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Autore: Saerith    18/01/2009    8 recensioni
Combinazione: Moto- Pioggia. Quando la sofferenza ci porta a far del male a noi stessi.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Koshi Kanda
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un graffio sul cuore

Freddo, sento molto freddo, ora che la pioggia è divenuta più insistente e frusta la visiera del casco integrale, producendo un ticchettio monotono. Il cielo è plumbeo come il mio cuore da un mese a questa parte. Mi chino ancora di più sul serbatoio della mia fiammante R1, quasi a richiedere un abbraccio a quel freddo metallo, che sembra incandescente confronto al gelo che ho dentro ed accelero per sentire ancora più violente su di me le gocce che cadono dal cielo.

Le gomme ruotando alzano l’acqua dall’asfalto: so che a questa velocità potrei perdere il controllo da un momento all’altro a causa del fondo bagnato, ma non mi importa. Niente è più importante. Tiro la manopola della frizione per cambiare marcia, ma la sollecitazione del braccio mi causa ancora un po’ di fastidio alla spalla.

Ho tolto il tutore solo ieri, il giorno del mio compleanno.

“Koshi, in garage c’è il nostro regalo.” Non ho nemmeno ringraziato mia madre e, benché fosse il mio sogno possedere una moto come questa, vedere un tale gioiello rosso fiammante, decorato da una coccarda e un cartello con scritto “Buon compleanno”, mi ha lasciato del tutto indifferente.

Perché non era così che doveva andare.

Perché scambierei questo dannatissimo mezzo con il sorriso che Sanae rivolge al capitano della squadra di calcio.

Di nuovo, come un riflesso condizionato, la spalla sinistra inizia a dolere, proprio lì dove Ozora mi ha colpito. Sento il viso bagnato, ma non è la pioggia: sono le lacrime, che nonostante l’orgoglio, non riesco a trattenere. La colpa è mia, ero troppo sicuro di averla vinta, invece…invece sono stato proprio io a riunirli: che ruolo ingrato!

Ad un tratto mi riscuoto e all’ultimo momento freno per accompagnare la curva, ma la moto si ribella a me. Le gomme scivolano scaraventando me e il mezzo sul bordo della strada.

Riapro le palpebre e con la coda dell’occhio vedo la ruota posteriore che continua a girare. Sforzandomi, perché non c’è un solo punto del corpo in cui non senta dolore, riesco a slacciare il casco e togliermelo per respirare meglio. La pioggia bagna il mio volto ora e rimango così, inebetito a fissare lo scrosciare delle gocce che pesanti mi colpiscono la pelle. Di nuovo spalle a terra, come quel giorno e come a rievocare la stessa scena, sento le mie risate isteriche confondersi con il rombo del motore ancora acceso. Continuo a ridere, ma dai miei occhi le lacrime si mischiano all’acqua piovana.

Non so da quanto sono qui, indolenzito e intirizzito dal freddo. Muovendomi piano, tento di rialzarmi. La mia giacca fradicia è sporca di terriccio e qualche foglia è rimasta attaccata al tessuto, ma non me ne preoccupo: la pioggia laverà via tutto. Non senza fatica, rialzo la moto e la spengo. Col piede abbasso il cavalletto e ve la poggio. Mi abbasso per vedere l’entità del danno e scopro che la mia incoscienza ha procurato tre bei graffi paralleli sulla carena del mio regalo di compleanno.

Sconfitto e amareggiato per la mia stessa idiozia, mi siedo a fianco della moto. Sto gettando tutto al vento: ho rischiato di farmi seriamente del male e allora sì che avrei dovuto dire addio alla boxe.

Perché, Koshi Kanda? Per una ragazzina che non ti ha voluto.

Sbatto violentemente il pugno sul terriccio bagnato, poi passo la manica del giubbotto sul viso per asciugarmi. Riprendo il casco e lo rindosso, un po’ infastidito perché i miei capelli sono completamente intrisi di pioggia. Riaccendo la moto e avverto il tremolio del motore sotto di me. Badando bene alla strada, ritorno verso casa, questa volta con moderazione.

In garage, prendo un panno e asciugo il metallo puntellato di gocce, poi prendo un telo per coprire la moto. Mi sento in colpa per non averne avuto la minima cura e spero che i miei genitori non vedano quei graffi: appena potrò la porterò da un carrozziere. Mi dirigo in camera mia e mi infilo sotto la doccia calda. Ne esco più rilassato e senza pensarci su, prendo dall’armadio il mio borsone e lo riempio di tutto il necessario.

Vedendomi uscire con quel carico sulla spalla, mia madre mi chiede dove stia andando.

- Ricomincio l’allenamento da oggi.- dichiaro con fermezza. Aperta la porta di casa, noto che ha smesso di piovere e un timido spiraglio di luce si sta facendo spazio tra le nuvole. Prima di uscire, mi volto a guardare mia madre negli occhi e sorridendo le dico:

- Grazie del regalo, mamma.-

  
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