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Autore: Alexander Bane    06/07/2015    0 recensioni
Nel cielo stellato della Gola Alpha, affascinanti luci rosse danzano ammaliando gli abitanti del villaggio. Melody, però, è chiusa in casa dai genitori. Ma quelle luci potrebbero non essere tutto ciò che sembrano. Sui versanti di un monte, Darevonn Beneath e Lumia Rosseaux dovranno fronteggiare le fiamme del passato e la mente umana, contro un avversario temibile quanto ignoto: Il Principe.
È ora di riaprire le menti e chiudere i legami.
È tempo di svelare i segreti della mente umana.
È tempo.
Genere: Avventura, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Melody si svegliò di colpo, tossendo ai suoi primi respiri.
Nell'aria c'era un odore che raramente sentiva, l'odore dello zolfo.
Si mise a sedere, ma ricadde sul letto con un capogiro.
Il suo corpo le faceva male, in ogni punto che riuscisse ad immaginare.
Raccolse le forze e, sopprimendo un conato di vomito, si mise a sedere.
Gli occhi le facevano male a causa della luce, tutto ciò che riusciva a vedere era un mondo sfocato che ruotava attorno a lei.
Tossì ancora, tastando il letto in cerca  di un punto di riferimento.
Sentì una corrente d'aria muoverle i capelli, portandole ancora l'acre odore dello zolfo.
Ora però almeno sapeva dov'era la finestra.
 
Con il corpo dolorante e tenendosi al letto, zoppicò fino alla porta di legno della camera.
I suoi occhi smisero di farle male e riuscì ad intravedere il corridoio per l'uscita, al piano di sotto.
Mugolando di dolore, scese le scale tenendosi più saldamente possibile alla ringhiera.
Giunta all'ultimo gradino, si sedette e si sistemò dietro alla testa i capelli, ansimando, poi tentò di sistemarsi il vestito lungo fino ai piedi, quell'intralciante veste bianca simile al vestito da sposa.
Riprendendosi, rialzò lo sguardo e osservò il salotto.
Tutto era al suo posto, ma quel dannato odore era ancora lì, persistente, nelle sue narici e nella sua casa.
 
Con la testa che le girava e gli occhi lucidi, corse verso la porta facendo soste ad ogni mobile.
Sentiva pulsare la testa, ad ogni battito del cuore, sentiva gli occhi lacrimare e le ginocchia cedere sotto il suo peso.
Prese fiato ma tossì, inalando quell'acre odore nell'aria.
Fece appello ad ogni forza rimasta nel suo esile corpicino e si lanciò verso la porta, aggrappandosi alla maniglia.
Essa si aprì con un cigolio, ed ella venne investita da un vento caldo.
 
Crollò in ginocchio tossendo, prendendosi la testa fra le mani e bagnandosele nelle proprie lacrime, affogando nel suo dolore corporeo.
Abbassò lo sguardo, fissando la strada di ciottoli ed i cerchietti scuri formati dalle sue lacrime.
Il caos attorno a lei era totale.
Decine di voci mischiate fra di loro, un groviglio di busti e gambe si stagliava davanti a lei.
Non capiva cosa potesse star succedendo, le faceva male anche solo pensare.
Poi, quando alzò lo sguardo, si dannò per averlo fatto.
 
Da sopra le teste delle persone si ergevano pennacchi ardenti di un arancione vivo, perfettamente visibile sotto il cielo azzurro.
Un fumo scuro si alzava da sopra di essi, diretto ella sua direzione.
Provò a rialzarsi, avvicinandosi a quel grande calore davanti a tutte quelle persone, ma cadde dopo poco ai piedi di una donna.
Sporse in avanti le braccia per proteggersi dalla caduta, ma gemette dal dolore.
Si sedette sulle ginocchia e si guardo le mani: qualche piccolo sassolino era penetrato nella sua sottile pelle, il resto della mano era coperto di polvere e cenere qua e là.
 
Alzò lo sguardo deglutendo, incapace di immaginare la gravità della cosa.
Dalla casa di fronte si alzava un rogo che la avvolgeva completamente, spingendosi in aria nella sua direzione, nel vento.
Sentì delle gocce caderle sulle mani, un liquido fresco e che le bruciava appena quando toccava i punti dove i sassi avevano colpito.
Sudore.
 
Alzo lo sguardo verso i presenti: tutta la loro pelle visibile era imperlata di sudore.
Si rese poi conto che anche la sua ne era imperlata.
Davanti a tutta la folla, due uomini ed una donna gesticolavano animatamente, indicando la casa in fiamme.
 
Ella sospirò, sapendo cosa di nuovo la attendeva.
Gli adulti difficilmente arrivavano a compromessi in quelle situazioni.
Alla fine era sempre troppo tardi.
Il più tragico dei cliché.
 
