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Autore: applestark    09/07/2015    1 recensioni
Inverno dell’anno 1100, convento di Romsey.
Edith, figlia del re di Scozia e della sua seconda moglie, vive da sette anni con le suore del monastero, insieme a sua sorella Maria. Tutti vedono per lei un futuro da badessa, come sua zia Cristina, e invece Edith detesta stare rinchiusa tra quelle mura e vorrebbe solo fuggire via.
Henry, ultimo figlio di Guglielmo il Conquistatore, alla morte del fratello Guglielmo II, a causa della lontananza del duca Roberto dall’Inghilterra, è pronto a prendere il trono d’Inghilterra e Normandia. Tuttavia, deve assolutamente trovare una moglie.
I personaggi ed alcuni dei fatti narrati sono realmente accaduti, basta anche un po’ consultare internet per riscontrarlo. Tuttavia, non seguirò precisamente le vicende storiche, per dare spazio alla mia fantasia.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Medioevo
Capitoli:
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Capitolo III

Il mattino seguente, quando Jane bussò alla mia porta, ero già sveglia.
La donna aveva tra le mani un vassoio con una tazza e delle gallette ed era seguita da una ragazzina ancora più piccola di me, che portava tra le mani un vestito verde bottiglia.
-Buongiorno- le salutai, e loro si inchinarono davanti a me.
-Questa è la vostra colazione, Lady Bess ci ha consigliato di evitarvi l’incontro con la regina Matilda-
-Grazie al Cielo, dove posso trovare Lady Bess?-
Presi il vassoio dalle mani di Jane e lo posai sulla scrivania, facendo un cenno alla ragazzina di prendere uno dei biscotti.
-La troverete in giardino tra meno di mezz’ora, credo proprio che lei voglia parlare con voi-
-Perfetto. Mi aiutate con il vestito?-
Jane annui e mi diede una mano ad indossare l’abito verde di velluto, bordato con un nastro dorato in vita e sullo scollo a barca. Era stupendo, anche se decisamente scollato rispetto alla divisa che indossavo al convento.
La donna mi intrecciò anche i capelli ai lati e mi posò un frontino dorato sulla fronte, diceva che dovevo essere riconoscibile rispetto alle altre ladies che abitavano il castello.
-Vi ringrazio- le congedai, e le due uscirono dalla mia stanza in silenzio.
Osservai la mia colazione e bevvi solo un po’ di quella tisana alla menta, perché non avevo fame.
Avevo dormito bene, ma non potevo di certo dirmi felice da tutta quella situazione.
Non appena uscii dalla porta della mia stanza trovai di fronte a me la ragazza della sera prima, quella con i capelli ricci e gli occhi chiari.
Rimasi ferma con la mano sulla maniglia e la osservai parlare in lontananza con Henry, che rideva.
Non volevo che mi vedessero, così mi incamminai in fretta e con lo sguardo piantato sul pavimento di marmo. Dalla finestra intravidi la ragazza bionda, Bess, che forse mi stava aspettando.
Volevo assolutamente scusarmi per la sera prima, forse la mia dama di compagnia poteva essermi anche amica. Ed era meglio iniziare ad abituarsi a quel posto  e a quella corte.
-Edith, buongiorno!-
Qualcuno mi chiamò, ed avvertii anche il rumore di passi frettolosi, così mi arrestai, aspettando che Henry mi si avvicinasse.
-Vostra altezza- mi inchinai davanti a lui.
Sorrise, prendendomi la mano e baciandomi il dorso. –Cosa sono queste formalità?-
-Non hai letto il contratto matrimoniale?- scherzai, in riferimento alla copia che mi era stata portata la sera prima in stanza.
Ne avevo letto qualche pagina, poi avevo lasciato perdere. Io non sarei mai stata quel genere di moglie obbediente e silenziosa, non mi andava.  Non ero andata via dal convento per sentirmi ancora più costretta.
-Non far caso a quel contratto. Ti prego Edith, voglio che tu stia bene in questo castello. Potremmo essere amici- mi disse, in tono rassicurante, e tenendomi stretta la mano tra le sue.
“Amici” pensai, annuendo. –Amici- gli feci eco, e poi con un inchino, me ne andai.
Mi andava bene quella specie di patto tra di noi. Ero convinta più che mai che l’amore non faceva parte dei piani dei regali. Era una fortuna concessa a pochi, forse l’unico privilegio dei più umili.
