Storie originali > Commedia
Segui la storia  |       
Autore: sallythecountess    06/07/2015    0 recensioni
E’ che a me non importa, va bene? Non mi importa se sei un maledetto riccio e farai ogni cosa per tenermi lontano. Io sono forte, molto più di quanto tu pensi, e con pazienza e dolcezza mi farò piano piano strada tra i tuoi aculei. E sì, farà male, fa male ogni volta. A volte fa tanto male da spingermi a chiudermi da qualche parte per leccare le migliaia di ferite che mi infliggi, ma poi torno sempre, perché malgrado l’apparenza, non sono una facile da vincere. Non mi arrenderò, perché credo fermamente che la parte morbida, dietro a tutte quelle spine, sia la cosa migliore che esiste al mondo. L’ho intravista, credo per mezzo secondo, ma è bastato. E da allora ho deciso che non importa quanto ci vorrà, quante lacrime dovrò versare e quanto dura sarà la battaglia: mi farò strada piano piano tra le tue spine e riuscirò ad accarezzarti la guancia morbida, per farti capire che va tutto bene e non sei in pericolo.”
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo I


“Le cose belle arrivano quando hai smesso di aspettare” così si dice, no? Beh ma quando ci rendiamo conto che una cosa bella è realmente bella? Quando realizziamo che chi abbiamo di fronte non è semplicemente un incontro qualsiasi ma una specie di ancora di salvataggio che ci ha inviato il destino?
Beh a voler essere sinceri, esistono dei segnali, delle indicazioni molto precise che ci fanno capire quando siamo ad un punto di svolta, è solo che molto spesso noi ce ne freghiamo altamente, o comunque siamo troppo distratti per accorgercene. Però ci sono, veramente. Diciamo che ad un certo punto della cosa, sulla testa dell’altra persona si accende una specie di enorme freccia luminosa, eppure molto spesso noi continuiamo a dormire beatamente col prosciutto sugli occhi. E Chiara era una sorta di campionessa olimpionica del “dormire col prosciutto sugli occhi”. Lei, infatti, non si era minimamente resa conto di chi avesse davanti. E Luca…beh lui lo sapeva da sempre, ma essendo un insicuro cronico, un ansioso e anche disperatamente pessimista non ci aveva mai creduto. E quando mai ci credeva uno così?
Sì, Luca aveva una cotta per lei da circa cinque anni. Non che la conoscesse, eh. Era una cotta platonica, nata da ciò che sentiva raccontare di lei, dai suoi occhi verdi e da quell’enorme sorriso che aveva visto solo una volta o due. Beh detta così sembra folle, ok, ma a quanti di noi è capitato di prendersi una cotta per la sorella, il fratello o il cugino figo del nostro amico? Beh quello era successo al povero Luca.
Chiara era la migliore amica, nonché cugina, di una delle sue più care amiche e confidenti e lui era cresciuto col mito della ragazza dagli enormi occhi verdi che ride e fa casino con chiunque ma sembra sempre avere uno strano alone di mistero. Chiara era quella che ascoltava musica strana, che aveva insegnato a sua cugina Alessandra a portare i capelli in un certo modo perché “lo aveva visto in una certa zona di Londra o di New York”. Chiara era quella che macinava libri che poi passava ad Ale, che poi, conseguentemente arrivavano a lui perché “non poteva non leggere una certa cosa”. Eppure lui, di Chiara, non è che sapeva molto. Quelle poche e confuse idee che aveva su di lei lo avevano spinto a formulare una serie di ipotesi, che però erano tutte, completamente sbagliate.
Ok, l’ho fatto e non dovevo farlo…non dovevo parlarvi di loro senza cominciare per ordine. E allora…ok, mettiamo le cose in ordine, seguiamo gli schemi narrativi.
Dove comincia questa storia? Beh diciamo in un luogo non molto convenzionale, soprattutto se teniamo conto dell’età dei suoi protagonisti che non sono esattamente due adolescenti. L’incontro fatidico quella sera ebbe luogo in una sala per il lasergame e, per chi di voi non sapesse di cosa si tratta, vi dico subito che non è un posto romantico. Ok, ok c’è il buio, ve lo concedo, ma ci sono anche un sacco di omoni che si insultano e parecchie botte. Eppure Chiara desiderava da una vita andarci, e non aveva mai trovato la compagnia adatta.
Alessandra aveva insistito fino allo sfinimento per spingere Chiara fuori da casa sua e da quel letto nel quale aveva ormai lasciato una specie di impronta fatta di lacrime, briciole di patatine e mascara colato. Tutti pensavano che fosse dura per Chiara perché rompere con l’uomo con cui sei stata per dieci anni di certo è un trauma, ma la verità non la conosceva proprio nessuno. Neanche la sua cuginetta di un anno e mezzo più giovane, che le aveva sempre fatto da confidente. Non era una verità semplice da confessare a qualcuno, soprattutto perché lei non la aveva ancora completamente metabolizzata, o meglio, come Luca le disse molto tempo dopo, non era ancora stata in grado di “perdonare se stessa per quella sua stupida colpa…essere umana”.
“Insomma se questo non ti convince non so davvero più cosa provare…” sussurrò Alessandra sconsolata e Chiara sbuffò e accettò ad una sola condizione “non le fregava niente di conoscere uomini e se Alessandra avesse soltanto provato a presentarle qualcuno dei suoi sgangherati amici avrebbe scatenato l’inferno…”
Ale la guardò con un sorriso, perché in realtà era proprio quello il motivo per cui voleva spingerla ad uscire: era convinta che dopo tanto tempo con lo stesso uomo la cugina avesse una specie di necessità organica di flirtare con uno o più ragazzi carini. Ma Chiara non ne aveva nessunissima intenzione, visto dove l’aveva portata l’amicizia “innocente” con l’ultimo uomo.
