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Autore: BabyLolita    12/07/2015    1 recensioni
Prima One Shot che scrivo usando Dakota come personaggio maschile =) visto che l'ho sempre snobbato a priori, ho deciso di scrivere qualcosa su di lui questa volta xD Buona lettura =D
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dake (Dakota), Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando spensi la sveglia erano le 6 del mattino. Mi alzai di getto, avevo programmato la giornata nei minimi dettagli. Quello doveva essere il giorno della mia ribalta, il giorno in cui gli avrei confessato i miei sentimenti.
Scesi in cucina ed iniziai a preparare il pranzo al sacco che mi sarei portata in spiaggia. Cucinai tutte le sue pietanze preferite. Volevo fargli buona impressione, volevo dimostrargli che anche io potevo essere guardata in quel modo. Quando finii di preparare tutto erano le 9:30. Giusto in tempo, pensai. Tornai in stanza iniziando a vestirmi. Raccolsi i capelli biondi in una coda di cavallo, indossai i miei shorts azzurri ed una maglietta bianca con la scritta “hope”. Impilai accuratamente i piatti nel cestino da picnic e mi infilai le infradito uscendo di casa, ero pronta per la spiaggia.
Quando arrivai il posto era già pieno di gente. Le regionali di surf stavano iniziando ed io non potevo perdermele. Cercai Dakota con lo sguardo ma non riuscii a trovarlo. Decisi che per prima cosa dovevo accaparrarmi un posto per lo meno decente, un posto dove avrei potuto osservarlo costantemente. Attraversai la spiaggia giungendo ad una collinetta di sabbia lì vicino. Sapevo che sarebbe stata vuota. Presi l’asciugamano e lo stesi a terra, occupandomi di sistemare il cestino al riparo dal sole. Quando fu tutto pronto tornai in mezzo alla folla. Volevo trovarlo. Volevo vederlo. Volevo che sapesse che ero lì per lui anche se, secondo me, già lo sapeva. Passarono diversi minuti prima di vedere una folla inferocita di ragazze attorno a uno dei candidati del torneo. Non avevo dubbi: chioma bionda, sorriso smagliante e tavola da surf tra le mani. Era lui, era il mi Dakota. Feci uno scatto giungendogli proprio davanti:
-   Ciao Jen! – mi salutò raggiante come sempre.
-   Ciao Dake! Allora? Pronto per oggi? –
-   Ehi piccola, ti sembrano domande da fare? Io sono nato pronto! –
“Piccola”, il mio cuore perse un colpo, forse anche due per via dell’occhiolino che mi fece subito dopo la sua frase conclusiva. L’osservai allontanare mentre il sangue mi pulsava velocemente nelle vene.
La gara iniziò e, mentre osservavo il mio primo amore cavalcare le onde con maestria, mi persi nei ricordi del nostro primo incontro: avevo sei anni e per la prima volta i miei genitori mi avevano portata al mare. Non so per quale ragione, magari per la sua immensa vastità, ma il mare mi spaventava. Mi spaventava a morte. Restavo attaccata alla gamba di mio padre temendo che, se solo mi fossi avvicinata, l’acqua mi avrebbe inghiottita. Iniziai a piangere, implorandoli di portarmi via. Fu in quel momento che conobbi Dakota. Ricordo perfettamente come mi picchiettò la spalla con il dito chiedendomi perché stessi piangendo:
-   H-ho paura! Ho paura che l’acqua mi mangi! – dissi tra un singhiozzo e l’altro.
-   Ma non devi avere paura! L’acqua non è lì per mangiarti anzi! Se la tratti bene, lei potrebbe anche ringraziarti con un bel massaggio! –
-   Un massaggio? –
-   Si, un massaggio! –
-   Dici sul serio? –
-   Certo che si! Sono serissimo! Vieni, ti faccio vedere! –
Concluse poi, allungando la mano verso di me. Mandai un’occhiata a mio padre e lo vidi parlare con i genitori di quel bambino. Gli tirai il costume per attirare la sua attenzione e lui mi fece cenno di sì con la testa. Rivolsi nuovamente il mio sguardo verso quel ragazzo strano e afferrai la sua mano. Ci misi un po’ prima di prendere confidenza con l’acqua, ma ne valse la pena.
Da quel giorno imparai ad amare l’acqua e, insieme a lei, iniziai anche ad amare Dakota. Passammo tutta la nostra infanzia insieme, da quel giorno fummo inseparabili. Oggi abbiamo diciott’anni, e siamo ancora uniti come un tempo o forse un po’ di più, almeno da parte mia.
Ciò di cui mi sono resa conto in questi anni è che Dakota ha tanto successo tra le donne, fin troppo dal mio punto di vista. Ricordo che la prima volta che soffrii per causa sua fu il giorno del mio quattordicesimo compleanno. Lo vidi baciare quella che, al tempo, era la mia migliore amica. Quella fu una delle ferite più profonde che il mio cuore dovette subire, ma non fu l’unica. Ogni prima esperienza che aveva veniva a raccontarmela, esponendomela come un trofeo scintillante, mentre piano piano il mio cuore si sbriciolava.
Non so quante ragazze, nel giro della sua adolescenza, siano passate fra le sue grinfie. Quello che so è che io non sono tra quelle. Quello che so, è che io voglio essere l’ultima.
Il torneo non durò molto per via dei pochi candidati, quindi verso le 14 si concluse tutto, premiazione compresa. Inutile dire che Dakota vinse su tutta la linea. Dopo aver salutato tutte le sue fans mi raggiunse iniziando a scodinzolare come un pazzo non appena tirai fuori il cestino del pranzo.