Per metterla su quel piano, Henry doveva essere pieno di fanciulle. E qualcosa mi diceva che la ragazza con gli occhi azzurri era una di quelle.
Quando raggiunsi il giardino all’esterno, Lady Bessi mi venne incontro con un bel sorriso sulle labbra.
-Buongiorno Bess, mi scuso già per ieri sera-
-Non vi dovete preoccupare Edith, posso capire-
Le posai una mano sul braccio. –Ti prego, diamoci del ‘tu’. Non conosco nessuno qui e sono fidanzata con un uomo del quale conosco solo il nome e il bellissimo sorriso. Voglio che tu sia mia amica-
-Ne sarei felice-
Le strizzai l’occhio, e lei allargò le braccia per abbracciarmi.
Non mi aspettavo quel gesto, ero un po’ restia, ma poi lasciai che lo facesse. Era una fanciulla molto carina, con il naso all’insù e due occhi a mandorla e scuri.
-Allora, passeggiamo?- le proposi, prendendola per il braccio.
-Si, procediamo. Come hai dormito?-
-Bene, ero stanca per il viaggio.-
-Bess, ti prego, ho bisogno di sapere una cosa- le sussurrai all’orecchio, provocandole un certo stupore.
-Dimmi tutto, anzi, sediamoci sotto quell’albero così non potranno ascoltarci orecchie indiscrete-
Così facemmo, accomodandoci vicino ad un salice.
-Vorrei sapere chi è quella ragazza con i capelli ricci, gli occhi azzurri, molto bella. L’ho vista parlare con Henry stamattina-
La vidi turbarsi, e guardandosi bene intorno. –Edith, tu vuoi davvero saperlo? Io…Edith ti assicuro che Henry è un bravo ragazzo, ma come vedi è molto affascinante, e colto, possiede una biblioteca tutta sua all’ultimo piano e…però… vedi, quella è Lady Hanna, ed è, hanno avuto una relazione. Credo sia ancora la sua, tipo, amante-
Appresi tutto ciò che mi disse, e risposi con un piccolo sbuffo, e poi guardai altrove.
-Ovviamente, non c’è niente che mi sconvolge in tutto questo. Henry mi ha detto che possiamo essere amici se proprio dobbiamo sposarci-
-Ti  ha detto così?-
Annuii. –Si, e non so davvero come interpretarlo-
-Oh no nemmeno io. Io sono convinta che invece potete provare ad innamorarvi-
-Non è così facile- conclusi, prendendo un fiore di campo dal prato e giocherellando con i petali lilla.
Mi chiedevo per quale motivo mi sentivo così, se Henry non era niente per me se non lo sconosciuto con cui volevano che mi sposassi.
 
Dopo il pranzo, mi incamminai per tornare alle mie stanze, dove speravo potermi riposare leggendo un libro, scrivendo una lettera a mia sorella Maria.
La mia tranquilla passeggiata fu interrotta da Henry, che comparse improvvisamente dal retro di una colonna.
-Henry- lo salutai, e lui alzò solo un sopracciglio in risposta.
-Edith, perché a pranzo non mi hai rivolto nemmeno uno sguardo?-
-Perché non sapevo cosa dire, e…ed era inutile guardarti. Tua madre mi mette in imbarazzo-
Sbuffò. –Dovresti almeno provare, davanti agli altri, ad interessarti a me. Che tu voglia o no tra qualche mese sarò tuo marito.-
Il suo tono riuscì a ferirmi.
-Sono turbata dalle tue parole-
-Perché? Non eri così a Romsey-
-A Romsey ero a casa mia, stavo bene. Il mio arrivo è stato troppo traumatico-
-Lo capisco, ma, più tardi, ti aspetto in biblioteca. In una delle torri, te la mostrerò-
Lo guardai, aveva lo sguardo imploratore, non potevo dirgli no. Non potevo, perché lui era così dannatamente affascinante, con la barba incolta, i capelli castani, i suoi splendidi vestiti, gli anelli sulle sue dita. Lui era un principe, uno di quelli dei racconti per la buonanotte, ma io non mi sentivo all’altezza di essere la sua regina.
