Fanfic su artisti musicali > 5 Seconds of Summer
Segui la storia  |       
Autore: namelessire    09/07/2015    1 recensioni
l colore è il testo, l’occhio è il martelletto, l’anima è un pianoforte con molte corde; ad esempio il rosso risveglia in noi l’emozione del dolore per il suo suono interiore.
Così parlò Kandinskij e io ascoltai queste parole milioni di volte e il rosso mi faceva ogni volta più male.
Genere: Malinconico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

9:30, martedì.

Semaforo, uomini con ventiquattrore sotto al braccio sinistro e un caffè xl di starbucks, battevo nervosamente la suola delle scarpe sull’asfalto umido e schizzai via al via libera luminoso, dovevo aprire il museo e dovevo farlo entro mezz’ora e inutile dirlo, ero in ritardo, diciotto anni ed ero perennemente di corsa, facevo slalom tra incroci e mezzi pubblici, saltavo dalla metro al tram senza sosta ma senza lamentarmi.

Lavoravo al Guggenheim da pochi mesi, ero pagata una miseria visto che ero una studentessa di belle arti alla Columbia ma ero appagata, felice di tutto questo perché era stata una fortuna e non avevo intenzione di mollare anche se tutto ciò comportava l’essere lontana da casa e vivere in una bettola ben lontana dall’Upper East Side.

Non appena vidi la cupola del museo accelerai e quasi volai per il viale alberato che portava all’ingresso, con il mazzo di chiavi che rumoreggiava addosso alla mia gamba, appeso per miracolo al passante dei jeans, mi fermai di fronte all’enorme ingresso di vetro e infilai la chiave nella toppa, la girai ma schioccò a vuoto, provai e riprovai e quando alzai lo sguardo intravidi Max farmi cenno di entrare, che tanto il museo lo aveva aperto lui; mollai la borsa sulla poltrona art dèco e mi tolsi la giacca e finalmente presi un respiro profondo, il primo della giornata dopo i miei soliti cinque starnuti, uno in più del solito.

-Buongiorno Nastasja- mi appoggiai al bancone di mogano nero

-Buongiorno anche a te Max, senti grazie per aver aperto- gli sorrisi e lui alzò le spalle come a dire “non ti preoccupare, è una delle mie occupazioni tirarti fuori dai guai” e di questo gli ero grata oltre al fatto che in quella metropoli era il mio unico amico.

-Preparati alla solita flotta di turisti giapponesi e coreani per questa mattina- mi rispose ridendo di gusto quando rotei gli occhi già stanca prima di iniziare.

-Sai cosa mi piacerebbe fare?- scosse la testa

-Dormire- risposi gettandomi a peso morto sulla solita poltrona, che ad occhio e croce valeva almeno qualche migliaio di dollari.

Max non era un ragazzo di tante parole, veniva dalla Florida e si era trasferito a New York per trovar fortuna e a ventun’anni era riuscito a trovarsi un impiego ben più che accettabile, di bell’aspetto ma impacciato su qualsiasi situazione che riguardava ragazze e appuntamenti ed io ero la sua specie di partner in crime; di sera scorrazzavamo per New York senza un soldo in tasca, mi accompagnava alle mostre al Met e mi aiutava ad amministrare la mia borsa di studio mentre ci dividevamo un pranzo in qualche unto McDonald come una vecchia coppia di falliti.

Mi ridestai quando vidi avvicinarsi la solita guida che teneva in mano una bandierina americana seguita da una ventina di turisti per lo più anziani facoltosi tutti ordinatamente in fila, una calma inquietante che pareva espandersi in tutto il circondario se solo qualche secondo dopo quattro ragazzi non avessero rotto le file correndo come dei dannati, calpestando i fiori che fino a quel momento avevo coltivato con passione quasi maniacale e irruppero nell’atrio col fiatone e piuttosto messi male, pensai ad una rapina e mi immobilizzai con le mani lungo ai fianchi, deglutendo appena e spostando lo sguardo solo per vedere Max furioso che stringeva i pugni.

-Chi diavolo siete?- “cristo vuole morire” pensai tra me e me mentre inveiva contro quella strana brigata.

-Allora?- insistette

-Dovete aiutarci- disse il ragazzo moro dai lineamenti particolari, Vermeer avrebbe amato quella mascella spigolosa e quegli occhi scuri ma scossi la testa e mi ridestai.

-Vi dico io cosa dovete fare- incrociai le braccia -Andarvene.-

Intanto il piccolo corteo di turisti si era radunato nell’enorme ripostiglio dove avrebbero potuto lasciare i loro zaini e Vera, la guida, stava dando le ultime disposizioni per l’uso consentito delle macchine fotografiche, fra poco avrei dovuto seguirli.

-Ascolta- fece un passo avanti il biondo, che più che un pittore avrebbe ispirato uno scultore -Possiamo pagare-

-Per cosa?-

-Per stare qua-

-Questo era scontato-

-Non siamo venuti per visitare, stiamo scappando- ribadì

-L’avevamo notato, da cosa?-

-Dal nostro stile di vita- rispose un ragazzo assai singolare che avrebbe messo alla prova qualsiasi ritrattista, detto questo si sedette sul divano di Sotheby’s con un’aria da qualcuno che non si sarebbe smosso tanto facilmente e così fecero i suoi compari.

 

-Li lascio a te- sussurrai a Max mentre mi avviavo verso la prima sala del museo -Ti sono debitrice-

-e qual è la novità- sorrise e mi diede una piccola spinta oltre l’arcata.

 

“Peggy Guggenheim diede notorietà ad artisti la cui fama oggi è scontata come Vasilij Kandinskij e Yves Tanguy e conobbe celebrità immortali come Max Ernst, Pablo Picasso e Henry Moore, tanto per citarvene alcune” Vera ripeteva quasi annoiata queste parole e sinceramente non la capivo, non capivo come una vita così straordinaria come lo era stata quella di Peggy Guggenheim possa esser declamata con così poco entusiasmo, io prendevo appunti e scuotevo la testa guardando quei turisti che probabilmente non sapevano distinguere un Van Gogh da un qualsiasi altro quadro, il gruppo di quella mattina era particolarmente noioso, ma in una delle sale riservate ai fotogrammi e  ai filmati vidi che si aggiunse il ragazzone biondo, dalle mani callose e dalla barba sfatta, rigorosamente bionda, che si guardava intorno come se fosse finito in una realtà parallela, nell’antimateria con le quali avrei fatto presto conoscenza.

 

Buonasera! Ok, è un progetto abbastanza ambizioso questa ff e questo primo capitolo è veramente introduttivo, serve a darvi un assaggio di quella che sarà la storia che ovviamente sarà strettamente collegata all’arte, lo so questo “capitolo” è veramente striminzito ma vi prego comunque di lasciar qualche recensione, magari ditemi le vostre aspettative!

Un abbraccio, Irene

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > 5 Seconds of Summer / Vai alla pagina dell'autore: namelessire