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Autore: H1Corona213    07/07/2015    1 recensioni
[Yuri Kuma Arashi]
Non c'è altro luogo in cui Kureha vorrebbe passare il resto della sua vita che non siano le braccia di Ginko. Ma non è detto che nelle pause tra un momento e l'altro non possano esserci decisioni da prendere, scelte da fare e persone importanti da incontrare.
Un poco alla volta, la vita va avanti.
[post-anime] [AU, in un certo senso] [Tanabata Matsuri Special]
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai, Yuri
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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The home of my heart


Quando la luce si è finalmente affievolita abbastanza da non costringerla più a camminare tenendo gli occhi strizzati, Kureha ha avvertito ancora una volta la famigliare sensazione di cadere all'indietro in un abisso di pura tenebra e solo per un secondo si è chiesta se quello fosse ciò che si prova a morire, e se anche sua madre avesse avvertito la stessa sensazione in quella notte di tempesta in cui le è stata crudelmente strappata per sempre dalle braccia.


Ma i suoi pensieri, così come si sono sviluppati, così trovano una brusca interruzione nel momento in cui la sua schiena impatta con forza su una superficie dura, anche se non abbastanza da convincerla di essere infine caduta dal tetto ed essersi schiantata sul cemento del viale che conduce alla Arashigaoka. Al contrario, la consistenza le appare rugosa ed irregolare e coperta da qualcosa che le provoca solletico alle orecchie, entrambe le paia che ora possiede, e alle nuove zampe ricoperte dalla morbida pelliccia che ha la stessa tonalità dei suoi capelli.
La prima cosa che nota, quando riesce finalmente ad aprire gli occhi senza avvertire la sensazione che il suo cranio possa spaccarsi in due, è un cielo azzurro come non ne ha mai visti prima in cui corrono pigri banchi di soffici nuvole bianche.
Un grugnito di dolore la spinge a girare di scatto la testa verso sinistra, digrignando appena i denti quando una nuova fitta le saetta lungo le tempie, prima di posare gli occhi sulla figura scarmigliata e apparentemente altrettanto dolorante di Yurishiro Ginko, che si sta portando una zampa alla fronte nel chiaro tentativo di scacciare via un'egualmente intensa emicrania.
"Gau, ma che è successo?" mormora la ragazza, aprendo l'occhio non coperto dalla zampa impegnata in un vano massaggio terapeutico, facendo scorrere uno sguardo esterrefatto sul panorama che le circonda "Un attimo fa le ragazze della Tempesta Invisibile ci stavano sparando addosso, poi mi è sembrato di vedere una luce accecante ed adesso…"
Non fa in tempo a finire la frase, che Kureha si è lanciata fra le sue braccia con sufficiente foga da farle nuovamente capitombolare entrambe a terra. Ginko si lascia sfuggire l'ennesimo sibilo di dolore quando la nuca già sufficientemente dolente sbatte ancora una volta a terra, ma è quasi con un riflesso involontario che le sue braccia si stringono intorno alla vita dell'altra ragazza per attirarla meglio contro di sé.
Le ci vuole un attimo per riprendersi, ma quando lo fa ha l'istinto di domandarsi se la testata l'abbia fatta piombare definitivamente nel mondo dei sogni, perché neanche durante lo scambio del Bacio della Promessa Kureha l'ha stretta con tale foga o ha affondato il viso con tale abbandono contro la sua spalla, lasciandosi sfuggire un sospiro di cui Ginko conosce con certezza l'origine.
Anche lei non riesce a non stupirsi della piega assolutamente inaspettata che hanno preso gli eventi, non quando entrambe dovrebbero essere state uccise o quantomeno ridotte a semplici spiriti privi di corpo dalla salva di pallottole scaricata loro contro dalle studentesse della loro classe: al contrario l'erba che le solletica la schiena, la luce del sole che la costringe a strizzare le palpebre per non rimanere accecata ma soprattutto il peso che le schiaccia l'addome sono così fisicamente reali che neppure per un istante il concetto di essere morte sembra volerne sapere di fare presa nella sua testa, non quando il profumo di Kureha le riempie le narici al punto da farle quasi girare la testa.
In quell'abbraccio tutte le sue paure più nascoste hanno modo di venire alla luce e poi dissolversi come se non fossero mai esistite, perché neppure nella gioia dello scoprire di essere ancora vive può esistere un simile desiderio di fondersi con la persona che si tiene tra le braccia, sentire i corpi premere l'uno contro l'altro con una tale forza da darle l'idea che da un momento all'altro possano unirsi in uno solo e così rimanere fino alla fine del tempo.
"Ginko, ti amo" mormora una voce ad un soffio dal suo orecchio, ma non è tanto la vicinanza quanto il significato stesso di quelle parole a farle scorrere un brivido che le fa rizzare il pelo sulle zampe e scorrere il sangue nelle vene ad una tale velocità da farle venire le vertigini.
Le sembra di aver inseguito Kureha per il tempo di una vita intera, nella disperata ricerca di un'occasione che le permettesse ancora una volta di avvicinarsi alla ragazza e ricostruire il loro rapporto di amicizia, ma la sensazione che le causa il sentirsi rivolgere quelle parole… è tanto intensa che ha paura che, se pure non l'hanno uccisa le pallottole dei fucili, riuscirà a farlo quella semplice frase.
"Kureha"
Non riesce a mormorare altro che il suo nome, eppure ha la sensazione che in quel momento nessuna parola possa contenere un potere maggiore di quella che ha sussurrato da sola nelle lunghe notti, passate in paziente ma fervente attesa davanti al Muro dell'Estinzione, disperando di una chiamata che le avrebbe permesso di tornare ancora una volta nel mondo degli umani.
"Kureha ascolt-" vorrebbe replicare, ma ancora prima che le sue labbra abbiano iniziato a formulare una risposta la bocca di Kureha si è già chiusa intorno alla sua, in un bacio frenetico e appassionato che le fa girare la testa e battere il cuore con una tale forza che da un momento all'altro non si meraviglierebbe di sentirlo schizzare via dal petto.
"Ti amo Ginko. Ti amo. Ti amo"
Le parole si sovrappongono e si accavallano l'una sull'altra in una nenia quasi incomprensibile ma Ginko non ha bisogno di sentirle per sapere che sono vere e che sono rivolte a lei, perché i baci di Kureha sono tutto ciò di cui ha bisogno per sentirsi rassicurata che nulla più potrà separarle da lì all'eternità.
Ma la passione che la bionda sta mettendo nel baciarla è tanto inaspettata che presto la mora è costretta ad afferrarla per le spalle e allontanarla di qualche centimetro da sé, giusto lo spazio necessario per riuscire a prendere un paio di respiri affannati e rivolgere uno sguardo incredulo alla ragazza.
"Gau! Kureha, dammi il tempo di respirare, potrei morire da un momento all'altro se continui così"
La risata che le giunge alle orecchie è chiara e pura, e carica di una tale divertimento che persino coi suoi sensi ovattati dalla carenza di ossigeno è in grado di percepire la pura gioia che porta con sé e che si riflette negli occhi azzurri e brillanti della persona che le ha rubato il cuore, un numero di anni prima che ora le appare quasi infinito.
"Ti amo Ginko" mormora nuovamente Kureha, come se quella dovesse essere la risposta a qualunque domanda dell'universo, chinandosi in avanti ancora una volta per posare la fronte contro quella della ragazza più bassa e lasciandosi sfuggire un sospiro di pura contentezza.
Ginko si lascia scappare uno sbuffo, ma la verità è che ha capito perfettamente che cosa l'altra voglia dirle con quelle parole.
"Ti amo anche io, Kureha"
Mentre si stendono insieme sull'erba a fissare il cielo, l'una tra le braccia dell'altra, sanno entrambe che non c'è altro posto in cui vorrebbero passare il resto della loro vita.

Con la guancia posata contro la clavicola di Ginko, Kureha ha una perfetta visuale del volto di quest'ultima e può permettersi pigramente di studiarne i lineamenti, consapevole che i suoi lunghi capelli biondi nascondono il suo operato molto più di quanto non possano fare le corte ciocche scure dell'altra: non è la prima volta che si ritrova a farlo, anche se nell'occasione che ricorda meglio la ragazza era in preda ad una violenta febbre, dopo gli strapazzi causati dalle ragazze della Tempesta Invisibile e i loro orribili piani per il party a sorpresa del suo compleanno. Ai tempi, Ginko le era apparsa immensamente stanca, irrequieta, con il volto segnato dalle profonde occhiaie dovute non tanto alla mancanza di sonno quanto dal trascinarsi inesorabile verso un obbiettivo irraggiungibile. Ha potuto riconoscere in lei quel proposito, perché sa che quelle stesse occhiaie per molti anni hanno marchiato anche lo spazio sotto i suoi occhi mentre si lasciava guidare dal suo proposito di distruggere fino all'ultimo orso sulla faccia della terra.
Ma ora, ora sul volto dell'altra ragazza non vi è più traccia alcuna di quella disperazione che ne aveva distorto i tratti nei loro ultimi giorni alla Arashigaoka, né i suoi occhi sono offuscati da quella patina di costante tristezza che sembrava accompagnarla ogni volta che i loro sguardi per qualche motivo si incrociavano.
No, ora Ginko ride ed i suoi occhi ridono con lei, e Kureha sente il cuore battere più forte ogni volta che si scopre a fissare il volto di quella che per tanti anni ha dimenticato essere sempre stata la sua persona più importante.
"Kureha, non possiamo stare qui. Dobbiamo andare" mormora ad un certo punto la mora, mentre disegna delicati cerchi sulla sua schiena con i cuscinetti delle zampe "Dobbiamo cercare un riparo, tra qualche ora farà notte"
La bionda si ritrova ad annuire mentre il suo lato pratico prende nuovamente il sopravvento, sebbene non sia senza una buona dose di rimpianto che solleva la testa dal petto su cui l'aveva poggiata sino a quel momento. Ginko ne approfitta per posarle una carezza leggera sulla guancia, usando poi la zampa per guidare le loro labbra un'ultima volta le une contro le altre. Con un sospiro, Kureha si decide infine ad alzarsi.
"Dove pensi che ci troviamo? Questo posto non assomiglia a nessuno che abbia mai visto prima" mormora spostando lo sguardo sui dolci pendii e sulla foresta che circonda il pianoro su cui sono atterrate da… da dove? Non c'è nulla sopra di loro che possa giustificare una caduta dall'alto e l'ultima cosa che ricorda è di essersi trovata sul tetto della scuola mentre le altre studentesse piene di terrore puntavano contro di loro i fucili.
Lo sguardo di Ginko è serio mentre osserva con attenzione ciò che le circonda, ma dopo qualche minuto la sua espressione corrucciata sembra distendersi abbastanza da lasciare spazio ad un piccolo sorriso.
"Non ne sono così certa, ma ho la sensazione di essere già stata in questo posto tanto tempo fa. Credo di poter trovare una strada che ci conduca via da qui" esclama, rivolgendo le ultime parole direttamente a lei.
La verità è che nessuna delle due ha idea di quale debba essere la loro direzione, perché già il fatto di essere vive è un evento sufficientemente grande da stupirle senza giustificare necessariamente uno scopo superiore. Specie se l'artefice del loro salvataggio le ha poste in un luogo tanto sperduto e lontano da ogni forma di civilizzazione.
"Andiamo?" mormora la mora porgendole, con quella che appare quasi una traccia di esitazione, una zampa, come se avesse paura che Kureha potesse in qualche modo decidere di rifiutarla.
Ma non c'è timore alcuno nel modo in cui la ragazza dagli occhi azzurri allunga a sua volta una zampa per stringerla intorno a quella ricoperta di soffice pelo corvino che le viene offerta, lasciando che i loro palmi di adagino l'uno contro l'altro sino a sovrapporsi perfettamente.
Neppure nei momenti di maggior confusione, quando la tempesta imperversava con le sue prime raffiche e il dolore per la perdita di Sumika annullava ogni altro sentimento, neppure allora Tsubaki Kureha aveva mai provato alcuna paura di Yurishiro Ginko.
Di certo, nulla al mondo potrebbe spingerla a provarne adesso.
"Andiamo"
E così si avviano, insieme, verso il loro nuovo futuro.

