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Autore: AlyTae    07/07/2015    2 recensioni
- Sai, quando sei nata tua madre insisteva col chiamarti Tiffany. Abbiamo litigato molto, sai? Che ricordi...-
Alzò la testa lievementi
- Quindi...- mormorò - Qual è il mio nome papà?-
- Cosa intendi dire?- disse suo padre, in tono quasi severo - Stephanie, ovviamente.-
Stephanie lo guardò intensamente
- Non mentirmi, papà.- disse - Qual è il mio nome?-

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SiFany
Genere: Malinconico, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Tiffany, Un po' tutti
Note: Cross-over, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Non riusciva a muovere un muscolo. Nonostante sentisse dentro di sé anche solo un pizzico di voglia di osservare l’ambiente circostante, non ce la fece.
Il colpo le aveva fatto girare la testa, e i suoi occhi fissavano un pezzo del pavimento sotto di sé. Rimase così, gli occhi sbarrati. Sentiva la guancia bruciare, il colpo era stato abbastanza forte e doloroso, eppure non versò una sola lacrima.
Alle orecchie, le arrivavano delle voci.
- Come osi dire certe cose? COME OSI?-
-  L’hai picchiata! Non devi permetterti! Non devi permetterti di picchiarla!-
- Lasciami!-
- Sei impazzita? Come hai osato farlo?-
- Non sono io ad essere pazza! I pazzi siete voi! Pazzi! PAZZI!-
Urla di Siwon e di Natalie. Non un solo fiato pronunciato dal padre.
- Siete fratelli! Fratelli! Vi rendete conto di questo?-
- Non siamo fratelli di sangue.-
- Siamo sposati! Il nostro è un legame matrimoniale! Questo fa di voi due fratelli! Ufficialmente, Siwon! Scritto nero su bianco! Lo capisci?-
- Lo capisco, e non mi importa!-
Sentì il ragazzo respirare profondamente prima di ricominciare a parlare.
- Io la amo.-
Stavolta per Tiffany fu impossibile non alzare lo sguardo. Lo fece lentamente, ma lo fece. Siwon che teneva stretto nel pugno il polso di sua madre, lo stesso braccio che pochi secondi prima l’aveva colpita. Madre e figlio si fissavano negli occhi. Entrambi i loro sguardi erano pieni di fuoco, di odio. Quell’immagine la riempì di tristezza.
Non era quello che voleva. No. Aveva perdonato Natalie, aveva perdonato suo padre, e pregava che sua madre, da lassù, perdonasse lei. Aveva accettato quella nuova famiglia, e una famiglia non deve avere segreti. Ma  quella verità la stava distruggendo, quando lei sperava di riunirla ancora di più.
- Sei pazzo!- urlò di nuovo Natalie – Pazzo!-
- No. Tutt’altro, mamma! Non mi sono mai sentito sano di mente come adesso.-
Siwon rivolse uno sguardo a Tiffany. Lei lo sostenne. Sentiva la guancia arrossarsi, ma resistette per non massaggiarsela o fare qualcosa per alleviare il dolore. Tenne le braccia lungo i fianchi ed alzò la testa. Quella guerra doveva continuare ad essere combattuta.
Natalie si liberò dalla presa di Siwon e si voltò di scatto verso il singor Hwang.
- Di’ qualcosa!- gli gridò – Ti prego aiutami! Di’ qualcosa anche tu!-
Il signor Hwang era rimasto seduto sul divano, e fissava un punto nel pavimento, probabilmente lo stesso che stava fissando Tiffany qualche secondo prima. Non aveva detto una parola. Rimase in silenzio ancora per qualche istante, poi, finalmente, parlò.
- Hai picchiato mia figlia.-
Fu poco più di un sussurro, eppure abbastanza forte da gelare l’intera stanza. Siwon, Tiffany e Natalie aveva ora i loro occhi puntati su di lui, ognuno con i propri pensieri in testa, ma nessuno osò rompere il silenzio.
- Tesoro…- riuscì a mormorare Natalie, con la voce che stava iniziando a rompersi per colpa del pianto.
- L’hai picchiata. – finalmente lui la guardò negli occhi – Lo sai, no? Te ne sei resa conto, vero?-
Natalie si sforzava per dire qualcosa, ma dalla sua bocca uscirono solo versi incomprensibili e i suoi occhi diventavano sempre più lucidi.
Il signor Hwang si alzò dal divano con una calma quasi innaturale
- Fai le valigie Stephanie – disse, dirigendosi verso il piano superiore, senza guardare negli occhi nessuno – Ce ne andiamo.-
 
