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Autore: telesette    13/07/2015    4 recensioni
Senza perdere troppo tempo, Geralt smontò di sella e diede una pacca amichevole a Rutilia che andò a brucare nelle vicinanze. Entrando nella capanna, il Witcher era sicuro di trovarsi davanti una mite vecchietta raggrinzita con una logora veste stinta lunga fino ai piedi e un cappuccio calato sugli occhi nel tentativo di nascondere il bianco dei capelli e i segni evidenti dell'età.
Invece, come ebbe oltrepassato la soglia, Geralt sgranò gli occhi dallo stupore.
Tomira l'erborista, ad occhio e croce, non poteva avere più di trent'anni. Geralt rimase immobile a fissare la donna, attraverso la stoffa aderente color porpora dei suoi pantaloni che disegnavano perfettamente un paio di glutei soffici ed armoniosi, per poi risalire lentamente sui suoi fianchi e sul girovita esile e ben proporzionato...
Genere: Erotico, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Geralt, vecchio mio, stai perdendo colpi...

Che dire?
The Witcher 3 si è presentato come un capitolo fighissimo, tanto me ne hanno parlato bene su Facebook e dintorni, e così ho curiosato attraverso i gameplay per farmi un'idea più precisa. Ho cominciato ad interessarmi della saga videoludica di Geralt di Rivia a partire dal secondo capitolo della serie, che ho acquistato recentemente su Steam per godermelo meglio quest'estate, e devo dire che anche la nuova avventura del nostro Witcher non mi ha deluso per niente. Geralt combattuto tra Yennefer e Triss - una scelta mica da ridere! - e così tante missioni che non c'è proprio tempo per annoiarsi.
Oddìo!
Non c'è tempo per annoiarsi, in tutti i sensi.
Cioé, ditemi voi, quale maschio in perenne tempesta ormonale come il nostro Geralt si annoierebbe dinanzi al panorama offerto dalla procace erborista di Bianco Frutteto?
Appena cominciata l'avventura, dovendo cercare lo spincervino per tendere una trappola ad un grifone reale, Geralt si mette alla ricerca dell'erborista temeriana per procurarsi quello che gli occorre. Tutti, al suo posto, si aspetterebbero la solita vecchia rugosa e raggrinzita e invece...
Boia d'un programmatore!
Appena entrato nella capanna, Geralt fa la conoscenza di Tomira l'erborista... o meglio del "fondoschiena" di Tomira l'erborista, per giunta costei è perfettamente china a 90° sul tavolo, intenta a preparare i suoi intrugli.
Roba da infarto!
Conoscendo Geralt, tutti si aspetterebbero il solito mandrillo che ci prova con tutte. Invece, stranamente, sembra che non sia prevista alcuna scena erotica con la bella Tomira.
Chissà perché?
Forse che Geralt ha la testa tutta per Yennefer in quel momento, forse che è troppo di fretta anche per una sveltina, oppure che l'erborista ha irrorato la propria casa di inalazioni che inibiscono i desideri sessuali dei visitatori...
Mah?
Fatto sta che, per non smentire la fama di "grande amatore" cui Geralt va fiero, ho deciso di buttare giù una piccola variante del gameplay originale.
Saluto Manxrit, GeraltDiFica e Rutilia699, che mi hanno chiesto appunto se avevo intenzione di scrivere su questo gioco, sperando che la storia sia di loro gradimento.
Buona Lettura!

DADO

A erborista chinata non si guarda in bocca, molto meglio il c...
immagini tratte da internet

Seguendo le indicazioni del capitano nilfgaardiano, una volta lasciato l'avamposto dei soldati, Geralt cavalcò fino al crocevia e ripercorse la strada fino a scorgere una accogliente capanna rettangolare circondata da aiuole e da folti cespugli. Geralt capì subito che doveva trattarsi della dimora dell'erborista, poiché tuttattorno vi erano delle piccole colture di piante che nulla avevano di ornamentale. Solo una persona esperta nell'uso delle erbe poteva tenere accuratamente separate quelle tossiche da quelle medicinali, alcune anche piuttosto rare da trovare nei pressi di Temeria.
Senza perdere troppo tempo, Geralt smontò di sella e diede una pacca amichevole a Rutilia che andò a brucare nelle vicinanze. Entrando nella capanna, il Witcher era sicuro di trovarsi davanti una mite vecchietta raggrinzita con una logora veste stinta lunga fino ai piedi e un cappuccio calato sugli occhi nel tentativo di nascondere il bianco dei capelli e i segni evidenti dell'età.
Invece, come ebbe oltrepassato la soglia, Geralt sgranò gli occhi dallo stupore.