Nonostante Ginko affermi di non ricordare la strada, non c'è esitazione alcuna nei suoi passi o nel modo in cui le sue zampe calpestano i ramoscelli caduti lungo il limitare della foresta, generando uno scricchiolio che si perde fra i mille altri rumori della natura.
Gli alberi alla loro destra offrono un riparo sufficiente dalla calura e l'erba è morbida sotto di loro mentre camminano con passo spedito verso quello che Kureha spera sia un riparo sufficiente per la notte, che piomberà su di loro nel giro di qualche ora: non che lei abbia paura, nonostante l'uso decisamente discutibile della sua forza in passato Ginko si è dimostrata in grado di affrontare persino un intera squadra di persone armate di armi da fuoco senza riportare più di una leggera ferita, ed il tutto avvalendosi solo dell'aiuto delle sue zanne e dei suoi artigli, e sebbene faccia ancora un po'fatica ad abituarsi all'idea, ora lei stessa possiede quegli strumenti che le permetterebbero di difendersi in caso di pericolo ma… non vuole neanche pesare all'idea di doverli un giorno usare per attaccare qualcuno.
Persa com'è nei suoi pensieri, non ha notato il pendio farsi sempre più ripido fino a trasformarsi in una piccola salita che, pur senza tagliarle il fiato, le rende impossibile vedere cosa si trovi oltre la cima della piccola collinetta che stanno scalando.
La vista che si offre ai loro occhi oltre l'ostacolo è quella di verdi prati accarezzati dalla brezza che sembrano estendersi per miglia e miglia degradando lentamente verso un lago e quello che sembra un villaggio costruito sulle sue sponde, ma quello che veramente cattura gli occhi di Kureha è la baita che si trova poco sotto di loro, a poche centinaia di metri da un torrente cristallino che dopo pochi salti fra le rocce sembra puntare con decisione verso lo specchio d'acqua più a sud.
Il luogo appare disabitato, con le parti della costruzione in legno che sembrano aver resistito meno all'opera delle intemperie rispetto ai solidi muri di pietra e mattoni, mentre il tetto per quanto malmesso sembra comunque promettere un riparo abbastanza solido. Nel complesso, per quanto mostri quello che appare a tutti gli effetti come uno stato di abbandono, la baita sembra quasi invitarle ad avvicinarsi e ad usufruire della protezione che essa può offrire.
Kureha non è certa che quella sia necessariamente la soluzione migliore, ma il villaggio appare troppo lontano perché possano raggiungerlo prima che sia scesa la sera, e non hanno nessuna prova che gli abitanti di quel paese le accoglierebbero a braccia aperte. Sperdute e prive di risorse come sono, per di più impossibilitate a fornire una spiegazione sul loro vagare in quella regione, rischierebbero solo di mettersi ancora una volta in pericolo.
Ed entrambe sono concordi di averne avuto abbastanza, di pericoli, per un bel po'.
"Non è molto, ma per questa notte possiamo farcelo bastare. Se per te va bene" mormora Ginko con una leggera nota di apprensione nella voce, sollevando appena lo sguardo per incrociare i suoi occhi purpurei con quelli azzurri dell'altra ragazza "Se non te la senti, possiamo provare al villaggio. Magari qualcuno sarebbe disposto ad accoglierci…"
Ma prima che possa continuare un dito, o per lo meno il suo corrispettivo all'interno di una zampa, si è posato sulle sue labbra zittendola all'istante, mentre la sua proprietaria si china in avanti per posarle un bacio sulla guancia che spegne ogni protesta sul nascere.
"Andrà benissimo, Ginko"
Non importa se il tetto è rovinato e la cucina potrebbe allagarsi al primo acquazzone, o se i muri sono pieni di spifferi per via delle assi consumate e il mobilio scricchiola quando vi viene posato sopra qualcosa di un po'più pesante: non è il luogo che conta, ma la persona con cui lo ci si trova a condividere.
E Kureha non potrebbe immaginare qualcuno di diverso da Ginko con cui farlo.

Se dovesse spiegarlo, Kureha è certa che non sarebbe in grado di riuscirci: in un primo momento hanno deciso di fermarsi nella baita solo lo stretto necessario per recuperare le forze dopo una giornata decisamente piena di strapazzi, ma ad un certo punto qualcosa nella loro testa deve essere cambiato mentre l'idea di procedere verso sud si è fatta meno desiderabile. Probabilmente in un attimo tra il momento in cui Kureha ha messo insieme i pochi beni commestibili per preparare la colazione e quello in cui Ginko, una volta scoperta una vecchia ma ben fornita cassetta per gli attrezzi in quella che a tutti gli effetti sembra una rimessa, ha deciso di dedicarsi ai lavori di ristrutturazione delle stanze principali.
In un primo momento, nessuna della due ha fatto veramente caso alle reali dimensioni dell'edificio, ma ora che lo osservano meglio hanno modo di rendersi conto che la costruzione ha stanze a sufficienza da poter ospitare anche tre o quattro famiglie, o una sola particolarmente numerosa.
"Ci serviranno comunque cibo e materiali" sussurra Ginko nel buio mentre stringe a sé l'altra ragazza "Domani farò un salto al villaggio e vedrò se riesco a procurarmi qualcosa"
E' implicito nel suo tono come voglia che Kureha rimanga lì, lontana dai pericoli, e sebbene ogni singola cellula nel corpo della bionda voglia protestare e urlare che no, lei non le permetterà di andare da sola, le emozioni che si agitano in quegli occhi purpurei la spingono a mordersi le labbra ed annuire in silenzio mentre adagia meglio la testa contro il suo petto. Lo sa che l'altra farebbe ogni cosa per tenerla al sicuro, anche servirsi di metodi drastici pur di  assicurarsi che nessun pericolo possa sfiorarla, ma questo non significa che il pensiero di sapere Ginko camminare consapevolmente verso quelle che potrebbero essere a tutti gli effetti le fauci del nemico, le piaccia.
E' appena poco più tardi dell'alba quando la giovane la saluta con un bacio prima di uscire dalla porta, ed il gesto contiene una tale intimità che la bionda non può non domandarsi se sia così che si saluta un marito che esce per andare al lavoro, anche se subita che qualunque mestiere una persona possa intraprendere riuscirà mai a farla sentire tanto in ansia quanto vedere la schiena della persona che ama scomparire a poco a poco in lontananza.
Per cercare di distrarsi, decide di dedicare il suo tempo a rendere l'intera baita almeno un poco più vivibile attraverso un'intensa opera di pulizie: è primo pomeriggio e lei è impegnata a spazzare via il denso strato di polvere da una delle stanze da letto, quando sente una voce che la chiama da fuori. Nessun sollievo è paragonabile a quello che prova quando vede Ginko arrancare sotto il peso di un paio di sacchi decisamente voluminosi, il volto incorniciato da gocce di sudore che brillano sotto i raggi del sole che si trasforma in una maschera di pura gioia quando vede la ragazza comparire sullo stipite della porta.
Come le spiega qualche minuto dopo, una volta che si trovano entrambe sedute nuovamente al tavolo della cucina, il villaggio è abitato da una piccola comunità di orsi che ha risentito relativamente poco degli effetti della guerra contro gli umani e per questo ha continuato a vivere in pace rispetto alle regioni più vicine al Muro dell'Estinzione.
"Il Muro è piuttosto lontano da qui, ma se vuoi tornare a casa posso guidarti fin là" mormora la ragazza dai capelli corti, facendo rotolare nervosamente un bicchiere tra le zampe "Posso immaginare che vivere in un regno pieno di orsi non sia il tuo sogno più grande, considerato quanto noi orsi siamo stati responsabili di…"
Ma come ha imparato a scoprire in quegli ultimi due giorni, Kureha sembra avere una certa propensione a zittirla con un bacio ogni qual volta le sembra di sentirle dire qualcosa di apparentemente stupido.
"Ginko, non c'è più nulla per me nel mondo degli umani" mormora ad un soffio dalle sue labbra, stringendole il volto tra le zampe per assicurarsi che gli occhi della mora non possano tentare di rifiutare il contatto visivo "Ho lasciato tutto dietro di me quando ho ridotto in pezzi il mio riflesso nello specchio e chiesto a Kumaria-sama di trasformarmi in un orso. Credi che voglia davvero tornare in quel mondo, in quella scuola dove non sarei altro che un'emarginata, sempre che a Oki-san non salti in testa di spararmi ancora una volta? No, questa ora è anche la mia gente Ginko. Non so se sarà migliore o peggiore di quella che ho abbandonato, ma quello che conta per me è avere te al mio fianco, in qualunque luogo possiamo trovarci"
Davvero, pensa Ginko, mentre lacrime di felicità scorrono senza freni dai suoi occhi e le zampe gentili di Kureha gliele asciugano offrendole piccole carezze di conforto, la presenza della ragazza al suo fianco e la luce di pura fiducia e incommensurabile affetto che vede brillare nel riflesso di quei profondi occhi azzurri sono tanto preziose, che neppure mille anni di attesa di fronte ad un muro ostinatamente chiuso le potrebbero apparire un prezzo troppo alto da pagare.