Fece appello ad ogni sua motivazione e forza, mettendosi in posizione.
La donna accanto a lei si spostò verso i due uomini, e lei approfittò del momento.
Scattò con ogni sua energia verso la casa, sotto gli occhi di tutti i presenti.
Alcuni allungarono le mani verso di lei, provando ad afferrarla, ma prima che riuscissero ad acciuffarla lei si lanciò in una piccola apertura nel legno ardente della casa.
Spese qualche secondo guardandosi dietro, e sorrise.
Una folla di adulti si spingeva per riuscire a decidere che sarebbe dovuto andare a prenderla.
 
Si fece forza e dimenticò ogni dolore, voltandosi ancora verso quell'inferno.
'Al piano di sopra.
Sono SEMPRE al piano di sopra', pensò rapidamente.
Tossì inalando ancora lo zolfo mischiato con il fumo, poi cercò la scala fra le fiamme.
Tutto il soggiorno e la cucina erano avvolte dal fuoco scoppiettante, le scintille schizzavano ovunque.
Il calore era indicibile.
 
Dall'altro lato della stanza, delle lastre di legno stavano impilate una davanti all'altra fino a creare una sorta di scala.
In fiamme.
Si fece coraggio e si lanciò verso di essa, schivando i mobili ardenti e le scintille.
Si tenne a contatto con il pavimento il meno possibile, e quando raggiunse la scala salì al piano di sopra a falcate, in pochi rapidi passi.
Di sopra, la situazione era ancora peggiore.
Le fiamme stavano divorando ogni cosa, ogni millimetro del piano.
Affannò a respirare, cercando un appoggio ma trovando solo fuoco.
Corse al centro della stanza, guardandosi intorno fra gli armadi in fiamme e le assi infuocate sul terreno.
Tirò un calcio ad una porta per aprirla, ma essa si spaccò dove l'aveva calciata e le bloccò il piede.
Da essa uscì un denso fumo nero.
 
Melody capì che il suo povero piede era dentro la stanza nella quale era probabilmente iniziato quell'inferno.
Tossendo si avvicinò per liberarlo, sferrando pugni alla porta.
Era però più resistente del previsto.
Pregando di non tagliarsi, saltò per calciare la porta con l'altro piede.
Riuscì nel suo intento, ma cadde pesantemente per terra sul fianco.
Ritrovando con ogni speranza rimasta la forza, tirò i piedi verso di sé ed appoggiò le mani a terra per rialzarsi.
Urlò di dolore.
Accanto a lei, una sbarra di metallo rovente, probabilmente un sostegno, stava immobile sul pavimento, avvolta dalle fiamme.
Si guardò le mani, ora sanguinanti e quasi insensibili.
Prese fiato per ridare ai suoi muscoli ossigeno, ma tutto ciò che i suoi polmoni trovarono fu il fumo nero uscito dalla porta rotta.
Sentì la pelle scottare, il sudore sul collo arroventarsi.
Sentì un tonfo sul pavimento, troppo lontano però perché lei potesse vedere cosa fosse stato.
Azzardò pensando che fosse stata un'altra trave cadere, sicura che quello sarebbe stato uno dei suoi ultimi pensieri.
Le sue lacrime scottavano sul viso, le sue mani sanguinavano ed il sangue sfrigolava sulla lastra di metallo, le sue caviglie recise dal legno erano in agonia.
 
Non aveva trovato nulla, in quella casa.
Solo la morte, il dolore.
Vide una punta dei suoi capelli prendere fuoco, i lembi della sua veste bianca scurirsi ed il fumo avvolgerla.
Chiuse gli occhi, rassegnandosi a ciò a cui lei stessa era andata incontro e lasciandosi avvolgere dal mortale abbraccio di fumo e fiamme.
 
Tossì un'ultima volta, sentendo il fumo bruciare nei polmoni, percependo ogni forza scivolare via dal suo corpo ed alimentare le fiamme.
I suoi pensieri si fermarono.
Incurvò appena il labbro, sapendo che avrebbe perso presto conoscenza.
Sarebbe morta senza soffrire.
 
L'ultima cosa che sentì prima che anche l'ultima delle sue forze la abbandonasse fu il rumore di un'asse che si spezzava.
Sentì sulle braccia un forte bruciore, poi più nulla.
Il buio della sua mente, dei suoi pensieri che andavano spegnendosi.
 
Cedette, l'ultima cosa che ancora aleggiava su di lei era la sua consapevolezza che non si sarebbe svegliata.
E quel denso, acre fumo nero.
 
Il suo respiro parve acquietarsi.
 
   
 
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