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Autore: sweet et    18/01/2009    3 recensioni
Ambientata dopo la disastrosa 2.15... Il liceo è quasi finito, e tutti devono far i conti con le proprie emozioni e soprattutto con il Ballo di fine anno...
Genere: Romantico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Every aching wound will cauterize and bruise





CAPITOLO I


Last night I fell in love without you.
I waved goodbye to that heart of mine
Eating solo on your lawn
Every aching wound will cauterize and bruise
In memory of what we used to call in love
And only time will tell if violins will swell
In memory of what we used to call in love
Used to call it love
Last night I fell in love without you
The cou de gras that set me off
Would've made for decent fiction
Every aching wound will cauterize and bruise
In memory of what we used to call in love
And only time will tell if violins will swell
In memory of what we used to call in love
Used to call it...
Last night I fell in love without you
The stars at night aren't as big and bright
As you make them out to be
Every aching wound will cauterize and bruise
In memory of what we used to call in love
And only time will tell if violins will swell
In memory of what we used to call in love
In memory of when we used to call it love
Fell in love without you (Acoustic)-Motion City Soundtrack


Era così concentrato ad analizzare i documenti che Brian, il suo nuovo consulente finanziario, gli aveva lasciato da non accorgersi nemmeno della porta del suo ufficio che veniva aperta, o dei passi decisi che risuonavano nella stanza. Fu solo quando sentì pronunciare il suo nome da quella voce così familiare che sollevò la testa, estremamente sorpreso della visita inaspettata. “Blair…” la salutò alzandosi di scatto, sentendosi uno stupido perché un’irresistibile voglia di sorridere sembrava essersi impossessata di lui.

Erano trascorsi circa due mesi dalla loro ultima conversazione, e per cinquantaquattro lunghissimi giorni si era ritrovato a combattere contro il bisogno di sentire la sua voce, di guardarla negli occhi, di respirare il suo profumo, di toccare la sua pelle. Con un gesto eloquente la invitò a sedersi, e lei non se lo fece ripetere due volte: prese posto nella poltrona libera proprio di fronte a lui, e iniziò a guardarsi intorno con aria diffidente.

“Devo ammettere che questo posto, ora che ti vedo con tutti i bottoni della camicia abbottonati e senza le tue puttane praticamente sdraiate sopra di te, sembra davvero un uffico.”

La sua voce voleva essere sferzante, tipica delle sue battute pungenti, come per dimostrare che quella scena che le aveva spezzato il cuore fosse ormai storia passata…che ci si potesse perfino scherzare sopra.
Era il suo personalissimo modo di dirgli che aveva superato l’accaduto, o che forse non l’avrebbe mai fatto davvero: non si poteva mai essere certi di nulla quando si parlava di Blair Waldorf.

Lui le sorrise senza sapere esattamente come rispondere e, senza smettere di fissarla, alzò la cornetta della linea interna per parlare alla sua segretaria che, tecnicamente, avrebbe dovuto tenere lontano chiunque per quel giorno o quantomeno avvisarlo dell’arrivo della ragazza.

“Se stai chiamando Megan credo che ne avrà per un po’ in bagno…” gli spiegò sfoderando il suo migliore sorriso e alzando le spalle innocentemente, come faceva ogni volta che voleva dimostrare la propria estraneità a un complotto che lei stessa aveva ordito e messo a segno.

“Allora, a cosa devo l’onore?” domandò riprendendo il suo posto, cercando di non apparire troppo ansioso di conoscere le ragioni che l’avevano portata lì.

“Tra due giorni c’è il ballo di fine anno, l’evento più importante della stagione dopo la consegna dei diplomi.
Ho parlato con Nate stamattina e lui mi ha detto che tu non hai intenzione di presenziare.
Vuoi davvero perdertelo?”

Chuck riconobbe il biasimo e la disapprovazione nel tono della sua voce.

“Purtroppo si. Sono molto impegnato, proprio non posso.” confermò, e per dare maggiore enfasi alle sue parole, cominciò a spostare i fogli sulla scrivania senza sapere bene il perché.
Forse semplicemente per evitare di leggere ancora una volta la delusione nei suoi occhi; era come se proprio non riuscisse a fare altro con lei: continuava a deluderla, proprio come aveva deluso tutte le persone che amava.
Non si sarebbe mai perdonato per questo.

“Senti, so che sei molto impegnato e che l’acquisizione della Yokjato Corporation ha aperto tantissime opportunità di collaborazione alla tua società con il mondo dell’economia asiatica…”

“Cosa fai Waldorf, segui i miei successi leggendo il Financial Times?” la interruppe, mentre un sorriso compiaciuto gli compariva all’angolo della bocca.