Non hanno idea di quanto si fermeranno in quella casa, ma questo non vuol dire che non debbano fare di tutto per renderla confortevole: Ginko si occupa dei lavori pesanti, dimostrando un'abilità in campo manuale di cui Kureha si stupirebbe, se non avesse avuto sotto gli occhi per settimane l'ottimo lavoro fatto alla finestra del suo salotto dopo la precipitosa ed acrobatica fuga messa in atto da lei e Lulu nei primi giorni del loro trasferimento alla Arashigaoka, mentre alla bionda toccano le pulizie e la preparazione dei pasti.
E' una fortuna che entrambe siano abituate a prendersi cura da sole di se stesse, perché questo permette loro di scivolare agilmente in una routine quotidiana che, sebbene abbastanza piena e faticosa, non per questo manca di soddisfazioni.
La prima volta che Ginko la porta al villaggio con sé, Kureha si stupisce dell'affabilità con cui gli altri orsi le accolgono, dicendo loro che è un sollievo che finalmente qualcuno abbia deciso di tornare ad abitare in quella casa sulla cima della collina e offrendo loro aiuto nel caso ne avessero bisogno: è tanto rinfrescante quella completa mancanza di egoismo da parte della piccola comunità, che la società umana non potrebbe apparirle più lontana e meno desiderabile.
Non sa da quanto tempo si siano fermate nella baita, ma un giorno le sembra che l'intero luogo abbia assunto un'aria diversa che non riesce a spiegarsi ed è solo quando quella notte le braccia di Ginko sono strette intorno alla sua vita, che si rende finalmente conto di aver iniziato a chiamare quel posto casa.
I mobili vecchi ma ancora in buono stato, le assi più chiare che hanno usato per riparare le zone in cui il legno mostrava segni di cedimento, le finestre ora non più coperte da quel velo di polvere che faceva apparire la vista sull'esterno nebulosa, le suppellettili brillanti e impilate in ordine rigoroso sulla credenza sono diventate tanto famigliari che il pensare di non vederle più ogni giorno aprendo gli occhi le appare quasi un sacrilegio. Nessuna delle due lo dice ad alta voce, ma a poco a poco il desiderio di fermarsi e costruire una nuova vita lì è diventato tanto forte che nessuna parola sullo spostarsi da qualche altra parte ha mai interrotto le loro giornate.
Ma con questo silenzioso accordo, è anche nato il bisogno di trovare un nuovo metodo di sostentamento: così, mentre Ginko inizia a parlare di qualche campo da coltivare, Kureha pensa che un orto sarebbe perfetto sul fianco della casa e prima ancora di rendersene conto entrambe stanno già implementando quei nuovi compiti alla loro routine.
Non hanno un calendario che le aiuti a tenere il conto dei giorni, anche se le giornate più calde ed i colori della natura le convincono di trovarsi ormai agli inizi dell'estate, quando un giorno entrambe si svegliano con la sensazione che qualcosa di incredibile stia per accadere. Nessuna delle due sa spiegarsi il perché, ma l'intera giornata passa con un senso di attesa ed eccitazione che si fa sempre più potente con il calare della sera.
Quando sono sedute al tavolo per la cena e un sommesso bussare risuona dalla porta di ingresso, entrambe si ritrovano a drizzare le orecchie e rivolgersi uno sguardo d'intesa prima di mettere insieme la mano sul pomello e girare.
Per qualche motivo, sanno che non dovrebbero essere così stupite nel ritrovarsi davanti una ragazza dai lunghi capelli castani stretti in due codini ed una frusta divisa scolastica bianca e verde che le guarda con un sorriso tirato, mentre con una zampa coperta da fitto pelo castano stringe a sé un bambino biondo ed assonnato che non potrebbe mostrare più di quattro anni.
"Gau, scusate il disturbo Ginko, Kure-chin. Ma non sapevamo dove andare ed abbiamo pensato di passare e chiedervi se potevate almeno ospitarci per la notte"
Risate e lacrime si mischiano insieme mentre il piccolo Mirun si sfrega gli occhi sforzandosi di non addormentarsi, mentre la sua sorellona viene gettata a terra e stritolata dalla forza dell'abbraccio delle altre due ragazze.
"Gau-ouch! Piano, Ginko mi stai soffocando! Kure-chin, mi stai riempiendo la camicia di lacrime!" geme Lulu, mentre nonostante tutto stringe a sé con forza maggiore le sue due più care amiche e lascia che le lacrime scorrano anche le sue guance.
I miracoli esistono davvero, si dice Kureha mentre tutte insieme capitombolano a terra riempiendosi i vestiti di polvere e fili d'erba, perché non le viene davvero in mente un altro modo in cui potrebbe definire quella realtà che ora si ritrovano tutte insieme a condividere.
Ora è davvero tutto come avrebbe sempre dovuto essere.

Nonostante l'aggiunta di due nuove persone alla loro famiglia, perché a questo punto potrebbero anche iniziare a considerarla tale, la loro vita prosegue in relativa tranquillità: Ginko lavora nei campi ed ogni tanto Kureha le da una mano, mentre le faccende di casa e l'uso della cucina sono passati nelle mani di Lulu. Lei e la bionda si recano anche una volta a settimana giù al villaggio, mentre la mora preferisce tenersene il più lontano possibile nel timore che qualcuno prima o poi riconosca in lei la traditrice che è stata scacciata dalla Chiesa di Kumaria molti anni prima. Qui il potere della chiesa non è molto forte, ma il rischio permane e lei non ha alcuna intenzione di essere la causa della rovina della loro famiglia, pertanto lascia che siano le altre due ragazze ed il piccolo Mirun ad occuparsi degli acquisti.
Il principe è ancora troppo piccolo per essere di reale aiuto in casa, ma la sua dolcezza ed il suo sorriso sono in grado di sciogliere il cuore di chiunque ed al villaggio non c'è persona che non gli rivolga un saluto sincero, quando lo vedono correre nella piazza stringendo tra le zampe il suo onnipresente vasetto di miele. Kureha non potrebbe adorarlo di più, spesso sedendosi di fianco al suo letto la sera per raccontargli le storie che sia madre aveva scritto per lei quando era ancora una bambina, e persino Ginko non può trattenersi dall'arruffargli affettuosamente la scompigliata zazzera bionda quando lo vede correrle incontro, per avvisarla che il pranzo è pronto.
Di tanto in tanto però capita anche che Lulu insista che le altre due ragazze si prendano una giornata di pausa, e dopo aver messo loro in mano un cestino per il pranzo le spinge fuori di casa invitandole a rilassarsi e non farsi vedere fino a sera, chiudendo poi loro la porta in faccia ignara delle loro espressioni sconcertate.
Dopo un paio di occasioni entrambe hanno imparato a non protestare e semplicemente godersi quei giorni in cui possono passeggiare per il bosco, stendersi sulla riva del torrente o dedicarsi alla scoperta di nuovi panorami lungo le rive del lago.
E' in una di queste occasioni in cui Kureha avverte come una sorta di pizzicorino che le fa fremere le orecchie e la spinge a fermarsi per cercare di cogliere l'origine di un rumore inaspettato.
Facendo cenno a Ginko di non parlare, sforza il suo udito al massimo fino a che non le pare di riconoscere quello che sembra il suono di singhiozzi soffocati: nel momento in cui si gira per porre una domanda alla mora, questa le sta già rivolgendo uno sguardo sufficiente a convincerla della necessità di andare fino in fondo a quella storia, e senza scambiarsi una parola insieme si avviano tra gli alberi.
In un piccolo spiazzo in mezzo agli alberi una piccola orsetta è seduta a terra stringendosi il muso tra le zampe, e anche se dalla loro posizione tutto ciò che possono vedere sono solo le sue spalle scosse dai singhiozzi non è difficile capire che lo stato in cui si trova sia quello di una profonda tristezza.
"Ehi piccola, perché piangi?" domanda Kureha nel tono più soffice che le riesce inginocchiandosi a poca distanza dalla cucciola, per non spaventarla torreggiando su di lei con la sua altezza.
Lo squittio di paura che risuona nell'aria è la prova che l'orsetta non doveva averle sentite avvicinarsi, ma il fatto che non sia ancora corsa via significa che o è troppo stanca o troppo terrorizzata per farlo: la bionda spera vivamente che sia la prima opzione.
"E' successo qualcosa, qualcuno ti ha fatto qualcosa?" mormora Ginko con una traccia di evidente preoccupazione nella voce, chinandosi al suo fianco ma non azzardandosi ancora ad allungare un braccio per toccarla "Non aver paura, siamo qui per aiutarti"
Forse è il suo tono calmo e pacato, che Kureha che certa di non averle mai sentito usare prima neppure con il piccolo Mirun, che comunque sembra preferire gesti più rustici a belle parole e complimenti, ma dopo qualche minuto i singhiozzi sembrano calare d'intensità fino a ridursi a nulla più che piccoli respiri affannosi, e finalmente l'orsetta si decide a girarsi verso di loro.
La prima cosa che si nota di lei è la macchia di pelo bianco che disegna la curiosa forma di una stella in mezzo ad una pelliccia per il resto completamente nera, e che finisce inevitabilmente per essere il particolare che cattura lo sguardo di chiunque posi gli occhi su di lei.
"Gausniff… davvero non volete prendermi in giro?" domanda con un filo di voce carico di una tale tristezza che Kureha è certa di aver sentito il suo cuore spezzarsi in due.
"No, perché dovremmo farlo?" domanda, allungando lentamente una zampa per asciugare le lacrime dal musetto della piccola, che ora le fissa con quella che sembra quasi una punta di speranza.
"Tutte le altre orsette mi prendono in giro perché sono diversa, perché ho questa macchia sulla fronte mentre tutte loro no. Dicono che è per questo che i miei genitori mi hanno abbandonata davanti all'orfanotrofio quando sono nata e che nessuno mi vorrà mai per questo. Dicono che anche Kumaria-sama non saprebbe che farsene di una come me"
Il rumore di un ringhio a stretto trattenuto fende l'aria tagliandola come un coltello, mentre la bionda si gira per rivolgere un'occhiata stupita alla compagna: i denti di Ginko sono stretti tra loro con tale forza che non si meraviglierebbe se da un momento all'altro dovessero spezzarsi, mentre i canini appuntiti provocano un ticchettio che all'altra ricorda situazioni molto meno piacevoli vissute nel mondo umano.
"Ginko?" mormora Kureha non senza una nota di preoccupazione, incapace di comprendere il comportamento dell'altra. Come riscuotendosi improvvisamente da un sogno, la mora torna a posare lo sguardo sull'orsetta ancora seduta a pochi passi da lei: il sorriso che le si disegna sul volto e che prende il posto dello sguardo torvo di poco prima è tanto malinconico da far pizzicare l'angolo degli occhi alla compagna. Non ha bisogno di sentirselo dire a parole per sapere a cosa Ginko stia pensando, perché quel passato di abusi e rifiuti è stato condiviso da entrambe nel corso della loro infanzia, prima che la testardaggine di non voler rinunciare al proprio amore le guidasse ad ergersi senza paura contro le ondate di odio che venivano loro quotidianamente rivolte. Ma non è detto che tutti siano in grado di resistere con eguale coraggio e la cucciola che si trova di fronte a loro è ancora palesemente troppo piccola per poter assumere sulle proprie spalle un fardello tanto grande.
"So cosa si prova ad essere rifiutati" comincia la diciassettenne offrendo all'orsetta un'affettuosa carezza fra le orecchie "Ma solo perché ti sembra che tutto il mondo ce l'abbia con te, non è detto che non esista qualcuno in grado di amarti"
"Gau… amarmi?"
"Sì" mormora la ragazza rivolgendole un sorriso sincero "Tutti hanno qualcuno che li ama per quello che sono, e che è disposto a cambiare pur di poterti stare vicino per sempre. Le persone che ti amano davvero non sono quelle che ti costringono a nascondere chi sei, ma quelle che accettano ed amano tutto di te"
E' una lezione che la coppia ha imparato a caro prezzo, perché è l'equivoco che ha causato loro non pochi problemi in passato e quasi finito per separarle per sempre, se i loro sentimenti non fossero stati tanto forti.
La piccola sembra incantata dalle sue parole mentre la fissa con bocca spalancata, le lacrime ormai dimenticate alla luce della nuova rivelazione.
"Gau, quindi anche per me esiste qualcuno in grado di amarmi?"
"Non in grado" sussurra Kureha, allungando una zampa per donarle anche lei una carezza fra le orecchie "Ma desideroso di farlo più di ogni altro al mondo"
Il cinguettio deliziato che riceve in risposta e lo sguardo di supplica di Ginko sono già più che sufficienti per convincerla.

