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Autore: Vega_95    07/07/2015    2 recensioni
Ore 08.00 am. 7 Luglio
La sveglia suonò come ogni giorno, ma, come al solito, Yusei aveva fatto le ore piccole per stare dietro al prototipo del motore che lui e i ragazzi stavano costruendo per la WRGP. Mugugnò un po’ tirando fuori una mano da sotto le coperte in cerca della sveglia che rotolò a terra continuando imperterrita a suonare. La mattina era giunta, di nuovo, troppo velocemente.
Quello che Yusei non si aspetta è uno spiacevole incidente che lo condurrà alla scoperta di una verità celata sotto un sottile strato di sabbia e che tutti i suoi amici (meno una) già conoscono.
siamo a circa due mesi dalla sconfitta dei Dark Signer, insomma prima di Z-One.
In onore del nostro Yusei Fudo e del suo Yusei-Day, vi lascio a questa piccola OneShot
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aki/Akiza, Yusei Fudo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Jessica Fudo is back!
no, non è vero, non c'è Jessica Fudo, ma Yusei sì e oggi è il suo compleanno per cui, anche se moolto in ritardo, gli facciamo tanti auguri e in suo onore vi lascio a questa oneshot
(wow jessica Fudo /Vega che scrive Oneshot... this is AU! )





Ore 08.00 am. 7 Luglio
 
La sveglia suonò come ogni giorno, ma, come al solito, Yusei aveva fatto le ore piccole per stare dietro al prototipo del motore che lui e i ragazzi stavano costruendo per la WRGP. Mugugnò un po’ tirando fuori una mano da sotto le coperte in cerca della sveglia che rotolò a terra continuando imperterrita a suonare. La mattina era giunta, di nuovo, troppo velocemente.
 
C’era una strana atmosfera in casa, troppo silenzio, niente padelle lanciate, grida o ruzzoloni giù dalle scale. Era come se non ci fosse nessuno e infatti era proprio così, quando Yusei scese al piano di sotto trovò la casa deserta, non c’era Crow e nemmeno Jack.
Fu strano, ma ipotizzò solo una coincidenza, l’unica cosa che lo scocciò davvero fu che qualcuno aveva staccato il calendario appeso al muro, sopra ci aveva appuntato l’ora in cui un cliente sarebbe passato a ritirare il computer che lui aveva aggiustato; in quel momento proprio non riusciva a ricordarselo e gli sarebbe piaciuto andare a leggerlo. Pazienza, avrebbe aspettato per uscire, tanto ricordava qualcosa come il primo pomeriggio.
 
Era stato svegliato dai morsi della fame per cui si diresse al frigo già pronto a friggersi due uova, quando si accorse che sul tavolo c’erano una pila di pancake ancora caldi e coperti di sciroppo. C’era un biglietto scritto chiaramente da Jack.
 
‘non strozzarti con la colazione.’ Simpatico come sempre. ‘ Hikaru passa alle 15.00 a ritirare il computer’ .
 
Sorrise, ma poi l’inquietante idea che quelle cose le avesse fatte Jack gli balenò per la mente, aveva fame, ma non voleva avvelenarsi con gli intrugli del suo amico. Tirò un respiro di sollievo quando trovò un ‘PS’ sul retro.
 
PS: la colazione te l’ha preparatala tua ragazza’
 
Avrebbe sicuramente bruciato quel biglietto, Aki  non era ‘la sua ragazza’, una cara amica sì, ma non di più.
Anche se, l’idea che lei avesse cucinato per lui lo fece sorridere, era davvero brava ai fornelli, specialmente con i dolci.
Li divorò, quei pancake erano davvero la fine del mondo. Doveva assolutamente ringraziarla.
 
Finito di mangiare, corse verso le scale per prendere il cellulare e chiamarla, ma prima ancora di salire il primo piolo udì la porta del garage aprirsi e la voce di Zora chiamarlo.
La invitò a salire rimandando la telefonata. La vecchia signora era una cara donna e un’amica di famiglia, non l’avrebbe mai lasciata aspettare per un qualcosa che poteva attendere qualche minuto.
 
