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Autore: _NightWolf_    04/07/2015    3 recensioni
Sono consapevole della mia punizione e dei miei atti, poiché quello che ho compiuto non è né in cielo né in terra, un tale scempio che persino il demonio m’avrebbe condannato. Sono convinto che Lucifero m’avrebbe cacciato via dal suo girone, incredulo di quanta cattiveria e pazzia impregni il mio corpo.
Eppure, per quanto la mia anima sia marcia e lacerata dal dolore, sento che ben presto avrò ancora bisogno di tale piacere…per questo motivo spero che qualcuno legga queste pagine, che qualcuno aiuti questa povera creatura ad uscire dal controllo del proprio inconscio.
Genere: Horror, Malinconico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Le mie giornate sono scandite da fattori talmente monotoni e ridondanti che la stessa eccitazione ha perso per me il suo fascino, nonché il suo ricordo, lontano come un’era nata e spenta. Ma chi sono io per parlare di eccitazione, di piacere? L’unico piacere mai datomi dalla natura è stato un piacere orribile, un piacere disumano, un piacere ignobile ed ingrato che pur nella sua scandalosa presentazione è per me fonte d’un immensa gioia. Voi vi chiederete ora di quale piacere stia parlando, ma penso che gli intelletti più spiccati e le menti più aguzze abbiano già scorto qualche piccolo e lampante indizio. Ma proseguiamo con calma, evitando di inserire troppe informazioni a questo diario già di per sé pozzo di segreti pericolosi ed ingrati.
Avevo un’amante, o meglio, una bellissima donna. Era forse un angelo sceso in terra o, meglio, la Beatrice che Dante tanto bramava ma che non ha potuto mai avere, al contrario di me. Quella donna…già solo la sua unica immagine impressa nella mia mente riesce a provocarmi sensazioni inumane, sensazioni per le quali un uomo normale forse si spaventerebbe, cercherebbe d’allontanare tali emozioni indecorose e orribili…ma non si tratta d’un uomo come me.
Durante le nostre lunghe notti insonni, amavo accarezzarle lentamente la lunga e setosa chioma profumata, che nel più famoso quadro Vermeer faceva invidia persino a quella fanciulla dalle fattezze perfette e riusciva a mettere in oscuro addirittura la tanto rinomata perla che portava al suo delizioso e delicato orecchio. La mia, di fanciulla, era ben più preziosa di un insulso monile orientale…la mia fanciulla era una creatura deliziosa, una creatura perfetta. I suoi capelli scuri come la pece ben s’abbinavano alle sue pupille del medesimo colore, occhi così intensi e languidi che riuscivano a far cadere ai propri piedi il più ottuso dei trogloditi. Ma non era di certo solo il suo volto dai lineamenti perfettamente ovali a far impazzire un uomo…oh no, era tutto di lei. Le sue labbra carnose, il suo naso leggermente all’insù, le sue guance rosee e piene, il suo corpo tonico ed i suoi piccoli seni sodi avevano la capacità di portare persino il cervello d’un animale verso l’altra dimensione, poiché non v’era occhio in grado di reggere di fronte a tale bellezza. Non so bene se fu proprio questo a farmi impazzire, o la semplice constatazione che quella rara creatura era mia e soltanto mia, ma bastò un piccolo fattore…e tutto la mia esistenza si capovolse, così come la persona che credevo di essere. Successe un mese fa...Il Signore solo mi sia testimone di quanta forza io stia impiegando nello scrivere queste parole, poiché solo una forza di volontà sovrumana come la mia riuscirebbe a soppesare ad un tale avvenimento. Un individuo normale probabilmente si sarebbe suicidato dopo tali gesta, mentre io non ho fatto altro che elogiarmi…almeno fino ad adesso. Il peso della responsabilità di ciò che ho fatto mi è ricaduto di colpo sopra le spalle, e la mia coscienza ritenuta fino ad adesso pulita mi risulta marcia e putrida. Cosa avrai mai fatto di tanto orribile, voi mi chiederete. E’ tra poco ve lo svelerò amanti del dolore, poiché è giunto il tempo, dopo avervi fatto un’accurata illustrazione di quella che era la linfa della mia vita.
