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Autore: Meahb    18/01/2009    9 recensioni
Fino a che punto si spinge l’amicizia? Qual è la linea di confine tra amicizia e amore? E cosa succede quando il destino è convinto che due persone sono destinate a stare insieme, costi quel che costi?
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Orlando Bloom
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CON LA TUA IMMAGINE E CON IL TUO 

AMORE

 

 

 

Si dice che la cosa più triste che un uomo debba affrontare sia quello che avrebbe potuto essere.
Ma che ne è dell'uomo che affronta quello che è stato?
O quello che non sarà mai?
O quello che non potrà mai più essere?
Scegliere la strada giusta non è mai facile.
E questo è quando troviamo la nostra strada verso qualcosa di migliore...
O quando qualcosa di migliore trova la strada per raggiungerci.

(OTH)

 

 

 

 

 

 

 

Abaigeal strizzò gli occhi per tentare di leggere il cartello stradale che intuiva essere a qualche miglia da loro. Invano.
Sbuffò, tornando a mettersi seduta sul sedile.
Neanche il diario di bordo forniva indicazioni circa la nuova città d’arrivo. Nell’ultima pagina che Orlando aveva scritto c’era solo una bizzarra citazione: ‘il viaggio finisce quando gli innamorati si incontrano…’ e vicino aveva incollato una foto in bianco e nero che li ritraeva insieme. Avevano scattato quella foto ad un party di beneficenza e Bee la trovava assolutamente perfetta. Una mano di Orlano tra le sue, due paia d’occhi che si fissavano allegri e le bocche che sorridevano divertite. Aveva sempre sostenuto che quel fotografo era riuscito a captare perfettamente la loro essenza.
Sbirciò Orlando con la coda dell’occhio. Aveva un sorriso ad ammorbidirgli i lineamenti e lo sguardo concentrato sulla strada.
Qualcosa gli scaldò immediatamente il cuore.
Si augurò, dentro di se, ancora una volta, che quel viaggio non finisse mai. Che durasse in eterno conservando quella strana magia che li aveva avvolti da quando erano saliti in macchina.
“Siamo arrivati?”, domandò di nuovo.
Orlando si voltò e le sorrise. Un sorriso dei suoi, di quelli che gli illuminavano il viso. Ed erano i sorrisi che Abaigeal amava sopra ogni cosa.
Alcune persone sorridono solo con la bocca. Altre solo con gli occhi. Ma quando Orlando increspava le labbra, il sorriso gli esplodeva in faccia illuminandogli lo sguardo e addolcendogli l’espressione. Era uno spettacolo per cui valeva la pena di vivere, quello.
“Quasi”, guardò il cartellone stradale, “Dobbiamo uscire alla prossima”.
Bee corrugò le sopracciglia, adocchiando il segnale a sua volta, “Il viaggio finisce a El Paso?”, gli domandò.
Lui si strinse nelle spalle, con fare misterioso.
“Eddai Flow, dimmelo! Sono curiosa!”
Lui ridacchiò, “Non puoi aspettare dieci minuti in più?”
Abaigeal sbuffò, “Ho qualche speranza che tu ceda prima di dieci minuti?”
“No”, rispose lui, divertito.
“Appunto”, borbottò lei abbassando il finestrino.
“Stai bene?”, le domandò Orlando, “Hai caldo? Vuoi dell’acqua?”
Lei gli sfiorò la mano con la sua, “Sono in ottima strepitosa forma, Flow. Non preoccuparti!”
Orlando le sorrise, quindi mise la freccia e svoltò all’uscita per El Paso.
“Ok, dunque”, attaccò, improvvisamente nervoso, “Ti spiego il programma che ti aspetta”, la guardò, “Hai bisogno di risposarti?”
Bee scosse la testa, “No, sono più che riposata”, lo rassicurò.
Orlando annuì, “Bene. Meglio”, ridacchiò, “Allora, c’è una stanza d’albergo che ti aspetta al centro della città”.
“Che mi aspetta?”, domandò Abaigeal, “Perché? Tu dove andresti?”