- Forse... Forse giungo in un brutto momento? - domandò il Witcher, lo sguardo incollato sul fondoschiena formoso di una bella ed affascinante giovane donna china sul tavolo ed intenta alla preparazione metodica di una qualche pozione.

Tomira l'erborista, ad occhio e croce, non poteva avere più di trent'anni. Geralt rimase immobile a fissare la donna, attraverso la stoffa aderente color porpora dei suoi pantaloni che disegnavano perfettamente un paio di glutei soffici ed armoniosi, per poi risalire lentamente sui suoi fianchi e sul girovita esile e ben proporzionato.
L'erborista era talmente concentrata che neppure si avvide troppo della sua presenza, pur sentendo chiaramente gli occhi di un maschio che la fissavano insistentemente. Geralt tossì piano, curioso di guardarla in volto, ma lei si limitò semplicemente a chiedergli di passarle un rametto di bidens. E prima ancora che avesse da descrivere la pianta in questione, immaginando che l'ospite non sapesse neppure che aspetto avesse, si ritrovò tra le dita i fiori rossi del bidens dalla mano gentile di Geralt.

- Bene, bene - esclamò lei, sollevando il capo sorridente. - Un uomo esperto di erbe...

Geralt si limitò a conversare tranquillo, pur non potendo fare a meno di ammirare la straordinaria lucentezza negli occhi color nocciola dell'erborista. Costei era davvero bellissima, con dei lineamenti tanto delicati e sottili da creare un lieve contrasto con l'espressione intensa e sofferente del suo sguardo. Si capiva subito che era una donna esperta del mondo e delle cose, e che doveva aver visto tante brutture nella sua esistenza, pur senza perdere quel tocco di sagacia che era solita mettere nel tono greve della voce.
Al momento la donna era impegnata nella preparazione di un derivato onirico, onde alleviare le sofferenze di una giovane sfortunata che giaceva accanto a lei su un letto, così da indurle immagini e sogni piacevoli nel poco tempo che ancora le restava da vivere. La fanciulla era stata ferita dallo stesso grifone che Geralt stava cercando e, come Tomira ebbe modo di spiegargli, ciò era successo perché si era appartata col fidanzato nel bosco senza curarsi dei pericoli.
Il Witcher scosse piano la testa.
Era incredibile come, persino nell'ingenuità e nella passione, due giovani potessero mostrarsi così poco assennati da rischiare la vita solo per condividere assieme alcuni momenti di intimità.

- I giovani ascoltano solo la voce della passione e quella del proprio cuore - osservò Tomira amaramente. - Mi spiace solo che questa povera ragazza abbia dovuto pagare la propria sventatezza così a caro prezzo!

Subito l'erborista tornò ad occuparsi del suo intruglio. Di nuovo Geralt non perse occasione di incollare lo sguardo su di lei e le sue grazie. Il suo sedere era veramente qualcosa di spettacolare, tanto da far venire voglia di affondarci completamente la faccia, per non parlare del resto...
Geralt immaginò perfettamente la linea morbida dei suoi seni, pure attraverso la stoffa ruvida e sformata della camicia, ancora più accentuata dal corpetto attillato in cuoio che rendeva i suoi fianchi ancora più appetibili. La scura massa corvina dei suoi capelli gli ricordava un po' quelli di Yennefer, lunghi e ondulati, ed erano certo poche le donne nei dintorni in possesso di altrettanta bellezza e prosperità.
Tomira fece finta di niente per alcuni istanti ma, poiché non era certo l'arredamento della sua capanna che il Witcher pareva guardare con tanto interesse, alla fine si disse scocciata ed infastidita.

- Potresti fare anche altro, invece che stare lì a fissarmi - mormorò guardando l'altro con evidente aria di rimprovero.

Geralt rifletté.
In fondo era accertato che il grifone aveva scelto la zona come terreno di caccia, così non se ne sarebbe di certo andato da nessuna altra parte, e mostrandosi gentile con Tomira forse quest'ultima lo avrebbe aiutato con maggior disponibilità.

- Non so, forse potrei aiutarla ma non ne sono del tutto sicuro...

