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Autore: _Tiina05    04/07/2015    2 recensioni
[ Kizuna!Centric ]_[ Introspettivo | Triste | Bad ending | Sentimentale (Kizuna x Hana + Ai) ]
"Io non voglio semplicemente morire. Io voglio morire felice. Proprio come ho fatto per gli altri, voglio che qualcuno vegli su di me. I miei amici, mia moglie, i miei bambini… desidero che coloro che mi lascerò alle spalle piangano la mia scomparsa, così da avere qualcosa da rimpiangere. E infine andarmene. Questo è quanto."
[ Breve(?) rivisitazione delle scene finali dell'episodio 3, un susseguirsi di pensieri e rimpianti del Giocattolo Divora Uomini, Humpnie Humbert ]
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ai Astin, Kizuna Astin/Hampnie Hambart
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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DISCLAIMER: I personaggi presenti in questa storia non mi appartengono, ma sono proprietà di Irie Kimihito; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro, ma solo per puro divertimento o autolesionismo, dipende dal caso.
 


 
- But I’m (im)mortal -
 
 
 Non avrei mai creduto che, partendo alla ricerca della mia amata, avrei invece trovato mia figlia.
 
Ti somiglia molto, amore mio. Me ne accorgo solo ora. I suoi occhi sono come i tuoi, vivaci, espressivi, sereni, così pireni di vita. Lei profuma di purezza, di fresca aria di primavera, di fiori di campo appena sbocciati. Ne ha la stessa essenza coraggiosa e grintosa, ignara della paura e lontana dalla corruzione dell’uomo e dal dolore della vita.
Come ho fatto a dimenticarli? Come? Quegli occhi di prato, screziati d’oro e di smeraldo, che mi hanno fatto innamorare! Come ho fatto a non capire prima che lei è nostra figlia?
La vedo ora, davanti ai miei occhi, brandire con audacia e sprezzo del pericolo la sua vanga d’argento. Quella che, senza ombra di dubbio, fu tua. Era ovvio che da me ereditasse il sentimento umano e da te l’onere di Becchino.
Ne eri gravata, non è così? Portarsi appresso il dovere di seppellire, di essere i giustizieri… Anche se non me l’hai mai detto, sentivo che non saresti mai potuta restare con me perché il desiderio di dare l’eterno riposo agli insepolti ti avrebbe portata lontano, verso quelle voci flebili e imploranti che soltanto voi, ultimo miracolo di Dio, potete udire.
 
 In ogni caso, dannata Hana, te ne sei andata senza dirmi niente. Hai dato alla luce la nostra bimba senza dirmi niente. E infine sei morta… senza dirmi niente.
 
Perché? Forse io non ti bastavo? O era il mio essere un mostro immortale a disgustarti, a far nascere il desiderio di andartene da me?
Non ne sarei sorpreso, dopotutto. In questi anni le persone non hanno fatto altro che odiarmi. In fondo, non ne hanno tutti i torti: io sono un assassino. I morti non si rendono conto di essere tali, di conseguenza, quando io ne sopprimo uno, ispiro una cieca sete di vendetta in chi di vivo gli era accanto. Ma i vivi non ne vogliono sapere di comprendere il motivo per cui pongo fine all’inutile tentativo di continuare ad esistere come comuni mortali di coloro che sono palesemente deceduti.
“Desiderate così tanto vivere nell’inganno?!” vorrei gridare, quando li vedo, per dimostrare la loro cecità di fronte all’evidenza. Non si può vivere accanto ai morti. È solo questione di tempo prima che ti uccidano, sopraffatti dalla loro mente contorta e dall’istinto di sopravvivenza.
Buffo, i morti che cercano di sopravvivere!
 
…ma, Hana, non è che tu… te ne sei andata per questo? Perché io, essendo immortale, avrei pianto la tua morte e quella della nostra bambina? Non volevi che io vivessi accanto a voi, in un Paradiso di illusioni e menzogne, vero? Non volevi rischiare di farmi del male, vero?
Ma tu, andandotene, mi hai ferito a morte. Il tuo amore profondo nei miei confronti, che ti ha portata lontano da me, mi ha ferito fatalmente.
Eppure, hai dato uno scopo alla mia inutile esistenza: cercarti. Sapevi che il nostro saldo legame non si sarebbe mai spezzato, che il filo rosso del destino che legava i nostri mignoli non sarebbe mai stato reciso, così mi hai imposto la tua immagine nel cuore e il desiderio di ricongiungerci nella mente.
Come ho fatto ad essere così sciocco?
Hana, dannato amore mio, tu mi amavi davvero! E anche nostra figlia, sebbene io l’abbia fatta soffrire per aver fatto strage dei suoi adorati compaesani, prova un affetto incondizionato per me!
 
 Ho una figlia… non sembra nemmeno vero. Non è da me.
 
Già… io sono un assassino. Un mostro. Un essere spregevole e senza cuore. Non sono più umano.
Ai, io non ti merito, come non ho meritato l’amore di tua madre. Standomi vicina, io ti sporcherei con i miei peccati e tu perderesti il tuo candore, quella splendida luce che hai ereditato dalla tua bellissima madre.
 
 Io non posso essere un buon padre
 
Che strano, inizio a sentirmi così stanco. Di punto in bianco, sento il bisogno di dormire. Sarà per colpa di tutte queste ferite e del sangue che continua a gocciolare dal taglio sul petto.
Oh, bene, Yuri mi ha finalmente liberato dalle manette! Adesso mi addormenterò e, quando mi sveglierò, sarà come essere rinato.
Ai, non guardarmi in quel modo pietoso, in ginocchio al mio capezzale. Non sto mica morendo.
- L’hai dimenticato? Io non posso morire -.
I suoi occhi sono stranamente lucidi, forse per via dell’emozione del momento e dell’adrenalina dello contro appena avvenuto.
- Però… - sussurra. Ma le parole sono stroncate da un singulto. Eccola che piange!
 
