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Autore: laulaury    08/07/2015    0 recensioni
[Skyrim]
[Skyrim][Skyrim]"Ero stesa a terra; sentivo il corpo intorpidito e un dolore pulsante dietro la nuca.[...] -Ehi! Sei ancora viva- ".
A tutti i fan di Skyrim o agli amanti delle ambientazioni fantasy propongo questa storia che incrocia la trama originale del videogioco con il mio personale gameplay e qualche licenza poetica per rendere più avvincente la storia. Se amate gli elfi, gli orchi, i draghi e compagnia bella provate a leggere.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO I: Un brutto risveglio


Ero stesa a terra; sentivo il corpo intorpidito e un dolore pulsante dietro la nuca. Il tutto corredato da un odore fetido di scantinato e fieno sporco. Prima di riuscire a mettere a fuoco la vista una voce si era fatta largo nel brusio: “Ehi, ma allora sei ancora viva!”.
Si stava riferendo proprio a me; dovevo essere conciata male per poter destare stupore nel aver ripreso i sensi. Nonostante la mia testa sembrasse piena di massi pesanti, ero riuscita a sollevarmi quanto bastava per sedersi. L’ambiente che mi circondava non era ancora nitido ma un particolare era chiaramente distinguibile: sbarre. Sbarre larghe, di metallo arrugginito. Dove mi trovavo? Cosa ci facevo in prigione? Nulla di tutto ciò aveva senso.
Cercando di mettermi in piedi per avvicinarmi alla guardia che mi controllava, ci era mancato poco che crollassi a terra. Prima che potessi cadere, però, la voce che avevo udito prima era corsa a sorreggermi. Gentilmente mi aveva appoggiato su d’una panca di legno marcio. “Tutto bene elfo? Stavi cercando di lasciare Skyrim? Credo che il tuo tentativo di fuga non sia piaciuto agli Imperiali.”. Mentre l’uomo mi parlava, cominciavo a intravedere meglio la sua figura: era un possente uomo Nord dai lunghi capelli biondi.
Il capogiro si era appena arrestato e mi ero resa conto che in quella cella il bell’uomo nordico ed io non eravamo soli. Un Bosmer e un altro uomo dalle sembianze nordiche condividevano quell’angusto spazio con me. L’ultimo di questi era imbavagliato. Proprio quando stavo osservando la stretta e bizzarra costrizione di quell’uomo avevo avvertito un bruciore ai polsi, coperto fino a quel momento dal dolore al capo. Mi trovavo in una prigione, circondata da sconosciuti e con le mani legate da una corda spinosa senza sapere perché. Ebbene non ricordavo nulla. Niente di quello che era successo prima di trovarmi lì; la mia mente vagava nel buio totale.
“Chi sei? Da dove vieni?” mi chiedeva con voce profonda il Nord accanto a me. Io non ero in grado di rispondere e mi ero limitata ad un semplice cenno con la testa. “Dovrai pur avere un nome.” Incalzava. In realtà non ero in grado di rispondere nemmeno a quella domande ma poteva essere pericoloso, oltre che scortese, apparire ostile in una situazione del genere. Non sapevo se quello fosse il mio vero nome, ma era l’unica parola che si era fatta più chiara nella nebbia che infestava la mia testa. Con non poca esitazione avevo risposto: “Ella”.
“Cara Ella, piacere di conoscerti. Io mi chiamo Ralof, quello laggiù che non parla mai non ho idea di come si chiami, e davanti a te hai l’onore di vedere il grande Ulfrig.”. Probabilmente il mio nuovo amico si aspettava una reazione un po’ più scomposta della mia. “Ah ma allora non sei della zona vero? Lui è Ulfrig Manto della Tempesta, capo della ribellione qui a Skyrim. Non so bene cosa tu abbia fatto di male, ma per trovarti nella stessa cella di colui che ha ucciso il re dei re di Skyrim non devi essere proprio una santarellina.”.In diverse circostanze mi sarei indignata di seguito a tali affermazioni, ma in quel momento non potevo che preoccuparmi, considerando che stavo condividendo la stanza con un assassino che non ha nulla da perdere. Comunque continuavo a mantenere una reazione composta. Io non conoscevo nulla riguardo alle lotte interne del paese, alle alleanze o ai tradimenti; inoltre ero certa di non esserne in nessun modo immischiata. Però trovavo curioso che noi tutti fossimo legati alle mani mentre Ulfrig fosse anche imbavagliato. Al mio quesito, stavolta, aveva dato risposta l’uomo Bosmer seduto all’angolo: “Sciocca! Ma tu non sai proprio niente. Tutti conoscono il grandioso potere della voce di Ulfrig, come riesca a corrompere gli animi degli Imperiali. Inoltre pare che grazie alla sola forza di un urlo egli abbia ucciso l’ormai defunto re di Skyrim.”.
Poteva una voce essere tanto potente? Lo credevo impossibile. Evidentemente ero l’unica a mettere in dubbio tale capacità date le precauzioni prese dalle guardie.
Cominciavo a sentirmi meglio, per quanto potesse essermi concesso in una situazione del genere. Il dolore nella parte posteriore della testa stava svanendo, tanto che ero riuscita a passare sopra quella porzione di cuoio cappelluto le mani. Le mani legate rendevano l’impresa più ardua di quello che sarebbe stata normalmente, ma ero riuscita a trovare la causa del dolore lancinante: un grosso bernoccolo svettava nella parte alta del cranio. Qualcuno doveva avermi colpito per stordirmi. Magari una guardia. Una guardia come quella che si stava avvicinando alla nostra cella. Sentivo il rumore di vecchie chiavi gracchiare nella serratura. Altre due guardie si erano avvicinate minacciandoci con le spade: “Forza; avanti. Non abbiamo tutto il giorno. E vedete di fare i bravi o vi lasciamo qui a marcire in pasto ai topi.”. Non avrebbero potuto essere più convincenti.
Ci avevano fatto mettere in fila e ci stavano guidando fuori dalla prigione. Avrei fatto qualsiasi cosa pur di uscire da quel buco fetido. In cima a degli scalini ripidi ed umidicci c’era una porta. Aperta quella, finalmente, potevo respirare aria pulita. Il cielo era azzurro chiaro limpido, la luce bianca del sole mi aveva accecato per qualche secondo. Eravamo sbucati in una specie di piazzetta, circondata da costruzioni in pietra grigia. Ero certa che non ci stessero affatto liberando visti gli individui con cui ero in compagnia. Quell’aria fresca, però, mi stava convincendo di un lieto fine; magari mi avrebbero portata in un tribunale, in modo che potessi spiegare la mia situazione ad un giudice imparziale. Poi, però, avevo scorto una figura ben riconoscibile nel centro della piazza di fronte a me e quel mio sogno di libertà mi era sembrato più che mai lontano.



[Ciao a tutti i lettori. Spero che questo primo capitolo vi piaccia. Non sono una brava scrittrice ma il gioco mi piace molto e si presta a cose di questo genere. I giocatori di The Elder Scrolls V Skyrim avranno notato una prima variazione della storia nel gioco. Ho pensato che descrivere un lungo tragitto su di un carro fosse un po' noioso.
Che dire, se vi ha incuriosito e volete leggere il continuo fatemelo sapere, Ciao ciao.]
  
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