“Ho da fare alcune cose”, le spiegò.
“A El Paso?”, domandò lei scettica, “Riesci ad avere delle cose da fare anche a El Paso?”
Lui scoppiò a ridere, “Ho molto da fare a El Paso”, disse in tono allusivo, “Ma non preoccuparti, avrai le spiegazioni che cerchi quando sarai arrivata in camera”.
“Flow sai una cosa?”, interloquì lei alzando un sopracciglio, “Cominci a spaventarmi!”
Orlando si sporse e la baciò a fior di labbra, quindi estrasse il cellulare dalla tasca dei jeans e compose un numero.
“A chi telefoni?”, gli domandò lei.
Lui si mise un dito davanti alle labbra, invitandola a fare silenzio, quindi cominciò a parlare con un certo Mr Porter.
“Stiamo per arrivare”, mormorò, “Tutto ok?”
Bee affinò l’udito per sentire quello che rispondeva il tale, senza riuscirci. Sentì Orlando ridacchiare e ringraziare, quindi lo vide chiudere la conversazione e lanciare il cellulare sul cruscotto.
“Flow, posso chiederti una cosa che potrebbe rovinare irrimediabilmente l’atmosfera?”
“Se proprio devi”, borbottò lui.
“Ma…Miranda, no… cioè, non ti ha mai chiamato in questi giorni?”
Lui non rispose e lei proseguì, “Voglio dire, quando ero con te il tuo cellulare non ha mai squillato e mi sembra strano. Cioè, quella non lascia passare un’ora senza inondarti di chiamate e adesso, improvvisamente ha smesso?”, lo guardò torva, “Hai messo il silenzioso, per caso?”
Inaspettatamente Orlando scoppiò a ridere, “No, non ho messo il silenzioso Bee. Miranda ha chiamato ieri notte mentre dormivi. Prima di partire le ho detto che avevo bisogno di qualche giorno per fare una cosa e che preferivo non essere disturbato, così… si è limitata”.
“Non ti ha chiesto nulla?”
Orlando sospirò, “Naturale che mi ha chiesto. Anzi, mi ha fatto un mezzo interrogatorio ma sono stato abbastanza intransigente, quindi ha evitato di approfondire”, si grattò una tempia, “Credo che stia cominciando a capire che le cose stanno scricchiolando, così ha paura di chiedere per evitarsi di sentire risposte che non le piacerebbero”.
Abaigeal sospirò. Avrebbero mandato il cuore di quella ragazza in mille di pezzi. Non che le stesse particolarmente simpatica, questo no, ma comunque le dispiaceva un po’ per lei. Nonostante fosse sempre stata convinta che non amasse Orlando per quello che era ma che lo amasse per quello che, invece, rappresentava, le sembrava comunque di star commettendo qualcosa di truce contro di lei. E forse, nonostante tutto, non se lo meritava.
“Flow”, lo chiamò, “Come pensi che reagirà se…”
“Non se, Bee. Dì pure quando”, la corresse lui, “E penso che ci rimarrà male. Molto male. Ma penso anche di non poter fare diversamente”.
“Mi dispiace”, mormorò lei, abbassando lo sguardo.
“E di cosa?”, domandò lui stupito, “Non è mica colpa tua, Bee”.
“No?”, chiese lei, scettica.
“No”, rispose lui, “La colpa è mia che ho trascinato questa cosa senza voler vedere la realtà dei fatti. Miranda è stata una persona importante nella mia vita, e questa è una cosa che non cambierà, ma non è la persona della mia vita, capisci?”, la guardò, “E potevo evitare di portarla con me su questa strada se mi fossi deciso a guardare le cose come stavano!”
Bee si fissò la pancia, da lì ad un mese avrebbe cominciato ad ingrossarsi velocemente.
“Di sicuro adesso le cose le vedrai eccome”.
Orlando ridacchiò, “Era anche ora!”
“Bhè Flow”, rise lei, “Non sei certo famoso per il tuo tempismo!”, lo prese in giro.
Lui le fece una smorfia, quindi imboccò la via principale alla fine della quale c’era l’imponente edificio dell’albergo, “Vedremo se sarai dello stesso parere tra qualche ora”.
Lei rise, “Vedremo…”