“Non entusiasmarti troppo e togliti quell’espressione dalla faccia. Leggere questo giornale fa tanto Yale: sto semplicemente cercando di arrivare preparata all’università.”

Si affrettò a scoraggiare ogni sua fantasia; difatti niente di quello che lei faceva aveva a che fare con lui.
Chuck non sembrava voler credere alla sua affermazione, infatti continuava ad ostentare quello sguardo soddisfatto, mentre di trastullava sulla poltrona, visibilmente compiaciuto di se stesso.
Questo era uno dei tantissimi motivi per cui lo odiava.

“Non è questo il punto comunque.” Cercò di riportare l’attenzione sul ballo, unico motivo per cui, dopo lunghe ore di discussione con Serena, aveva deciso di abbandonare finalmente la linea del silenzio.

“Il fatto è che tu hai ancora diciotto anni, non importa quanti milioni ci siano sul tuo conto corrente, e per qualche ora dovresti concederti il lusso di comportarti come un normale adolescente dell’Upper East Side. Per quanto sia possibile per te essere normale.”

Finalmente Chuck le stava prestando la sua completa attenzione; Blair poteva capirlo dagli occhi leggermente socchiusi e dagli angoli della bocca che si arricciavano.
Sorrise soddisfatta, quando improvvisamente ricordò come Chuck Bass era solito divertirsi.

Ovviamente,” si affrettò a precisare “nessuna delle attività da me proposte include droga, sesso o abuso di alcolici.”

“Dov’è il divertimento allora?” improvvisamente sembrava annoiato, come se la proposta di andare a questa festa avesse perso ogni attrattiva.

Blair pensò che poteva anche aver ereditato milioni di dollari e dirigere una Compagnia dal valore inestimabile, ma restava sempre il solito porco pervertito maniaco. Ed anche per questo lo odiava.

“Bhè, se può consolarti, sembra che Serena e Nate si siano stancati di fare del volontariato uscendo con i meno fortunati di loro, quindi Dan e Vanessa non sono più specie protetta: possiamo divertirci con loro se vuoi.”

“E’ già qualcosa.” convenne Chuck sollevato, scrollando le spalle.

“Il punto è che abbiamo iniziato questa cosa insieme noi quattro; ricordi la prima volta che abbiamo attraversato quei cancelli?” chiese sperando di far leva sui bei ricordi che condividevano.

“Ci dividemmo la scuola: io quelli che potevo ricattare con le foto della festa in piscina, tu quelle che avrebbero dato qualsiasi cosa per conoscere in anteprima la moda della prossima stagione.
Bei tempi quando bastava una foto per piegare qualcuno.”

“Abbiamo iniziato questo insieme…il Non Judging Breakfast Club… non sarebbe la stessa cosa se uno di noi mancasse. Dobbiamo finire insieme.” accentuò il tono della voce su quell’ultima parola, inclinando leggermente la testa e mordendo leggermente il labbro inferiore.

Blair Waldorf sapeva decisamente come ottenere qualcosa.

“Non credevo fossi così sentimentale!” la prese in giro lui, tentando di non farle capire che in realtà era capitolato appena aveva sentito l’odore dei suoi capelli riempirgli i polmoni.

“Cosa vuoi che ti dica…sto invecchiando.” scherzò, ormai sicura di aver vinto questa sua personalissima ed importantissima battaglia.

“Cosa ci guadagno se vengo?” tentò di non renderla troppo sicura del suo trionfo.

In fondo, lui era sempre Chuck Bass.

“Per prima cosa, non rimpiangerai di essere mancato a quest’evento per il resto della tua vita…”

Si sporse leggermente verso di lui, come se volesse confidargli un segreto che a nessun altro era dato conoscere, e aggiunse “…e poi indosserò un fantastico abito di Valentino, confezionato appositamente per me.
Credimi quando ti dico che ti piacerà.”

I suoi occhi brillavano più del rubino rosso che aveva al dito, ed in quel momento entrambi seppero che nessuno dei due sarebbe mancato a quel party, per nulla al mondo.

“Comunque sta a te decidere.
Qui ci sono due inviti per domani.
Sappi solo che se non verrai a Nate mancherai terribilmente, potrebbe anche non perdonarti mai per averlo lasciato tutto solo, nelle grinfie mie e di Serena.”

Gli porse una busta bianca, dove sul retro era scritto il suo nome. Chuck sembrò riflettere su tutta la situazione.

“Blair sai, forse tutta questa storia del liceale ha una sua logica…forse dovrei davvero venire e prendere parte a questa specie di rito di passaggio. E poi non vorrei mai che Nate ce l’avesse con me.”

