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Autore: Claireroxy    06/07/2015    1 recensioni
[Crack!Pairing ÀmaroxLakina, accenni MelkisexLakina] [Possibili spoiler per chi non ha finito la saga]
La Catastrofe è stata scongiurata, Nashira è salva. I nuovi capi si rimboccano le maniche, e iniziano a ricostruire un regno... Ma qualcuno è ancora troppo legato al passato.
E toccherà ad Àmaro risvegliarlo.
Dal testo:
Nonostante fuori ci fosse ancora la luce del tramonto, le tende erano chiuse e la stanza in penombra, illuminata solo dalla fioca luce di una candela. Àmaro aggrottò la fronte; sembrava di essere in una tomba.
"Il Regno dell'Inverno ti ha abituato così tanto a rimanere al buio a quest'ora?" Scherzò lui, mentre si dirigeva alla finestra e spalancava le tende.
"Oh, nient'affatto! È solo che..." Lakina abbassò il capo imbarazzata, ripensando al suo comportamento infantile.
"Solo che cosa?" Chiese lui, prendendo una sedia e accomodandosi di fronte a lei.
"Solo che..." Lakina guardò fuori dalla finestra "Che ero così eccitata di scrivere a Melkise tutto quello che era successo che mi sono fiondata subito al tavolino, senza preoccuparmi della luce che c'era... O non c'era, in questo caso!"
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Lakina, Melkise
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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DISCLAIMER!
I personaggi qui rappresentati, eccetto Floy e Ishitar (che è comunque la dea dell'amore babilonese, quindi appartiene ai Babilonesi...?), non mi appartengono, ma sono di proprietà di Licia Troisi; questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro


Caro Melkise,
Oggi, dopo aver soggiornato per varie settimane nel Regno dell'Inverno, sono tornata a Tiviri. La situazione sembra essere migliorata; all'inizio della ribellione era stato il territorio più colpito, e a guerra finita pochi erano ritornati. Il Regno era ancora pericoloso, poiché la maggior parte di briganti e dei ribelli si nascondeva tra le sue montagne che, grazie a numerose e abbondanti nevicate, stavano lentamente riprendendo la loro altezza originaria, e fornivano un ottimo nascondiglio. Tuttavia, io e Àmaro ne abbiamo discusso, e abbiamo deciso di esortare tutti a ritornare alla loro terra, a ricostruire le loro case, a seppellire i morti abbandonati nella fuga dai ribelli del Bosco del Divieto; abbiamo promesso protezione dai molti pericoli, nonché l'aiuto del Custode del Protettorato e della Gran Madre per ogni progetto di crescita territoriale.
Sono andata a Letora per incontrare il Piccolo Padre, un gentilissimo Femtita, e ho visto i frutti del coraggio, di tutte le razze; bambini giocare in strada, donne chiacchierare vicino al pozzo, uomini scambiarsi battute mentre portavano dei ciocchi in piazza. E la speranza e la concordia a fare da collante tra tutti loro.
Vorrei che anche tu vedessi tutto ciò, Melkise...


Ámaro era fuori da quella porta da cinque minuti buoni, eppure non osava bussare. Sentiva Lakina mormorare parole tra sé e sé, come faceva quando era impegnata in qualcosa di importante, e per questo non osava disturbarla.
Tuttavia, gli impegni urgevano. Una baruffa era scoppiata tra due Piccole Madri del suo Protettorato, e solo lei sarebbe riuscita a riportare la calma, con la sicurezza e la sagacia che la contraddistinguevano sempre.
E poi, doveva ammetterlo, voleva rivederla.
Rivedere i suoi capelli viola, per osservare se fossero cresciuti ancora, o se li avesse tagliati.
Rivedere le sue piccole mani, che muoveva sempre quando parlava, per vedere se le fossero venuti i geloni.
E rivedere i suoi occhi- i suoi luminosi e vivaci occhi, per capire se lo vedeva sempre nello stesso modo, o se qualcosa fosse cambiato.
Fu questo il pensiero che lo spinse ad aprire la porta e a chiamarla "Ti disturbo, Lakina?"
Lei si girò di scatto. Era al suo scrittoio in legno di quercia, china su qualcosa. Probabilmente, una di quelle lettere che scriveva al Talarita morto.