 

 
Orlando prese il vecchio stereo dall’emporio e lo portò nel giardino della casa che aveva affittato per quella sera.
Si sentiva stranamente nervoso. Sapeva che Bee non avrebbe fatto un passo indietro  non ora, ma si sentiva come in bilico.
L’impotenza di non riuscire a leggere tutti i pensieri di lei, lo frustrava più di quanto avesse preventivato.
Sospirò, quindi camminò verso la casa abbandonata.
Mr Porter aveva fatto una scelta senza dubbio interessante. La casa sorgeva appena fuori El Paso ed era stata una vecchia taverna frequentata dai delinquenti della città. Era piccola ma solida ed aveva un giardino enorme a circondarla.
In questo posto molte vite cambiarono radicalmente ed Orlando trovò quel particolare decisamente calzante.
La loro vita stava cambiando per sempre. Ineluttabilmente.
Pensò a quello che li avrebbe aspettati una volta rientrati in città.
Avrebbe dovuto parlare con Miranda, subito. Non poteva lasciare trascorrere un solo giorno in più, sarebbe stata un crudeltà gratuita che quella ragazza, comunque, non meritava. E sapeva che quella rottura sarebbe stata più difficile del previsto. Miranda non lo avrebbe lasciato andare senza lottare, la conosceva bene. Sapeva perfettamente quello che avrebbe detto, a cosa avrebbe ricorso e la sola idea gli provocò un brivido. Come avrebbe fatto? Avrebbe dovuto dirle che Bee era incinta? Oppure era preferibile tenere quel particolare nascosto? Avrebbe dovuto dire che la lasciava perché non l’amava più o che non la amava affatto perché aveva sempre amato un’altra persona?
Sospirò, entrando nel giardino del casolare.
Camminò verso il retro, quindi appoggiò lo stereo sopra al tavolino, accanto al proiettore. Collegò i fili, cercando di non sbagliare gli allacci.
E i loro genitori, poi, come l’avrebbero presa? Sarebbero stati contenti?
Bhé, di sicuro non si sarebbero opposti. Quell’unione sembrava fin troppo naturale, tuttavia non riusciva a smettere di domandarsi come avrebbero reagito.
Ma il problema principale non erano loro, non era la stampa e non era nemmeno l’opinione pubblica. Quello che, in un certo senso, lo spaventava più di tutti era Miranda.
Cosa avrebbe dovuto dirle?
E chi poteva consigliarlo?
Senza pensarci prese il cellulare e compose il numero di Samantha. Era sua sorella, avrebbe capito. Avrebbe accettato. Sarebbe stata contenta di essere la prima a sapere quello che stava succedendo.
Rispose al terzo squillo con un tono tra il sollevato e il preoccupato. Uno strano mix.
“Orlando”, quasi lo gridò, “Dove sei? Stai bene? Come stai?”
Orlando ridacchiò, “Ciao Sam. Sto bene, si, non preoccuparti! Tu?”
“Bene”, rispose lei in tono sbrigativo, “Cosa mi stai combinando?”
Lui sospirò. Doveva dirglielo. Subito. Senza girarci troppo intorno.
“Sam, sei in grado di mantenere un segreto?”, domandò, “Almeno fino a domani?”
“Naturale”
“Ok, sei seduta?”
“Sto iniziando a sudare, Gib. Arriva al dunque prima che mi prenda un infarto!”
Orlando ridacchiò, “Ti ricordi quel pomeriggio, al negozio di abbigliamento, quando mi hai chiesto se ero onestamente convinto di sposare Miranda?”
“Lo sapevo”, brontolò lei, “Si, me lo ricordo. Mi hai anche risposto che eri decisamente convinto”.
“Bhè…il punto è che non sono poi così convinto, Sam. Ci sto pensando da un po’ e credo di non poterla più sposare”, lo disse tutto d’un fiato, senza pensarci.