«Buongiorno Yusei-chan! » gli sorrise a 36 denti, con quell’aria da tenera nonnina infatuata persa di suo nipote «spero di non averti disturbato, ma avrei bisogno del tuo aiuto, sai la cassa del negozio non funziona bene, potresti…»
«certo» la anticipò il ragazzo. Gentile e disponibile come sempre, Yusei scattò in piedi avvicinandosi a lei, prima finiva, prima avrebbe chiamato Aki .
La scuola era finita e lei era in vacanza, un giro a New Kaibaland(*)  in sua compagnia non gli sarebbe dispiaciuto, certo prima si sarebbe dovuto accertare che Rua, Ruka e i loro amichetti fossero ben lontani, per il resto sarebbe potuto essere divertente.
 
«ma l’ha presa a calci qualcuno? » si stupì Yusei non appena vide l’apparecchio tutto ammaccato e che impediva l’apertura del cassetto.
«eh? No… beh sì in effetti questa mattina è caduta, sai mentre facevo le pulizie…» ridacchiò nervosamente la donna.
Certo che per cadere doveva aver ribaltato il bancone, era piuttosto pesante e poi per ridurla così avrebbe dovuto buttarla giù dal 5’ piano.
Fu meglio non dire nulla e lavorare. Con un cacciavite spinse in fuori le ammaccature  della lamiera riuscendo a liberare il cassetto. Diede un veloce sguardo al computer interno per accertarsi che non si fosse danneggiato, ma era tutto a posto.
 
«finito»
«eh? Di già? » sembrava preoccupata, ma Yusei non ci fece molto caso, quella mattina aveva la testa da tutt’altra parte.
«grazie caro» sorrise la donna ricomponendosi.
«di nulla. Scusa, ma ora devo andare» disse avviandosi alla porta.
 
I ragazzi le avevano chiesto di trattenerlo in negozio il più possibile, almeno un’ora, mentre lui in 15 minuti aveva già finito.
Nel modo più distratto possibile, andò contro un orologio; rompendolo, Yusei si sarebbe dovuto fermare per aiutarla e magari aggiustarglielo. Il problema a quel piano fu che invece del pavimento, il pendolo vide prima la testa di Yusei.
Certo l’aveva trattenuto, ma adesso si ritrovava con un ragazzo incosciente e con un bel bernoccolo sulla testa.
 
 
 
Ore 08.00 am. 7 Luglio
 
La sveglia suonò come ogni giorno, ma, come al solito, Yusei aveva fatto le ore piccole per stare dietro al prototipo del motore che lui e i ragazzi stavano costruendo per la WRGP. Mugugnò un po’ tirando fuori una mano da sotto le coperte in cerca della sveglia che rotolò a terra continuando imperterrita a suonare. La mattina era giunta, di nuovo, troppo velocemente.
 
«Yusei sei sveglio? Ehi Yusei» la voce arrivò dal corridoio, ma entrò anche in camera.
La porta scattò, niente cigolii e poi una voce che Yusei aveva sentito una sola volta in vita sua.
«Yusei alzati»
 
Scattò fuori dalle coperte di soprassalto e con il cuore in gola. Oh sì, quella voce l’aveva già sentita e anche molto bene. L’uomo davanti a lui e che gli somigliava in maniera incredibile era proprio quello che aveva incontrato un paio di mesi prima  all’interno del vecchio reattore Ener-D.
 
«buongiorno dormiglione» lo saluto suo padre.
«tu sei mio padre…» lo guardò con gli occhi strabuzzati fissandolo dalla testa ai piedi «oh mio dio, tu sei mio padre »
«ma certo che sono tuo padre» lo trovò ovvio l’uomo accostandosi e posandogli una mano sulla nuca.
Fece male, così tanto che Yusei sussultò «bel bernoccolo ,eh? » scherzò l’uomo «dai vieni di sotto, la mamma ha preparato le frittelle»
Lo lasciò solo, ormai era sveglio ed era certo che non si sarebbe rimesso a dormire, lo anticipò scendendo.
 