"Oh, Àmaro!" Sobbalzò lei, per poi sorridere e rimettersi a posto una ciocca "No, non ti preoccupare! Entra pure"
Lui annuì e fece un passo, chiudendosi la porta alle spalle.
Nonostante fuori ci fosse ancora la luce del tramonto, le tende erano chiuse e la stanza in penombra, illuminata solo dalla fioca luce di una candela. Àmaro aggrottò la fronte; sembrava di essere in una tomba. 
"Il Regno dell'Inverno ti ha abituato così tanto a rimanere al buio a quest'ora?" Scherzò lui, mentre si dirigeva alla finestra e spalancava le tende.
"Oh, nient'affatto! È solo che..." Lakina abbassò il capo imbarazzata, ripensando al suo comportamento infantile.
"Solo che cosa?" Chiese lui, prendendo una sedia e accomodandosi di fronte a lei.
"Solo che..." Lakina guardò fuori dalla finestra "Che ero così eccitata di scrivere a Melkise tutto quello che era successo che mi sono fiondata subito al tavolino, senza preoccuparmi della luce che c'era... O non c'era, in questo caso!"
Il Custode la fissò, in apparenza indifferente a quell'ignorare il mondo esterno, quando si trattava di Melkise. Preferì sorridere e spostare subito l'argomento di conversazione.
"Allora, com'è stato l'incontro con il Piccolo Padre di Letora?"
Lakina s'illuminò subito. Con precisione, ma anche con infinita gioia in ogni sua parola, iniziò a raccontare di come fossero stati accoglienti Padre Freji e la sua comunità, di come la situazione fosse evidentemente migliorata, raggiungendo un enorme stato di benessere, ma anche di come il Padre non solo appoggiasse totalmente la sua riforma nella comunità religiosa, ma anche di come avesse convinto molti oppositori solo con la sua eloquenza e il suo carisma...
"... Mi ha anche detto di essere stato un Curatore, nonché fidato consigliere del capo, in una comunità Beata abbastanza popolosa. Credo che, dal suo fronte, non abbiamo niente da temere, ma anzi, che potrebbe essere un prezioso alleato"
"Non solo prezioso, ma fondamentale" concordò Àmaro "Se hai intenzione di perpetuare la tua riforma anche nel Regno dell'Inverno, ti servirà l'appoggio di molti, e ogni grande costruzione inizia con semplici mattoni... A questo proposito" Si ricordò, raddrizzandosi sulla sedia "C'è stato un problema. La Piccola Madre di Palena ha protestato di non poter essere allo stesso piano di quella di Neviri, perché quella è una mezzosangue nata da un adulterio che il marito di sua sorella ha fatto, e..."
"Tutto a posto?"
La semplice domanda di Lakina interruppe il piccolo monologo di Àmaro. Lui sbatté le palpebre e replicò: "Sì... Sto bene, perché?"
"Mi sembri assente" rispose lei "Anche quando ti parlavo di Padre Freji, avevi gli occhi su di me, ma... Non sembrava mi guardassi, ecco" Girò la testa verso il tavolo in quercia, come a cercare ispirazione "Come se avessi altri pensieri per la testa..."
"Beh, il lavoro di Custode non è facile. Ci sono due regni da unire e ricostruire, bisogna ritrovare il denaro... A volte mi stanco" 
Fatto. Era riuscito a dire la verità, nascondendo però il reale motivo della sua debolezza.
Tuttavia, Lakina non ci cascò.
"Non devi temere, Àmaro" disse infatti, prendendogli le mani "Noi non siamo la spalla, i confidenti l'uno dell'altro? Non ci sosteniamo a vicenda? Io voglio aiutarti, davvero, ma come faccio se non mi dici cosa ti turba?"
Il Custode non rispose. Non la seguiva più da quando lei aveva detto "confidenti". Il suo sguardo era corso allo scrittoio, alla lettera scritta su carta fina, che iniziava con "Caro Melkise".
Era stata la sua prima azione da quando era tornata, scrivere quelle parole. Come sempre, quando faceva ritorno dai suoi viaggi per Nashira. Doveva pur significare qualcosa.
Forse lei non se ne rendeva conto? Beh, allora le avrebbe aperto gli occhi.
"Io non sono il tuo più grande confidente"
A Lakina mancò il respiro. "Cosa?"
Lui riportò lo sguardo sul suo viso, sulla sua bocca, lucida e leggermente aperta.
In un momento di follia, pensò che avrebbe voluto sentirne il sapore.