Samantha rimase qualche secondo in silenzio, poi la udì sospirare, “Cosa dice Bee di tutta la faccenda?”, s’informò.
“Bee è qui con me”, disse lui con un tono basso.
“Non avevo dubbi. Però voglio sapere che consigli ti sta dando. Avete già architettato qualcosa?”.
Orlando mascherò una risatina. Sam non aveva capito l’allusione. Probabilmente finché lui non le avesse raccontato le cose come stavano, non ci sarebbe arrivata neanche con i sottotitoli.
“Il problema è che Bee non mi sta dando consigli. Diciamo che sta cercando di capire qualcosa anche lei”.
Sam rise, “Bee senza parole? Questa mi giunge nuova!”
“Si lo so, giunge nuova anche a me”, scherzò lui, “Ma comunque il punto è questo: Bee non trova le parole giuste perché…cioè…insomma il problema è lei”.
Sentì Samantha tossicchiare, “Cosa vuol dire questo?”
“Sam, potresti anche fare uno sforzo di immaginazione, ti pare?”, sbuffò Orlando, “Non mi rendi le cose facili, così!”
“Gib, preferisco non fare sforzi di immaginazione”, rispose lei, “Preferisco evitare di pensare quello a cui sto pensando. Perché se quello a cui sto pensando è quello che sta realmente accadendo, vengo lì e vi prendo a calci nel culo fino al prossimo mese”.
Orlando rise, “Ok, accomodati, siamo a El Paso”.
“El Paso??”, gridò lei, “E cosa state facendo di grazia?”
“Quello a cui stai pensando”, ribatté lui serenamente.
“Orlando”, tuonò, “Avete fatto una fuga d’amore di quelle da romanzo rosa?”
“Abbiamo intenzione di tornare domani”, spiegò lui.
Samantha sospirò ancora, “Ok, sputa il rospo. Spiegami cosa diavolo sta succedendo”.
Orlando incamerò aria, “Avrai notato che nelle ultime settimane io e Bee siamo stati un po’ distanti, si?”
“Mmmh-mmmh”, rispose Sam.
“Ecco, il punto è che ci è capitata una cosa che non avevamo previsto. Cioè…era prevedibile che potesse accadere ma non credevamo che…cioè..”
“Orlando potresti tentare di articolare una frase di senso compiuto, cortesemente?”
“Io e Bee ci frequentiamo da un po’”.
“Almeno quattordici anni”, precisò l’altra.
“Non hai capito che volevo dire”, sbuffò lui.
“Prova a spiegarti, allora”.
“Io e Bee abbiamo una relazione sessuale da un po’ di tempo”, precisò lui stizzito.
Silenzio.
Samantha rimase in silenzio per un minuto buono. Orlando pensò fosse morta.
“Sei viva?”
“Si”, soffiò l’altra, “Ma per poco. Tu e Bee andate a letto insieme? Da quando? Perché non me l’avete detto? E perché cazzo stai organizzando un matrimonio con un’altra?”
“Sam frena. E’ una cosa complicata!”
“Puoi scommetterci”, ironizzò l’altra.
“E’ successo due anni fa, la prima volta!”
“DUE ANNI FA????????????????”, gridò l’altra.
“Non te l’abbiamo detto perché…non lo so perché Sam. Ci siamo tenuti questa cosa per noi e basta. Non abbiamo fatto troppi conti. E’ capitato e basta”.
“E’ capitato e basta”, ripeté Sam sconvolta, “Orlando. Capita che tu non riesca a centrare il water la mattina, mezzo addormentato mentre fai pipì. Non capita che vai a letto con una persona che, tra le altre cose, è la tua migliore amica”, puntualizzò Sam.
“Ok, comunque è successo. E la cosa ha preso una piega inaspettata”, borbottò lui, grattandosi la testa.