Yusei era alquanto scosso da quello che era appena successo e il bernoccolo gli faceva ancora male.
«certo che è mio padre, perché mi meraviglio? » si domandò un po’ perplesso.
Scalciò via le coperte e solo quando spalancò la finestra ritrovandosi davanti l’intera Nuova Domino apparire d’innanzi ai suoi occhi e l’enorme camera da letto alle sue spalle, cominciò a capire. Sì insomma, quella era casa sua e quella era la sua camera, il suo letto, i suoi computer con i mille cavi sparsi in giro, gli attrezzi che sua madre avrebbe tanto voluto vedere ,una volta tanto, in garage anziché sparsi sul suo pavimento e  il suo armadio tappezzato di foto sue e dei suoi amici.
 
Sceso in cucina si ritrovò accolto dal gioioso sorriso della donna dai capelli castani, come sempre raccolti sulla nuca da una molletta, e il viso bianco e delicato.
«oh buongiorno tesoro. Come va la testa? » gli domandò mettendo a tavola la colazione.
Una gioia immensa avvolse il ragazzo che corse ad abbracciarla «sei la mia mamma! » esclamò prendendola di sorpresa.
Ormai era raro vedere certe dimostrazioni d’affetto dal figlio. Magari era la giornata a renderlo particolarmente felice.
Suo padre, però, lo trovò un po’ strano
«Yusei perché ti comporti come se non ci avessi mai visti? »
Io non lo so…» mormorò il ragazzo, un po’ confuso.
 
Tutto passò quando si misero a tavola e Yusei provò, come se fosse stata la prima volta che le mangiava, le famose frittelle della mamma.
 
«oggi esci con Aki -chan? » gli domandò la mamma fissando con uno sguardo sognatore il figlio che mangiava di gusto. Suo padre sollevò un occhio dal giornale olografico che sembrava stesse leggendo con estrema curiosità fissando l’espressione quasi sbalordita del figlio a cui cadde di bocca il boccone.
«non hai detto che sareste andati a New Kaibaland? » gli ricordò la signora Fudo.
«ah, eh… sì» biascicò Yusei. A dire il vero ricordava solo di aver pensato a quella cosa.
«vai a prepararti» gli mormorò all’orecchio ritirando i piatti «Aki -chan sarà qui tra poco»
A momenti Yusei si strozzò con il latte. Il tono che stava usando sua madre era davvero troppo allusivo, era solo un’uscita. Avrebbero fatto un giro e saliti su qualche giostra. Che c’era da alludere?
 
Alle 9 precise la giovane Izayoi si presentò all’ingresso di casa Fudo.
Non ci pensò nemmeno che poteva essere lei, distrattamente, Yusei, già pronto, saltò giù dalle scale e andò ad aprirle.
Il fiato gli si mozzò in gola quando vide la ragazza dai capelli rossi e il luminoso sorriso sulla soglia di casa. I capelli, corti e ribelli come al solito, davanti erano ben pettinati, la frangetta accarezzava delicatamente la sua fronte e i ciuffi lunghi, evidentemente lisciati, le accarezzavano le tempie ricadendole sulle spalle. Si era truccata impercettibilmente, ma abbastanza da far risaltare lo sguardo luminoso e colorare le guance rosa. Indossava una maglietta prendisole bianca, degli shorts di jeans molto chiari e dei sandaletti rossi abbinati alla borsetta posata sulla spalla destra
«buongiorno Yusei »lo salutò osservando quando fosse affasciante il giovane così vestito. I capelli… beh per quelli non ci poteva fare molto, erano più ribelli di lui e guizzavano da una parte all’altra facendo somigliare la sua testa tanto alle chele di un granchio, però la t-shirt grigio cenere sotto al giubbottino blu e i jeans neri perfettamente aderenti gli stavano davvero bene e gli davanti un’aria più slanciata.
«eh… ciao Aki »
 
Se fosse stato per lui sarebbero usciti subito, ma sua madre invitò la giovane ad accomodarsi, le offrì persino la colazione che lei declinò gentilmente.
A quanto pare la mamma stravedeva per quella ragazzina così bella e a modo che riusciva a tenere sotto controllo quel ribelle di suo figlio.
Poche parole e poi i ragazzi si diressero in garage a prendere la moto. Tirò fuori da un piccolo armadio un giacchino in pelle e lo porse all’amica insieme al casco.
 
