Serie TV > The Vampire Diaries
Segui la storia  |       
Autore: MAMMAESME    08/07/2015    0 recensioni
Damon senza Elena. Stanco di esistere e di resistere, la cerca nei sogni per scacciare gl'incubi.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie Bennett, Damon Salvatore, Elena Gilbert | Coppie: Damon/Elena
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

2         MAI PIU'.

 

“Elena … dove sei?” la mia voce tremava per la tensione.

“Il sogno è tuo … se non lo sai tu …”

La sua risata mi fece voltare di colpo, ma l’unica cosa che riuscii a vedere fu il suo profilo evanescente contro la finestra buia.

Ancora una volta l’immagine stava perdendo i suoi contorni, cancellata dal buio.

Mi strinsi ad Elena ancora più forte, avvolgendola in un abbraccio di gambe e mani, desiderando con tutto me stesso che la visione non sparisse del tutto.

Posai il palmo aperto della mia mano al centro del suo petto, aspettando il battito successivo.

I polmoni le si riempirono appena di aria quando la pulsazione arrivò.

La camera proiettata nella mia mente riprese forma e, questa volta, Elena era seduta sul letto.

“Cosa ci fai qui, Damon?” mi domandò con un sorriso curioso.

“Secondo te?”

“Bonnie …?”

“Sei ancora addormentata, quindi … Bonnie sta bene … purtroppo.”

“Piantala. Ripeto: cosa ci fai qui, cosa ci faccio io dentro questa visione? Come è possibile?”
“Come sia possibile, non lo so. Perché, mi sembra ovvio,” borbottai.

Parlarle, sentire la sua voce … realtà o illusione non m’importava: era come rinascere.

Quando il corpo di Elena si fece di nuovo evanescente, premetti la mano sul suo sterno, causando un nuovo battito.

Lei riapparve.

Funzionava.

“Se questa sarà la nostra stanza, devo dire che mi piace.” Sorrise.

“Ci hai messo tu lo zampino, te ne se appropriata e l'hai rovinata con le tue 'cose da donna' ”, la punzecchiai.

“L’ho solo sistemata … credo. Non riesco a distinguere il sogno dal presente: sei un gran casinista anche quando crei illusioni.”

Con un ghigno ironico mi avvicinai al letto, fermandomi davanti a lei.

“Vediamo se riesco a fare di meglio” la sfidai.

Elena alzò lo sguardo e mi guardò con un sorriso felice, mentre dentro di me il desiderio e la disperazione facevano a gara per bruciarmi l’anima.

Le presi il mento tra le dita e mi avvicinai, affondando nei suoi occhi, cercando conforto nel calore delle sue iridi color cioccolato.

Lieve, appoggiai le mie labbra sulle sue, godendo nell’inganno di poter assaporare l’aroma del suo respiro.

Le sue labbra si dischiusero per accogliermi ed io mi rifugiai in lei.

Poterla toccare, stringerla a me, respirare il suo bacio, era una consolazione tale da farmi scordare, per un attimo, ogni maledetto giorno passato in solitudine. Le sue mani che scorrevano sul mio viso cancellarono l’amarezza del nostro distacco forzato, la disperazione di quell’anno passato all’inferno.

Senza staccare la mia bocca dalla sua, la feci sdraiare sul letto, adagiandomi sopra di lei, dimenticando la delicatezza e lasciando che la frustrazione diventasse passione e la rabbia una dolente felicità.

Elena si aggrappò alle mie spalle e mi attrasse contro di lei, affamata della stessa fame, assetata dello stesso amore.

Il suo cuore batteva frenetico, confondendo il battito sotto la mia mano con quello sotto il mio corpo.

Era viva, vitale, vivace, vorace …

Le emozioni ricominciarono a scorrere sotto la mia pelle, tanto intense ed improvvise da mozzarmi il fiato.

I sensi si accesero, donandomi un piacere che sconfinava nel dolore.

Alzai il viso per ammirarla, per cogliere la sua bellezza, per leggere sulla sua pelle la risposta alle mie preghiere.

Il bisogno di sentirla, di toccarla, di amarla si fece disperato.

Cercai con le mani la morbidezza del suo corpo sotto i suoi vestiti …

Com’era vestita? Non riesco nemmeno a ricordarlo.

Ricordo solo che quella stoffa mi sembrava una barriera inutile, un ostacolo alla mia fretta alla mia voglia irrefrenabile.

Elena non si oppose al mio assalto: si abbandonò con un sorriso soddisfatto alle mie carezze, adattando le sue curve alle mie mani, il suo corpo al mio.