“Inaspettata per chi?”, ridacchiò Sam, “Andiamo fratellino, non dirmi che non avevi mai fatto i conti con quello che ti lega a Bee. Anche i muri se ne sono accorti. Perché diavolo credi che ti abbia fatto quella domanda al negozio di abbigliamento?”
Lui non disse nulla, si limitò a sospirare forte.
“Gibs, devi essere sincero con me, adesso. Voglio sapere che intenzioni hai”.
“Mi sono innamorato di lei”, sputò lui, risoluto.
“Bene”, soffiò Sam con tono soddisfatto.
“Bene. Si. Ok. Va proprio bene. La amo da quattordici anni e me ne sono innamorato un mese e mezzo fa. Ti pare normale? A me no”.
“Gib, voi due non avete nulla di normale. Niente di niente. E se te ne sei innamorato, se sei innamorato di lei come donna e non come amica, allora sai quello che devi fare”.
“Lo so”, sbuffò lui, “Ed è quello che ho tentato di fare tre settimane fa. Ti ricordi il giorno che siete andate a provare i vestiti per la cerimonia?”
“Ovvio”
“Quella mattina avevo chiamato Bee per metterla a parte di questa cosa. Ci siamo visti prima che lei venisse da voi, ma la conversazione non è andata come mi aspettavo”.
“Che intendi?”
“Sam, Bee è…cioè…noi aspettiamo un bambino”.
Si sentì un tonfo sordo, seguito da un imprecazione e poi da un altro tonfo.
“Sam?”
“Si, eccomi. Ci sono”, ansimò lei, “Oh Cristo Gib. Questa è una cosa…”, sospirò, “Ok, non è una cosa facile ma è la cosa più meravigliosa che potessi mai dirmi. Tu e Bee avrete un bambino? Io diventerò zia?”
Orlando fece una smorfia. Possibile che tutti avessero quella reazione?
Anche Dom era andato in brodo di giuggiole quando aveva capito che se Bee era incinta, lui sarebbe diventato zio.
Incredibile. Lui e Bee pensavano di doversi subire almeno un’ora di paternale e invece si trovavano a fare i conti con persone felici di avere un nipote.
Roba da matti.
“Capisci le implicazioni di tale novità, zia?”, domandò lui con un tono strano.
“Certo che le capisco. Ma al momento sono troppo felice di sapere che la mia migliore amica aspetta un figlio dal mio fratellino che non sposerà la sorellastra di Cenerentola. Cerca di capirmi!”
“Sam, a tal proposito, devo chiederti un consiglio”.
“Spara!”
“Ecco, se stasera le cose vanno come devono andare, domani torneremo a Los Angeles e io vorrei parlare subito con Miranda”.
“Mi sembra sensato”, approvò lei.
“Però sono indeciso su cosa dirle”, ingurgitò aria, “Cioè, mi limito a dirle che non voglio più sposarla perché non la amo come dovrei oppure le racconto l’intera faccenda, bambino compreso?”
Samantha sbuffò, “Bee che dice?”
“Preferirei non coinvolgerla in questa parte”
“Giusto”, assentì lei, “Dunque…vediamo…Gib, secondo me le puoi dire che non la ami perché hai scoperto che c’è qualcuno che conta più di lei. Ti scusi. Chiedi ammenda. Ti cospargi il capo di cenere e ti offri di pagare tutte le disdette della cerimonia, però del bambino non glielo direi, fossi in te”
“Lo capirà”, osservò Orlando, titubante.
“Lascia che lo capisca”, disse lei in tono conciliante, “Non darle più informazioni di quante non le servano. Quando sarà il tempo, metterà insieme i pezzi da sola”.
“Grazie Sam”, rispose Orlando sollevato, “Ti voglio bene!”
“Te ne voglio anch’io Gib. Però adesso dimmi”, il suo tono si fece più allegro, “Cosa stai combinando a El Paso?”
Ridendo, Orlando prese a raccontarle quello che aveva deciso di organizzare.
Per la prima volta in vita sua, si sentì completamente felice.