"Non sono la tua spalla. Se lo fossi, sarebbe da me che verresti ogni volta, per raccontarmi le tue esperienze, le tue idee, e non sarei io a doverti venire a cercare"
"Ma... Ma io non lo faccio!" Tentò di difendersi lei, sbigottita "Non parlo a nessuno prima di te"
"Non parli, ma scrivi"
Lakina seguì il dito accusatore e, quando vide a cosa puntava, il suo stupore mutò in diffidenza.
"Melkise?" si voltò subito verso il Custode "Come potrebbe esserti superiore? Lui è..."
"...Morto?" Completò Àmaro per lei "Non dubito che lo sia... Ma dubito che tu sia riuscita ad accettarlo"
La Gran Madre non poté controbattere. Il suo amico aveva ragione; era morto, e non sarebbe tornato indietro. Tutte le lettere del mondo non avrebbero mai potuto raggiungerlo...
Allora perché continuava a scriverle?
"Almeno una volta a settimana, vai a vedere la piazza in cui è stato bruciato assieme agli altri. A volte, nelle conversazioni, ne parli come se stesse ancora calpestando questa terra, e ogni volta che gli altri lo nominano stai in silenzio per qualche secondo. E ogni volta che finisci una lettera, la imbusti e la sigilli... Non dico che questo atteggiamento non lo potevi assumere, mi hai raccontato quanto ci eri affezionata, ma ormai saranno passati nove mesi! Nove mesi di lutto per un Talarita che a malapena conoscevi, Lakina... Non sono un po' troppi?"
La Mezzosangue fu colpita da queste parole. 
Si ricordava la disperazione che aveva seguito il funerale di Melkise; era subito tornata a palazzo, aveva chiuso le porte dei suoi appartamenti e aveva pianto, sul letto freddo, per ore intere.
Poi aveva incominciato a riprendersi. Era uscita in piazza, a fare un piccolo discorso, e non un singhiozzo aveva lasciato le sue labbra. 
Però, questo era vero, non era da sola. Prima di salire, sia Saiph che Talitha erano venuti incontro ad abbracciarla e a ricordare con lei Melkise, per poi farsi avanti dopo, quando era sul palco e i suoi nervi stavano per crollare. Grazie a un cenno di Àmaro.
L'uomo che l'aveva capita e ascoltata, che era sempre stato lì per lei; a darle una parola d'incoraggiamento, a farla distrarre, a non farla precipitare nei meandri più bui della sua mente.
Era sempre stato al suo fianco, senza mai lamentarsi.
E ora, era lì davanti a lei, col volto rosso di rabbia.
"Àmaro..." Mormorò lei, accarezzandogli lentamente la guancia "Mi dispiace. Mi dispiace se il mio comportamento ti ha recato problemi... Non si può pretendere troppo, neanche dagli amici più cari, ma io lo avevo dimenticato. Ma non ti preoccupare; non permetterò che la mia mente si annebbi ancora per il ricordo di chi non c'è più. Mi sforzerò, non mi distrarrò nelle relazioni pubbliche..."
"Non devi sforzarti più di quanto ti faccia già" le disse Àmaro, interrompendola "Tu fai già un ottimo lavoro, e tutti ti adorano e ti rispettano, me compreso. Però..."
Però a quel punto non sapeva più che dire. Come spiegarle la gelos- no, l'invidia, l'odio, quasi- che provava quando Lakina si dedicava al suo amore morto? Come raccontarle i sentimenti che l'avevano turbato, dalla prima volta che l'aveva vista, e che fino ad ora aveva nascosto così bene? 
E poi, doveva raccontarli? O lei lo avrebbe rifiutato, e il loro rapporto si sarebbe incrinato in maniera irreversibile?
Il suo sguardo indugiò ancora su quell'inchiostro sparso su carta bianca. E riprese coraggio.
"Però, il giorno della Catastrofe, avrei voluto prendere il suo posto. Così ti saresti ricordata di me per sempre"
Il silenzio di Lakina e i suoi occhi sgranati non erano una buona risposta. Il Custode decise di salvare il salvabile, prima che fosse troppo tardi.
Tentò di fare una risata divertita, ma gli uscì solo una pallida imitazione.