La piccola, che durante il ritorno scoprono chiamarsi Aiko, ha sette anni ed un carattere allegro nascosto sotto una spessa corazza di timidezza: inoltre sembra adorare Ginko e pende letteralmente dalle sue labbra, reagendo con incredibile meraviglia ad ogni sua spiegazione o racconto, per quanto sciocco. La vista delle due che camminano fianco a fianco è tanto adorabile che Kureha non può trattenersi dal ridacchiare, lasciando che il suo passo rallenti abbastanza da far sì che le altre procedano qualche metro davanti a lei: non ci sono più tracce di furia repressa nella sua compagna, ora più che mai le appare come la ragazza che avrebbe sempre dovuto essere, piena di vita e di gioia da condividere con chi le sta intorno, e la figura che disegna mentre passeggia zampa nella zampa con la piccola Aiko è tanto commovente da farle scendere una piccola lacrima lungo la guancia.
Dopo qualche ora, la cucciola sembra essersi aperta abbastanza da iniziare a raccontare loro della sua vita, ed immediatamente tutta l'atmosfera gioiosa viene come succhiata via lasciando il posto solo ad una rabbia bruciante nei confronti degli addetti dell'orfanotrofio. Come possono permettere che qualcosa di simile possa accadere ad un'orsetta tanto dolce e gentile?
E più i racconti procedono, disegnando un quadro di precoce abbandono e chiara trascuratezza, più il desiderio di non permettere ad Aiko di tornare mai più in quel luogo orribile si fa forte in entrambe, come ognuna delle due può leggere negli occhi furibondi dell'altra quando si girano per rivolgersi un cenno affermativo.
Sono ormai arrivate all'altezza del villaggio, quando Kureha si decide finalmente a parlare.
"Dimmi Aiko-chan, ti piacerebbe venire a casa con noi?"
E' chiaro come la sua domanda abbia lasciato decisamente stupita la piccola, ma lo stupore è ben presto sostituito da un'espressione mesta mentre con la zampa inizia a strusciare nervosamente sull'erba.
"Siete state molto gentili con me, Kureha-san, Ginko-san, ma se non torno a casa la direttrice se la prenderà ancora di più con me e mi lascerà senza cena per punizione"
Quell'ammissione, detta con un tono tanto abbattuto, è la definitiva goccia che fa traboccare il vaso.
"Aiko-chan" esclama Ginko con voce decisa, inginocchiandosi ancora una volta in modo che i suoi occhi siano allo stesso livello di quelli della cucciola "Se tu potessi scegliere, verresti con noi? O preferiresti tornare all'orfanotrofio?"
"Se tutto questo fosse un sogno, se io potessi scegliere… mi piacerebbe tanto poter rimanere ancora un po'con Ginko-san e Kureha-san" mormora, chinando il musetto verso terra nel tentativo vano di nascondere le lacrime che hanno già iniziato a brillare in mezzo al soffice pelo nero.
Come se non stessero aspettando altro, le due ragazze più grandi si scambiano un'occhiata che ben presto lascia spazio a due sorrisi egualmente carichi di felicità, che si trasformano in risate quando lo squittio spaventato di Aiko risuona nello loro orecchie, nel momento in cui Ginko la afferra fra le braccia per posarsela a cavalcioni sulle spalle.
"Allora Aiko-chan, credo che non si sia più motivo per rimanere qui in minuto di più. Andiamo a casa"
L'espressione di Lulu quando bussano alla porta e si ritrova davanti non la coppia che aveva salutato quella mattina, ma un terzetto di sorrisi scintillanti e sguardi imploranti le fa morire sul nascere ogni desiderio di chiedere spiegazioni.
"Entrate" concede alla fine con un sospiro rassegnato.
A quanto pare, la loro famiglia è destinata a non smettere ancora di allargarsi.

Una volta superate le barriere della formalità e delle prime settimane di incertezza in un ambiente sconosciuto, complice anche l'allegria inesauribile del piccolo Mirun, Aiko si rivela un'adorabile aggiunta alle loro giornate. Nonostante questo, sembra non volerne sapere di smettere di rivolgersi loro usando l'onorifico, cosa che fa scappare più di uno sbuffo alle tre ragazze più grandi: se Mirun fa risuonare la casa di energici Onee-tama e di Ginko-baa-chan e Kureha-baa-chan, così non sembra voler fare la loro aggiunta più recente. Anche mentre è impegnata a preparare i biscotti al miele, che sono una specialità che non manca mai nella loro casa, insieme a Lulu e al suo fratellino, il velo di formalità sembra non volerne sapere di decadere e questo fa stringere il cuore delle ragazze perché significa che la piccola non si sente ancora abbastanza suo agio con loro.
Inizialmente avevano pensato di rapportarsi a lei come delle sorelle maggiori, ma il modo in cui entrambe le offrono affetto è più attento e profondo e ricorda più un sentimento genitoriale che uno fraterno. E sarebbe tanto più facile considerare Mirun un cugino che un nipote, considerata la minima differenza di età tra loro ed il fatto che quest'ultimo chiami già ripetutamente le due ragazze le sue zie.
Da un lato lo desiderano, dall'altro non sanno minimamente quale potrebbe essere la loro reazione se qualcuno dovesse iniziare a chiamarle Kureha-mama e Ginko-mama, anche se Lulu ha già iniziato con largo anticipo a prenderle in giro meritandosi più di un'occhiata omicida in risposta.
Un giorno di tardo autunno, Aiko sembra scomparsa e solo dopo una buona mezz'ora di panico riescono a trovarla nella legnaia, seduta dietro la riserva di legno che hanno messo da parte per l'inverno con un'espressione triste come non le vedevano negli occhi da settimane.
Avvicinandosi con cautela, mentre Lulu dopo essersi assicurata che la piccola stia bene decide di tornare il cucina, per accertarsi che la cena non esca fuori carbonizzata, Ginko e Kureha si ritrovano a ripetere lo stesso comportamento di quel pomeriggio di qualche mese prima, quando hanno trovato la piccola orsetta in un prato in mezzo ai boschi.
"Gau, Aiko-chan, è tutto a posto? E'successo qualcosa?" mormora la mora, con quella traccia di preoccupazione nella voce che a Kureha riporta alla mente ricordi lontani di lei e sua madre nel giardino di casa, quando la vedeva seduta in un angolo da sola in mezzo ai gigli.
Il cenno di diniego che ottengono in risposta è chiaramente falso, ma entrambe hanno deciso di rispondere a quel rifiuto di parlare con silenziosa testardaggine, lasciandosi cadere sedute al suo fianco decise ad aspettare tutto il tempo necessario perché lei inizi a parlare.
Occorre più di un'ora, prima che la voce spezzata della cucciola risuoni flebile fino alle loro orecchie.
"Non è successo niente, è solo che tutte voi siete così gentili con me che il periodo all'orfanotrofio mi sembra solo un orribile incubo. Il pensiero di quel posto non mi spaventa più, ma mi fa ricordare che là dentro c'erano altri cuccioli trattati come me, che venivano emarginati e bullizzati dalle orsette più grandi perché erano diversi o erano stati abbandonati dai genitori. E non posso fare a meno di pensare che tutta la mia fortuna sia stata ingiusta, mentre loro non avranno mai nessuno che gli voglia bene"
E' capitato altre volte che Aiko raccontasse loro dei suoi anni trascorsi in quel luogo orribile, ma mai prima di quel momento il discorso aveva riguardato altri orsetti rifiutati dal branco: per quel che ricorda Ginko della sua infanzia, nel suo orfanotrofio è sempre stata l'unica ad essere messa in disparte e Kureha sa che all'Arashigaoka veniva scelta di volta in volta una sola ragazza da usare come capro espiatorio. Ma pensare che in un paese così piccolo potesse esserci più di un escluso e che nessuno avesse mai fatto nulla per aiutarli… fa ribollire loro il sangue nelle vene.
"Aiko-chan, per ora non possiamo prometterti niente ma sappi che troveremo un modo per aiutarli. Non lasceremo che quei cuccioli soffrano ancora"
Per quanto le loro parole possano essere belle, è solo dopo lunghe serate passate a discutere intorno ad un tavolo che le tre ragazze più grandi giungono infine ad una decisione: sono consapevoli che non sarà facile, ma tutte quante sanno bene cosa voglia dire una vita di dolore e solitudine.
E nella loro casa c'è spazio a sufficienza.
Una mattina, Ginko e Kureha svegliano Aiko e la invitano a seguirle al villaggio, trascinando con se un'orsetta confusa che non sa come interpretare la strana piega che hanno assunto le loro labbra. Quando riconosce il luogo in cui si trovano, avverte un'orribile sensazione di abbandono che le fa salire le lacrime agli occhi e il desiderio di scappare: l'orfanotrofio si erge con i suoi muri grigi a poche centinaia di metri da lei, probabilmente pronto ad accoglierla ancora una volta dentro le sue stanze spoglie e fredde.
Il sogno è stato bello finché è durato, ma prima o poi i sogni sono destinati a rivelarsi appunto per quello che sono, mentre la dura realtà torna prepotentemente a mostrarsi in tutta la sua crudele indifferenza. Il desiderio di mettersi a correre e scappare è sempre più forte, ma come a saperlo la zampa di Ginko si stringe con maggior forza intorno alla sua costringendola a continuare a camminare al suo fianco fino a che tutte e tre non si trovano di fronte alle porte della costruzione.
"Aiko-chan" esclama improvvisamente Kureha, rivolgendole un'occhiata carica di serietà. Non c'è dubbio che ora le elencherà tutto quello che ha sbagliato in quegli ultimi mesi ed il motivo per cui hanno deciso di riportarla in quel luogo orribile "Credi di saper riconoscere tutti gli altri cuccioli che venivano esclusi come te, qui dentro?"
"Gau?" si ritrova a rispondere stupita la piccola, rivolgendo alla bionda un'occhiata carica di confusione.
"Aiko…" mormora Ginko per la prima volta rinunciando al suffisso "Ci abbiamo pensato molto a lungo e ne abbiamo anche discusso con Lulu e Mirun a casa. Non è stato facile arrivare ad una decisione ma alla fine abbiamo deciso di non poter semplicemente stare a guardare mentre altri venivano trattati in modo così orribile sotto i nostri occhi"
"Per questo abbiamo deciso di fare esattamente quanto abbiamo fatto con te la prima volta, e portare a casa i cuccioli che vengono maltrattati qui dentro. E' chiaro che comunque qui non li vogliono, pertanto anche se non abbiamo molto da offrire loro, per lo meno potranno vivere in una casa piena d'amore"
Il grido di gioia che segue a quelle parole e l'abbraccio successivo sono resi ancora più unici dal fatto che per la prima volta Aiko chiami entrambe con il nome di mamma.