E il cuore batteva … batteva talmente forte che sembrava volerle uscire dal petto per entrare nel mio.

La visione era talmente vivida e sensoriale sotto ogni aspetto, che mi scordai completamente che non era reale.

Sentivo le sue mani sulla mia schiena.

Sentivo ogni centimetro della sua pelle sotto i miei polpastrelli.

Sentivo la sua voce che mi chiamava, prima in un sospiro poi in una supplica.

Po la voce si distorse fino a diventare un urlo disperato.

“Damon … Damon …”

Il tono era stentoreo e la voce non era più quella della ragazza che mi stava accanto, dormiente.

L’illusione divenne un’immagine sfuocata.

Premetti sul petto di Elena, ma il suo cuore batteva accelerato come nel mio sogno.

Mi strinsi più forte ai suoi fianchi per richiamare la visione, ma la voce, quasi soffocata, mi richiamò crudelmente alla realtà.

“Damon … cosa stai … f … facendo?”

Bonnie.

No! Perché? Perché era qui?

“Bonnie, cosa vuoi? Che cazzo ci fai qui? Lasciami in pace … lasciami con lei”

La rabbia si fuse alla supplica.

I miei ordini scivolarono in preghiere e le preghiere avevano il tono imperioso degli ordini che non accettavano un rifiuto.

“Vattene e lasciami qui con Elena!” urlai con la voce spezzata.

“D…Damon… Mi stai uccidendo!”

Le sue parole non avevano senso: come potevo ucciderla se nemmeno la vedevo?

“Che cosa stai blaterando?” imprecai, mentre cercavo di non interrompere il contatto con Elena.

“Stai cercando di risvegliarla?” mi domandò tra i rantoli.

“No … sto solo …”

“Lei si sta risvegliando?” insistette.

Mi costrinsi a riaprire gli occhi, ma il volto di Elena non aveva cambiato la sua espressione … forse solo le labbra avevano un accenno di sorriso … o forse il buio ne alterava i contorni.

“No … non credo …” risposi, ormai rassegnato a dar retta a quella strega invadente.

“Aspettarmi qui, Elena” le sussurrai all’orecchio. “Mando a quel paese la tua amica inopportuna, poi potremo ricominciare da dove ci ha interrotti.”

Uscii dalla bara, mi diressi alla porta della cripta e, spinto dalla furia, la spalancai.

Bonnie giaceva a terra: annaspava senza fiato.

Per un attimo, per un brevissimo istante, fui tentato di porre definitivamente fine alle sue sofferenze, ma avevo promesso ad Elena che non avrei mai attentato alla vita della nostra amica più cara, quindi mi chinai per capire cosa le stesse accadendo senza oltrepassare la soglia della cripta.

“Damon … il suo cuore …”

“Batte … batteva già quando sono arrivato … non è morta! Ma questo cos’ha a che fare con te e con il fatto che sembra che tu stia per schiattare qui, davanti a me?”

“Quanto forte batte?”

“Cos’è questo? Un episodio di Grey’s Anatomy? Batteva molto lentamente, Dr Bennet, un battito ogni tanto. Poi … sai com’è: la visione, noi … insieme … sul letto …”

“Damon! Se il suo cuore accelera, rallenta il mio … se lei si risveglia, io muoio!”

“Ma lei non può risvegliarsi! Non può … vero?”

“Non dovrebbe, ma a quanto pare tu stai per riuscire a fare quello che non dovresti, stai per riportarla dove non dovrebbe tornare, perlomeno non fino a quando io sarò viva.”

Più rimanevo lontano da Elena, più il respiro di Bonnie si faceva regolare.

Mi voltai spaventato verso la bara, sicuro che Elena stesse tornando nell’oblio, troppo presto, sempre troppo presto.

“Bonnie … voglio stare con lei ancora qualche minuto”  … per sempre ...

“Damon, non so quanto io possa resistere se tu continui a far battere il suo cuore troppo in fretta. Lei dormirà, ma sarà viva … io posso solo morire.”

“Sei morta mille volte … una più una meno …” ringhiai.

Il ronzio della tentazione nefasta di farla finita lì e subito divenne assordante.

Non potevo lasciare che Bonnie morisse.

Non potevo lasciare Elena un’altra volta.

Con la mano aperta diedi una botta allo stipite della porta che mi separava dalla strega accasciata sui gradini di pietra, che mi rinchiudeva in uno spazio tanto infernale quanto paradisiaco. Non potevo essere all’inferno se Elena era con me, non potevo essere in paradiso se non mi era concesso di averla … e il purgatorio era pura agonia.

