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Autore: HanakoKomeiji    08/07/2015    1 recensioni
"La bambina con le catene ai polsi chiuse gli occhi, stanca e ferita. Per un attimo non si curò più della sconosciuta, che rimase comunque ad osservarla, con il solito falso sorriso stampato sul volto roseo. Le interessava molto quella piccola vampira. Sembrava conoscere la vera sofferenza, cosa che lei non poteva in alcun modo provare, da quando aveva sigillato il suo terzo occhio."
Genere: Fantasy, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Flandre Scarlet, Koishi Komeiji, Sakuya Izayoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La bambina atterrò leggera davanti alla figura imprigionata e in lacrime. Flandre alzò gli occhi dal pavimento grigio del sotterraneo: il viso pallido e privo di imperfezioni era coperto da sangue ancora rosso e caldo. Ai suoi piedi si trovavano decine di giocattoli rotti: trenini, orsacchiotti, bambole di pezza. 
«Chi ti ha fatto questo?» Domandò Koishi sorridendo. Il suo sguardo privo di espressione avrebbe spaventato chiunque, ma non la piccola prigioniera, incuriosita dalla nuova arrivata e soprattutto dal grande occhio blu che le volteggiava accanto.
«Tu sei un'amica della sorellona?» Le chiese, sull'orlo delle lacrime, sforzandosi di non singhiozzare.
«No, io... passavo di qui, semplicemente».
La bambina con le catene ai polsi abbassò la testa, stanca e ferita. Per un attimo non si curò più della sconosciuta, che rimase comunque ad osservarla, con il solito falso sorriso stampato sul volto roseo. Le interessava molto quella piccola vampira. Sembrava conoscere la vera sofferenza, cosa che lei non poteva in alcun modo provare, da quando aveva sigillato il suo terzo occhio. L'aveva fatto per egoismo. Nel vedere Satori soffrire così tanto per la solitudine e per le voci che in continuazione prendevano posto all'interno della sua mente, Koishi aveva preferito agire per sé stessa e si era cucita le palpebre dell'occhio, fermando in qualche lo modo lo scorrere del sangue all'interno di esso. Satori le aveva detto di non farlo. Da quel giorno ogni emozione era come svanita. Non poteva provare affetto, né malinconia o un qualsiasi altro sentimento. Era libera, quindi? Libera dal destino di sofferenza che avrebbe patito, se non fosse stata così coraggiosa? E si può davvero parlare di coraggio, se il motivo per cui l'hai fatto è il non volersi trovare faccia a faccia con il dolore? E' come il suicidio, per certi versi. Dopo la visita di Reimu Hakurei, però, aveva capito. Aveva capito che vivere in quel modo non aveva alcun senso, perché anche se non conosci la tristezza, sei destinato a rimanere solo per sempre. Non hai la possibilità di dimostrare il tuo amore, ma non percepisci neanche quella sensazione di gioia, soddisfazione e fiducia quando qualcuno ci tiene a te e fa di tutto per fartelo capire. Dal momento in cui si era resa conto dell'orribile situazione in cui era finita, naque in Koishi la volontà di trovare un amico.
«E' stata tua sorella, a farti questo?»
Flandre alzò lo sguardo. Se non ci fosse stato il sangue a ricoprire i suoi abiti e il suo corpo, avrebbe potuto essere vista come una semplice bambina bisognosa di protezione e di giocattoli nuovi.
«Lei è obbligata a farmi questo».
«Perché dici così?»
Koishi inclinò la testa e si sedette a gambe incrociate davanti a lei.
«Perché io sono pericolosa».
«A me non sembra».
 «Sì invece. Se uscissi da qui rischierei di distruggere Gensokyo, per questo la mia sorellona è costretta a tenermi chiusa qui dentro».
«Se ne sei così convinta, per quale motivo hai cercato di scappare?»
La prigioniera rimase basita. In realtà, non conosceva la risposta. Delle lacrime iniziarono a solcare le sue guance prive di una qualsiasi sfumatura di colore.
«E' che io voglio uscire. Voglio vedere com'è là fuori, oltre le mure di questa prigione. Voglio vedere le stelle e fare amicizia».