La baita ora appare più viva che mai, mentre risuona delle urla esasperate di Lulu e delle risate dei sette cuccioli d'orso che corrono su e giù per le scale o si rotolano nell'erba dei prati, presentandosi poi a pranzo coperti di terra dalla punta del naso alla cima della coda.
Ma per quanto possano lamentarsi nessuna di loro si fa veramente caso, perché l'atmosfera sempre festosa che la avvolge controbilancia le grandi e piccole difficoltà che mantenere un gruppo di persone simili porta con sé. Un paio degli orfani che hanno preso con loro sono abbastanza grandi da poter aiutare nel lavoro, anche se Ginko si assicura che nessuno di loro esageri, mentre i più piccoli aiutano nell'orto, che hanno dovuto triplicare così per poter mantenere una produzione sufficiente per tutti.
E' incredibile come persino in una vita modesta come la loro i cuccioli riescano a trovare sempre un nuovo motivo per sorridere ed essere felici, se i disegni che puntualmente vengono offerti a ciascuna delle tre ragazze sono una prova sufficiente della loro felicità.
Con mezza dozzina di orsetti di varie età che scorrazzano per casa e sembrano pronti a regalare sorrisi in qualunque momento, Kureha non riesce a spiegarsi come chi lavora in un orfanotrofio non possa cercare di fare di tutto per far sbocciare quella gioia in ogni momento della giornata.
"L'orfanotrofio in cui sono cresciuta io era gestito dalla chiesa di Kumaria" mormora una notte Ginko mentre riposano l'una tra le braccia dell'altra, nei momenti ancora abbastanza lucidi che precedono il sonno "Kumaster-sama si assicurava di ripeterci tanto spesso di essere cuccioli non voluti, da spingerci a fare qualunque cosa pur di ottenere il riconoscimento da parte di qualcuno. La predica su Kumaria-sama che ci avrebbe amate se avessimo combattuto per lei, era solo l'ultimo tassello per spingerci ad entrare nell'esercito di guardia al Muro. Eravamo entusiaste, di poter mettere a rischio la nostra vita per distruggere quei vermi degli esseri umani e tenere altro il nome della nostra unica salvatrice"
Il suo tono è amaro, mentre nella mente di entrambe fluiscono i ricordi in un campo di battaglia coperto da una fitta coltre di neve spazzato da raffiche di vento gelido.
"Vuoi dire che tutti questi cuccioli verranno addestrati e poi mandati al fronte?" esclama Kureha, sentendo improvvisamente un'ondata di panico afferrarle la gola.
"Non so cosa sia successo al Muro dell'Estinzione dopo che ce ne siamo andate, ma se conosco i membri della chiesa non avranno smesso un attimo di cercare di convincere altri cuccioli della necessità di dare la propria vita per una causa superiore"
"Ma è orribile! Dobbiamo fare qualcosa per fermarli!"
"Gau, credimi, nessuno più di me vorrebbe farlo. Ma Kureha" sospira, passandosi una zampa sugli occhi per scacciare le prime tracce di sonno "Non possiamo cambiare un sistema che va avanti da sempre. Rischieremmo solo di venire escluse ancora una volta o peggio, additate come traditrici ed uccise. Non possiamo far correre un simile rischio alla nostra famiglia, per un risultato tanto incerto"
"Eppure non posso sopportare di vivere così in pace quando da qualche parte migliaia di cuccioli vengono ogni giorno spinti a credere di dover morire per ottenere una briciola di amore" mormora la bionda nascondendo il viso nella spalla della compagna "Lo so che se non fosse stato per quello noi non ci saremmo mai conosciute, ma il pensiero di tutto quello che hai dovuto sopportare mi fa desiderare di poter tornare indietro nel tempo ed assicurarmi che tu avessi una vera famiglia"
"Sei tu la mia famiglia" mormora l'altra posandole un bacio sulla chioma che spunta fra le orecchie "Tu, Lulu, Mirun, la piccola Aiko e quella banda di scalmanati che abbiamo adottato insieme. E' vero che se io non fossi stata abbandonata la mia vita sarebbe stata più semplice, ma più felice? Gau, non credo che avrei mai potuto essere più felice di quanto sono ora. Ma se lo stato degli orfani del regno ti preoccupa tanto… Gau, perché non ne adottiamo degli altri?"
"Cosa?"
Gli occhi azzurri della ragazza sono tanto spalancati da brillare come fari sotto i raggi della luna che filtrano attraverso le finestre, e Ginko sente una risata inarrestabile risalire dalla parte bassa dello stomaco sino ad esplodere nell'aria silenziosa della stanza.
"Non c'è nulla da ridere!" esclama la bionda sbattendole per altro un cuscino sulla faccia "Per un attimo ho creduto che fossi seria!"
"Gau, ma io sono seria" mormora l'altra afferrandole un polso per evitare una nuova salva di colpi sulla faccia, le labbra ancora deformate da un ghigno divertito ma non per questo meno serio "Ne ho parlato con Lulu già un po'di tempo fa, e ci è venuta un'idea che potrebbe essere la soluzione migliore per tutti"
"E quale?"
"Di trasformare questa casa in un orfanotrofio vero e proprio. Diciamolo, lo spazio non ci manca, e non possiamo continuare a prenderli con noi senza dare una spiegazione plausibile. Prima o poi al villaggio cominceranno a parlare, specie se continuiamo a portare a casa solo cuccioli che la maggior parte definirebbe problematici. Ma come orfanotrofio… sarebbero direttamente loro a venire da noi. E chissà che altri non possano sentir parlare di noi e seguire il nostro esempio. Così avvieremmo la nostra rivoluzione della società senza rischiare di lasciarci la pelliccia nel processo"
Le conseguenze di una simile scelta sarebbero inimmaginabili, questo è certo, e porterebbero ad una rivoluzione prima di tutto nelle loro vite e poi forse dopo nella società in cui vivono. Ma ora che l'idea è stata esposta, Kureha non riesce a trovare un solo motivo per rifiutarla, e certamente milioni invece per accettarla.
"Sei veramente certa di volerlo fare?" domanda non senza una punta di incertezza "So che vuoi bene ai piccoli, ma vedo quanto fatichi per cercare di mantenere tutti quanti e non voglio che tu debba assumerti ancora più oneri"
"Se diventiamo un orfanotrofio, dovremmo acquisire anche un certo numero di vantaggi che ci renderanno la vita più facile. E poi non so cosa darei per vedere la faccia di Kumaster-sama quando verrà a sapere della politica di educazione dell'orfanotrofio "Reia Tsubaki""
Se possibile, a quelle parole gli occhi di Kureha si spalancano ancora di più.
"Vuoi intitolare l'orfanotrofio a mia madre?"
"E perché no? In fondo è stata lei la prima ad accogliere un'orfana ferita e sperduta in casa propria. Non potrei pensare ad un nome migliore"
E così fanno, con i cori di giubilo della loro grande famiglia allargata quando rivelano i loro piani e chiedono la collaborazione di tutti: i lavori sono faticosi e le difficoltà da superare tante, ma il giorno del diciottesimo compleanno di Kureha i preparativi sono finiti e la Casa dei Cuccioli Non Voluti "Reia Tsubaki" può finalmente aprire i battenti.
Circa un mese dopo l'inaugurazione, all'ora del tramonto mentre tutti sono a tavola, un deciso bussare alla porta fa scattare immediatamente le tre ragazze più grandi: nonostante le voci siano corse per la regione, ancora nessuno ha deciso di affidare i suoi cuccioli a loro, per questo sentono una punta di nervosismo al pensiero che quella possa essere la loro prima volta.
Certo tutto si aspettano aprendo la porta, tranne che di trovarsi davanti gli ardenti occhi rossi ed il labbro piegato in un ghigno sardonico di Yurizono Mitsuko che le fissa a braccia incrociate, reagendo alle loro bocche aperte con un cipiglio torvo.
"Era ora, pensavo aveste intenzione di lasciarmi qui fuori ancora per molto"
Ginko inizia a pensare che questa storia del riportare in vita le persone stia cominciando ad andare un po'fuori controllo. O che Kumaria-sama abbia in realtà un pessimo senso dell'umorismo.

