth
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa è la prima Fanfiction che pubblico su questo sito e mi ci sono impegnata molto, spero perciò che potrete apprezzarla nella sua mediocrità.
Ringrazio anticipatamente chi la vorrà leggere, spero che sarete in tanti.
 
Uniti come scudo e alabarda
 
(Kay Faraday)
 
"Incontriamoci stanotte al lago Gourd: sarò lì per mezzanotte.
                                                               Edgeworth".
Lessi e rilessi quel biglietto che mi era stato recapitato quella mattina: non riuscivo a capire, mi ero appena alzata e la mia mente era ancora offuscata.
Rimasi lì, per interi minuti, a fissare quel piccolo biglietto di carta speditomi da Edgeworth, finché le parole non iniziarono ad accavallarsi le une sulle altre, guardandole.
-Edgeworth...?-mormorai in un lieve sussurro.
La persona che avevo aiutato durante le indagini e che non rivedevo da moltissimo tempo, aveva richiesto una sorta di "appuntamento"?
Essendo una ragazza avrei dovuto essere felice per ciò che mi era stato chiesto, ma ero abbastanza turbata all'idea di rincontrarlo.
Era una persona fantastica, ma forse era proprio per quello che mi sentivo così strana.
Da piccola mi ero presa una minuscola cotta per lui, ma niente di che: ero solo una bambina inconsapevole e dai modi infantili.
"Ma cavolo! Ora ho diciassette anni e lui ventiquattro, non posso farmi controllare dalla mia fragilità e iniziare a rivangare quel mio stupido passato!" pensai tra me e me, cercando di eliminare dalla mia testa qualsiasi cosa potesse ricordarmi quella piccola sbandata infantile.
Durante la giornata cercai di non pensarci troppo, di rimanere calma e di aspettare pazientemente l'arrivo di quella fatidica "ora X".
La mattinata e il pomeriggio passarono in un lampo, inesorabilmente.
Erano circa le 23:45.
Sapevo che da casa mia al lago Gourd ci sarebbe voluto un po', perciò decisi di incamminarmi lungo la strada.
Presi un cappotto abbastanza elegante, ma al contempo pesante e uscii di casa.
L'aria era pulita e fresca, tirava una leggera  brezza che accarezzava gentilmente i miei capelli neri a codino.
Mi sistemai un po' il fermacapelli a forma di chiave che avevo in testa, poi ripresi la mia passeggiata verso un qualcosa che mi faceva venire i brividi lungo la schiena al solo pensiero.
Non sapevo definire bene il concetto di "paura", ma mi sembrava una corsa verso l'ignoto; verso l'oscuro.
I battiti del mio cuore iniziarono ad aumentare al solo pensiero di quei capelli grigi, quegli occhi gelidi e quella giacca color magenta fiammante.
Mi strinsi forte nel bavero del mio caldo cappotto cercando un qualcosa come...
Un abbraccio...
Mi apparve un flash di Edgeworth.
Mi sentii scossa da forti tremori e scossi la testa violentemente per cercare di scacciare quell'immagine dalla mia mente confusa.
I lampioni lungo la via risplendevano di una luce leggermente opaca, potevo sentire le cicale cantare la loro libertà, ma lungo le strade tutto taceva: non una persona era visibile.
C'ero solo io, la sola che non fosse stata a dormire nel proprio caldo letto.
Tutto risultava spettrale e a dir poco inquietante, ma l'aria che si respirava era stranamente calma e tranquilla: due elementi chiaramente discordanti fra di loro, che però sembravano sposarsi bene a prima vista.
In cuor mio però, sapevo che quella tranquillità e pacatezza si sarebbero presto spezzate.
Arrivai finalmente al lago Gourd: deglutii e mi inoltrai nel bosco.
Gli alberi e i corrispettivi rami erano fittissimi e in più era buio: il tutto dava l'impressione di trovarsi in una foresta.
Ci volle un po' prima di riuscire a scorgere il brillio dell'acqua alla debole luce della Luna.
Mi feci strada tra il fitto dei rami e riuscii ad uscire: mi fermai un attimo ad osservare il lago di notte: esso risplendeva di un luccichio argenteo che il nostro satellite gli donava.
Le onde erano basse e calme, potevo sentire un debole rumore dato dall'acqua che stava oscillando, cullata dalle tondeggianti sponde del bacino.
Spostando lo sguardo altrove vidi una figura alta, scura e imponente stagliarsi di fronte al lago: era lui.