Mentre mangiavamo parlavamo del più e del meno. Ero felice, ma anche agitata perché sapevo che di lì a poco gli avrei confessato i miei sentimenti. Quando gli chiesi di venire con me alla festa sulla spiaggia lui accettò volentieri e la cosa, almeno in parte, placò la mia agitazione. Ci salutammo verso le 16 ed io tornai a casa per cambiarmi. Stava andando tutto secondo i piani, ora restava solo la mia dichiarazione.
Quando lo raggiunsi erano circa le otto di sera. Dakota era seduto al bancone del bar che flirtava con la cameriera. La cosa mi snervò non poco, ma ci passai sopra per quanto possibile. Quando mi vide mi salutò con un bacio sulla guancia ed io arrossii immediatamente. Mi lasciai offrire un drink leggermente alcolico, sapevo di aver bisogno di una spinta in più quella sera. Quando partì la musica le cose iniziarono ad andare per il verso sbagliato. Tutte le ammiratrici del mio Dakora lo circondarono, impedendomi di avvicinarmi. Quando scoccò la mezzanotte avevo perso le sue tracce da almeno un paio d’ore e avevo bevuto parecchi drink. Ero triste, abbattuta e anche un po’ ubriaca. Decisi di allontanarmi e restare un po’ da sola. Avevo iniziato ad avere un mal di testa atroce, e la musica ad alto volume non aiutava di certo. Quando la musica divenne solo più un ronzio fastidioso mi sedetti a terra. Era tutto buio accanto a me, la sabbia era fredda ed io iniziai a singhiozzare. Non so in quale preciso momento le lacrime iniziarono a scendere, ricordo solo di averle sentite inumidire le mie guance di punto in bianco.
Piansi rumorosamente. Nessuno avrebbe sentito e, in caso qualcuno l’avesse fatto, non gli sarebbe comunque importato. Quando il bagliore di una luce mi raggiunse capii subito che era lui. Dakota si sedette accanto a me e mi cinse le spalle con un braccio:
-   Non ti ho più vista e sono venuto a cercarti –
-   Già, io invece ti ho perso di vista parecchie ore fa e ho deciso di andarmene. –
-   Non ti divertivi? –
-   No Dake, non mi divertivo. È stato divertente quando eri accanto a me, ma da quando quello stormo di oche ti ha rapito ho smesso di provare interesse per questa serata –
-   Tagliente come sempre Jen, ma attenta con le parole, sembra quasi che l’unico tuo interesse in questa serata sia io –
-   Tu invece se idiota come sempre. E anche se fosse Dake? Se tu fossi davvero l’unico mio interesse come la metteresti? – dio…forse ho alzato troppo il gomito.
-   Che stai dicendo Jen? –
-   Che stai dicendo Jen? Ahah, davvero me lo stai chiedendo Dake? Daaaavvero? Possibile che, con tutte le ragazze che ti ronzano attorno, non ti sei mai accorto di quello che io provo per te? Eppure di solito lo capisci subito quando qualcuno è interessata a te! E invece di me, che ti sbavo dietro da tipo un’eternità, nemmeno ti rendi conto! Perché Dake eh? PERCHE’? –
-   Tu…io….cioè…io ti piaccio? –
-   Wow! Come siamo astuti! Vuoi aggiungere ai trofei di surf che già hai quello di “uomo più astuto dell’anno”? -
-   Jen… non me lo avevi mai detto –
-   E come potevo?! Sei sempre circondato da ragazze più alte, belle e magre di me! Cosa pensi che mi senta, quando ogni volta che cerco di avvicinarmi la mia autostima viene fatta a pezzi da quelle sgualdrine strafighe?! –
-   Jen io… mi dispiace. Mi dispiace non essermene mai accorto… -
-   …ma? –
-   Ma… io non provo lo stesso per te Jen. Tu per me sei importante, sei più importante di tutte quelle oche che vengono con me solo per scoparsi un campione di surf, e non voglio farti scendere al loro livello! –
-   E se io lo volessi? –
-   No Jen, tu non lo vuoi –
-   Certo che lo voglio! –
-   Jen, è l’alcol che ti fa parlare –
-   E tu invece?! Dici che sono importante, e non come loro. Allora se io, nella tua scala sociale, sono ad un livello più alto di quelle, perché con quelle ci vai a letto e a me nemmeno mi sfiori?! –
-   Jen… smettila, per favore –
-   Baciami –
-   Che? –
-   Baciami Dake, per favore, così magari cambierai idea –
-   Jen io so bene quello che provo per te… -
-   Dake. Ti prego. –
Lo osservai sbuffare. La sua sagoma era leggermente sfocata, ma ero cosciente di tutto ciò che stava succedendo. Quando le sue labbra si posarono sulle mie sentii il mio cuore immobilizzarsi per l’emozione, esattamente come il mio respiro. Non era così che doveva finire. Avevo programmato un discorso stupendo che era andato bellamente a quel paese. Sapevo che non stavo andando incontro all’happy ending che mi ero immaginata, ma una parte di me ancora ci sperava.
Quando le nostre labbra si separarono ripresi a respirare ma, quello che sentii dopo, fu la più dolorosa delle sue affermazioni:
-   Vedi Jen? Io non provo per te quello che tu provi per me. Non ho provato nulla baciandoti. Mi dispiace –Mi morsi il labbro, troppo triste per rispondere, e troppo in imbarazzo per qualsiasi altra cosa. Scattai in piedi e corsi via, lontano, il più lontano possibile da lui.
Mi aveva dato un importanza che non avevo. Mi ero data un importanza che non era mai esistita.
Game over Jen, game over.
   
 
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