Ovviamente conosceva di vista e di nome tutti gli stravaganti amici pazzoidi di Alessandra. Con qualcuno aveva preso un caffè di tanto in tanto, ma non aveva mai provato ad interagire con loro in modo significativo. Conosceva anche Luca di vista, e sapeva che al liceo aveva avuto una cotta per lei perché Alessandra aveva provato per circa tre anni a convincerla ad uscire con lui, ma lei non ci aveva mai pensato.
Non finirono in squadra insieme, e neanche interagirono più di tanto per la prima parte della serata. Chiara fu amichevole con tutti, come suo solito, e fece un gran casino, come suo solito, sforzandosi di divertirsi il più possibile, ma con tutte quelle cicatrici nel cuore era piuttosto difficile. Anche se all’esterno sembrava una che se la sta davvero spassando. E poi successe una cosa strana, una di quelle cose che sembrano davvero insignificanti ma che cambiano il corso degli eventi.
Vedete, gli amici di Luca erano abituati alle sue continue e incessanti citazioni di film e telefilm. Studiava regia, era laureato alla school of comics…non era un ragazzino normale, non lo era mai stato. I suoi genitori erano letteralmente disperati per questo. Il mondo intero aveva difficoltà a capire la quasi totalità delle sue battute e citazioni, e spesso Luca ci restava male e lasciava correre ridendo tra sé e sé, ma quando andava male si metteva a fare simposi per spiegare le citazioni che nessuno aveva colto, e puntualmente finiva col diventare lo zimbello della serata. Dopo qualche tempo, qualche amico che lo teneva particolarmente a cuore e che non voleva che lo prendessero in giro, aveva cominciato ad assecondare le sue farneticazioni ridacchiando. Molti avevano cominciato a credere che certe espressioni fossero suoi “marchi di fabbrica” e dunque lo assecondavano anche se non capivano quasi mai dove volesse andare a parare.
Così, quando si fece uscire di bocca un “Allons-y…Geronimo…” nessuno pensò che potesse esserci un riferimento ad un qualche personaggio…solo Chiara capì e sorrise. Ok, poteva essere un caso-si disse quasi entusiasta all’idea di aver finalmente trovato qualcuno con cui parlare della sua serie tv preferita- ma doveva assolutamente provare a introdurre l’argomento.”
Com’era prevedibile, la squadra di Alessandra e Chiara fu la prima ad essere eliminata, e mentre Ale faceva i capricci per farsi consolare da quel povero santo di Francesco, che l’amava troppo per non assecondare ogni suo desiderio, Chiara si andò a prendere una birra e cominciò a sorseggiarla.
Vedere le coppie felici le faceva sempre provare una strana malinconia, anche se voleva molto bene a quei due. Le vennero in mente per un istante alcuni frammenti di quel futuro utopico e folle che si era immaginata e sorrise malinconicamente scacciando quelle stupide idee. Non doveva pensarci, doveva farsene una ragione e se si fosse finalmente decisa a smettere di pensarci sarebbe passato. Tutto passa, no? A volte no.
E mentre mille pensieri tristi le offuscavano la mente e gli occhi, improvvisamente la sua attenzione fu attratta da altro. Anche la seconda squadra era emersa, e sembrava particolarmente allegra e in vena di far festa. Per un attimo Chiara alzò lo sguardo verso Luca e si dimenticò di rimettere la sua maschera. Fu un istante, solo un secondo, ma il gelo scese nella sala, perché Chiara aveva un’espressione talmente triste da contagiare chiunque nel raggio di circa 100 metri. E Luca in seguito le aveva spesso confessato che quello era il suo super potere e che “beh chiamalo un potere da niente…puoi trasmettere quello che provi al mondo. E’ una cosa seria. Hai il dovere di essere sempre felice per il bene dell’umanità.”
Chiara si accorse immediatamente dell’errore e pensò solo “O cazzo” ma sorridendo sussurrò “e così siete vincitori…che invidia…”
“Allora dedico la mia vittoria a mia madre, al cane, alla bella ragazza depressa con la Corona tra le dita che ho di fronte, a Bad Wolf…”
Luca stava facendo il solito ragazzino immaturo, e ci stava spudoratamente provando e quasi sicuramente non avrebbe avuto la minima chance se non avesse detto quelle due parole finali. Chiara ridacchiando ribattè “…alla regina Elisabetta I, a Amy e Rory e soprattutto direi, a River…no?”
In quell’istante venne fuori l’insegna luminosa. In quell’istante ci fu un attimo di pausa, come quello che segue una terribile esplosione o un crollo. Ogni cosa in Luca si arrestò, e fu quasi come una specie di rivelazione divina. Chiara continuò a ridacchiare sorseggiando la birra, senza dare molto penso alla cosa, ma Luca…oh quasi smise di respirare per circa dieci secondi. Ora avevano scoperto di avere qualcosa in comune, ma quella fu solo la scintilla. Dovevano andare oltre le apparenze e una volta accaduto…nulla fu più come prima.
Nota:
Salve a tutti. E' ufficiale, sì ho ricominciato a scrivere. E non lo so com'è questa storiella, ma abbiate pietà di me: devo rifarci la mano. Spero che vi sia piaciuta e che decidiate di farmi un salutino, ma in ogni caso, vi ringrazio per avermi letto.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Commedia / Vai alla pagina dell'autore: sallythecountess