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Autore: ilaria8    17/01/2009    2 recensioni
La mia seconda storia
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jack O'Neill
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Io ero il loro capo, davo loro degli ordini che venivano il più delle volte soddisfatti oltre le mie aspettative

Io ero il loro capo, davo loro degli ordini che venivano il più delle volte soddisfatti oltre le mie aspettative. Io, che ero il loro comandante ero a mia volta un loro sottoposto.

Loro non erano semplici compagni di squadra, erano molto di più, erano la mia famiglia, la mia forza, il mio sostegno…………erano la mia vita.

Dopo molti anni senza averli al tuo fianco giorno per giorno come un tempo, ti accorgi quanto erano fondamentali per te stesso e a volte li rivedi persino nelle facce di sconosciuti incontrati casualmente per strada; la tua mente tenta di esaudire il tuo desiderio di rincontrarli, ma tu ti accorgi che non sono coloro con cui hai condiviso avventure, sofferenze, momenti felici, momenti di dolore, ma soprattutto coloro con cui hai trascorso anni e anni, e li conosci alla perfezione come loro conoscono te.

Ebbene, ho passato con loro otto lunghi anni; ne abbiamo passate talmente tante che è difficile persino ricordare, ma è altrettanto difficile dimenticare.

C’era Daniel, amico da sempre, o meglio, fratello minore; con lui ero sempre in leggero contrasto, era testardo con la sua scienza esatta e il suo modo di trovare una soluzione accettabile anche per le situazioni estreme. Lo abbiamo perso anche per questo, quando si era intromesso in una questione che andava oltre la sua capacità di risistemare le situazioni difficili. Quando ha deciso di ascendere, mi sono sentito, non so come dire, ma era come se qualcosa rimaneva in sospeso, non ero sicuro che avesse fatto la scelta giusta, ma alla fine, quando lo ritrovammo privo di ricordi, ero felice che avesse preso quella decisione. Dopo aver ripreso i ricordi, era tornato il nostro Daniel, con la sua archeologia e i suoi manufatti da studiare in piena notte.

Poi c’era Teal’c, il fratello maggiore, molto duro, con una corazza impenetrabile a prima vista, ma aveva un cuore tanto grande da tentare di salvare il suo popolo con la sola forza che risiedeva in lui.

Chulak era la sua casa, e lì vi era anche la sua famiglia, ma non ha esitato un secondo nell’unirsi a noi nella lotta ai Goa’uld. All’inizio dovette guadagnarsi la nostra fiducia, ma dopo anni di battaglie vinte insieme, sono certo che è stato fondamentale, e se non gli avessero permesso di entrare nella squadra SG1, non so come sarebbe finita. Il suo simbionte, Junior, l’aveva salvato in molte occasioni, ma era anche il suo tormento; quando trovammo il sistema per rimuoverlo senza danneggiarlo, non aveva avuto dubbi sul successo dell’operazione e così è stato.

Poi c’era Sam, lei era la stella che illuminava la base; io ero il suo superiore, e lei era il miglior sottoposto che io avessi mai avuto, ma era anche il mio tormento.

Il suo lavoro era sempre straordinario; ci ha tirato fuori da innumerevoli guai, senza preoccuparsi delle conseguenze che potevano danneggiarla. Molte volte abbiamo rischiato di perderla, ma lei era sempre riuscita a farcela. Aveva una grande forza, ma era anche molto sensibile, e quando ha perso suo padre ho potuto vedere nei suoi occhi l’immenso dolore che aveva dentro di sè. Provavo dei sentimenti contrastanti nei suoi confronti; io l’amavo, ma non potevo certo dichiararle il mio amore, in quanto l’avrebbero trasferita in un’altra squadra SG, e io questo non lo volevo; lei si era guadagnata il fatto di stare nell’SG1, e io non potevo certo negarle questo solo perché io ero Colonnello mentre lei era Maggiore, e poi non volevo rovinarle una carriera che era solo all’inizio di una lunga ascesa.

Lei, con i suoi termini scientifici riusciva a disorientarmi, insieme ai suoi occhi blu in cui io mi ci perdevo ogni volta che incontravo il suo sguardo. Mi fidavo di lei, a tal punto che non aveva neanche bisogno di spiegarmi la sua teoria con strani termini, io avrei accettato qualunque proposta avrebbe fatto senza discutere, perché io mi fidavo ciecamente.

Era una squadra formidabile, e sono sicuro che anche senza di me avrebbero fatto grandi cose; io ero solo un elemento aggiunto che talvolta complicava la situazione, ma so che se io non avessi avuto loro, non sarei qui. Era la famiglia che mi ha accompagnato nei momenti più difficili, insieme al Generale George Hammond, un superiore, ma soprattutto un grande uomo, capace di sopportarmi per otto anni, e di difenderci da accuse e intrighi politici per altrettanto tempo, anche quando era stato trasferito a Washington.

Vi era anche la dottoressa Janet Fraiser che ci aveva lasciato poco prima della sconfitta dei Signori del Sistema. Nessuno immagina quanto abbiamo sofferto per questa ingiusta perdita; lei era una donna in gamba, pronta ad affrontare qualsiasi sfida incontrasse sul suo cammino; innumerevoli volte ci aveva salvato la vita, passando notti insonne per trovare una cura. Faceva parte della famiglia, una grande famiglia che ha perso un pezzo importante, ma che è riuscita a far vivere il suo ricordo, per non dimenticare, per non perdere quel pezzo fondamentale del puzzle. Ognuno è parte di qualcosa, e tutti insieme completiamo quel qualcosa che ci è mostrato solo alla fine.

Questa famiglia si è divisa a causa del corso della vita, ma sono più che certo che un giorno non molto lontano, ci rincontreremo per raccontarci ogni cosa, ma soprattutto per non dimenticare ciò che il progetto ci ha dato ma allo stesso tempo ci ha negato, tutto quello che ci ha insegnato, e che noi potremo insegnare agli altri, ma soprattutto tutto quello che ha significato per noi.

La difesa della Terra non poteva essere in mani migliori.

 

 

  
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