«fate attenzione. Yusei vai piano» si raccomandò la mamma, sempre molto apprensiva, ma mentre lei diceva una cosa, Aki , ben stretta all’amico pronto a partire, gli mormorò qualcosa che lo solleticò molto di più delle raccomandazioni materne.
«oltre il limite»
Non se lo fece ripetere due volte. Il motore della D-Wheel rombò così forte da assordare  persino i vicini, tempo alla serranda del garage di aprirsi totalmente e i due ragazzi schizzarono fuori alla velocità della luce lasciandosi dietro l’urlo gioioso di Aki . dritti vero il parco divertimenti più grande della città.
 
 
«come sta la testa? » gli domandò mentre attendevano il loro turno per salire sulle montagne russe che avevano la fama di essere le più alte del Giappone
«la testa? » si sentì preso alla sprovvista, ricordò subito dopo il bernoccolo, ma Aki  gli stava già rispondendo
«Crow-kun mi ha detto che ieri  hai sbattuto la testa contro la marmitta della moto» disse lei guardandolo un po’ perplesso «Yusei ti senti bene? Ti comporti in modo un po’ strano» la botta in testa doveva essere stata bella forte e pensò di prendere in considerazione l’idea di accompagnarlo al pronto soccorso, specialmente quando lui cominciò ad esporle uno strano dubbio che aveva.
«non ti senti come ci fosse qualcosa di strano? Come se qualcosa attorno a te stonasse? » le domandò guardandosi intorno. Da un lato gli sembra tutto normale, ma dall’altro c’era qualcosa che proprio non lo convinceva.
«Yusei, mi stai preoccupando»
«allora fai finta che non abbia detto nulla» sorrise prendendole la mano. Era il loro turno e corsero al vagone sistemandosi.
 
Una scarica di euforia e gioia colpì il ragazzo che si sentì davvero a suo agio in compagnia dell’amica. La corsa fu esilarante, non aveva mai gridato tanto. Avevano riso tutto il tempo e lei ad un certo punto gli aveva preso persino la mano. Non gli diede fastidio, anzi gli fece piacere, molto piacere.
 
«stasera fai qualcosa? » cercò d’informarsi Aki , infondo era anche Tanabata e non le sarebbe dispiaciuto andare a vedere l’incontro tra i due amanti con il suo migliore amico.
«non penso, perché? »
«fanno un concerto in spiaggia»
«davvero? Andiamo allora! »sorrise Yusei, gli piaceva la spiaggia, da lì si poteva vedere il cielo senza l’inquinamento luminoso della città che oscurava tutte le stelle.
 
Girarono un po’ per il parco, si presero un gelato per rinfrescarsi dal caldo di quell’estate e si sedettero su una panchina. Passarono parecchio tempo in silenzio sbrigandosi entrambi a finire quel cono che si scioglieva incredibilmente veloce.
«Aki  ti ricordi come ci siamo incontrati? » le domandò facendosi estremamente serio, così tanto da perdere tutto l’interesse per quel gelato che gocciolava a terra. Pesino Aki  smise osservando l’amico. Annuì rapidamente.
«certo che mi ricordo. La prima volta che ti ho visto, credevo tu fossi un poco di buono» disse abbastanza scocciata dagli atteggiamenti altezzosi che aveva quel ragazzino di qualche anno fa aveva nei suoi confronti. Yusei, invece, al posto di quello sguardo serio, fece apparire un sorriso che divenne poi una sonora risata
«sì, anche io» le confidò « Aki , facevi davvero paura allora» disse ricordandosi come lei, nei panni della Rosa Nera, terrorizzasse tutti a scuola e in città infliggendo tremende punizioni a chi le meritava o a volte per puro diletto e tutto per sfogare la frustrazione e le tensioni che aveva in casa a causa dei suoi poteri psichici che terrorizzavano i suoi genitori.
«e anche adesso, ti confesso di avere un po’ paura. Se perdiamo la WRGP ho paura che tu ci infliggerai una dura punizione»
«cosa? Lo pensi davvero?! » scattò in piedi la ragazza brandendo il cono gelato sciolto come una sorta di spada. Lo gridò così forte che per un momento la gente si voltò a guardarla, ma a nessuno dei due interessò.
C’era qualcosa nella testa di Yusei che gli diceva che quel discorso andava fatto e non rimandato. Quello era il momento e il posto giusto. La reazione di Aki  lo fece sorridere di nuovo, ma non rise come prima, semplicemente si alzò e le prese la mano libera
«Aki  non dimenticarti mai di sorridere» le disse tenendole stretta quella mano tra le sue «non voglio più vederti piangere come allora»
 