"Era per dire... Ma devi stare davvero attenta a non farti trascinare troppo, o altrimenti perderei una delle mie collaboratrici più abili. Ora, però, devo andare" e, dicendo questo, si alzò in piedi "Domani mi aspettano a Messe, e un pezzo dell'Arteria non è ancora del tutto a posto... Sarà un viaggio lungo, e vorrei essere in forze quando lo compirò, quindi ti prego di non disturbarmi. Buonanotte"
Detto questo, uscì e si fiondò subito nella sua stanza.
Avrebbe voluto passare una notte tranquilla, ma nei suoi sogni venne a trovarlo una fanciulla dai capelli viola, a dire paroline dolci che mai avrebbe potuto rivolgergli nella realtà.

Lakina, anche dopo che fu uscito, non riuscì a distogliere lo sguardo dalla porta. Si aspettava che si riaprisse, che Àmaro entrasse e le spiegasse di cosa stesse parlando. Le spiegasse il significato di quella frase.
"Avrei voluto prendere il suo posto, così ti saresti ricordata di me per sempre"
Che voleva dire? Le ultime frasi non avevano di certo aiutato, anzi; l'avevano solo insospettita di più.
Era semplicemente una dichiarazione di profonda amicizia nei suoi confronti? Ma in tal caso, perché agitarsi tanto per una cosa risaputa?
Però, un pensiero le sopraggiunse in quel momento. Aveva notato come, dall'inizio della loro relazione, il Custode si preoccupasse molto per lei; come non perdeva occasione per venirla a trovare, invitarla a fare passeggiate, o semplicemente per averla vicino, anche mentre svolgeva i suoi doveri più semplici. Lei aveva pensato che era una persona a cui piaceva stare con gli amici più cari, e, d'altra parte, apprezzava molto la sua compagnia.
Ma se invece voleva starle più vicino per sentimenti più profondi?
Non appena questa convinzione raggiunse la sua testa, Lakina seppe che era la verità. Solo così tutto poteva tornare.
Allora, quella frase era stata una specie di... Dichiarazione d'amore?
"Ma... Ma io non posso!" pensò lei "Non posso accettarla, non adesso! Non capisce che il mio cuore soffre ancora per..."
Si fermò prima ancora di pronunciare il nome, rendendosi conto di un importante particolare.
Da nove mesi, stava amando un morto.
Si alzò in piedi, per poi dirigersi alla cassapanca ed aprirla.
Dentro, c'erano lettere. Milioni e milioni di lettere che aveva scritto a Melkise in questi mesi. E in ognuna di queste c'erano frasi come "Sto andando avanti", "Sto iniziando a vivere la mia vita", "Il tuo ricordo non mi fa più così male"...
Bugie. Bugie che scriveva per ignorare il fatto che non fosse ancora riuscita a superare quel momento, bugie di cui non si sarebbe neanche accorta se non fosse stato per Àmaro.
L'uomo che s'era innamorato di lei.
E quali erano i suoi sentimenti nei confronti di quest'uomo? Riteneva che fosse solo un caro amico, o qualcosa di più, oscurato da ciò che che provava per Melkise?
Che mai più sarebbe stato ricambiato, oltretutto.
Sconsolata, si sedette sul letto e si prese la testa tra le mani.
Oh, perché Talitha e Saiph non erano lì ad aiutarla, a far luce nel suo cuore?
Saiph... Si ricordava ancora quella notte di passione assieme a lui, quando aveva creduto di giacere col suo vero amore, per poi rendersi conto che non era stato nient'altro che un sogno, un bel sogno.
Lì era andata avanti davvero. C'era voluto tempo, ma Àmaro non si era mai lamentato, una volta saputo il motivo. Anzi; prima dell'arrivo di Melkise, si ricordava perfettamente che era il Custode l'asse a cui ruotava attorno tutta la sua vita; che, se fosse morto allora, lei non sarebbe stata più capace di risollevarsi. Come adesso, forse.
Era stata innamorata di lui, allora?
E adesso? L'attaccamento a Melkise era ancora dovuto al grande affetto che provava per lui, o più semplicemente al dolore che la scomparsa di quest'ultimo aveva comportato?
Doveva capire.
Il sole era già tramontato quando Lakina prese uno scialle e, sbattendo la porta, uscì dal palazzo.
La lettera rimase abbandonata sul tavolo, e non fu mai completata.