Tomira strinse gli occhi, guardandolo seriamente.
Geralt provò a spiegarle che gli era già capitato in passato di curarsi da ferite, anche molto più gravi di quella che il grifone aveva causato alla giovane moribonda, e che conosceva il modo di preparare la stessa pozione che aveva usato in molte occasioni.

- C'è un problema però - sottolineò, ricambiando lo sguardo di Tomira con uno di sincera preoccupazione. - Le pozioni dei Witcher non sono fatte per gli umani, come certo saprai anche tu; è già molto indebolita e, se le sue condizioni dovessero aumentare l'intolleranza al filtro, le sue urla di morte si sentirebbero da tutto il villaggio!

Tomira guardò prima Geralt, poi la fanciulla agonizzante stesa sul letto, e poi di nuovo Geralt.
In quelle condizioni, con o senza le pozioni di entrambi, non avrebbe comunque superato la notte. Potevano aspettare che morisse, cercare di alleviarle il trapasso nel modo meno doloroso possibile, oppure aggrapparsi ad una piccolissima possibilità di salvarla a prezzo di dolori indicìbili...

- Fa quello che ritieni giusto, Witcher - tagliò corto Tomira semplicemente. - Se ti serve qualcosa, il mio erbario è a tua disposizione!

Geralt annuì.
Mentre rimescolava il composto, senza convinzione alcuna per ciò che stava facendo, di tanto in tanto chiedeva a Tomira alcuni altri ingredienti necessari. Certo non poteva dire se la ragazza ce l'avrebbe fatta, forse anzi le stava addirittura preparando la lapide proprio nel tentativo di somministrarle quel fetido intruglio ribollente, ma anche la stessa erborista aveva gettato la spugna dinanzi a quella spaventosa lacerazione sull'addome. Quando Geralt ebbe finito di mescolare il tutto, sollevò il distillato alla luce incerta della capanna. La pozione aveva un colorito pallido, quasi adamantino, con sfumature e riflessi cangianti tra il blu e l'oro di miniera.

- E' pronta - sussurrò a Tomira. - Fagliela bere adagio, in modo che la reazione sia contenuta, e non spaventarti se la vedrai conficcare le unghie nel materasso non appena glielo verserai nella bocca!
- E' veramente così terribile?
- L'azione curativa volge a ricombinare le cellule e i tessuti del corpo, andando bruscamente a scombussolare gli organi interni più in fretta di quanto il metabolismo umano sia disposto a tollerare - spiegò Geralt atono.
- Hai già avuto modo di usarla su un essere umano?

Il Witcher esitò un attimo.

- Solo una volta - rispose. - Avevo appena fatto bere un quarto della pozione ad un temeriano, un balestriere sui quarant'anni grosso come un armadio a due ante, e a stento ero in grado di trattenergli le mani con cui cercava di strapparsi il ventre per mettere fine al dolore che lo stava facendo uscire di senno!
- E' disumano...
- Già - ammise Geralt. - Per riportare la pace tra gli altri uomini del reggimento, terrorizzati dalle urla e dal tono disperato con cui il soldato invocava la morte piuttosto che quel dolore infernale, il capitano pose fine alle sue sofferenze... decapitandolo sul giaciglio!

Tomira era rimasta ferma, con la fiaschetta della pozione all'altezza delle labbra della fanciulla, tremando all'idea di cosa sarebbe potuto succedere.

- Non sei obbligata a dargliela - le ricordò dunque il Witcher. - Puoi sempre ricorrere al tuo infuso dell'oblìo, sarebbe la soluzione migliore!
- Ho già visto morire troppe persone, Witcher, troppe - replicò Tomira con amarezza. - La mia impotenza, unita al rimpianto di non averle potute salvare, è il rimorso che mi porto dentro ogni giorno!
- Capisco!
- In guerra, la vita umana conta meno di quella di una zanzara: le persone nuoiono continuamente, stroncate da colpi di spada o dalle malattie oppure da ferite come questa; i figli restano orfani, le madri restano vedove o piangono ciò che resta di coloro che un tempo erano carne della loro carne...