Mi avvicinai silenziosa, avevo un certo timore perfino nel fargli sentire la mia presenza.
-Edgeworth..- sussurrai timorosa.
Lui si voltò e mi venne incontro: stranamente potevo percepire una certa agitazione in lui, strano lui di solito rimaneva sempre calmo e compassato; non si lasciava mai trasportare troppo dalle sue emozioni.
Rimasi a testa bassa: non avevo il coraggio di guardarlo in volto.
Lui mi prese una mano e mi portò vicino alla riva del lago: non capivo cosa gli stesse prendendo, sussultai ma mi lasciai condurre da lui.
Improvvisamente si arrestò di colpo e si voltò verso di me, guardandomi intensamente.
-Edgeworth, c'è qualcosa che non va?- mormorai confusa.
Lui rimase immobile per qualche istante, che sembrarono secoli, poi..
Si mosse improvvisamente con uno scatto fulmineo e in pochi secondi ero stretta fra le sue braccia.
Mi prese un terrore improvviso, cominciai a tremare e gli occhi mi riempirono di lacrime.
Sentivo un nodo alla gola: volevo parlare, ma dalla mia bocca non uscì nulla se non un debole mugolio.
Però era stranamente piacevole: le sue braccia erano calde e la sua stretta mi pareva come materna.
Avrei potuto benissimo cercare di liberarmi o di divincolarmi, ma non ci riuscii.
Forse erano le mie forze a mancare, oppure forse non volevo che mi lasciasse andare.
Sentii un sussurrò all'altezza del mio orecchio:-Kay, da quando te ne sei andata qualche tempo fa...- fece una pausa -ho iniziato a sentire una specie di vuoto dentro di me, come un buco nero che risucchiava tutto ciò che trovava. Mi sentivo solo, ma non riuscivo a capire chi o cosa avesse scaturito in me quello che provavo. Ma poi ho capito che eri tu quando nei miei sogni apparivi tu, quando mi ritrovavo a mormorare sottovoce il tuo nome, quando in mente mi apparivi sempre tu: i tuoi capelli neri, i tuoi occhi verdi, le tue labbra..-.
Si mosse e mi sfiorò con il suo indice le labbra.
Io sussultai leggermente.
A quelle parole e a quei gesti, non riuscii più a trattenermi: fu così che grosse e calde lacrime cominciarono a sgorgare dai miei occhi verdi che risplendevano anch'essi dall'emozione.
Cominciai a singhiozzare, non riuscivo ad arrestare la fuoriuscita  delle lacrime: strinsi forte gli occhi cercando di fermarmi, ma invano.
Lui, mi prese forte le spalle e mi avvicinò a sé.
Io non capivo più niente: mi lasciai maneggiare con cura da quella persona, confusa.
Si abbassò un po' avvicinando il suo viso al mio: cercai di riaprire i miei occhi ormai appannati e quello che vidi fu scioccante.
Lui se ne stava lì, con un dolce sorriso stampato sulle labbra e con i nostri nasi che quasi si sfioravano.
Poi si avvicinò ancora e mi baciò sulle labbra.
Il mio cuore stava per esplodere e il mio torace si contraeva freneticamente.
Le nostre labbra si accarezzavano reciprocamente: erano proprio morbide le sue.
Ci staccammo.
Lui mi prese una mano, la baciò, fece un inchino e poi scomparve fra il fitto del bosco.
Io rimasi lì, sconvolta e agitata, poi qualcosa in me si mosse e presi a correre ad una velocità incredibile verso casa mia.
Ero spaventata, piangevo a dirotto: perché aveva reagito così? Perché mi aveva baciata?
Arrivata a casa ed entrata, sbattei la porta dietro di me provocando un rumore secco e assordante.
Corsi in  bagno, mi spogliai ed entrai nella doccia, con la speranza che un bel bagno caldo avrebbe potuto aiutarmi.
L'acqua scrosciava inesorabilmente sul mio corpo nudo: cercai di concentrarmi sul rumore che essa produceva al contatto con quest'ultimo, ma invano.
Quella scena continuava a riaffiorare più e più volte nella mia mente, in un loop infinito.
Mi stringevo nelle spalle e scuotevo la testa violentemente per dimenticare, ma non ci sarei mai riuscita.
Uscii dalla doccia e mi avvolsi in un morbido accappatoio.
Andai in camera mia e mi distesi sul letto; decisi di controllare l'ora: quasi l'una di notte, ma non avevo per nulla voglia di dormire.
Cercai di affondare di più nella stoffa spugnosa e calda dell'accappatoio, in cerca di conforto.
Mi asciugai e mi misi il pigiama, poi mi coricai.
 
