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Autore: InsideWars    11/07/2015    3 recensioni
"Non capiva, la sua Kaichou? Che questa forma gelosia è solo una strana dimostrazione d’amore: l’amava così tanto da non poter vivere senza di lei, e questo lo portava ad avere il terrore che lei possa scappare dalle sue mani, sfociando in quel sentimento che gli sembrava così maledettamente meschino ed egoista."
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Misaki Ayuzawa, Takumi Usui
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lei non è con me, lei non mi sta pensando.

Soltanto questo pensiero basta a dilaniarlo.

Quanti giorni sono passati da quella lite, quanti? Misaki gli aveva gridato in faccia di essere paranoico, aveva provato a convincerlo che tra lei e Takimura non c’era assolutamente niente.

Già, Takimura: il ragazzo nuovo, quello con le difficoltà familiari. In qualità di Presidente del Consiglio Studentesco, aveva aiutato notevolmente Takimura. Ma non era questo: lei si era fatta prendere, aveva iniziato a dedicarsi molto di più a quel tizio trascurando lui, lasciandolo a cuocere nella sua gelosia; Usui sa che lei non l’ha mai fatto con cattiveria, che l’ha fatto perché ha quel costante desiderio di aiutare chiunque, era quel bastardo che ne approfittava.

Misaki era così dolce, erano tutti gli altri che cercavano sempre di cavarne qualcosa.

E lui, lui ha invece il costante bisogno di proteggerla. Da tutto, da tutti. Perché Misaki è sua, Dio quanto la ama. Per questo non può assolutamente tollerare quel Takimura…

Okay, Usui non era un ragazzo dalla bassa autostima, non si faceva i film, era sempre stato convinto di essere irresistibile come confermavano involontariamente tutte le ragazze che lo corteggiavano ogni giorno. Ma Misaki era diversa, lo era sempre stata, dal primo giorno in cui gli aveva urlato in testa di smetterla di spezzare il cuore alle ragazzine che gli si dichiaravano. Usui però non poteva farci niente, lui non era mai stato attratto da nessuna di loro, Usui era preso soltanto da una persona.

E questa persona era Misaki. Lei, così fragile e infinitamente forte allo stesso tempo, così altruista… Usui sa che la sua Kaichou ha bisogno di lui, anche se è convinta di poter fare tutto da sola, anche se si dimostra indipendente. Però… Lei è diversa, non è come le altre, ho così tanta paura di perderla.

Misaki l’aveva cambiato. L’aveva reso più sensibile. Per questo non ha potuto guardarla mentre piangeva, aveva voluto così tanto stringerla tra le sue braccia per sussurrarle che andava tutto bene… E invece la sua gelosia l’aveva solo fatta allontanare.

Già, perché lei si era infuriata, non ha più potuto sopportare la gelosia di Usui. Ma cazzo, quello ci provava spudoratamente e Misaki non voleva assolutamente che Usui intervenisse nel loro rapporto. Lei voleva vedersela da sola. Come sempre…

Cosa voleva Takimura? Cosa? Vuole la mia Misaki, ecco cosa vuole.

No. Non poteva stare a guardare.

Sì, lei se n’era andata dopo quella sera. Usui sapeva di averle fatto male, ma la sua non era mancanza di fiducia! Era il suo essere possessivo, il suo non volerla lasciare a nessun altro.

Ecco perché Misaki era sempre marchiata dai suoi succhiotti, e a lei piacevano così tanto… Quando la stringeva così egoisticamente tra le mani sembrava impazzire sotto il suo tocco da dominatore.

Tutto quello che Usui voleva era solo lei.

Solo lei.

Lei era tutto.

Non avrebbe potuto vivere senza la sua Misaki. E sarebbe morto a vederla anche con qualcun altro.