Un nuovo giorno illuminava Tiviri. I raggi creavano meravigliosi giochi di luce sul lago, continuamente distrutti e ricreati dai guizzi dei pesci, la città era piena di voci che s'accalcavano l'une sulle altre, e un meraviglioso odore di frittelle e castagne arrosto si spandeva per tutte le vie.
Era il giorno del mercato, e Àmaro avrebbe voluto anche lui camminare tra la gente e, perché no, fare acquisti. Ma i doveri incombevano, e un buon re non si sottrae mai ad essi, né per soldi né per amore.
Sospirò. Lakina non era venuta a fare colazione con lui, quella mattina. Una delle guardie aveva detto che si era attardata fuori fino a tarda notte, e che dunque era troppo stanca per scendere a quell'ora, ma lui non riusciva a smettere di pensare al suo sguardo sbigottito.
Era ovvio che quella frase, l'altro giorno, avesse ferito i suoi sentimenti; in fondo, chi le impediva di scrivergli ancora? Melkise era molto importante per Lakina, e lui non poteva certo eguagliarlo al momento.
O forse non l'avrebbe fatto mai.
"La carrozza è pronta?" Chiese al cocchiere, un Talarita dallo sguardo vispo.
"Certo, mio sire! Posso partire quando desidera!"
Un piccolo sorriso scappò ad Àmaro.
"Apprezzo il tuo entusiasmo, ragazzo. Ma ti prego, non chiamarmi sire. Àmaro andrà benissimo"
"D'accordo!"
"E comunque" proseguì, aprendo la porta della carrozza "Possiamo partire subito. Non ho bagagli, e non attendo ness..."
"Aspetta!"
Quella dolce voce... Àmaro si girò subito, pensando di aver udito male.
Ma non era così. Era proprio lei, Lakina, con i capelli viola svolazzanti e la tunica da Gran Madre tenuta sollevata, che gli stava correndo incontro.
Arrivò lì col fiatone, per poi rivolgere uno sguardo di rimprovero ad Àmaro. In quel momento, sembrava tutto tranne che la più alta carica religiosa di tutti i Regni.
"Però! Anf... Come hai potuto non svegl... svegliarmi? Devo venire anch'io!"
"Cosa?" Disse lui, sorpreso.
"Anf... Ma sì! Non m'hai detto tu che,... Che è scattata una baruffa, e devo intervenire? O hai cambiato i tuoi piani... giornalieri?"
Àmaro rimase senza parole per qualche secondo, per poi negare subito.
"No, no, nessun cambiamento, vado sempre a Messe! Certo che puoi venire..." 
Le tenne aperta la porta della carrozza e, una volta che fu salita, lui saltò agilmente sul sedile opposto, ed ordinò al cocchiere:
"Ora puoi andare"
"Messe? Oh, mia cugina Kora era andata lì!" Iniziò a parlare lui, facendo partire la carrozza "Prima della guerra, però. Voleva diventare una Sorella del Monastero di Messe, ma è stata ammazzata all'inizio della ribellione femtita... Oh, ma forse incontrerò Lanti! Sapete, no? Il cartografo, quello che sta facendo la mappa di Shyla... Dicono che sia sopravvissuto alla guerra nascondendosi nei sotterranei della Guardia, assieme ad alcuni soldati, ma io mi domando..."
Il ragazzino continuava a cianciare, ma Àmaro, dopo avergli chiesto varie volte di smettere ed essere allegramente ignorato, preferì chiudere la tendina che li metteva in comunicazione per concentrarsi su Lakina, che aveva infine smesso di ansimare.
Non doveva spaventarla ancora, si disse il Mezzosangue, o altrimenti avrebbe distrutto del tutto il loro rapporto. 
Così, sorrise e: "Mi fa piacere che tu sia potuta venire. La Piccola Madre di Palena è davvero infuriata, pensa che mi ha scritto una lettera in cui..."
"Àmaro"
Il tono soave ma deciso di quella parola lo fece zittire immediatamente.
La Mezzosangue prese un gran respiro, per poi dire:
"Credo di aver capito quello che hai cercato di dirmi l'altra sera"
Il Custode tentò subito di aprire bocca, ma la ragazza alzò una mano, a indicare che non aveva finito.
"All'inizio, sono rimasta davvero sorpresa. Capisci, non avrei mai creduto che tu potessi provare simili sentimenti per me... Tu mi sei sempre sembrato così immerso nei tuoi doveri da essere molto lontano dagli altri" sorrise lievemente, a queste parole "E, devo ammetterlo, c'è stato un tempo in cui ti ammiravo ed adoravo, per questo. Però, gli eventi dell'altra sera mi hanno fatto riflettere su quelle mie emozioni, e quindi ho deciso di fare chiarezza..."