 Accidenti… i bambini sono davvero problematici.
 
Le lacrime non si fermano. Lei mi guarda con occhi grandi e arrossati come se stesse sperando in un miracolo. Sento che devo dire qualcosa, una qualsiasi cosa. Lei di certo si aspetta che le parli, che la consoli, no? I bambini cercano le frasi sapienti e confortanti dei genitori, no?
- Ai. Non ti ho ancora detto il mio vero nome, giusto? - butto lì, su due piedi. Ho cambiato discorso perché non sono in grado di trattare con i bambini.
Alzo un braccio, benché mi costi una fatica immane, e con le dita raggiungo le sue rosee guance di bambina, togliendo quelle lacrime che sembrano rovinare il suo dolce viso.
- Non l’ho mai detto, nemmeno a tua madre - proseguo, dopo una breve pausa.
Anche parlare, per non dire il solo respirare, inizia a costarmi una gran fatica. Lei attende, paziente; pende dalle mie labbra.
- È Kizuna Astin. Quindi… tu sei Ai Astin -.
- Ai Astin… - ripete, forse soppesando il suono, per sentire quella melodia di lettere d’amore con la sua stessa voce.
- Già. Non è un bel nome? -
Le sorrido. E probabilmente è proprio questo sorriso felice e spontaneo, nato da una gioia che non merito, a cancellare i colori. In quel momento, il braccio diventa pesante, le mie dita scorrono sulla pelle delicata del suo viso perché non riesco più a reggerne il peso. La stanchezza mi avvolge.
- Padre! Padre! -
Sento le sue grida, sento le sue manine calde afferrare la mia.
Perché? Perché proprio adesso tutto sta diventando così grigio? Sto per perdere nuovamente coscienza? E tu… perché stai piangendo, Ai? Questa non è la fine. Vedrai che quando mi risveglierò…
Un pensiero mi mozza il respiro. No. Non è solamente il mio vero nome che ho tenuto celato al mondo.
 
 Questo è qualcosa che non ho mai detto a nessuno, però lo dirò a te. Io non voglio semplicemente morire. Io voglio morire felice. Proprio come ho fatto per gli altri, voglio che qualcuno vegli su di me. I miei amici, mia moglie, i miei bambini… desidero che coloro che mi lascerò alle spalle piangano la mia scomparsa, così da avere qualcosa da rimpiangere. E infine andarmene. Questo è quanto.
 
Davvero ho detto queste cose? Davvero ho concepito questo pensiero, chiedendo in una muta preghiera che venga esaudito?
 
 Però nessuno al mondo può esaudire questo desiderio.
 
No! Non è possibile. Ai, la mia piccola bambina, piangerà per me…
 
 Voglio una vita piena di felicità e morire come un uomo felice!
 
No… non adesso…
 
 Dannazione! Avevo ancora così tante cose da dire. Così non va… ho troppo sonno.
 
Avrei voluto vivere con te, Ai.
Perdonami… ma… io…
 
 Non voglio morire...
 
 

 

~ Author’s blind corner ~
Non chiedetemi come sia venuto fuori questo obbrobrio scritto, fatto sta che è venuto fuori, così. Ero indecisa se postarlo o meno, difatti pensavo di tenerlo segregato nel pc, ma… non lo so. Volevo dare anch’io il mio contributo, dunque ora mi sento importante e potente perché ci sono 3 storie nel fandom *^*
Parlando seriamente, non è una questione di numeri. Desideravo da tempo scrivere qualcosa su questo anime. Ammetto di averlo visto solo pochi mesi fa, sotto consiglio della mia Beta, e mi è piaciuto fin da subito. Adesso è uno dei miei preferiti perché mi ha trasmesso molto, oltre al fatto di avermi fatta piangere come una bambina di sei anni con il ginocchio sbucciato. Solo che, in questo caso, ad essere ferito era il mio cuore… sono una sentimentale, abbiate comprensione >_<
Torniamo alla storia. Com’è intuibile(?), ho scritto dell’episodio 3, non soffermandomi volutamente sulle descrizioni, e ho riportato i pensieri di Kizuna in corsivo e i dialoghi con Ai. Volevo appunto far prevalere l’introspezione del Giocattolo Divora Uomini, tentando di costruire un filo di considerazioni basandomi sul suo carattere da me interpretato e mi illudo di esserci riuscita. Spero di averci messo la quantità di sentimento necessaria a farlo arrivare a voi, a farvi provare un po’ di quella disperazione tristezza che ho provato alla sua morte.
Chissà, potrei scrivere ancora di lui – adoro questo personaggio –, o più in generale su questa serie. Non dovrei farlo, visto che la mia BakaBeta mi potrebbe scuoiare viva date le troppe fic che devo terminare e pubblicare, ma, si sa, l'ispirazione colpisce quando meno la si aspetta. Per fortuna che c'è lei a farmi da redattore, così da riportare la mia attenzione sulle storie che necessitano di una conclusione prossima.
Vi lascio, ringraziando coloro che hanno letto questa storia, confidando che vi sia piaciuta e che vogliate lasciare un commento, anche minuscolo - anche solo per non farmi sentire l'unica folle emotiva.
Sayonara~
   
 
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