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Autore: Milla Renzi De Medina    05/07/2015    0 recensioni
Rustico scopre che le strabilianti e fantasiose storie del padre sono realtà... forse fin troppo
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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POV JANA

Una bambina normale non dovrebbe ricordare, ma io non sono una bambina normale.

Quel fatidico giorno cominciò come ogni altro: mia mamma mi pose in una cesta, mi coprì con uno dei suoi scialli e mi portò con se.
La mia mamma filava e tesseva e lo fece anche quel giorno. Era bravissima, sembrava un ragno. Quel giorno stava terminando un lungo pezzo di tessuto azzurro chiaro. Lo termino e me lo pose addosso. Era soffice al tatto, caldo ma sottile. Uno di quei tessuti che va bene in qualsiasi stagione.

"Cucciola mia, lo so che sei piccola, ma so anche che capisci le mie parole. Tieni questo tessuto sempre con te. Sarà il mio ricordo per te quando non ci sarò più"
Lo disse con naturalezza, come se avesse saputo in anticipo quello che sarebbe successo entro poche ore.

Quello che fece dopo lo confermò.

Raccolse la gerla nella quale mi aveva messa, il tessuto e mi riportò a casa.
Preparò il cibo per entrambe ed iniziò ad imboccarmi. Lei mangiò pochissimo, mentre io mangiai almeno il doppio del solito.
Quando finimmo il pasto avvolse gli avanzi in una figlia larga e pose l'involto al mio posto.

Tenendo la gerla con un braccio e me con l'altro, uscì cantando una melodia malnconoca che parlava di addii e di nuovi inizi. Ad un certo punto mi avvolse nel tessuto azzurro e mi disse di stare tranquilla e che tutto sarebbe andato bene. Mi baciò sulla fronte e mi lasciò in una casupola diroccata al confine del nostro villaggio.
Aveva gli occhi lucidi.

Poco dopo gli abitanti del villaggio iniziarono a uccidersi fra loro urlando terrorizzati.
La mia mamma iniziò a cantare, forse tentando di tranquillizzare gli altri, ma non funzionò. Nessuno la degnò di uno sguardo e questo la salvò. Per poco. Fu l'ultima. 

Poi ricordo solo un silenzio assordante: monte si muoveva nella carneficina e niente si mosse per molte ore. 
Nel silenzio piansi disperatamente la mia solitudine che - lo sapevo mi avrebbe uccisa. 

Dopo qualche tempo arrivò un gruppetto di uomini armati. Un movimento fra le macerie attirò l'attenzione di quello che -evidentemente- era il loro capo.
Un braccio indicò nella mia direzione, accompagnato da un tenue "salvala... per me è troppo tardi, ma non per lei"
Avrei riconosciuto quella voce fra mille e reagii: se la mia mamma si era fidata lo avrei fatto anche io. 


POV RUSTICO


Nell'ultimo periodo mi ero sempre svegliato pensando a Ryan, quella mattina no. Stavo pensando che sarebbe stato bello avere una figlia piccola, quieta e intelligente.
Scacciai quel pensiero perché sapevo che non sarebbe stato un desiderio realizzabile.

Per prima cosa mi feci un breve bagno gelido nel ruscello presso al quale ci eravamo accampati per schiarirmi le idee, poi organizzai la giornata dei Girovaghi per quelli che erano gli incarichi "comuni": la raccolta di legna e cibo vegetale, la caccia e l'esplorazione. Mi sarebbe piaciuto poter uscire più spesso dall'accampamento, ma spesso dovevo rimanere perché in quanto capo ero il punto di riferimento per qualsiasi cosa: dovevo dirimere le liti, ascoltare, consolare, consigliare e proteggere tutti come un padre.
Perciò pensavo troppo spesso a Ryan...

Scacciando quei pensieri aiutai alcune delle donne rimaste all'accampamento a portare un grosso cesto di panni da lavare al fiume... Non ve ne era necessità, ma era buona norma vivere con loro ogni cosa delle fatiche giornaliere perché sapessero di avere un capo interessato e attento.

Mentre loro lavavano, io strizzavo e discorrevamo piacevolmente. Venni a sapere che la figlia della signora Gueldyn, Marelian, amava il blu, ma non il verde scuro, che aveva una forma di intolleranza alle ortiche e che amava le acacie. Seppi anche che la signora Olyndi preparava delle focaccine ripiene davvero ottime.
Dopo alcune ore tornammo al campo.

