Io ero il loro capo, davo loro degli ordini
che venivano il più delle volte soddisfatti oltre le mie aspettative. Io, che
ero il loro comandante ero a mia volta un loro sottoposto.
Loro non erano semplici compagni di squadra, erano molto di
più, erano la mia famiglia, la mia forza, il mio
sostegno…………erano la mia vita.
Dopo molti anni senza averli al tuo fianco giorno per giorno
come un tempo, ti accorgi quanto erano fondamentali per te stesso e a volte li rivedi persino nelle facce di sconosciuti incontrati
casualmente per strada; la tua mente tenta di esaudire il tuo desiderio di
rincontrarli, ma tu ti accorgi che non sono coloro con cui hai condiviso
avventure, sofferenze, momenti felici, momenti di dolore, ma soprattutto coloro
con cui hai trascorso anni e anni, e li conosci alla perfezione come loro
conoscono te.
Ebbene, ho passato con loro otto lunghi anni; ne abbiamo passate talmente tante che è difficile persino
ricordare, ma è altrettanto difficile dimenticare.
C’era Daniel, amico da sempre, o meglio, fratello minore; con
lui ero sempre in leggero contrasto, era testardo con la sua scienza esatta e
il suo modo di trovare una soluzione accettabile anche
per le situazioni estreme. Lo abbiamo perso anche per questo, quando si era
intromesso in una questione che andava oltre la sua capacità di risistemare le
situazioni difficili. Quando ha deciso di ascendere, mi sono sentito, non so
come dire, ma era come se qualcosa rimaneva in
sospeso, non ero sicuro che avesse fatto la scelta giusta, ma alla fine, quando
lo ritrovammo privo di ricordi, ero felice che avesse preso quella decisione.
Dopo aver ripreso i ricordi, era tornato il nostro Daniel, con la sua
archeologia e i suoi manufatti da studiare in piena
notte.
Poi c’era Teal’c, il fratello maggiore, molto duro, con una
corazza impenetrabile a prima vista, ma aveva un cuore tanto grande da tentare
di salvare il suo popolo con la sola forza che risiedeva in lui.
Chulak era la sua casa, e lì vi era anche
la sua famiglia, ma non ha esitato un secondo nell’unirsi a noi nella lotta ai
Goa’uld. All’inizio dovette guadagnarsi la nostra fiducia, ma dopo anni di
battaglie vinte insieme, sono certo che è stato
fondamentale, e se non gli avessero permesso di entrare nella squadra SG1, non
so come sarebbe finita. Il suo simbionte, Junior, l’aveva salvato in molte
occasioni, ma era anche il suo tormento; quando trovammo il sistema per
rimuoverlo senza danneggiarlo, non aveva avuto dubbi sul successo
dell’operazione e così è stato.
Poi c’era Sam, lei era la stella che illuminava la base; io
ero il suo superiore, e lei era il miglior sottoposto che io avessi mai avuto,
ma era anche il mio tormento.
Il suo lavoro era sempre straordinario; ci ha tirato fuori da innumerevoli guai, senza preoccuparsi delle
conseguenze che potevano danneggiarla. Molte volte abbiamo rischiato di
perderla, ma lei era sempre riuscita a farcela. Aveva
una grande forza, ma era anche molto sensibile, e
quando ha perso suo padre ho potuto vedere nei suoi occhi l’immenso dolore che
aveva dentro di sè. Provavo dei sentimenti contrastanti nei suoi confronti; io
l’amavo, ma non potevo certo dichiararle il mio amore, in quanto l’avrebbero
trasferita in un’altra squadra SG, e io questo non lo volevo; lei si era
guadagnata il fatto di stare nell’SG1, e io non potevo
certo negarle questo solo perché io ero Colonnello mentre lei era Maggiore, e
poi non volevo rovinarle una carriera che era solo all’inizio di una lunga
ascesa.
Lei, con i suoi termini scientifici
riusciva a disorientarmi, insieme ai suoi occhi blu in cui io mi ci perdevo
ogni volta che incontravo il suo sguardo. Mi fidavo di lei, a tal punto che non aveva neanche
bisogno di spiegarmi la sua teoria con strani termini, io avrei
accettato qualunque proposta avrebbe fatto senza discutere, perché io mi
fidavo ciecamente.
Era una squadra formidabile, e sono
sicuro che anche senza di me avrebbero fatto grandi cose; io ero solo un
elemento aggiunto che talvolta complicava la situazione, ma so che se io non
avessi avuto loro, non sarei qui. Era la famiglia che mi ha accompagnato nei
momenti più difficili, insieme al Generale George
Hammond, un superiore, ma soprattutto un grande uomo, capace di sopportarmi per
otto anni, e di difenderci da accuse e intrighi politici per altrettanto tempo,
anche quando era stato trasferito a Washington.
Vi era anche la dottoressa Janet Fraiser
che ci aveva lasciato poco prima della sconfitta dei Signori del
Sistema. Nessuno immagina quanto abbiamo sofferto per questa ingiusta
perdita; lei era una donna in gamba, pronta ad affrontare qualsiasi sfida
incontrasse sul suo cammino; innumerevoli volte ci aveva salvato la vita,
passando notti insonne per trovare una cura. Faceva parte della famiglia, una grande famiglia che ha perso un pezzo importante, ma che è
riuscita a far vivere il suo ricordo, per non dimenticare, per non perdere quel
pezzo fondamentale del puzzle. Ognuno è parte di qualcosa, e tutti
insieme completiamo quel qualcosa che ci è mostrato solo alla fine.
Questa famiglia si è divisa a causa del corso della vita, ma
sono più che certo che un giorno non molto lontano, ci rincontreremo per
raccontarci ogni cosa, ma soprattutto per non dimenticare ciò che il progetto
ci ha dato ma allo stesso tempo ci ha negato, tutto
quello che ci ha insegnato, e che noi potremo insegnare agli altri, ma
soprattutto tutto quello che ha significato per noi.
La difesa della Terra non poteva essere in mani migliori.