Sorprendentemente, ora che non c'è più per lei alcun motivo di tentare di divorare Kureha, Mitsuko sa rivelarsi una persona tollerabile. Non certo desiderabile, ma quanto meno tollerabile, ed una mano in più ora che il numero di ospiti ha preso a crescere esponenzialmente è sempre ben accetta.
Inoltre la sua causticità per qualche motivo sembra essere motivo di ammirazione da parte di un paio dei cuccioli più piccoli, che hanno preso a seguirla ovunque vada e a venerare quasi la terra dove cammina. Forse è proprio in virtù di questo che la ragazza li tollera, o forse è semplicemente perché in fondo un cuore lo possiede pure lei.
Ma è proprio quando sembra che le cose non potrebbero andare meglio, che Ginko inizia a notare qualcosa che invece sta rapidamente peggiorando: l'umore di Kureha sembra essersi fatto sempre più malinconico con il passare delle settimane e sebbene la veda continuare a ridere quando è insieme ai loro orfanelli, ci sono occasioni in cui le sembra che un velo ricopra i suoi occhi azzurri rendendoli meno vivi, più distanti, e la cosa la spaventa perché non riesce a spiegarsene il motivo.
Il problema maggiore che le si pone sulla strada è l'immensa testardaggine della sua compagna, capace di negare un problema fino alla morte pur di non doverlo condividere con gli altri, ma Ginko non ha aspettato per sette anni davanti ad un muro per niente e crede di poter chiaramente dimostrare di essere lei a possedere la testa più dura del gruppo.
Occorrono innumerevoli piccoli passi, alcuni talmente minuscoli che le sembra non compierli affatto, prima di riuscire a mettere la bionda nell'angolo e costringerla a rivelarle il motivo della sua tristezza.
"Ginko, non ti capita mai di sentire di rimpiangere il passato? Non voglio dire che rimpiango di essermi innamorata di te, assolutamente, ma… ogni tanto penso a com'era la mia vita tra gli esseri umani, e nonostante le difficoltà anche là c'erano delle cose per cui valeva la pena essere felici: mia madre, Sumika, l'aiuola dei gigli… sono tutti ricordi importanti per me e so che vivranno per sempre nel mio cuore, ma non ci sarà mai nulla di fisico in grado di ricordarmeli. Qui i gigli non crescono, il libro di favole di mia madre è stato distrutto da Oki-san ed il cibo non ha lo stesso sapore di quello che io e Sumika condividevamo sul tetto della scuola durante la pausa pranzo. E sebbene non possa immaginare nulla di più bello di quello che ho ora, ogni tanto mi sento un po'triste a pensarci"
E' un discorso che lascia Ginko a riflettere mentre lavora sotto il sole che si fa di giorno in giorno più caldo mentre la primavera procede verso l'estate, e nelle lunghe notti trascorse con il corpo della ragazza che ama stretto contro il proprio. Per i gigli forse più a sud sarebbe in grado di trovare dei semi che permettano alla ragazza di piantarne una piccola aiuola dietro casa, e in quanto al libro sente che se Kureha volesse sarebbe in grado di riscriverlo da capo, ma per il gusto del cibo… non ha idea di che fare.
Ha idea che quest'ultimo rimpianto sia dovuto a due fattori, il più importante dei quali non ha soluzione dato che Sumika è ormai superiore sia al concetto di orsi che di quello di umanità, ma ha la sensazione che anche la cultura stessa del Giappone abbia la sua importanza e crede che se Kureha potesse sperimentare almeno qualche abitudine tipica del suo paese, potrebbe affrontare meglio la tristezza.
Il problema principale è che né lei né Lulu hanno trascorso molto tempo in quel paese, e a parte la tradizione degli Hikkoshi Soba che hanno astutamente girato a loro vantaggio per ottenere ospitalità in casa Tsubaki, nessuna delle due ha idee su cosa festeggi il giapponese medio nel corso dell'anno.
Il che, la spinge a dover chiedere aiuto all'ultima persona a cui vorrebbe dovere un favore.
"Vuoi curare la nostalgia di casa di Kureha e sei venuta da me per chiedere aiuto?" esclama non senza una certa nota di stupore Yurizono Mitsuko, un giorno mentre sta pulendo il cortile "Credevo di non piacerti ed invece guardati, qui davanti a me tutta disperata di ottenere una mano dalla sottoscritta"
"Non credere che mi faccia piacere" ringhia l'altra scoprendo le zanne in una chiara dimostrazione di irritazione "Ma sei quella che tra tutte ha trascorso più tempo nel mondo degli umani quindi dovresti anche essere quella che li conosce meglio"
"Beh, mi dispiace deluderti tesoro, ma io sono arrivata là solo un mese prima di voi. A parte un paio di sciocche tradizioni riguardo all'inaugurazione dell'anno scolastico non so nulla, e dubito che alla tua fidanzatina piacerebbe particolarmente rivivere qualcosa che le ricordi l'orrore del suo periodo liceale"
Il che fa precipitare sulle spalle di Ginko un senso di sconfitta tanto totalizzante che persino il tono derisorio di Mitsuko le scorre addosso senza causarle alcun effetto.
"Oh non fare quella faccia disperata adesso, non è mica la fine del mondo! Vedrai che tra qualche giorno quei mocciosi urlanti le avranno già fatto dimenticare tutti i suoi problemi"
La mora sa che deve trattenersi, non sta bene commettere un omicidio dove i cuccioli potrebbero vederla e poi tentare di imitare il suo esempio, ma certe volte le parole di Yurizono le lasciano addosso la sensazione di avere la pelliccia impiastricciata di melassa e ogni motivo è buono pur di allontanarsi da lei il prima possibile, ma quando invece le sue parole raggiungono tali livelli di cinismo… è solo con notevole autocontrollo che non usa le zanne per squarciarle la gola e cancellarle una buona volta quel ghigno saccente dalle labbra.
"D'altro canto, se pensi che la tua biondina non sarebbe più in grado di essere la stessa senza qualche sciocca tradizione, allora forse conosco chi potrebbe aiutarti"
L'espressione dell'altra è tanto carica di stupore che gli occhi paiono quasi schizzarle fuori dalle orbite, mentre fissa a bocca aperta la ragazza passarsi una zampa fra le lunghe ciocche grigie.
"Non ho detto che lo farò gratis dolcezza, ho una condizione se vuoi così disperatamente il mio aiuto"
A questo punto, Ginko sarebbe disposta anche ad entrare di soppiatto nel palazzo del re degli orsi per rubare la corona dalla testa della regina durante un'udienza di palazzo, ma suppone che la clausola di Mitsuko riuscirà ad apparirle ancora meno desiderabile.
"Quello che voglio" conclude con un sogghigno che fa brillare gli ardenti occhi rossi di una luce sinistra "E' che tu mi porti con te"

