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Autore: MartinaJ    04/07/2015    0 recensioni
"Le probabilità di innamorarsi a prima vista in un aeroporto sono milioni" è questo quello che diceva quello stupido cartellone che mi ha incastrato. Ovviamente negli ultimi giorni la fortuna, non girava proprio intorno a me e in un aeroporto, con mille persone che ci sono, proprio di quella persona dovevo innamorarmi follemente. Tanto follemente che quando lo vedevo, mi comportavo come una undicenne con le crisi di panico.
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Sono da circa mezz'ora davanti all'armadio, cercando di trovare qualcosa di carino da indossare. L'indecisione è tale che sono sicura di andare alla cena in pigiama; almeno quello è già pronto sotto il cuscino. Ho passato l'intera parte del tempo a prepararmi per essere presentabile e alla fine non ho concluso niente. Mi perdo letteralmente dentro la valigia e il piccolo armadio, sommersa da vestiti e scarpe, quando qualcuno comincia a bussare ininterrottamente. Ecco, ora devo anche mettermi qualcosa addosso: non ricordo neanche dove ho messo i pantaloncini e la canotta. Dopo svariate ricerche, smontando nuovamente la camera, li ritrovo. E' Mario: cosa vorrà ora?

-Se non hai nulla di importante da dirmi, puoi anche avviarti verso la tua camera- gli dico aprendo la porta e tornando a frugare nell'armadio

-Ma che acida. Comunque Marco verrà a prenderti tra un quarto d'ora, quindi vedi di muoverti- afferma velocemente

-Che cosa? Tra un quarto d'ora? Merda mi dev- ma ovviamente mi interrompe come sempre

-Guarda che non devi agghindarti per bene eh. E' solo una cena, non farti strane idee-

-Si si certo- dico cercando di nascondere il fatto che sono stata per quasi un'ora davanti ad una stupida valigia, smontando essa e anche l'armadio

-Tanto lo so che sei rimasta davanti ai vestiti per un bel po'-

Colpita ed affondata, cavolo.

-Certo, è arrivato il veggente- dico seccata

-Ma smettila, non sei neanche brava a mentire- afferma ridendo rumorosamente dall'uscio della porta

-Quando la smetterai di prendermi per culo ti potrai far vivo di nuovo- ribatto stufa

-Dai, non fare la permalosa. Ti lascio almeno ti fai bella per il tuo amorino- dice con quel solito tono da coglione -Auguri e figli maschi- conclude ridendo

-Zitto scemo- dico sbuffando -Ci vediamo lunedì- e gli chiudo la porta in faccia

Mi ci voleva Mario per farmi aprire gli occhi? Sveglia Milagros! Non è una cena di gala, non è nulla. Solo una stupida cena con uno che probabilmente oltre all'amicizia non andrà mai. Sicuramente anzi. Prendo un paio di jeans neri, una camicia color pesca e delle semplici ballerine nere. Il tempo di mettermi il lucidalabbra e il suono del cellulare risuona per tutta la stanza. Scendo le scale di corsa, per non farlo aspettare, e apro la porta dell'hotel velocemente: meno male che mio padre è in riflessione in camera. Lui è li, appoggiato ad un Aston Martin nera, mai vista in vita mia, con indosso un paio di pantaloni neri, delle scarpe bianche e una camicia aperta leggermente all'inizio. Cavolo, è davvero bello. Esco frettolosamente chiudendo la porta e continuo a sorridere come un'ebete: la devo smettere di sorridere.

-Ciao- dico salutandolo e cercando di essere meno goffa possibile

-Ciao- dice baciandomi una guancia -Sali- conclude aprendo la porta dell'auto

-Quest'auto è davvero bella- dico guardandomi intorno e annusando un profumo alquanto familiare

-Mario a volte è molto utile, mi ha dato una mano- dice lui salendo e sorridendo

Mamma quant'è bello.

-Allora- dico cercando di rompere il silenzio che si era creato subito dopo -Dove andiamo di bello?- continuo con nonchalance

-In un ristorante- risponde sorridendo

-Non vorrai farmi abbuffare- continuo sorridendo

-Una pizza non ti riempie lo stomaco, tranquilla. E poi Mario mi ha detto che odi quei posti da vip, quindi ho optato per una cosa più alla mano-

Dio sia lodato. Mario talvolta è davvero utile; grazie al cielo. Continua a guidare mentre io, distrutto l'imbarazzo, comincio a girare per le stazioni radio. Finalmente trovo una stazione decente e mi metto a canticchiare la canzone che stanno mandando:"I'm in love" di Ola. A quanto piace anche a Marco che, dopo qualche secondo, si unisce a me canticchiando. Sembra un'uscita tra vecchi amici, nonostante noi ci fossimo conosciuti solo qualche ora prima. Mi sembra così naturale essere qui, in questa macchina, a cantare con lui: insomma, mi sembra così perfetto che non so nemmeno io come descrivere la cosa. Dopo un po' arriviamo davanti ad un locale che io conosco abbastanza bene. Mi ci portarono i ragazzi un bel po di tempo fa e devo dire che qui si mangia benissimo. Devo ricordarmi di ringraziare Mario, un bel po'. La cena prosegue tranquilla e io non faccio altro che fissare il mio piatto, che man mano diventa sempre più vuoto. Sembra che ormai provo attrazione per il piatto che ho davanti, non per il ragazzo seduto davanti a me. Probabilmente si accorge che sono pensierosa e mi si mette a guardare.