Certo, all’epoca Yusei aveva insistito per vedere chi si celava davvero dietro alla maschera della Rosa Nera scoprendo la vera Aki , da lì tutto si sistemò, ma ancora, quando la guardava, ricordava la ragazza in lacrime che implorava il suo aiuto con lo sguardo e soffriva nell’infliggere dolore alle persone. Spesso contro il suo stesso volere.
In quella giornata, Yusei aveva preso coscienza che di lì a poco, Aki  sarebbe partita per studiare medicina in Germania, avevano a disposizione da passare insieme meno di un anno e quei 12 mesi se li voleva godere fino in fondo. Su quella giostra, quando lei gli prese la mano, Yusei capì che l’avrebbe voluta al suo fianco in ogni momento e non solo come amica.
 
«non c’è nessuno al mondo con un sorriso migliore del tuo» aggiunse senza smettere di guardarla negli occhi
«quello che mi ha donato questo sorriso, sei tu, Yusei » gli confessò senza il minimo imbarazzo
«l’anno prossimo so che partirai e non ti vedrò più per molto tempo»
«tu invece proseguirai i tuoi studi della fisica quantistica come tuo padre» lo interruppe lei. D’un tratto il suo cuore aveva cominciato a esploderle nel petto e una vampata di calore la travolse colorandole il viso di rosso. Yusei non le rispose, la fissò intensamente per qualche momento e poi arrivò, veloce come il fulmine che colorava i suoi capelli. Lasciò cadere quello che restava del gelato a terra, avvolgendole il braccio in vita mentre con l’altro la tirò a se stampandole un bacio a fior di labbra lungo, anzi lunghissimo. Il cono di Aki  si schiacciò tra di loro colorandole la maglietta di cioccolato, ma che importanza poteva avere una maglietta macchiata quando il ragazzo più bello che aveva mai incontrato la stava stringendo tra le sue braccia e la baciava in quel modo così dolce?
 
In un primo momento, per lo stupore, provò a tirarsi indietro, ma lui la trattenne e fece bene a farlo, per entrambi fu qualcosa di magnifico e magico. Quel bacio fu dolce e inteso. Mille emozioni attraversarono la mente di Yusei. La sua mano che avvolgeva la sottile vita di Aki  e quella salita ad accarezzare la pelle vellutata del suo viso che poteva sentire il calore di quel piccolo angelo.
 
Fu solo un bacio innocente, ma che lasciò la rossa abbastanza spiazzata. Non seppe che fare o dire, era così stupita che nemmeno riuscì ad arrossire, ma non ne ebbe nemmeno il tempo, ancora tra le sue braccia, Yusei la baciò di nuovo e stavolta con più decisione. La prima volta temeva di essere respinto, ma quella seconda volta era certo che non sarebbe accaduto. La costrinse a socchiudere le labbra spingendo la sua lingua a insinuarsi con gentilezza nella sua bocca. Aki  ebbe l’istinto di serrare i denti, ma benché si sentì mordere, Yusei non si ritrasse e si mosse ancora sfiorandole la lingua, le dimostrò di non avere nulla da temere. Lasciò scivolare la mano verso il collo della sua bellissima rosa lasciando che il pollice continuasse ad accarezzarle lo zigomo. I movimento fluidi delle loro labbra le une contro le altre resero ancora più emozionante il loro primo bacio, specialmente per Yusei che la sentì stringersi a lui con tutta la forza che riuscì ad avere, aggrappata alla sua maglietta e in punta di piedi.
 