Trovare una motivazione che giustifichi il loro viaggio e soprattutto il perché abbia intenzione di andare da sola con Mitsuko non è facile, ma per fortuna ci sono una serie di faccende da sbrigare per conto dell'orfanotrofio che giocano a suo favore. Questo comunque non significa che Kureha non sia terribilmente incazzata con lei, la mattina in cui all'alba salutano una assonnata Lulu sulla porta di casa e si avviano verso la loro misteriosa destinazione.
Il viaggio è lungo, più di quanto Ginko avrebbe preferito soprattutto quando con il passare dei giorni si rende conto che il loro cammino tende a portarle sempre più vicine al Muro dell'Estinzione. Cosa che dovrebbe preoccuparla, ma a pensarci razionalmente ha senso, considerando che quello è il luogo in cui il confine tra i due mondi è più labile e quindi per qualche motivo presume sia più facile trovare ciò che cercano.
Ma se per lo meno ora che ha un'idea della loro destinazione finale si sente un po'più tranquilla riguardo al viaggio in sé, non può dire lo stesso della compagnia, tanto che dopo i primi giorni il silenzio che le accompagna si è fatto tanto pesante che sta iniziando a pesare anche sui suoi nervi ferrei.
"Ci vorrà ancora molto?" sibilla con impazienza una sera in cui sono sedute ai lati opposti di un fuoco da campo "Sono giorni che viaggiamo e ancora non hai voluto dirmi a chi stiamo andando a chiedere aiuto"
"Rilassati, ormai non manca molto. Saremo là in meno di tre giorni" replica la ragazza con un gesto stizzito della zampa "E non pensare che a me faccia tutto questo piacere viaggiare in tua compagnia. Troverei più stimolante avere al mio fianco un insetto"
Per lo meno le sue parole si rivelano veritiere, perché se prima il Muro dell'Estinzione le è sempre parso infinitamente lontano sulla linea dell'orizzonte, ora si estende davanti ai loro occhi con tutta la sua imponente maestosità in mezzo al paesaggio costantemente innevato che lo circonda e che ricopre, cristallizzando nel tempo, i resti delle feroci battaglie lì combattute.
"Quella è la Porta dell'Amicizia?" esclama Ginko non senza una buona dose di incredulità: le terre che hanno attraversato per giungere fin lì non avevano nulla di famigliare eppure eccole di fronte a quella medesima porta di fronte alla quale lei ha atteso per sette anni la telefonata da parte del Tribunale dell'Estinzione "Ma come è possibile che si trovi qui?"
"La porta è sempre aperta, per chi si avvicina al Muro con sentimenti di amicizia. Shabadadu"
Sulla bianca distesa su cui fino a quel momento non si vedeva anima viva, improvvisamente fanno la loro apparizione tre figure avvolte in eleganti completi da uomo. Quello che ha parlato tiene le zampe incrociate sul petto mentre appoggia la schiena alla superficie stessa del Muro che si estende all'infinito alle sue spalle.
"Yurishiro Ginko, rinuncerai al tuo amore o divorerai ragazze umane questa volta?"
"Nessuna delle due" replica la diretta interessata facendo un passo avanti con espressione decisa "Voglio solo trovare un modo per aiutare Kureha a stare meglio"
"Kira Kira! E'un impegno nobile il tuo, voler aiutare con tale disinteresse la persona che ami" sospira Life Beauty dedicandole uno svolazzante inchino con la rosa che tiene fra le zampe.
"Cool! Ma andare nel mondo degli umani richiede sempre un prezzo, quale sei disposta a pagare questa volta per farlo?"
"Non mi interessa andare nel mondo umano, voglio soltanto poter aiutare Kureha. Ma se mi dite che l'unica soluzione possibile per farlo è attraversare il Muro ancora una volta, allora sono disposta a pagare qualunque prezzo"
"Shabadadu. Non c'è alcun desiderio egoistico questa volta che ti muova? Nessun bruciante bisogno di cambiare la persona che ami?"
"Proprio perché non voglio che Kureha debba essere costretta a cambiare troppo per restare con me… con noi, sono disposta a rischiare la vita ancora una volta dall'altra parte"
La risata che risuona nel silenzio del campo di battaglia è tanto inaspettata da spingerla a rivolgere ai tre membri del Tribunale un'occhiata torva.
"Non c'è nessun motivo per cui tu debba farlo" esclama dopo qualche istante Life Sexy, rivolgendole un sorriso divertito "Come ho detto prima, la Porta dell'Amicizia è sempre aperta per chi è guidato da sentimenti sinceri, ed ora che Kumaria-sama è tornata non c'è più alcun bisogno per noi di occuparci di compiti che sono di sua competenza. Puoi passare senza timore, Yurishiro Ginko, la porta si aprirà per te. Che la tua vita possa essere felice. Shabadadu!"
Con un ultimo inchino, i tre orsi scompaiono come se non fossero mai esistiti, lasciando dietro di sé solo le impronte delle loro zampe nel luogo in cui si erano appoggiati al muro.
"Beh, devo dire che è stato più pittoresco di quanto mi aspettassi" commenta Mitsuko, superandola per avvicinarsi per prima al portale "Ora suggerirei di fare in fretta e concludere i nostri affari nel minor tempo possibile, prima che a qualcuno salti in mente di iniziare a spararci con un fucile"
Annuendo distrattamente, ancora troppo confusa dall'incontro di poco prima, Ginko si avvicina alla porta di spesso metallo che separa il regno degli orsi dal mondo degli esseri umani.
"A te l'onore" borbotta l'altra rivolgendole un ampio cenno con la mano "Sei tu l'esperta di lavori pesanti"
I cardini cigolano appena ma la pesante lastra scivola con facilità scoprendo a poco a poco un panorama che ad entrambe le ragazze è piuttosto famigliare.
Perse come sono nell'osservare la struttura imponente della scuola, non notano la figura che le sta fissando con occhi sbarrati.
"E voi che ci fate qui?" esclama una voce chiaramente femminile e che sembra provenire dalla corta rampa di scale alla loro destra, che connette l'aiuola con il giardino: qui, una ragazza dai lunghi capelli legati in due codini ai lati della testa e brillanti occhi verdi le osserva da una posizione accucciata, come se stesse cercando di nascondere qualcosa con il proprio corpo.
"Gau, maledizione. Peggio di così non poteva anda-"
"Gesu~?"
Il suono di quella voce è talmente inaspettato che persino Mitsuko rimane a bocca aperta, invece di attaccare la ragazza umana come aveva inizialmente preventivato.
"E' tutto a posto Konomi, puoi stare tranquilla" rassicura Uchiko con una luce di sincero affetto negli occhi, sollevando la mano per offrire una carezza sulla testa di… Ginko non riesce a capire se quello sia un orso pieno di parti bioniche o un cyborg a forma di orso, ma onestamente niente la lascia più confusa del rantolo che sfugge improvvisamente dalla bocca di Mitsuko.
"K-Konomi?"
"Gesu~!"
"Cosa ci fate voi qui? E' pericoloso ora più che mai per gli orsi girare intorno alla scuola" esclama Uchiko rivolgendo alle due un'occhiata severa, mentre allunga nuovamente le braccia per avvolgere ancora una volta in un abbraccio protettivo l'orsetta spaventata "Tornate indietro prima che qualcun altro vi veda"
Ginko improvvisamente si ricorda di lei, della giovane che era seduta dietro il computer durante la sua esecuzione sul tetto dell'accademia.
"Tu sei quella che non ci ha sparato quel giorno! Eri quella vicino alla macchina del Raggio Anti-Orsi!"
"Sì. Yurishiro-san, mi dispiace molto per come sono andate le cose quel giorno, ho capito troppo tardi che non c'era alcun motivo per escludere te e Tsubaki-san" mormora con tono malinconico, facendo scorrere una mano sulla testa bionica dell'orsetta che le sta dando piccoli colpetti con la fronte nel tentativo di tirarle su il morale "Poi ho incontrato Konomi e ho capito che ragazze ed orsi possono essere amici se lo vogliono, ma temo di essere l'unica che la pensa allo stesso modo qui. Ma perché siete qui Yurishiro-san? Cosa vi porta di nuovo in questo mondo?"
Nei successivi minuti, Ginko si prodiga a spiegare la situazione alla ragazza, che ogni minuto che passa la fissa con occhi sempre più spalancati. Nessuna delle due ha fatto caso a Mitsuko che ha salutato entrambe con un cenno della zampa prima di scomparire chissà dove.
"Wow, sono successe davvero tante cose in questi mesi. Vorrei poter dire che ci sono stati così tanti cambiamenti a scuola ma… ahimè, non è così. Detto questo, voglio poterti aiutare Yurishiro-san! Tu non puoi  girare liberamente per la città, anche se riuscissi a nascondere la tua vera forma c'è sempre il rischio che qualcuno ti riconosca ma io…" conclude rivolgendole un luminoso sorriso "Io posso camminare liberamente senza alcun timore. E credo di avere un'idea di cosa ti possa servire per aiutare Tsubaki-san. Consideralo un pagamento per avermi aperto gli occhi a come stanno veramente le cose nel mondo"
Il viaggio di Ginko nel mondo degli umani si riassume quindi in un'ora trascorsa in compagnia di un orso bionico che non fa altro che ripetere una sola parola osservandola con espressione confusa, mentre la sua compagna di viaggio è scomparsa chissà dove a fare chissà cosa, e Uchiko Ai è impegnata a portare a termine il compito che spetterebbe a lei.
La prima a fare la sua apparizione è proprio Mitsuko, che ha disegnata sul volto un'espressione estremamente soddisfatta di cui l'altra non vuole conoscere il motivo: del resto, meno sa di lei e meno ha bisogno di passare la notte a dibattersi fra i sensi di colpa per l'aumento del numero di vittime alla Arashigaoka.
Pochi minuti dopo, anche la ragazza coi codini arriva di corsa all'aiuola, stringendo al petto una borsa che si affretta a passare nelle mani della mora non appena ha messo piede sull'ultimo gradino.
"Ecco Yurishiro-san. Non so cosa tu avessi in mente, ma credo che questo potrebbe per lo meno fornirti qualche idea. Avrei voluto passare a casa di Tsubaki-san per recuperare qualcuno dei suoi oggetti personali, ma dopo la vostra scomparsa la sua casa è stata chiusa e resa off-limits a chiunque. Persino transitargli intorno è considerato sospetto"
"Ti ringrazio per quello che ha fatto, so che hai messo a repentaglio la tua vita per noi e te ne sarò debitrice per sempre" mormora la ragazza con un profondo inchino, ignorando lo sbuffo di Mitsuko che si trova già dall'altra parte della porta.
"Non è stato nulla di che" sorride Uchiko rivolgendole un cenno di ringraziamento, prima di lasciar cadere il braccio lungo il fianco ed abbandonare il tono allegro in favore di uno più sobrio.
"Yurishiro-san, posso farti una domanda?" esclama, mentre la mora si appresta già a riportare la porta alla sua posizione originaria.
"Certo"
"Se questo mondo dovesse diventare troppo pesante da sopportare… credi che il mondo dall'altra parte sarebbe disposto ad accettare una coppia di fuggitive?" mormora con una luce negli occhi che fa nascere un sorriso sincero sulle labbra di Ginko.
"Tra i due mondi non c'è molta differenza. In entrambi le persone vengono escluse se considerate diverse ma" conclude, prima che la speranza dell'altra possa spegnersi del tutto "All'orfanotrofio abbiamo sempre bisogno di un paio di mani, o zampe, in più. Sono certa che sarebbero tutti felici di avere con noi una persona dal cuore tanto gentile"
E' solo qualche ora dopo, quando il Muro dell'Estinzione si è richiuso alle loro spalle e lei e Mitsuko hanno deciso di fermarsi per la notte, che Ginko si decide a dare un'occhiata al contenuto della borsa che la ragazza le ha affidato prima di salutarle.
Sente una risata divertita sfuggirle spontanea, quando si ritrova a stringere tra le zampe una guida turistica agli usi e costumi del Giappone.