Durante un felice meriggio estivo, io e la mia dolce amante ci stavamo coccolando, come nostro solito, sul bel divano da lei scelto e da lei adoperato. Ciò che stavo per fare da lì a poco, in realtà, l’avevo già pianificato da giorni e giorni, ma la mia coscienza era solo una marionetta nelle mani del mio inconscio, il quale guidava i miei gesti secondo il proprio volere a me del tutto ignoto. Vorrei ora comprendere cosa mi passò per quella mia malata mente, ma nemmeno i più arguti dei psicologi sono riusciti a penetrare all’interno di questa complessa psicologia. Per quel giorno, difatti, avevo programmato una felice giornata assieme, dedicata a coccole e scambi d’affetto dolci e smielati, che tuttavia mi rendevano infinitamente felice.
Ma successe che lei se ne volle andare via, quel giorno. Io rimasi per un attimo spiazzato, come se fossi stato colpito in pieno volto da qualcosa di estremamente pesante. Le chiesi spiegazioni, come mai voleva andarsene via, perché non voleva rimanere affianco all’uomo che più l’aveva amata ed idolatrata al mondo!
Ella s’avvicino lentamente al mio viso, che accarezzò teneramente come solo lei sapeva fare, per sussurrarmi poi dolcemente all’orecchio che aveva bisogno di tempo per decidere le sorti della nostra così intensa e duratura relazione… Decidere? Sorti? Stava forse mettendo in dubbio il mio amore?!
La guardai intensamente in quei suoi occhi color pece…non fece un passo che la afferrai per la mano, agguantandola per il mento mentre la costrinsi a guardarmi nel volto. La scrutai a lungo, il mio viso deformato da una maschera disgustata e infuriata allo stesso tempo. Cosa significava quello? Cosa voleva dire che doveva pensare? Non riuscivo a concepire un’esistenza senza di lei, senza la mia dea. Non riuscivo assolutamente a realizzare…lei era mia, mia e soltanto mia.
Io ero il padrone della sua vita e dei suoi sentimenti, come poteva quella ingrata creatura rivoltarsi contro di me, che l’avevo accudita? Doveva restare mia.
Per questo motivo, o forse per un altro che ora la mia memoria non riesce bene a focalizzare, la scaraventai a terra, impedendole di muoversi, chiedendo spiegazioni. La fanciulla rispose che stava rivalutando la nostra relazione…e forse fu in quell’attimo che una forza sovrumana, orribile e spaventosa s’impossessò del mio corpo e della mia coscienza, piegandola totalmente sotto il proprio controllo. Rabbrividisco al solo pensiero, poiché mai e poi mai avrei avuto il coraggio di fare quello che ho fatto…eppure in quel momento la mia mente era offuscata dal desiderio, dal piacere, dalla brama di averla per me, solo per me. Desiderio e rabbia, ecco ciò che provavo. Ed il lampo di terrore che attraversò le pupille della MIA creatura quando la scaraventai contro la parete, spaccandole il cranio, non fece altro che alimentare la mia voglia irrefrenabile di continuare, di avere di più, sempre di più. La sua energia vitale s’era forse spenta in quel momento? No, non ne ero sicuro, ma non m’importava. La sentivo mugolare sotto di me, un rumore acuto e straziante, che però mi fece impazzire, come se già pazzo non fossi. Torturai quel corpo inerme finché non la sentii più dibattersi, finché anche l’ultima lacrima salata cadde dalla guancia piena del mio amore. Ma nemmeno allora realizzai ciò che stavo facendo. Perché aveva smesso di contorcersi sotto il mio tocco? Cosa significava, che non desiderava più il mio amore? No no, non riuscivo ad accettarlo, doveva capire che io ero il solo e l’unico che poteva averla!
Sfoderai il coltello dalla tasca mentre, guidato da un’entità forse sconosciuta, premetti quell’arma contro il petto sodo della mia amante. Non mi fermai, oh no. Ne volevo ancora ed ancora, e ad ogni mio crescente desiderio ricompensavo con un’altra coltellata, finché persi il conto del numero di volte che premetti quell’acciaio contro la sua pelle, ormai irriconoscibile. Il corpo che tanto amavo ora era deformato, scarnificato, sventrato…sangue e carne formavano un gioioso bacino attorno a me, e solo allora capii. Solo allora mi svegliai come da un sogno, mentre con uno sguardo colmo di terrore ispezionavo la scena orribile e disgustosa svoltasi poco prima attorno a me. Il coltello cadde dai miei palmi tremanti, mentre un urlo disumano uscì dal mio esofago. Cosa avevo appena compiuto? Quale forza nefasta aveva guidato le mie mani a compiere un tale ignobile gesto? Non riuscivo a credere ai miei occhi...Ma lo sgomento iniziale durò ben poco, poiché l’istinto prevalse ben presto sulla mia coscienza, nuovamente. Dovevo trovare un posto dove nascondere il corpo, non dovevo farmi scoprire, assolutamente. Incapace di ragionare, la mia mente offuscata dalla brama, dal desiderio e dalla pazzia, scelsi quella che ai miei occhi sembrò la via più facile: tagliare quel corpo bellissimo ora sfigurato in tanti pezzettini, per poi buttarli in un canale vicino in modo tale da permettere ai poveri animali del luogo di rifocillarsi a dovere.