E Dio, nessuno poteva toccare il suo corpo oltre lui. Nessuno poteva ottenere i suoi sorrisi che le illuminavano tutto il viso, i suoi sguardi che gli trasmettevano ogni volta così tante emozioni che gli facevano venire i brividi, né i suoi baci che gli avevano scavato l’anima fino a riempirlo d’amore, né suoi tocchi dolci sotto i quali Usui era stato modellato.

Perché lui era sotto il suo comando. Era completamente pazzo di lei. Era come incatenato, lei poteva cambiarlo, temprarlo, tutto a suo piacere.

Tutto come piaceva a lei.

Tutto per lei.

Perché lei era la sua Dea, la sua principessa, e Usui si piega al suo volere.

Tutto per vederla felice.

Il suo sorriso, quello che gli fermava il cuore ogni volta, necessitava di essere salvato. Come lei ha salvato lui, lui vuole salvare la sua bellezza. La sua felicità.

La sua principessa necessita di essere protetta.

Cazzo Misaki, quanto sei brava come ladra… Mi hai rubato il cuore e ogni giorno te lo nascondi sempre di più, non so come riprendermelo, sono completamente tuo. Sono sotto il tuo possesso, non riesco a staccarmi da te. Ti prego non andare. Non voglio perderti.
Come faccio poi, a vivere senza il mio cuore?

Questa gelosia lo sta mangiando dentro, ed è tutta colpa di Misaki. Se lei non fosse così bella, se lei non fosse così maledettamente amabile…

Perché è lei, lei che lo fa impazzire d’amore a tal punto da diventare disperato al pensiero di perderla. Takimura stava rendendo concreta quella sua paura.

Non capiva, la sua Kaichou? Che questa forma gelosia è solo una strana dimostrazione d’amore: l’amava così tanto da non poter vivere senza di lei, e questo lo portava ad avere il terrore che lei possa scappare dalle sue mani, sfociando in quel sentimento che gli sembrava così maledettamente meschino ed egoista.
 
 
Basta. Questi pensieri lo stanno facendo impazzire.

Si mette le mani tra i capelli, quasi disperato.

Usui non riesce a pensare ad altro, per questo esce. Esce di casa, senza niente a coprirlo, solo quella maglietta e quei jeans che indossava mentre si crogiolava nei suoi pensieri sul divano.

È sera. Il vento soffia impetuoso, e Usui rabbrividisce. Questo freddo mi aiuta a non pensare.

Cammina per le strade e per i parchi, respirando l’aria gelida di quell’inizio inverno. Il vento tra i capelli, il gelo che s’insinua tra i lembi dei suoi indumenti, i brividi di freddo, lo fanno sentire meglio. Gli alberi hanno perso le loro foglie, ormai del tutto rinsecchite ai piedi di questi ultimi. La luna è un enorme disco d’argento che riflette i suoi innaturali raggi sul selciato, rivelando un luccichio che fa pensare alle goccioline di pioggia. Avrà piovuto…

Non gli importava, non riusciva a sopportare quel peso che gli gravava sul cuore. Si siede, ai piedi di un albero, tra le poche foglie rimaste. L’umidità della terra attraversa i suoi jeans sfiorandogli la pelle, e le gocce tra la corteccia dell’albero a cui Usui ha appoggiato la schiena punteggiano d’acqua la sua maglietta.

Si sente in pace. Il freddo, il gelo, il vento. Le foglie sotto di lui, l’acqua che lo bagnava, i suoi brividi di freddo. La luna. Così grande e lucente, ma mai bella quanto la sua Ayuzawa.

Ayuzawa… Usui comincia a pensarla, con lo sguardo alla luna argentata, e la vuole così tanto che quando gli sembra di vederla per strada pensa che sia un’allucinazione.

Usui, questo freddo ti sta dando alla testa…

Perché allora vede quella figura venire verso di lui?

Perché si avvicina sempre di più?

Più si avvicinava, più gli occhi di Usui si facevano grandi e il suo cuore batteva più forte.

Ogni passo, ogni battito accelerato.

Chi mai poteva procurargli quelle sensazioni? Chi, se non la sua Misaki?