(Miles Edgeworth)
"Forse non avrei dovuto farlo, forse sono stato troppo avventato nel darle addirittura un bacio "vero".
Ma ho capito che quella ragazza, la "Seconda grande ladra Yagatarasu", mi piace davvero.
Anzi forse questo non è una questione di "mi piace" o "non mi piace" come si fa fra adolescenti, ma di "vero amore".
Anche se neanche io so definirlo, però penso di amarla davvero Kay.
La mia Kay...
Però forse ho sbagliato davvero, ora ho paura: paura di non piacerle abbastanza, paura del suo giudizio.
Chissà cosa penserà ora di me...".
Questi pensieri continuavano a frullarmi in testa, non riuscivo a togliermi dalla testa il suo dolce visino spaventato.
Mi misi il pigiama e cercai di andare a dormire, ma nulla da fare.
I suoi occhi bagnati di lacrime continuavano a tormentarmi, come se mi volessero perseguitare.
Kay...
 
(Kay Faraday)
Quella mattina mi alzai presto: avevo un'idea in testa.
Sarei andata in procura.
"Edgeworth forse, ci è rimasto male ieri sera.. non mi sono comportata molto bene. Andrò a scusarmi con lui" pensai decisa.
Così, presa giacchetta e borsa, mi incamminai verso la procura, luogo dove Edgeworth lavorava.
La giornata era bella e soleggiata, gli uccellini cinguettavano contenti e allegri.
Mi sentivo agitata, chissà se avrebbe voluto rivedermi dopo ciò che era successo la sera prima.
Arrivata nel luogo prestabilito, presi l'ascensore e mi diressi al dodicesimo piano, dove risiedeva l'ufficio di Edgeworth.
I battiti del mio cuore cominciarono ad accelerare.
Esitante bussai alla porta del suo ufficio.
Si sentì un "Avanti" un po' nervoso provenire dall'altra parte.
Io, tremante, presi la maniglia, aprii la porta ed entrai.
Lui appena mi vide, quasi ebbe un collasso: era comprensibile dopotutto-.
Cercai di tagliare corto:-Senti Edgeworth, sono venuta qui solo per scusarmi del mio comportamento poco rispettoso nei tuoi confronti. So di averti fatto soffrire non mostrandoti i miei sentimenti apertamente e me ne vergogno tanto. Scusa ancora- accennai un inchino e feci per andarmene, quando qualcosa mi afferrò il polso.
-No, non andartene! Devo parlarti: tu mi sei piaciuta fin da quando decidesti di aiutarmi con le indagini, ma non ebbi mai il coraggio di confessarti ciò che provavo per paura del tuo giudizio. Ti prego credimi, io ti amo, Kay Faraday..- sussurrò Edgeworth accarezzandomi una guancia.
Ora avevo capito...
Edgeworth era innamorato di me e anche io lo ero.
Quella che fino a poco tempo fa avevo creduto solo una piccola cotta infantile, si era rivelata essere vero amore.
Il mio cuore batteva forte e sentivo le guance accendersi di un rossore fortissimo.
Lo abbracciai forte, quasi come a volerlo stritolare: mi sentivo un'idiota per aver chiarito i miei sentimento così tardi.
Cercavo di affondare il mio viso il più possibile nella sua giacca, cercavi di fargli sentire ciò che anche io provavo.
Edgeworth prese di nuovo a parlare, passandomi una mano tra i capelli:-Kay, sai una cosa?
Lo vedi il trofeo sulla mia scrivania? Quello con lo scudo e l'alabarda.-
Annuii, scorgendolo con la coda dell'occhio.
-Ho realizzato una cosa: noi due siamo come i due pezzi che lo compongono, cioè proprio lo scudo e l'alabarda: uno dei due sarebbe perso senza l'altro e viceversa. Siamo una coppia indistruttibile e inseparabile.
Lascia che sia così...
Io sarò lo scudo pronto a difenderti sempre e comunque.- sussurrò dolcemente.
Con quel poco di fiato che mi restava mormorai:-E io l'alabarda, pronta a ferire chiunque la faccia soffrire.-.
 
                                                       Child of the Moon
   
 
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