La vide regalargli un sorriso radioso, e questo inspiegabilmente lo fece sentire meglio.

“Contenta che Nate ti abbia convinto. Allora ci vedremo al Carlyle.
Mi raccomando: sii sobrio.”

“Ho smesso di ubriacarmi fino a perdere i sensi.”

“Lo so, infatti mi riferivo all’abbigliamento.” replicò in tono asciutto.

“Blair…credevo che tutto questo darti da fare per convincermi a venire fosse dettato anchedal desiderio di farti un giro sulla mia limousine! E’ da tanto che non ti offro un passaggio…perché non lasci che ti passi a prendere verso le sette, così andiamo insieme.”

Blair non riuscì a capire se fosse serio o stesse semplicemente scherzando; se stesse cercando di farle un invito o se semplicemente stesse facendo una di quelle sue battute da pervertito.
Non aveva più importanza però…non aveva più senso per lei cercare di capirlo.
Era anche per questo motivo lo odiava.

“Mi piacerebbe ma non crederai mica che non abbia ancora un accompagnatore, mancano solo quarantotto ore e i primi inviti sono cominciati a fioccare da settimane ormai. Desolata, ma dovremo vederci lì.” In realtà non sembrava minimamente dispiaciuta, anzi pareva soddisfatta della strana piega che la discussione stava prendendo.

“Davvero?” cercò di non apparire geloso “E chi sarebbe il fortunato ce avrà l’onore di scortarti?”

“Carter Bazien.” fu la sua risposta, accompagnata da un sorriso. Lo stesso sorriso che le aveva visto quando aveva baciato Marcus alla fermata del jitney proprio davanti ai suoi occhi.

“Vai con Bigfoot Carter?” non riusciva a capire se fosse più disgustato o scioccato dalla notizia…o se fosse semplicemente preoccupato perché di tutti gli idioti del mondo, lei avesse scelto proprio quello che le ragazze sembravano trovare maledettamente affascinante e irresistibile.

“Ci siamo incontrati per caso un paio di settimane fa e chiacchierando è saltato fuori che lui ha perso il suo ultimo ballo del liceo ed io non avevo nessuno di abbastanza carino che mi accompagnasse al mio.”

Cercò di sminuire la cosa, facendola apparire come un semplice scambio di favori.

“Allora che si porti un’altra: sono sicuro che non gli dispiacerà.” Cercò di convincerla, aggirando il tavolo che li separava e sfiorandole il mento, mentre sfoderava tutto il suo fascino alla Chuck Bass.

“So che magari per te non farebbe nessuna differenza.” disse scattando in piedi, visibilmente offesa, colpendolo sulla mano che aveva teso per toccarla “Ma magari esistono persone che danno importanza alla propria compagnia e che magari si accorgono se ci sono io o se c’è un’altra persona accanto a loro.”

Afferrò il cappotto e la borsa.
Chuck impiegò qualche secondo prima di rendersi conto che era stato assolutamente frainteso.<>br
Le afferrò un braccio e la costrinse a guardarlo.

“io non volevo…” tentò di giustificarsi.

“Forse è proprio questo il problema: tu non vuoi mai niente, tu non hai mai bisogno di niente.” si liberò dalla sua presa e si avviò all’uscita.

L’atmosfera di complicità e di confidenza che si era creata era andata distrutta ormai, sostituita da un pesante silenzio: entrambi sapevano infatti che qualsiasi cosa avessero detto, sarebbe stata sicuramente interpretata come un tentativo per ferire l’altro.

“E’ meglio che torni al lavoro adesso, ti ho rubato già abbastanza tempo.” lo salutò.

Chuck non voleva che se ne andasse, ma non sapeva come trattenerla.

“Bene. Sono sicuro comunque che non avrò problemi a trovare una compagnia per dopodomani.” non sapeva bene perché avesse detto una cosa simile, ma qualunque fosse stata la ragione, non ottenne esattamente l’effetto sperato.

“Ne sono sicura anch’io. Ti prego solo di sceglierne una di lusso, non vorrei dover trascorrere tutta la sera cercando di spiegarle come ci si siede a tavola.”

“Non ne avrai il tempo: l’uso del coltello e della forchetta non sono istintivi come sembrano: Bazien ti darà del filo da torcere, credimi.”

“Non sono più così ingenua da farlo.”

Senza aggiungere altro gli voltò le spalle e si incamminò lungo il corridoio, sicura che non avrebbe osato replicare a quell’osservazione.

Chuck, non appena sentì le porte dell’ascensore chiudersi, sbatté la porta di quel suo stramaledettissimo ufficio, domandandosi perché quando si trattava di Blair Waldorf non riusciva mai a vincere.
  
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