La vede sempre più chiaramente, una figura scura che si stagliava sempre più grande su quella luna magnifica.

Gli si affianca, camminando piano. Si siede, e la sente tremare dal freddo che penetrava il suo corpo. Anche Usui trema, sebbene a causa della sua presenza. Come dovrebbe comportarsi? Lui vuole solo stringerla fino a fondersi con lei, ma non può dimenticare come se n’era andata quella sera.

Sente qualcosa che lo circonda. Qualcosa di morbido, qualcosa di profumato. Il suo profumo, la sua sciarpa… Oh Dio, come sapeva farlo impazzire senza volerlo? Usui andava matto per il suo profumo, era la sua droga, gli riempiva le narici e andava dritto al cuore per scaldarlo.

Ha il coraggio di voltare la testa, verso di lei. La guarda. Gli si ferma il cuore quando vede che lei aveva già gli occhi appuntanti su di lui. Il suo sguardo, di solito un libro aperto, adesso era indecifrabile.

«Usui…», lo dice così semplicemente, in una maniera così amorevole, che Usui si sentì sciogliere. Gli sembrava che il suo nome fosse stato creato solo per essere pronunciato da quelle labbra, e il suono che gli dava Misaki, anche solo in un sussurro, lo faceva andare fuori di testa.

Lui non rispose, troppo sopraffatto dai suoi sentimenti. Il suo profumo gli invaghiva la mente,  la sua figura lo faceva tremare d’amore, la sua voce gli faceva battere forte il cuore… E poi quella cosa. La sua gelosia. E il senso di colpa. L’aveva fatta stare male, eppure non riusciva a soffocare quel desiderio impellente di lei che lo faceva ingelosire di chiunque.

«I tuoi occhi…», gli mormora, guardandolo come se volesse scavargli dentro. Quando diceva così significava che i suoi occhi erano diventati di quel verde torbido che nascondevano qualcosa. Lei lo diceva sempre. Lo conosceva bene…

«Misaki, io…» dove recupera la voce? Come ha il coraggio di confessarglielo? «Mi dispiace di averti fatto soffrire, di averti fatto pensare che dubito della tua fedeltà. No Ayuzawa, no. Non è questo, è che io ti amo.» La guarda, sa che lei non capisce. Deve spiegarglielo, ma la sua voce si riduce ad un sussurro.

«Tu sei diversa dalle altre, Ayuzawa. Io sono follemente innamorato di te, mi provochi delle emozioni… mai provate. Per questo non voglio perderti. Non ce la faccio, il solo pensiero mi dilania il cuore. È questo: io ti amo, e ho paura che qualcun altro ti porti via da me. Sono geloso, cazzo, lo sono. Perché io ti voglio mia, ti voglio solo mia, tu e i tuoi occhi dove annego ogni volta, tu e il tuo corpo a cui agogno ogni momento della mia giornata, tu e quelle tue labbra…»

Non fa in tempo a finire la frase. Quelle labbra di cui parlava adesso cercavano le sue, adesso erano posate sulle sue. Cosa stava dicendo un istante prima? Gli sembrava che tutti i suoi pensieri sparissero e si aggrovigliavano al tempo stesso sotto il sapore di quelle labbra.

Un bacio dolce, casto e sincero come la mano che Misaki ha poggiato sulla sua guancia. Usui posa la mano su quella di lei. Resta così… Voglio stare con te…

Ma lei si stacca. Rimane ad un soffio da lui. «Usui…» poco più di un soffio, ma Usui lo sente fino nel profondo della sua anima, «nessuno può essere come te. Nessuno. Amore mio, sei tu quello che mi provoca uno zoo nello stomaco e una strana forma di tachicardia. Nessuno potrà mai farmi sua come fai tu. Io sono solo tua, e tu lo sai. Ti amo, non riesco ad immaginarmi con qualcuno che non sia tu.» Sorride, di un sorriso enorme che la faceva splendere più della luna di quella sera, facendo rimanere Usui con gli occhi sbarrati. «Idiota.»