Quando la lasciò, Yusei sorrideva, si sentiva al settimo cielo, era lì tra le sue braccia e non l’avrebbe più lasciata, era disposto ad andare dall’altro capo del mondo pur di starle accanto. Per Aki , invece, fu tutto nuovo e sconvolgente, non si sarebbe mai aspettata tanta audacia dal giovane Fudo, sempre tutto d’un pezzo e attento alle apparenze. Gli sorrise dolcemente lasciandosi abbracciare. Tra le sue braccia si sentiva protetta e al sicuro, non avrebbe mai voluto lasciarlo, lui c’era sempre per lei, lui l’aveva salvata dalla Strega Rosa Nera e lui le aveva restituito una famiglia. Yusei era il suo punto di riferimento, lo era sempre stato e lo sarebbe stato ancora per molto tempo, perché da quel giorno sarebbe cominciata la loro relazione.
 
«Aki » la chiamò Yusei scostandola leggermente da se per poter incrociare il suo sguardo «io ti…»
Era chiaro quello che stava per dirle, quel qualcosa che in quella situazione ogni donna avrebbe sognato di sentirsi dire, ma lei lo zittì prima. Gli posò un dito sulle labbra. Solo in quel momento Yusei udì il silenzio, la gente del parco era scomparsa, le giostre stavano svanendo. Lo stesso e meraviglioso sorriso di Aki  era andato via. L’unica cosa che udiva era una voca ovattata rimbombare e avvicinarsi sempre più man mano che le cose attorno al oro svanivano facendoli piombare, di colpo, nell’oscurità.
«Aki  che c’è? »
«non è il momento»
Apri gli occhi. Si sentì mormorare all’orecchio
«svegliati» disse Aki  «Yusei guardami, apri gli occhi»
«sono qui, ti vedo. Aki ! »
Si stava allontanando e a nulla servì provare a raggiungerla a ogni suo passo, lei si allontana ancora di più e quella voce risuonava sempre più forte
Yusei guardami, svegliati!
 
 
«Yusei!! »
Stavolta la voce la sentì forte e chiaro e lo spinse ad aprire davvero gli occhi. Mugugnò qualcosa mentre lentamente il viso di Jack si metteva a fuoco, ma era ancora troppo stordito per collegare bocca e cervello e, ancora travolto da quel turbine di emozioni che poco prima lo stavano sconquassando, si ritrovò ancora a mormora quel nome.
«mmh…Aki …»
Che stesse bene o no, era sveglio e con un sorrisetto, Jack si scostò dando uno sguardo alla ragazza «è qui»
Aveva un aspetto totalmente diverso da quella che stringeva tra le braccia poco fa, i capelli erano acconciati in modo diverso, il trucco non c’era più se non qualcosa sulle ciglia, anche i vestiti erano cambiati.
«ma che… che è successo? »
«Zora ti ha buttato in testa un orologio» ridacchiò Crow
«ti ho già detto che è stato un incidente! » sbraitò la vecchietta prima di correre dal suo adorato Yusei, steso dai ragazzi sul divano subito dopo l’incidente «tesoro caro stai bene? »
«mi fa male la testa» dovette ammettere, ma poi il suo sguardo si ritrovò a vagare per la casa, tornata quella di sempre, l’appartamento sopra al Poppo’s time
«come mai siamo qui? » domandò un po’ disorientato « forse dovrei chiamare a casa e dire che tardo…»
Aki  si preoccupò seriamente e, combattendo l’imbarazzo, si sedette accanto all’amico sfiorandogli la fronte e accarezzandogli il viso «Yusei che ti prende? »
D’un tratto realizzò, lentamente cominciò a distinguere realtà e illusione
«era un sogno…»
Fu un colpo al cuore, nel momento in cui un angolo della sua mente aveva realizzato di poter vivere con la sua famiglia, si era sentito al settimo cielo e ora che aveva scoperto essere tutta una fantasia, si sentì sprofondare. Le immagini nella sua mente si facevano sempre più vaghe, così come vago divenne l’appuntamento con Aki  al parco.
 