 
Ormai i suoi capelli erano lunghissimi. Era da quando si era trasferita che non li tagliava. I suoi vecchi capelli neri stavano letteralmente ingoiando quelli rossi.
Si fissò ancora un po’ allo specchio. Poi rivolse lo sguardo alle forbici che aveva in mano.
La lotta tra capelli rossi e capelli neri. Tempo prima l’aveva paragonata alla lotta tra Stephanie e Tiffany.
Stephanie o Tiffany? Tiffany o Stephanie? Ripeteva continuamente dentro la sua testa.
Un tempo.
Con un tetro sorriso stampato sul volto, avvicinò le forbici ad una grossa ciocca di capelli. Riuscì a sentirne il metallo sfiorarle il lobo dell’orecchio. Poi, con gesto secco, tagliò.
Ciocche rosse fiammeggianti caddero, invadendo il pavimento del bagno, come fosse sangue che sgorga a fiotti da una grossa ferita.
Basta bugie, basta inutili falsità. Stephanie alzò lo sguardo verso la sua immagine riflessa. Ora aveva solo un dolce e rotondo caschetto nero come la pece, che le contornava il viso. Era come guardare una vecchia foto. Non smise un secondo di sorridere.
- Bentornata- sussurrò, senza smettere di guardarsi – Bentornata, vera me stessa.-
 
 
Quando Siwon entrò con foga nella sua stanza, Tiffany aveva appena chiuso la sua valigia. E l’armadio era vuoto.
- Di solito si bussa…- disse infastidita la ragazza. Siwon la ignorò. Non la guardò nemmeno gli occhi. Fissava, con sguardo pieno di incredulità, la valigia appena finita.
- Lo stai facendo davvero? Te ne stai andando?-
- Non ho molta scelta.- disse, cercando in tutti modi possibili di essere calma. Non le riuscì molto bene: dalla gola le uscì una voce rotta e piena di angoscia, prossima al pianto.
- Ce l’hai la scelta.- disse Siwon, stavolta alzando lo sguardo verso di lei – Se vuoi rimanere, tuo padre ti lascerebbe di sicuro e…-
Non continuò la frase. Si avvicinò a lei, le prese il viso tra le mani e le sfiorò una ciocca di capelli corvini.
- Dio mio…- mormorò – Che hai fatto?-
Tiffany sorrise tristemente : - Una scelta.-
Siwon annuì, abbassando lo sguardo :- Allora non dire che non hai scelta. Dimmelo, senza troppi giri di parole, dimmelo che te ne vai perché vuoi tornare.-
Tiffany si morse le labbra, nervosamente, poi si decise a parlare :- Non ho più molto da fare qui.-
- Come sarebbe a dire, che non hai molto da fare? Hai la scuola, hai i tuoi amici…- esitò qualche momento – Hai me!-
Tiffany lo fissò dritto negli occhi : - Natalie non approva, Siwon. E mi ha picchiata. Non posso stare qui.-
- Natalie la convincerò io. E se non la convinco, allora ce ne andremo insieme. Non c’è bisogno di tornare in Corea.-
- La Corea è la mia casa.-
- Era la tua casa.-
- È. Lo è sempre stata. Qui non mi sono mai sentita a casa.-
Non glielo aveva mai detto. Non l’aveva mai detto a nessuno. Neppure a sé stessa. Già da tempo si stava convincendo che quella sarebbe stata la sua nuova vita, ma era tutta una presa in giro. Quella vita era solo una pausa. Una pausa dalla monotonia delle sue giornate, dai compleanni passati da Sooyoung mentre sua madre era in ospedale, dalle insapori chiamate di suo padre, dal freddo e dai grigi colori di un Paese che, tuttavia, aveva un disperato bisogno di rivedere.
Siwon sbarrò gli occhi, incredulo. Non credeva a quella confessione.
- No.- disse fermamente – Non lo pensi davvero.-
- Siwon, io…-
- Sono tutte sciocchezze. Tu sei fatta così, ti piace crogiolarti nelle sciocchezze che ti crei da sola. Esattamente come la storia del nome. Sei solo una ragazzina che non sa ancora cosa vuole…-
- Hai ragione, Siwon. Ero così. Adesso non più. Ora so fare delle scelte da sola. E voglio tornare a casa mia.-
Forse tutto ciò di cui aveva bisogno era solo uno schiaffo. Uno schiaffo violento, doloroso, dritto in faccia, che lasciasse il segno, e la svegliasse dal torpore in cui aveva vissuto per mesi, per anni. Natalie aveva provveduto, con grandi risultati. Quello schiaffo l’aveva svegliata da un sonno profondo, e adesso che era giù dal letto tutto le era più chiaro: in quel posto, lei non aveva più nulla da fare. E lo stesso schiaffo che l’aveva colpita aveva svegliato anche suo padre, che da dodici anni dormiva del suo stesso sonno.
Fai le valigie Stephanie. Ce ne andiamo.
Siwon scosse con violenza la testa, come se volesse scacciare quelle parole prima che raggiungessero le sue orecchie. I suoi occhi iniziavano ad arrossarsi. Persino Tiffany si stupì. Non l’aveva mai visto piangere.
- Quindi le cazzate le hai dette solo a me, alla fine.- disse violentemente il ragazzo, la voce rotta a metà – Dicevi di amarmi, poi silenziosamente stavi prendendo le tue preziosissime scelte…-
- No, Siwon! Non ho mai detto questo!- si affrettò a replicare Tiffany.
- Adesso non cercare di dirne altre, di cazzate.-
Siwon iniziò a ridere nervosamente, probabilmente perché preferiva ridere come un idiota piuttosto che piangere davanti a lei. Tiffany lo guardava con occhi pieni di pietà.
- Siwon, cerca di capire. Io… io sento che è questo, quello che voglio.-
- E io? Ti sei mai chiesta cosa voglio, io?-
Tiffany non sapeva cosa rispondere. Siwon le era sempre sembrato un ragazzo che avesse già tutto: popolarità, fascino, intelligenza. Di cos’altro aveva bisogno?
- L’unica cosa che voglio sei tu! Tu soltanto!-
Per un attimo, Tiffany dimenticò come si respira. Non riuscì a sollevare lo sguardo. Siwon continuò:- Cosa vuoi che me freghi, a me, della scuola, di Hae, di Yuri e tutta quella gente lì… Io… io avevo tutto, eppure sentivo di non avere niente. Non mi interessavo alle ragazze, perché credevo di non averne bisogno. Ero uno stronzo. Uno stronzetto, orgoglioso, convinto di non aver bisogno di nessuno, eppure mi mancava qualcosa. Ma facevo fatica ad ammetterlo. Sentivo di essere perfetto, e se ti manca qualcosa perfetto non sei. E poi sei piombata tu, dal nulla. E…- rise ancora, e stavolta la sua risata fu ancora più straziante – e guardami adesso. Siwon, il più popolare della scuola, quello con il massimo dei voti in tutte le materie, il ragazzo perfetto, sta piangendo davanti ad una ragazza.-
Calò uno strano silenzio, rotto solamente dai singhiozzi di Siwon. Tiffany, ritta in piedi, era seriamente in difficoltà. Non sapeva cosa dire. Era convinta di conoscerlo, ormai, quel freddo ragazzo che dal nulla era diventato prima suo fratello e poi il suo fidanzato. A lui aveva confidato cose che non aveva mai confidato a nessuno, e lo stesso ha fatto lui con lei. Avevano condiviso momenti stupendi, e notti meravigliose, più di una volta. E adesso… chi era quel ragazzo seduto sul letto, col viso tra le mani e le spalle possedute da spasmi e sussulti?
La ragazza si avvicinò a lui, titubante, e gli prese le mani tra le sue.
- Non posso chiederti di venire con me.- mormorò – Devi stare qui. Tua madre ha bisogno di te. Anche leu sta perdendo una persona che ama…-
- Nessuno te lo sta chiedendo.- Siwon la guardò severamente negli occhi –Io vengo con te, e non me lo impedirai.-
 