«Come pensavo» disse ridacchiando la satori, sistemandosi i capelli color menta. «Tu non sei pericolosa. Non vuoi fare del male a nessuno. Ti è stato semplicemente donato un potere troppo grande per sopportarne il peso. Abbiamo tante, tante cose in comune, io e te».
Flandre era perplessa. Non aveva mai visto una youkai come quella ragazzina, perciò non riusciva a capire quale potere potesse possedere. Era sicura, però, che l'origine fosse quello strano occhio serrato.
«Una volta ero in grado di leggere nel pensiero, però odiavo la situazione in cui ero: sola, disprezzata da chiunque; anche lo youkai più potente di Gensokyo si allontanava spaventato da me. Ora, sono prigioniera in una me stessa che non sono io e non esiste un modo per tornare indietro. Sono vuota, non mi è rimasto nulla, neanche quella meravigliosa sensazione di morbidezza e protezione che provavo quando ero tra la braccia di mia sorella. Anche tu sei così, non è vero?»
La bambina dai capelli biondi ci pensò su per un po'. Non capiva bene che cosa intendesse e non era neanche sicura di potersi fidare di lei. Era... così strana, così inquietante, eppure in qualche modo la feceva sentire compresa e accettata.
Entrambe sentirono dei passi in lontananza e avvistarono la lieve luce di una lanterna. Flandre, spaventata, disse a Koishi di nascondersi o di andare via, ma lei era rimasta seduta lì, in silenzio, con il solito sorriso impossibile da rimuovere. Sakuya spuntò da dietro l'angolo.
«Che ti serva di lezione. Non puoi fare quello che vuoi ed è ora che tu lo capisca. Finirai per mettere nei guai la mia adorata padrona e io non permetterò che ciò succeda. Io, Patchouli e Hong saremo sempre pronte a fermarti, a qualunque costo, non importa quanto la tua forza sia grande». Pronunciate quelle parole, Sakuya si soffermò per qualche istante sulla sagoma di Koishi. Non capiva bene se ciò che avesse davanti fosse un'illusione o una youkai vera e propria. Si voltò e si diresse nuovamente verso la porta, sicura di non aver visto bene. Una volta varcata la soglia, la visione di quella bambina dall'abito giallo sparì dai suoi pensieri e dalla sua memoria, com'era giusto accadesse.
«Sono così vuota, che non sono altro che un'immagine, per voi. Anche se esisto, per voi sarà sempre come se non facessi parte di questo mondo. Anche tu sei così: destinata a rimanere in una gabbia, proprio come lo sono io».
La satori allungò una mano e la poggiò su una delle guance insanguinate di Flandre, come per assicurare alla bambina la sua esistenza, poi la guardò dritta nei suoi occhi scarlatti e intimoriti. Tremava leggermente, come avrebbe fatto una qualsiasi altra bambina al suo posto, costretta a rimanere in una prigione grigia e spettrale, alla presenza di una sconosciuta che era tutto fuorché rincuorante.
«Possiamo diventare amiche, se ti va» le disse con un fil di voce, avvicinandosi ulteriormente a lei e accarezzandole i lunghi capelli biondi, raccolti nella sua solita coda laterale. Flandre notò che la sua mano non le trasmetteva alcun calore, ma non era neanche gelida come si aspettava.
«Amiche?».
«Tu mi vedi, giusto? Ci sono per te, non è vero?»
«Sì... io...»
«Possiamo esserci l'una per l'altra. Non significa questo, essere amiche?»
«Sì».
Come Flandre non provava né affetto né odio verso Koishi, neppure Koishi provava affetto o odio verso Flandre. Come Flandre non avrebbe mai ricevuto amore dalla sorella maggiore, Koishi non poteva in alcun modo stare con Satori, farla sentire bene e apprezzare la sua compagnia. Entrambe erano prigioniere, la prima a causa del suo enorme potere, la seconda della condizione che ella stessa si era creata. Confinate lontane da ogni essere vivente, non sarebbero mai riuscite a trovare la pace con loro stesse. Nascoste al mondo. Invisibili.

   
 
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