-Che c'è? Ho qualcosa in faccia?- dico in preda al panico

-No, ma che- inizia a ridere -Calmati, sei solo stupenda-

Cavolo, ora devo solo cercare di non diventare rossa. Cosa impossibile poichè, dopo neanche cinque secondi, divampo e le mie guance diventano rosso fuoco.

-Beh, grazie mille- rispondo timidamente

-Allora- continua cercando di sciogliere l'imbarazzo -Come mai ti alleni con quei pazzi?- chiede sorridendo

-Mio padre è il mister purtroppo; fin quando non comincerà a fare freddo, io sono costretta a quelle terribili torture- rispondo sorridendo a mia volta

-Dicono che sia abbastanza severo-

No, ma dai. E' l'uomo più dolce e premuroso guarda.

-Severo è dire poco- replico -Ci tortura nemmeno fossimo dei prigionieri di guerra-

-Oh mamma- inizia a ridere -Allora hanno davvero ragione, io pensavo che scherzassero-

-No guarda, su questo non scherzano affatto-

Cominciamo a parlare del più e del meno e scopro di avere molte cose in comune con lui. Più parla e più mi piace. E' spiritoso, simpatico ma nello stesso tempo dolce e anche un po' timido. Un misto che farebbe impazzire chiunque e poi quegli occhi, cavolo: ti fanno completamente andare in pappa il cervello. Usciamo dal locale e decidiamo di fare una passeggiata al Westfalenpark, il quale io sapevo essere aperto solo di giorno, ma a Marco sembra importare poco.

-Ma il parco non è- ecco, anche lui con questo vizio di interrompere

-C'è una parte aperta anche di notte, sta tranquilla- mi dice prendendomi per mano

-Scusa se vado subito nel panico- dico affranta

-Ma che, non devi neanche scusarti. E' normale-

Cominciamo a camminare nel parco e io comincio a stringermi sempre più a lui: un po' perchè comincia a fare fresco, e un po' perchè mi piace quel contatto. Più che altro è lui che mi piace; ma non voglio rovinare tutto come con Josh. Oh Josh, chissà cosa starà facendo ora. Di sicuro mi avrà già dimenticata: meglio così alla fine. Avremmo sofferto un sacco, anche se la cosa non è che sia cambiata molto. Ci sediamo su una panchina e io mi accascio quasi completamente su di lui, o meglio: la mia testa si accascia sulla sua spalla mentre lui mi cinge la vita. La serata è così perfetta che da lì non me ne andrei mai.


-Josh guarda!- urla mio fratello dalla sua stanza -Josh!-

-Zitto, non urlare- dico seccato -Che c'è?-

-E' lei?- chiede

-Lei chi?-

-Quella ragazza, Milagros- continua indicando una ragazza insieme ad un ragazzo alto e biondo. Bene, mi ha già dimenticato.

-Si e allora? Sai quanto mi importa di lei?-

-Si certo Josh, e tu speri che io ci creda. Ma dai, si vede ancora che ti interessa- continua mio fratello

-Chi è quello?- chiedo seccato ma curioso

-Qui dice che si chiama Marco Reus. E' un calciatore tedesco e la foto è stata scattata durante la finale di una certa Supercoppa, boh- mi informa lui

-Niente storia d'amore? Niente sbaciucchiamenti o roba così?- perchè comincio a fare tutte queste domande? Merda

-No, non ti interessa più vero?- dice in tono strafottente -Comunque, ci sono altre foto, ma nessuna allusione a baci, storie o quant'altro-

Tiro un sospiro di sollievo e Connor mi guarda furbo.

-Perchè non vai da lei?- mi chiede

-Stai scherzando vero? Assolutamente no-

-Ma perchè? Si vede che ti piace, che ti manca-

-Assolutamente no- dico mentendo. Mi manca più di ogni altra cosa

-Smettila, con me non attacca-

-Connor è meglio così. Lei lì e io qui; stop- dico uscendo e dirigendomi verso la mia stanza

Devo tornare a Los Angeles, per un film che dovrò girare, tra un paio di giorni e sto aspettando che mi inviino le location del film. L'indirizzo e-mail è aperto da quasi tutto il giorno e nessuna mail è ancora arrivata: ma parli del diavolo e spuntano le corna. Apro la mail con la solita noia ed apatia che mi contraddistingue da un po' di giorni e comincio a leggere. La cosa che mi salta subito all'occhio, in mezzo a quelle mille frasi e parole messe lì, è la scritta Munchen, Germany. Merda, grande merda. Con tutte le città o gli stati proprio questo? Se non è sfiga questa, ditemi cosa lo è. Spero solo di non incontrarla, altrimenti sarà un bel grosso guaio.


NOTA AUTRICE:
Allora, mi scuso per tutto il tempo. Davvero, scusate. Praticamente sono stata sommersa dagli impegni e non ho avuto moltissimo tempo per dedicarmi alla scrittura. Capitolo insulso, sciatto, di passaggio insomma. Il bello deve ancora arrivare, per cui godetevi questa piccola pausa da i drammi di Josh e Mila. Ne arriveranno di tutti i colori tra un pochino. Spero che, anche se è un po' corto, vi sia piaciuto. Ringrazio ancora tutti i lettori che si buttano nella mia storia e che decidono di leggerla. Ringrazio le persone che la recensiscono e anche chi la mette nei preferiti o altro. Insomma, grazie davvero a tutti. Spero che recensirete anche questo capitolo e grazie alle vacanze, tornerò a scrivere! Quindi spero di postare un capitolo a settimana. Grazie ancora a tutti, un bacio!!
  
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