Sentii Bonnie rialzarsi, riprendere le forze, respirare regolarmente.

Fulmineo mi diressi verso la bara e posai entrambe le mani sul petto di Elena, in attesa di quel lieve battito che mi avrebbe riconnesso con i suoi pensieri.

E ancora chiusi gli occhi.

E ancora la cercai.

La sua figura, tremolante e precaria come la fiamma di un cerino, mi apparve sullo schermo nero delle mie palpebre abbassate.

“Lasciami andare, Damon” sussurrò, con le labbra piegate in un sorriso sereno.

“Tienimi con te” la pregai.

“Torna alla tua vita, io non scappo …” mi schernì con dolcezza.

“Quale vita? Senza di te non ho una vita, solo un lungo, inutile calvario.”

“Dam ...”

L’immagine svanì mentre io crollavo sulle mie ginocchia.

“Damon … vieni fuori … per favore.”

La voce di Bonnie mi violentò i timpani, come unghie sulla lavagna.

“Bennet. Sei viva. Non sfidare oltre la sorte. Vattene.”

Trattenni tra i denti l’urlo che avrebbe buttato le mie parole in faccia a Bonnie con la violenza di una manciata di sassi.

“Ma … tu … non …”

“Vattene ora, o cambio idea e ti trascino in questa bara per farti occupare il posto Elena!” la minacciai.

La sentii allontanarsi con un sospiro rassegnato. I suoi passi scricchiolavano lenti sulla ghiaia del vialetto che conduceva fuori dal cimitero.

Senza alzarmi mi voltai per sedermi con la schiena appoggiata ai sostegni della bara.

Affondai il viso nelle mani e mi stupii sentendole umide.

Gocce di disperazione irrigavano le mie guance senza che me ne fossi reso conto.

Stille di angoscia m’irrigavano il volto arato dalla tensione.

Avevo dato ad Elena i brandelli della mia anima e lei li aveva ricuciti, insieme a quelle parti che credevo perdute per sempre, per poi ritrovarle nel suo sguardo pieno di fiducia.

Mi aveva ricomposto ed ora le appartenevo.

Mi aveva riassemblato, ma sarebbe basato un soffio e il vento si sarebbe ripreso le schegge del  mio essere.

Nel tempo trascorso senza di lei, sentivo che il collante stava per esaurirsi, essiccato dalla mancanza del suo amore. Avevo la sensazione che presto mi sarei sbriciolato se non l’avessi avuta con me e, quando ogni briciola fosse stata ingoiata dai becchi voraci del tempo, di me non sarebbe rimasto che un’ombra, un’anima nera e colma di rabbia, assetata di sangue.

La speranza di rivederla non mi sarebbe bastata, l’attesa mi avrebbe solo consumato, imbruttito, reso crudele. Al suo risveglio, Elena non avrebbe ritrovato l’uomo che ero diventato e nemmeno quello che aveva conosciuto, strafottente e incurante.

Non avrebbe trovato più nulla, solo cenere e tempesta, impossibile da ricomporre, impossibile da amare.

Mi aggrappai ai bordi della bara per rialzarmi, fradicio di lacrime e disperazione.

Guardai Elena e, rassegnato, mi aggrappai al coperchio di quel maledetto sarcofago per richiuderlo sul suo volto sereno.

Il dolore mi trafisse le costole e le mie mani sbriciolarono il legno nel punto in cui avevo stretto la presa.

Il coperchio rimase alzato.

Pensieri e dubbi vorticavano, si rincorrevano in scie confuse nella mia mente.

Fuori mi aspettava una vita non vita.

Nella cripta una morte non morte.

Dolorosa la seconda. Insostenibile la prima.

Un sospiro mi gonfiò i polmoni: ricominciai a respirare … non mi ero nemmeno accorto di aver smesso.

La scelta era solo apparente, l’opzione valida una sola.

Buttai fuori l’aria e con essa i tentennamenti.

Non c’era più nessun dubbio … non c’era mai stata alternativa.

Un sorriso ebete deformò le mie labbra gonfie mentre mi calavo nella bara: non sarei potuto andare da nessun’altra parte, non avrei voluto essere altrove.

“Fammi spazio, angelo mio … credo proprio di aver bisogno di dormire un po’. Appena riaprirai gli occhi, svegliami.”

 

 

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The Vampire Diaries / Vai alla pagina dell'autore: MAMMAESME