 
 
- Partiamo domani mattina. Molto presto. Non ce lo impedirai.-
- Io… io…mi dispiace…-
- Hai picchiato mia figlia, Natalie. È molto grave.-
- Ti chiedo scusa. Chiama Stephanie, le chiedo scusa personalmente…-
- E’ tardi.-
- Ti prego, non te ne andare. Io ti amo.-
- Cosa vuoi saperne, di amare? Hai picchiato mia figlia, solo perché ama tuo figlio.-
- Sicuramente sono solo confusi. In fondo sono due ragazzi giovani, sotto lo stesso tetto…-
- Non voglio sentire scuse. Noi ce ne andremo.-
- Ti prego… se mi ami, ti prego…-
- Non ti ho mai amata. E nemmeno tu hai mai amato me.-
- No…-
- E’ tutto vero. Eravamo due persone sole. Avevamo bisogno di qualcuno con cui condividere il nostro dolore, il nostro passato. Ci siamo sposati perché eravamo disperati.-
- Condividere il dolore… non è forse amore, questo?-
- Non so cosa sia, esattamente, l’amore. So solo una cosa: amo mia figlia, la amo più di qualsiasi altra cosa al mondo. Non dovevo abbandonarla, non doveva abbandonare sua madre. Sono stato un maiale. Quando l’hai picchiata, mi sono tornate in mente le litigate con lei, le urla, io che la schiaffeggiavo… che merda, che merda di uomo. Basta mentire a noi stessi. Voglio tornare a casa, con mia figlia.-
- Falle finire la scuola, almeno…. Io non posso vivere senza di te…-
- Ripeto: io non ti amo, e tu non mi ami. Tu non vuoi che io resti qua. No, a te non frega nulla se io e Stephanie che ne andiamo. Hai paura di perdere Siwon. Siamo uguali, Natalie, anche tu ami tuo figlio, ma adesso che sai cosa prova per mia figlia hai paura che voglia abbandonarti anche lui. Per questo vuoi che restiamo qui.-
-…-
- Se Siwon vuole partire con noi, sarò più che felice di accoglierlo in casa mia.-
 