-Ci vediamo lì Henry, ora vorrei andare a riposare-
-Hai mangiato poco Edith, non voglio che tua madre ti trovi denutrita- scherzò, prendendomi la mano tra le sue.
-Sono solo un po’, come dire, triste. Lady Bess mi ha detto che stasera c’è la festa per il nostro fidanzamento-
-Si, vedrai ci divertiremo. Ci sarà anche il re di Francia-
-Bene. Allora a dopo-
Gli lasciai andare la mano ed andai nella mia stanza, dove ad aspettarmi c’era uno splendido libro di leggende mitiche.
 
 
Non appena il sole era al tramonto, pensai che fosse il momento di andare nella biblioteca del palazzo, dove ad aspettarmi c’era Henry.
Mi diedi una sistemata ai capelli, senza chiamare nessuna inserviente, perché non mi andava che tutta la corte sapesse dei miei movimenti.
Camminai a passo svelto verso le scale e le salii rapidamente, fino a che non trovai tre porte una accanto all’altra. Ebbi un attimo di perplessità ma poi sentii un colpo di tosse, e capii che nella prima destra vi era Henry.
Bussai un paio di volte e poi entrai, facendo un piccolo inchino non appena si voltò a guardarmi.
-Ehi, Edith. Per un attimo ho creduto che non saresti venuta-
-Mi piacciono le biblioteche- gli risposi, alzando lo sguardo verso quegli altissimi scaffali, colmi di libri impolverati.
Ero strabiliata, infatti feci una giravolta su me stessa per poter ammirare tutto.
-Allora, che te ne pare?-
-Sono scioccata… è meraviglioso!-
Avevo la voce stridula dall’entusiasmo, il solo pensiero di potermi dilettare tra tutti quei volumi mi rendeva felice.
-Mi fa piacere-
Posai lo sguardo su Henry, e gli rivolsi un sorriso dolce. Aveva tra le mani un volume piccolo e con la copertina rovinata, ed aveva lo sguardo fisso verso la finestra, pensieroso.
Era davvero bello, adesso che il sole che filtrava dalle vetrate faceva risplendere i suoi capelli castani di un colore ramato, e rendeva le sue iridi verdi.
Aveva al dito un anello d’oro con una gemma verde, che probabilmente apparteneva a suo padre Guglielmo il Conquistatore.
Quando mi guardò, mi resi conto che forse aveva notato che lo stessi fissando, allora spostai immediatamente lo sguardo altrove.
-Cosa leggi?-
-E’ una piccola parte del Corpus Iuris Civilis. Sono convinto che abbiamo molto da imparare dal popolo Romano-
Annuii. –Sono assolutamente d’accordo. Giustiniano è stato un grande imperatore.-
-Ed io spero di essere un buon re-
Sorrisi appena, e mi avvicinai a lui per sfiorargli il braccio in segno di conforto.
-Sono sicura che lo sarai, ed io cercherò di fare il mio meglio per incentivarti sempre-.
Era il minimo che potessi fare, nelle vesti di sua moglie e sua regina. Al convento avevo imparato che il matrimonio non dev’essere preso troppo alla leggera, ed anche se a noi reali non era concesso di innamorarci, era comunque un vincolo sacro che mi legava ad Henry, futuro re di Inghilterra.
-Non sarai una regina come le altre, tu prenderai le decisioni con me, sei intelligente…e mi fido- affermò, prendendomi entrambe le mani nelle sue.
-Ti ringrazio Henry- sussurrai, e guardai il pavimento, perché non riuscivo a reggere il peso del suo sguardo, che cercava inevitabilmente il mio.
Pensai a ciò che mi aveva detto Bess quella mattina, e mi sentivo turbata, perché lui era il mio futuro marito e il mio re, e non comprendevo per quale assurda ragione a lui fosse possibile avere degli amori veri, oltre a me, e a me no. Non capivo per quale assurda ragione adesso stesse facendo il carino con me.
Magari stavo esagerando con i miri problemi mentali, oppure no, ma non appena alzai lo sguardo per scrutarlo, seppi che stava per baciarmi.
Allora posai una mano sulle sue labbra, e mi allontanai. Perché no, non volevo baciare una persona che in realtà non provava niente per me.
Imbarazzata, mi guardai intorno e poi andai alla finestra, cambiando repentinamente argomento.
-Forse dovrei andare, vedi, i preparativi per stasera incombono-.
  
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