Oh si, quella era la soluzione più logica. Non dovevo farmi scoprire, nessuno m’avrebbe colto con le mani in fallo. Non persi in tempo, mentre torturavo ancor più la mia fanciulla, non conscio delle mie azioni. Presi quel corpo come se fosse un semplice pezzo di carne, come un animale da macello, e cominciai a tagliare. Prima staccai la pelle, scuoiando quella tanto soffice e bellissima epidermide che io amavo, per poi staccare gli arti, mentre davanti a me si svolgeva una delle scene più orribili mai viste dall’uomo. Un pezzo di carne, ecco cos’era quel corpo. Aveva perso ogni tratto familiare, ogni lineamento della perfezione che era in origine: il volto ora senza pelle era un semplice cranio ricoperto di carne sanguinante, mentre quel seno sodo che tanto amavo si trasformò in grasso colante. Tagliai e tagliai, finché di quel corpo altro non rimase che un’immensa pozza di sangue. Non persi tempo, affrettandomi a raccogliere i pezzetti di carne, simili alle fette di vitello che si potevano racimolare al supermercato, e m’avviai per sbarazzarmi di quella massa informe di sangue raggrumato.
Ora, siate voi clementi, non ho né il coraggio né la volontà di raccontarvi ciò che feci dopo, di come eliminai le prove e di come mi sbarazzai definitivamente dello scempio da me compiuto. Non ho testimoni a mia discolpa, non ho nulla che dimostri la mia innocenza se non questo diario, che al contrario, sarà per me la rovina. Ma sono consapevole della mia punizione e dei miei atti, poiché quello che ho compiuto non è né in cielo né in terra, un tale scempio che persino il demonio m’avrebbe condannato. Sono convinto che Lucifero m’avrebbe cacciato via dal suo girone, incredulo di quanta cattiveria e pazzia impregni il mio corpo.
Eppure, per quanto la mia anima sia marcia e lacerata dal dolore, sento che ben presto avrò ancora bisogno di tale piacere…per questo motivo spero che qualcuno legga queste pagine, che qualcuno aiuti questa povera creatura ad uscire dal controllo del proprio inconscio.
Credetemi quando vi dico che non ero in me, che non ero io a guidare i miei arti. Amavo quella donna, era la mia unica ragione di vita….ed era mia, era solo mia e lo sarebbe stata per molto tempo, se solo non avessi compiuto quelle oscenità!
Non posso far altro che disperarmi ora, cosciente del fatto che nessuno mai riuscirà a perdonarmi…nemmeno Dio ha in corpo una tale misericordia. Che qualcuno mi salvi, che qualcuno aiuti me, che qualcuno riesca a trascinarmi fuori dalle grinfie della mia mente…Vi prego, aiutatemi.
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Spazio dell'autore:
Salve a tutti lettori, e benvenuti in questa One Shot!
Non so bene che razza di storia sia questa, ma spero vivamente che in qualche modo riesca a penetrare in voi così come ha fatto con me appena l'ho scrtta. Sonoc onsapevole del fatto che le descrizioni non siano delle migliori, ma penso si acnhe meglio così dato che entrare nei dettagli sarebbe poi risultato eccessivo. Il messaggio che questa storia vuole trasmettere può essere interpretato in vari modi, per questo motivo, come tutte le mie storie d'altronde, la considero a libera interpretazione.
Se ve lo state domandando, sono stata ispirata da Edgar Allan Poe per questa opera, perciò se vedete qualche elemento simile a quello nei racconti dell'autore precedentemente citato, è per questo motivo.
Spero che la storia sia di vostro gradimento e...
Buona lettura!


 
   
 
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