 
 
Quante volte erano caduti silenzi gelidi tra loro due? Troppe, troppe volte. Ma Tiffany non sapeva proprio come fare per romperli. Ogni volta si trovava in difficoltà.
Cosa avrebbe dovuto rispondere? Certo, sprizzava di gioia al pensiero di Siwon accanto a lei, in Corea, ma allo stesso tempo si sentiva in colpa. Dopotutto, la California era la sua casa.
- La California è la tua casa…-
- Tu sei la mia casa.-
Tiffany si mordicchiò il labbro. A quanto pare, a lui non interessava nulla. Voleva solo stare con lei. Stentava a crederci. No, le sembrava tutto troppo surreale. In fondo, cos’era, lei? Una ragazza normalissima, semplice, a volte anzi decisamente troppo chiacchierona ed insopportabile. Cosa ci trovava di così speciale, in lei?
Siwon le accarezzò il viso. Tiffany erano talmente persa nei suoi pensieri, che sussultò al tocco del ragazzo.
- Sai che stai molto meglio, con i capelli tagliati così?-
Bastardo. Appena la vedeva in difficoltà, si divertiva a metterla ancora di più in imbarazzo. Che gli piacesse vederla così impacciata e così rossa in viso. Goffamente, Tiffany lo spintonò leggermente, ridendo e cercando di nascondere – senza riuscirci molto – il suo nervosismo.
- Cosa vorresti insinuare? Non ti piacevo, con i capelli rossi?-
- No.- rispose lui, con calma – Te l’ho sempre detto che li trovavo ridicoli.-
Tiffany si finse offesa, tentando di essere il più realistica possibile :- Se non ti piacciono allora puoi startene qui.-
- No. Tanto adesso non ci sono più.-
- Chi ti dice che non me li tingerò di nuovo? Magari di blu, o di arancione.-
- Allora meglio che venga con te, così sarò presente e pronto ad impedirtelo.-
- Non so se sia la decisione giusta, per te…-
Non aveva nemmeno finito di formulare la frase, che sentì qualcosa di viscido tapparle la bocca e muoversi come un pesce impazzito sotto la sua lingua.
Siwon l'aveva baciata. Dal nulla, senza preavviso. Solo per farla smettere di parlare. Come al solito.
Quel suo atteggiamento la faceva innervosire, ma stavolta non riuscì a protestare. Gli cinse il collo e lo strinse fortissimo a sé, e solo in quel momento si rese conto di quanto fosse spaventata al pensiero di perderlo. Un singhiozzo improvviso le fece esplodere il petto.
- Ehi...- sussurrò Siwon, appoggiando la sua fronte alla sua - Adesso non inizierai mica a piangere pure tu, eh?-
Inutile. Ormai non erano più solo occhi lucidi. Le lacrime stavano scendendo a fiotti, bagnando le guance come grosse cascate.
- Vieni come me...- riuscì solo a dire la ragazza, tra enormi singhiozzi
- E' quello che cerco di dirti da un'ora.- Siwon non riuscì a trattenere una risata. Che stupida, pensava. Ormai era un classico: ostinata, quando prendeva una decisione, e appena si rendeva conto di aver fatto una sciocchezza era buona solamente a piangere a disperarsi nel casino che le stessa aveva combinato. Come mai un ragazzo come lui si era innamorato di una persona così confusa, così incoerente, così irresponsabile?
- Dimentica tutto quello che ho detto prima...- continuava Tiffany - Non so cosa mi passava per la testa... vieni con me, e fanculo tutti gli altri.-
- Sì- disse Siwon in un sussurro - Sì...- La baciò di nuovo. Se non l'avesse fatto, avrebbe continuato a fartenicare. La preferiva decisamente con la bocca occupata a fare altro.
Le mise le mani coi fianchi, poi, lentamente, iniziò ad accarezzarle la schiena, sotto la maglietta.
- Natalie e mio padre sono in casa - mormorò Tiffany con voce affannata.
- Che sentano.- fu la risposta secca di Siwon.
   
 
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