Mentre mangiavamo tutti insieme arrivarono trafelati gli esploratori
"Rustico... abbiamo trovato...un villaggio... completamente..." gli occhi di Guerrjlin erano sconvolti. Mi preoccupai.
"Siediti e mangia." poi mi rivolsi a suo fratello Guerreloin "cosa è successo? Di solito tuo fratello è molto composto"
"Stavamo risalendo il ruscello per evitare di perderci, quando ci siamo imbattuti in un villaggio." l'uomo deglutí pesantemente "da lontano era un semplicissimo, microscopico agglomerato di catapecchie, quindi ci siamo avvicinati quel tanto che bastava da accorgerci delle urla terrorizzate che venivano dalle viottole." l'uomo si prese un'altra pausa "Ci siamo avvicinati ancora e quello che abbiamo visto ha ridotto mio fratello come vedi: gli abitanti stavano uccidendo terrorizzati i propri compaesani, mentre una donna bellissima cantava ignorata." Guerreloin si passò una mano sul viso "quando abbiamo deciso di intervenire la donna ci ha guardati con eloquenza 'andatevene fino a che potete, io non posso e per questo morirò'. I suoi occhi erano talmente decisi che le abbiamo obbedito prima ancora di rendercene conto, quindi siamo corsi qui" Guerreloin concluse il suo racconto "ed ora se non vi dispiace avrei bisogno di mia moglie e di un buon bagno gelido"

Acconsentii e lasciai tutti i componenti dell'esplorazione liberi per un po', facendomi spiegare accuratamente dove fosse questo villaggio: sentivo che qualcosa non tornava e sapevo di dover andare a controllare.

Dopo un paio d'ore tornò la squadra dei cacciatori e riorganizzai i ruoli.
La metà di loro sarebbe venuta con me al villaggio, mentre l'altra metà avrebbe aiutato a scuoiare le prede e salarne la carne.
"Aspettate, vengo anche io!" disse sommessamente Guerreloin, seguito immediatamente da Guerrjlin.

Avvicinandoci al villaggio quello che più ci colpì fu il silenzio profondo e inquietante, come se la natura intera si fosse fermata a piangere le miserie umane.

Arrivati fra le casupole il tanfo di morte ci assalì, ma per il resto nulla si muoveva. O quasi.
Guerreloin sconvolto corse verso il movimento per poi bloccarsi improvvisamente.
M avvicinai e vidi una donna morente che indicava stancamente un punto mormorando "salvala... per me ormai è tardi, ma non per lei"
Al suono di quella voce successe un miracolo: il vagito di una bambina ruppe il silenzio.

Lasciai Guerreloin al capezzale della donna e andai verso la bambina.


POV JANA

l'uomo si avvicinò con cautela, quasi per non farmi spaventare, ma io non avevo paura di lui.

Quando mi raggiunse, per qualche motivo sussultò, poi sollevò la mia cesta e -con molta calma- mi prese in braccio. L'agitazione che non mi ero accorta di provare e le lacrime che avevano continuato a scendere senza che me ne accorgessi sscemarono istantaneamente. Mi addormentai fra quelle calde e sicure braccia, convinta che sarebbero diventate la mia famiglia.


POV RUSTICO

Mi avvicinai piano, per non farle paura, ma lei non smetteva di piangere da quei suoi occhioni seri. Possibile che non avesse paura? Le lacrime rigavano le sue guance, ma la bambina sembrava non essersene nemmeno accorta.

Sussultai.

Somigliava sorprendentemente alla bimba che an evo sognato quella mattina.
La bambina fece uno sguardo interrogativo. Aveva notato il mio sussulto.
Ignorai la domanda e la presi in braccio. Istantaneamente le sue lacrime si asciugarono.
Mi sorrise e si addormentò stringendomi le manine sulla camicia, facendomi capire di non lasciarla sola.

Non lo avrei fatto.


POV JANA

Quando mi svegliai ero ancora in braccio all'uomo con la gamba di legno... evidentemente aveva recepito il mio messaggio.
Ero felice.
Avevo sempre desiderato un papà. Ora lo avevo. Ed era forte, intelligente e sensibile. Tutto quello che avevo sempre desiderato nei miei pochi anni di vita.
Sapevo che la mamma mi sarebbe mancata, ma decisi che mi sarei accontentata...

Lo guardai negli occhi "papà?"
L'uomo annuì solamente.
Sorridendo mi accoccolai ancora di più fra le sue braccia e mi riaddormentai


POV RUSTICO 

La bambina mi dormiva placidamente in braccio ed io per la prima volta da quando vivevo sul Tavoliere mi sentivo sereno.

La bimba si svegliò e mi guardò soddisfatta.
La mia serenità si accese in un moto di gioia alla vista del suo sorriso.

Senza cambiare espressione mi guardò con gli occhi colmi di una serietà e di una dolcezza enormi.
"Papà?" e rimase a guardarmi, in attesa. 
Avrei voluto dirle quanto mi stava rendendo felice in quel momento, pronunciando quella singola parola e abbracciarla forte e farla volare e anche ridere come un bambino e piangere di gioia.
Non feci nulla di tutto ciò: la giornata troppo grande bloccava ogni mia reazione.
Annuii soltanto e lasciai che leggesse la mia profonda felicità negli occhi.









Ottagonino dell'autrice 
I miei ossequi (a David Jones) a tutti quanti!
Chiedo come sempre venia per il ritardo catastrofico
Un ringraziamento speciale a claireroxi (la quale mi perdonerà se ho sbagliato a scrivere)  perché mi ha chiesto lei questo capitolo
Grazie grazie grazie anche a tutti coloro che hanno letto silenziosamente i miei scritti (recensite!  La vostra opinione mi interessa!) 
Se avete altre idee,  esponete *sguardo da cucciolo di gatto implorante (contenta Herm?)*

Milla
   
 
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