"È per questo che sei uscita da palazzo..." capì Àmaro.
"Esatto. Mi sono diretta al tempio di Ishtar, a pregare la dea di addomesticare la mia tempesta interiore, e di farmi vedere la verità. E ho capito"
A quel punto, Lakina s'interruppe e guardò Àmaro dritto negli occhi. 
Il Custode comprese, e le afferrò la mano che la ragazza gli porgeva, come aveva fatto tante altre volte per sostenerla.
Sapeva che era difficile, per lei; avrebbe o dovuto allontanare la persona che più gli era stata vicina in quest'ultimo periodo, o (anche se era decisamente meno probabile) rinnegare il suo amore, che per nove mesi aveva coltivato. E fu stupito quando Lakina sorrise felice e gli si sedette accanto, la sua piccola mano sempre in quella grande e ruvida di lui.
"Quello che io provavo per te allora non era adorazione, ma amore; offuscato dalle mie ansie, dalle mie nuove responsabilità, ma pur sempre amore. Io non me ne rendevo conto, ma, appena cominciai a capire, arrivò Melkise"
Le sopracciglia di Àmaro si aggrottarono a quel nome per lui così fastidioso; quell'uomo poteva anche essere stato un grande guerriero nonché uno dei salvatori di Nashira, ma non gli era mai andato a genio. Non osava dirsi il perché.
"Lui mi è apparso come un portatore di salvezza. Insieme, saremmo riusciti a distruggere tutto quello che il vecchio ordine sacerdotale aveva enunciato come verità, avremmo posto le basi per un nuovo regno in cui tutti potessero vivere in pace e concordia! Mi ha ricordato molto Saiph, ed era anche bello..."
Aveva capito. Quasi si era messo a sperare che finisse bene questa storia, quando Lakina gli aveva confessato di averlo amato, nei primi giorni della loro collaborazione.
Ma Melkise aveva il fascino della libertà, del cambiamento, cose per cui Lakina (e anche lui, innamoratosi proprio di colei che aveva fatto di questi valori la sua missione di vita) provava un fascino irresistibile; e, se questo l'avesse resa felice, non avrebbe insistito. 
Anche se la sua felicità consisteva nel legarsi a un morto.
"...ma io non lo amavo"
Àmaro interruppe bruscamente i suoi pensieri. "Che intendi dire?" replicò "Hai appena detto che ti ricordava Saiph, e tu lo amav..."
"Io non amavo Saiph" Lakina strinse più forte la sua mano. Non credeva che la piccoletta avesse una così grande forza.
"Amavo i valori che portava, la speranza che infondeva alla gente... Certo, era anche un ragazzo buono e gentile e tutto, ma, quando pensavo a lui, non pensavo al suo carattere, o alla sua bellezza fisica, ma solo ai suoi principi. E credo che una cosa simile sia accaduta anche con Melkise" 
Fu allora che gli lasciò la mano, per poi voltarsi verso di lui. I suoi occhi d'oro erano un po' lucidi, ma le labbra erano dischiuse in un sorriso delizioso.
"Mentre i miei sentimenti per te non sono mai mutati. Forse offuscati da quelli per Melkise, ma mai cambiati, e..."
Àmaro le impedì di continuare, mettendo la mano destra dietro il suo capo e facendo unire le loro labbra.
All'inizio Lakina rimase interdetta. Voleva dirgli di non essere frettoloso, che lei si sentiva ancora insicura... Ma il ruvido sapore delle labbra di Àmaro le fece dimenticare le sue paure, e si ritrovò ad affondare le mani nei folti capelli del Custode.
Fu lui a staccarsi, anche se non di tanto. Le prese il viso tra le mani e disse:
"Perdonami se ti ho interrotto, prima, ma non so mai come comportarmi quando le persone esternano i propri sentimenti... Mi fanno sentire nudo, e a volte mi fanno anche rimpiangere il mio elmo"
"Tranquillo, ti capisco" rispose rasserenata Lakina. Fece scorrere il suo sguardo sulla carrozza, e notò la tendina dischiusa ed il cocchiere che li osservava a bocca aperta.