Il viaggio di ritorno le sembra scorrere più veloce di quanto non abbia fatto l'andata, soprattutto ora che si è liberata di un peso ed è in grado di tracciare una strada più breve tra il luogo in cui si trovano e l'orfanotrofio. Ciò non toglie che sia passato quasi un mese dal giorno in cui sono partite, considerate anche le deviazioni per concludere quelle commissioni che sono state la loro scusa per potersi allontanare per tanto tempo. Ha idea che Kureha la ucciderà, ma spera almeno che Lulu ed i cuccioli siano stati in grado di distrarla abbastanza a lungo da non farla piombare nella tristezza.
Lei stessa sente una forza dirompente che la spinge ad affrettare il passo nonostante il ritmo massacrante tenuto fino a quel momento, perché il bisogno di poter stringere fra le braccia la ragazza che ama e rubarle tutti i baci a cui è stata costretta a rinunciare nel corso dell'ultimo mese la stanno facendo impazzire e la rendono sorda alle proteste della sua compagna di viaggio.
Quando finalmente il famigliare lago ed il villaggio costruito sulle sue sponde fanno la loro comparsa, deve trattenersi dall'iniziare a correre per l'ultimo tratto che le separa dalla loro casa, nonostante il respiro affannato di Mitsuko le suggerisca che pochi minuti in più o in meno a questo punto non cambierebbero molto la loro situazione.
"Vai pure avanti, stupido orsetto del cuore. Lo vedo che muori dalla voglia di riabbracciare la tua fidanzatina. Anzi, vai pure e risparmiami il ritorno a casa melenso che avrà luogo, non ho alcuna intenzione di mettermi a vomitare miele nel mezzo del cortile"
Con un cenno di ringraziamento, la giovane scatta in una corsa invidiabile persino per un atleta riposato, figurarsi per una persona che non ha fatto altro che camminare ininterrottamente per settimane: nonostante la salita le tagli le gambe e le trasformi il respiro in un susseguirsi di boccheggi affannati, nel momento il cui il cortile appare sotto i suoi occhi sembra trovare una nuova riserva di energia che la spinge ad accelerare ulteriormente il passo. La figura bionda che fa improvvisamente capolino dalla porta, probabilmente per richiamare i cuccioli in casa per il pranzo, è la ciliegina sulla torta.
"Kureha!"
"Ginko? Ma cosa.."
Prima ancora che possa formulare una domanda, le labbra di Kureha sono già state intrappolate in un bacio mozzafiato che le fa tremare le gambe e minaccia di farla piombare a terra, se le braccia di Ginko non si stringessero con decisione intorno ai suoi fianchi.
"Sono tornata, Kureha" mormora la mora ad un soffio dalla sua bocca, rivolgendole uno sguardo tanto pieno d'amore che la ragazza sente il cuore minacciare di esploderle da un momento all'altro.
"Ho passato un mucchio di tempo a pensare a tutto quello che ti avrei urlato addosso una volta che fossi tornata, ma adesso non riesco a ricordarmene neanche una" sbuffa, con il poco fiato che le è rimasto dopo l'atto di pochi secondi prima.
"Anche tu mi sei mancata, Gau Gau"
Quando mezz'ora dopo una distrutta Mitsuko mette piede nei terreni dell'orfanotrofio, la vista che le si offre sotto gli occhi la spinge a lasciarsi scappare un urlo carico di frustrazione.
"Dannate piccioncine, torno dopo un mese e la prima cosa che mi trovo davanti è la coppia di idiote tutto zucchero che compiono atti osceni, assolutamente prive di vergogna! Non c'è proprio più rispetto in questo mondo!"

Nonostante il libro, Ginko ha la sensazione che non possa limitarsi a offrirlo a Kureha come se niente fosse, ma debba piuttosto fruttare quanto scritto al suo interno per prepararle una sorpresa. Il problema è che, nonostante nelle ultime settimane lo abbia riletto abbastanza da poterlo recitare a memoria, non ha la minima idea su quale possa essere la soluzione migliore.
Il caso, o forse il destino, vuole che il suo sguardo cada in quel momento sul calendario, che Lulu si è premurata di comprare durante una delle sue visite al villaggio, ed un sogghigno si disegni sulle sue labbra mentre si alza in piedi e corre a chiamare la sua migliore amica e qualcuno dei cuccioli più grandi. Se tutto va per il meglio, in pochi giorni avranno una sorpresa pronta per la loro bionda direttrice.
Una mattina, Kureha si sveglia per la prima volta con la testa appoggiata sul cuscino piuttosto che sulla spalla della ragazza che ama e la sua confusione non può che aumentare quando scopre che oltre a Ginko anche Mirun, Aiko e tre delle femminucce più grandi sono irreperibili, mentre una stranamente sorridente Lulu le serve la colazione spiegandole come il gruppetto sia partito molto presto in direzione del villaggio.
La situazione si fa ancora più strana quando vede piccoli gruppetti di orsetti sussurrarsi nelle orecchie con fare cospiratorio ed interrompersi o disperdersi non appena la vedono avvicinarsi.
Durante il corso della giornata, le sembra di essere l'oggetto al centro dell'attenzione di tutti, ma anziché gli sguardi d'odio a cui si è abituata durante la sua adolescenza sono occhiate cariche di aspettativa: non per questo i suoi nervi non stanno iniziando a soffrirne.
Ma l'apice delle stranezze è raggiunto quando Lulu la afferra per le spalle e la guida con forza sorprendente dentro la sua stanza prima di chiuderla a chiave all'interno, sorda ad ogni sua protesta, prima di rivolgerle un paio di scuse sommesse ed avviarsi di corsa verso il punto in cui si sono riuniti tutti gli altri.
Le urla che provengono dal cortile stanno facendo pian piano impazzire la bionda, che non riesce a spiegarsi il motivo di tutta quell'agitazione e cosa possa aver spinto le altre ad arrivare a metodi così estremi per toglierla dalla circolazione, ma dato che non c'è molto che possa fare si limita a sedersi sul letto a gambe incrociate ed aspettare con pazienza.
Dopo quello che le sembra un tempo infinito sente il chiavistello finalmente girare, ma quando posa lo sguardo sul corridoio non c'è nessuno ad attenderla ed il tutto non può che far raggiungere alla sua confusione livelli stellari. Decisa a venire a capo di quella storia, attraversa la sala adibita a mensa ed il corridoio dell'ingresso prima di mettere piede nel cortile.
A quel punto, il respiro le si mozza il gola.
In fila di fronte a lei stanno una ventina di cuccioli di diversa età avvolti in quelli che appaiono chiaramente come degli yukata colorati, anche se le tinte unite e i bordi sfibrati sono una chiara prova che nessuno si sia limitato a fare nulla di più che avvolgersi intorno al corpo dei teli colorati.
In compenso, il fascio di rami di bambù piantati nel terreno da cui pendono diversi cartoncini colorati è identico a quello che sua madre preparava in un angolo del salotto ogni anno, mentre su un tavolino poco lontano spiccano una manciata di penne e una piccola pila di altri tanzaku bianchi, pronti per essere compilati e legati ai rami.
"Kureha" la chiama una voce alle sue spalle, che non appartiene ad altri che ad una Ginko avvolta in quello che sembra uno yukata più ricercato degli altri, almeno per la stampa floreale che lo decora sui bordi "So che sentivi la mancanza del mondo umano, ma non sapevo come fare per farti stare meglio. Così io ed i ragazzi abbiamo deciso di mettere le mani su una piccola tradizione di quel mondo e… adattarla, per quanto possibile. Ti piace?"
Lo slancio con cui la bionda si getta fra le sue braccia ed il bacio che segue subito dopo sono la prova che questa volta deve aver fatto qualcosa di giusto.

"Dimmi Ginko, perché tra tutte le feste proprio il Tanabata?" mormora Kureha qualche ora più tardi, mentre è seduta sulla panca che la mora ha costruito qualche mese prima usando delle vecchie assi e su cui di tanto in tanto si fermano per osservare le stelle.
"Gau, beh, in primis direi perché era la festa più vicina e non riuscivo a sopportare di vedere oltre quel velo di rimpianto nei tuoi occhi. E quanto alla seconda motivazione… non trovi che la leggenda del Tanabata sia piuttosto calzante per noi due?"
La risata di Kureha è chiara e divertita, mentre la sua proprietaria si accoccola meglio fra le braccia sempre aperte della compagna.
"Stai dicendo che noi siamo come Orihime e Hikoboshi? Posso immaginare il Fiume Celeste come il Muro dell'Estinzione, ma chi dovrebbe essere il Re del Cielo? E poi loro due erano sposati, e potevano vedersi una volta all'anno. Io mi ero dimenticata di te e sono dovuti passare sette anni prima di poterci rincontrare"
"Gau, ho detto che gli assomigliamo, mica che la nostra storia è esattamente uguale alla loro. Anche se, riguardo una delle differenze che hai elencato, quella possiamo risolverla molto in fretta"
"Cosa intendi dire?" esclama la bionda, staccandosi da lei per rivolgerle un'occhiata confusa.
Gli occhi di Ginko brillano del riflesso delle migliaia di stelle del cielo, mentre si china in avanti per posarle un bacio a fior di labbra.
"Beh, per cominciare, potresti accettare di sposarmi"


Note dell'autrice:
Vorrei poter dire di avercela fatta, ma in realtà ho un po' barato nel finale pubblicando prima di aver finito di correggerla. Chiedo perdono, ma è diventata talmente lunga che per un attimo ho temuto persino di non riuscire a finire di scriverla e rimanere ancora nel 7 luglio!
Ecco comunque per il mio terzo anno di fila il mio special dedicato al Tanabata: in verità quest'anno causa esami volevo rinunciarci, ma ieri mattina stavo ascoltando quella meraviglia di canzone che è Shattered dei Trading Yeasterday mentre andavo in università alle sei e mezza, e PUF! L'ispirazione mi è piombata addosso con il peso di una balenottera azzurra. Nonostante la canzone abbia una testo tristissimo e questa storia sia tutto... meno che quello.
Ergo, una volta che avevo l'idea non potevo non scriverla! Sarebbe stato un sacrilegio.
Detto ciò, Yuri Kuma Arashi... l'anime più bello del mondo a mio avviso, ma in questo caso del resto parliamo di gusti personali. Ma è bello avere una serie che dietro quintali di simbolismo nasconde tematiche vive ed attuali.
Questa fanfiction al contrario contiene zero simbolismo e solo tanto desiderio di immaginare un futuro dove tutte sono vive ed in salute e riempono il mondo di miele e dolcezza. Sono stupita persino io di quanto Ginko e Kureha siano schifosamente mielose qui, ma per qualche motivo ho la sensazione che, una volta eliminato l'aspetto della perversione (oh andiamo, le fantasie a occhi aperti di Ginko sono da oscar!) quelle due sarebbero una coppietta piena di zucchero e buoni sentimenti. Non vai contro il mondo intero per qualcosa di meno di un amore totalizzante del resto.
La verità, è che nell'ultimo periodo ho letto troppe fanfiction post-anime su La rivoluzione di Utena (perchè Ikuhara docet!) e quindi ho sentito l'impulso di imitare almeno un po'quei capolavori... ma sfruttando Yuri Kuma Arashi invece di Utena!
Ci sono riuscita? Non so. Ma ora non voglio più sentire questo pc bollirmi sulle gambe per almeno una settimana!

  
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