Idiota, gli dice. Sì che lo è. Ora lo sa: Misaki è solo sua. Sorride anche lui, riappacificato un po’ nell’animo da quella gelosia che prima piantava gli artigli su di lui. «Io.. potrei diventare ancora geloso…» lo dice quasi con paura, ma sente che adesso può dirle tutto. Tutto.
«Sai, io stavo venendo da te. Ti ho trovato sotto a questo albero, ma stavo venendo da te. Perché io non posso stare senza di te, sei troppo importante. E shhh» gli posa lievemente un dito sulle labbra, «adesso che so che sei geloso per il troppo desiderio di me, mi piace. Mi piace troppo. Mi fa impazzire, perché sei tu che fai impazzire. Persino nelle tue insicurezze, come questa, sai essere perfetto. Io sono sempre qui, con te e per te, dimmi sempre quando diventi geloso. Ho molte volte da ripeterti quanto sei idiota.» Scherza, e ride. E Usui si sente in paradiso.

Basta, non resisto.

La prende per i fianchi, facendole scivolare via il dito che prima era posato sulle sue labbra. Ora su queste ultime c’è solo il sapore di Misaki, e ancora di quelle labbra. Adesso il bacio non è più casto, perché è quello di Usui.

Guarda come mi vuole…, pensa Misaki, mentre Usui cercava la sua lingua avidamente.

E lei si concede, apre le sue labbra scontrandosi con quelle aperte di Usui, in un bacio infuocato che la porta ad affondare le mani nei suoi capelli. La sua lingua non aspettava altro che lei, e questo la induce a volere sempre di più.

E sentiva Usui, il suo disperato bisogno di lei. Se solo avesse saputo quanto lei avesse sempre avuto bisogno della sua presenza… Improvvisamente capì cosa voleva dire Usui prima.

“Tu, e quelle tue labbra…”: adesso lo sapeva. Glielo faceva sentire, sentiva come le voleva. Forse non ha mai saputo resistere alle sue labbra. Le sue labbra lo riempivano di desiderio, ogni volta che le guardava sapeva come voleva baciarle.

Questo gli stava dicendo Usui. Le stava trasmettendo tutto quello che non è riuscito a dire poco tempo prima.

Nella notte, continuavano a baciarsi desiderosi l’uno dell’altra. Non sentivano nemmeno più il freddo, dai corpi così stretti che la sciarpa lambiva entrambi.

Usui la voleva sua, e lei si sentiva sua. Ma quanto voleva averlo in suo possesso…

«Ti voglio, Usui. Sii mio, ti voglio sotto il mio possesso.» ansima, dal desiderio.

«Sono sempre stato tuo, piccola.» lo sussurra con una voce così bassa e roca che Misaki dischiude le labbra ansiosa di altri baci. Dei suoi tocchi, del suo amore.

«A-amore.. ti amo così tanto…» nemmeno si rende conto di averlo detto, sono parole che detta il suo cuore. Quella voce abbatteva tutti i suoi muri, e quando lui disse a sua volta che la amava…

Sentì il suo cuore distrutto dall’amore, da Usui, dai suoi occhi, dalle sue labbra. Dio…

Alla luce di quella luna, si baciarono ancora scrivendo con la lingua tutto ciò che non si può dire con le parole. Erano innamorati, e a ogni bacio lo sentivano più dentro.
Appartenevano l’uno all’altra.
 
 
 
Spazio autrice.
Ma ciao! :3

Sono qui dopo un tempo infinito di assenza, tanto che le mie storie precedenti non esistono più. Sono ripartita con questa one shot di Usui e Misaki, trattando di un argomento che mi riguarda da mooolto vicino: la gelosia.

Forse per questo, sento di aver scritto una storia bella. Non vedo l’ora di leggere le vostre recensioni, ogni consiglio è ben accetto.

Fatevi sentire, io sono qui per ascoltarvi. <3
 

A presto,
InsideWars.
  
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