 


Dall’altra parte della città una ragazza, con un sorriso bagnato di lacrime, stava leggendo i pensieri dell’unica persona avesse mai amato in vita sua.
Dall’altra parte della città, in terra, sulla moquette di un albergo qualsiasi, una ragazza stava sorridendo al mondo, pensando che i sogni sono l’unico vero motore della vita di chiunque.
Dall’altra parte della città, una ragazza si carezzava dolcemente la pancia pensando a come a volte, l’amore, sia strano e inattaccabile.
Dall’altra parte della città, una ragazza stava sospirando mentre nella mente circuitava una frase. Un'unica frase.

“Con la tua immagine e con il tuo amore, tu, benchè assente, mi sei ogni ora presente. Perchè non puoi allontanarti oltre il confine dei miei pensieri; ed io sono ogni ora con essi, ed essi con te."
Dall’altra parte della città, Abaigeal Gallagher stava pensando che, nonostante le avversità, nonostante i risvegli bruschi, i distacchi, le ferite e il dolore, c’era qualcosa che si salvava sempre.
Qualcosa che rimaneva aggrappato alle pareti del cuore come un naufrago alle pareti della barca. E pensava che quella barca li avrebbe portati in salvo.
Non solo lo pensava. Lo sapeva.
Perché quella barca era il loro amore e perché loro non avevano mai mollato la presa.

 

 

 

 


Io, ragazze mie, non so più che dirvi per rendervi partecipi di quanto quello che scrivete sia importante per me.
Non so neanche dirvi com’è bello leggere le vostre emozioni su queste pagine.
Ma una cosa ve la posso dire.
Sono proprio quelle, le vostre emozioni, che rendono concrete le parole che leggete. Quello che è scritto qui è mio tanto quanto è vostro.
Abaigeal siete voi, ognuna di voi.
E Orlando è di tutte quelle che lo guardano con lo sguardo di Bee, che è il vostro sguardo. Che è il nostro sguardo.
Perché è così che funziona.
Perché noi funzioniamo così, alla faccia di chi non ci crede. O di chi ci sbeffeggia. O di chi ci dice di si, salvo poi scuotere la testa appena ci giriamo.
Vi amo.
E non scherzo.

 

Dod, tu sei un urgano di dolcezza e follia. Non sai come sia felice di averti qui, approdata alla sponda di queste ciliegie. Sei un fenomeno. Sul serio!
E la domanda retorica stavolta te la risparmio…anche se…mmmm… piaciuto anche questo?

Bebe, grazie grazie grazie! Spero che gli occhi a cuoricino siano diventati ancora più a cuoricino (ok, l’ho detto in una lingua sconosciuta ma spero si sia capito!)

 

Strow, tante volte penso che le nostre menti respirino all’unisono. E le tue parole…bhè sorella, mi hai fatto commuovere. E non perché dici sempre quello che vorrei sentire da qualcuno che stimo e amo, ma per come lo dici e per i momenti in cui scegli di dirlo. Tu sei paranormale, lascia che te lo dica! E io ti adoro per questo. E arriverà un giorno in cui, fumando mille sigarette, staremo in macchina a viaggiare verso il nulla, con la musica in sottofondo e mille citazioni da sparare alla nuvole. Comincia a diventare ‘necessità’. Sappilo.

PS. Libro acquistato. Appena ho finito, ti faccio sapere!

 

Klood, tu sei troppo buona!! Ma sappi che mi fa piacere che la storia ti stia prendendo. Anzi, ti dirò…mi fa piacere che tu riesca a fotografarla nella tua mente. Quasi quasi mi piacerebbe vederla con i tuoi occhi! Grazie, Stella. Grazie sul serio.

 

LadyElizabeth, il fatto che te la sia letta tutta d’un fiato mi fa saltellare dalla gioia! E il fatto che tu abbia percepito l’amore di Bee come fosse il tuo è una delle cose più belle che potessi dirmi! E a questo punto ti auguro che qualcuno possa fare il viaggio con la playlist anche a te…tuttavia, se c’è gente che non ha le palle per farlo ti do un consiglio. FALLO TU! E’ tra le dieci cose che una persona dovrebbe fare nella vita. Parola di Scout.

 

 

E adesso, dopo questo, torno a scrivere.

Oggi sono carica…

 

GRAZIE ANCORA, DONNE!

Non ve lo dico più quanto siate importanti per me.

E grazie anche ai lettori silenti!

 

VI ADORO

Am

  
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