 
Ricordava bene solo una cosa. La promessa fatta ad Aki . Le aveva promesso di portarla in spiaggia al concerto e, sogno o meno, l’avrebbe fatto. Certo, dovettero tirarsi dietro tutti i loro amici, ma fu facile perderli tra la folla. Si divertirono e guardarono le stelle. Almeno Aki  lo fece, Yusei era intendo ad osservare un’altra stella, anzi due, color nocciola che brillavano come più di  tutto il firmamento.
«che c’è? » se n’era accorta, beh come non notare qualcuno che ti fissa insistentemente in quel modo
«pensavo» rispose lui distogliendo lo sguardo
«al tuo sogno? Hai potuto vivere con i tuoi genitori per un giorno» come dargli torto, ricordava bene la sensazione che provò quando abbracciò sua madre e lei lo ricambiò con dolcezza, o quando gli riempì il piatto con tutto l’amore che solo una mamma sa dare e gli sguardi complici di suo padre mentre veniva rimproverato per il disordine nella sua camera. Aveva assaporato per qualche ora il significato di famiglia, ma Yusei una famiglia ce l’aveva, l’aveva sempre avuta e sempre ci sarebbe stata. I suoi genitori che lo vegliavano silenti dalle stelle e i suoi amici, quelli che correvano sulla spiaggia. Tutti loro Jack, Crow, Rua, Ruka, Carly, Sly, Patty, Bob, Ushio, Mikage, Zora, Martha. Loro e tutti gli altri erano la sua famiglia e poi c’era lei Aki . Quella rosa rossa che ogni giorno sbocciava un po’ di più.
Quello era stato un sogno, ma forse avrebbe potuto renderlo reale
 
«Aki  » la chiamò distogliendola dallo spettacolo dei loro amici che assaltavano il povero Jack. I loro sguardi s’incrociarono e lui non poté che ricordare il momento in cui stava per aprirle il suo cuore e lei lo fermò. Forse non era davvero il momento, loro si stavano preparando per la WRGP, lei doveva proseguire i suoi studi e trovare la sua strada.
Già, la loro strada, era importante che la trovassero prima di ogni altra cosa. Era chiaro che i loro segni li avrebbero legati per sempre e probabilmente quel sogno così reale che gli aveva permesso di percepire i sentimenti di chi aveva incontrato era stato un dono del Drago Cremisi.
Le sorrise semplicemente e scosse il capo «nulla» disse appoggiandosi al parapetto e osservando la luna riflessa nel mare «sono contento che tu sia qui»
Per un momento Aki  arrossì, ma poi ricambiò il sorriso imitando il suo gesto e appoggiandosi a sua volta alla ringhiera.
 
Un fischio e poi un botto. Mille colori si specchiarono nell’acqua limpida, luci meravigliose  colorarono il cielo festeggiando i due amanti rincontrati.
«Yusei! » lo chiamò a gran voce Aki  scostandosi dalla ringhiera «buon compleanno! »
 
L’aveva totalmente dimenticato, era il 7 luglio ed era il suo compleanno. Ecco perché i suoi amici erano spariti quella mattina ed ecco spiegato lo strano comportamento di Zora. Stavano organizzando qualcosa, ma poi lui era svenuto ed era saltato tutto.
Quella serata però gli piacque, si divertì e le sorprese non mancarono.
Dopo avergli urlato gli auguri, in contemporanea all’esplosione di un fuoco rosso e blu con spruzzi d’argento e oro, la ragazza gli stampò un tenero bacio sulla guancia
«auguri» gli ripeté nell’orecchio.
 
Avrebbe aspettato, lei sarebbe rimasta, non l’avrebbe mai lasciato e nel frattempo quella cosa che provava nel petto quando l’aveva vicina sarebbe cresciuta e sarebbe riuscito a darle un nome potendo, così, confidarlo anche alla sua rosa.

 
 
 
 
 
eh sì, per chi era abituato ad Apocalypse, questa è breve ^^ però dai abbiamo avuto emozioni anche con poche pagine. Lo ammetto sono stata più diabetica del solito, mi sarò un po' rammollita :P
Tengo a ringraziare la cara Maddy che ha revisionato la fic <3
e ringrazio tutti voi per l'attenzione, spero che vi sia piaciuta e attendo con ansia di sapere cosa ne pensate :)
con un grosso bacio vi saluto tutti!
Jessica Fudo/ Vega
   
 
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