"Oh!" esclamò, quando vide che era stato scoperto "M-mi spiace- Àmaro, signora Gran Madre, mi dispiace davvero! È solo che non vi sentivo rispondere alle affermazioni, così mi sono girato e ho visto la tendina chiusa, l'ho aperta e..."
"Va tutto bene, tranquillo" sorrise lei "Non hai visto niente di cui ti devi vergognare, e... Come ti chiami?"
"Floy"
"Bene, Floy, ti prego di continuare a parlare. M'interessa sentire i tuoi discorsi, davvero. Stavi parlando di un eroe della guardia, giusto?"
"Sì, signora! È Roye, il maestro che s'é sacrificato per salvare i rifugiati nei sotterranei della Guardia! Si dice che abbia allenato anche Talitha, sapete..."
Il chiacchiericcio di Floy riempiva la piccola carrozza, migliorando, in qualche strano modo, l'umore di Àmaro.
Guardò fuori dal finestrino quello che era diventato il suo Protettorato, ancora incredulo.
Il suo amore, quello che da tanto tempo aveva creduto irraggiungibile, non solo lo ricambiava, ma anzi coltivava questi sentimenti da molto, molto tempo. 
E fu lì, tra chiacchiere che riempivano la carrozza, i raggi del sole che gli illuminavano il viso, e il sapore della donna amata sulle sue labbra, che Àmaro si sentì felice.

Angolo Autrice 
Buonsalve, miei cari! Dopo un anno, sono ritornata su questo fandom per la vostra gioia!
"Nessuno le risponde perché son tutti scappati"
... Bene. Innanzitutto, perdonatemi se la fanfiction non è il massimo... Io mi ci sono impegnata, ma non sono sicura d'aver rispettato l'IC dei personaggi (se pensate che non lo siano, vi prego di farmelo sapere!). Inoltre, non sono brava a scrivere storie romantiche e introspettive.
E allora, perché scrivere una fic romantica E introspettiva, se non si è capaci?
Due semplici motivi: ho shippato questi due da quando Àmaro ha chiesto a Lakina di dargli del tu (?), e detesto con tutto il cuore la MelkisexLakina.
Ma questo non significa che detesti anche voi a cui piace, eh! A tutti può piacere (quasi) tutto... È solo che odio il modo in cui la Troisi li ha messi insieme. Già Melkise non è proprio il mio personaggio preferito (diciamo che mi stava simpatico solo nei momenti in cui era con Grif... E spero di non averlo ridicolizzato!), poi il modo in cui lo fa innamorare, ricambiato, di Lakina per poi farlo morire... Mi ricorda molto la ScottxCourtney, se qualcuno conosce A Tutto Reality.
Quindi, non mi è piaciuto, ecco. Anche molti altri fatti del libro (il fatto che s'inseriscano nuovi personaggi che servono solo per aumentare il numero di morti o non spiegati molto bene, il fatto che si cambia troppo spesso ambientazione senza un motivo, il non sapere che fine fanno alcuni personaggi, come Lanti o Roye... Sì, è vero, sono comparse, ma a mio parere, quando viene dato un nome a un personaggio, smette di essere una comparsa. Ma anche un finale generale, come il fatto che ci siano comunità in cui vivono solo persone di una certa razza per Lakh, mi andava bene!) mi sembrano o scritti male o commercialate... Sarà che sono cresciuta, e i miei gusti letterari sono cambiati, o forse che sto andando in paranoia, ma... Lo trovo molto peggiore rispetto al primo libro della saga.
Perché sto scrivendo queste cose nell'Angolo Autrice non lo so. Suppongo che dovessi scrivere le mie riflessioni da qualche parte, ed eccole qua. 
Angolo lungo quasi quanto un paragrafo della One shot. Bene.
Grazie davvero tanto a chiunque abbia letto fino a qui, e ciao!
Claire 

P.s: ah, il perché del titolo? Beh, come Miraval e Cetus sono agli opposti nel cielo, ma sono comunque legati da un filo indivisibile, così Lakina ed Àmaro ricoprono ruoli opposti ma sono uniti nell'amore (rappresentato dall'abbraccio. Questo NON significa che shippo Miraval e Cetus). Una cosa così. 
E poi "consolazione degli affranti" perché, alla fine, entrambi sono più felici che all'inizio.
E mi piaceva il suono delle due preposizioni messe assieme.
Buh 
  
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