Tacque.
Evidentemente, mentre parlava, doveva esserle riaffiorato un ricordo particolarmente doloroso. Geralt intravide una lacrima scorrere lungo la guancia della donna, prima che lei si affrettasse a sfregarla via con il dorso della mano, e non disse più nulla. Tomira si sedette a fianco della fanciulla e, tenendole la testa reclinata all'indietro, seguì scrupolosamente le raccomandazioni del Witcher e prese a somministrarle la pozione una goccia per volta.
La reazione fu anche più violenta di come entrambi si immaginavano.
Non appena il liquido toccò la lingua della ragazza, questa spalancò gli occhi e le sue labbra si contrassero in una smorfia orribile. La mandibola ricadde in avanti, come se si volesse staccare, e nonostante la ferita ancora aperta il corpo fu scosso in preda a convulsioni tali che Tomira non sapeva proprio come fare a somministrarle una seconda goccia. Subito Geralt si fece avanti, trattenendo la giovane per quanto possibile, per consentire a Tomira di procedere col trattamento. Altre due gocce scesero nella gola della fanciulla, le cui ossa scricchiolavano nel vano tentativo di liberarsi dalla forza con cui il Witcher la tratteneva per i polsi, ma Tomira dovette assicurarle due solidi legacci intorno alle caviglie per impedirle di scalciare. Alla quarta goccia, il dolore fu tale che l'urlo agonizzante della giovane riecheggiò nell'aria come lo strillo di un'aquila ferita a morte.
Tanta era la sua sofferenza che, guardando Geralt con aria interrogativa, Tomira pareva chiedersi se fosse giusto o meno continuare.
Geralt scosse piano la testa.

- A questo punto, è inutile - mormorò. - Una quinta goccia la ucciderebbe certamente, dobbiamo aspettare... e sperare che passi la notte!

Tomira annuì.
Ormai, tutto quel che si poteva fare era stato fatto. La vita della giovane risiedeva ora in quelle quattro gocce di filtro, sperando di ottenere l'effetto desiderato, e la violenta reazione collaterale andava scemando poco a poco. Geralt si appoggiò con la schiena ad una parete, nell'angolo meno illuminato della capanna, cercando comodamente dove potersi chiudere in meditazione per la notte. Tomira rimase accanto alla fanciulla, bagnandole di tanto in tanto la fronte con acqua fresca, giacché il processo accelerato di guarigione aveva alzato notevolmente la temperatura corporea portandola alla febbre. Le urla lancinanti cessarono abbastanza presto, grazie anche al fatto che non aveva quasi più fiato nei polmoni persino per respirare, e l'incessante tremolìo del suo corpo era l'unico segno di vita.
Per un attimo Geralt sentì Tomira mormorare qualcosa all'orecchio della fanciulla, poche parole di conforto in realtà, e fu colpito dall'atteggiamento quasi materno che la donna mostrava nei suoi confronti. Tomira non si comportava come una semplice erborista, il suo passato doveva nascondere ben altro, e certo questo non faceva altro che accrescere il mistero di come una bella donna come lei avesse scelto di rintanarsi in un paesino sperduto e remoto come quello.
Non ci voleva molto a capire quanto lei dovesse odiare Nilfgaard e i suoi abitanti, glielo si leggeva chiaramente nello sguardo, e Geralt poteva facilmente supporre che, dietro alla scelta dell'erborista, doveva esserci un qualche triste episodio di sangue legato ai suoi familiari... o a una persona per lei molto importante.
Passarono le ore.
Geralt scivolò nel suo stato rigenerante di meditazione, pur tenendo attivi in parte i suoi sensi per poter cogliere ogni eventuale interferenza esterna, ma la notte scorse via abbastanza tranquilla.
Tomira rivolse mute preghiere a tutte le divinità che conosceva, pregando affinché guardassero con benevolenza alla debole scintilla di vita che ancora animava la giovane, e così rimase finché i primi raggi del mattino seguente filtrarono attraverso il tetto della capanna. L'erborista sollevò appena il tampone di lino premuto contro lo squarcio, constatando con stupore e meraviglia assieme come i tessuti si stessero miracolosamente rimarginando, e anche il volto della fanciulla stava iniziando a riprendere il suo colorito naturale.

- Grazie al cielo, presto starà di nuovo bene - sospirò Tomira, alzandosi e stiracchiando le braccia e la schiena dalla lunga notte trascorsa in bianco. - E' un miracolo, Witcher, non so davvero come ringraziarti...
- Non c'è bisogno - la interruppe Geralt. - Ero venuto qui solo per chiederti dove posso trovare dello spincervino, non ho bisogno di altro!

Tomira strinse gli occhi.

- E' per il grifone, vero? - domandò. - Intendi usare l'odore di quella pianta per attirarlo?
- Sì, infatti - rispose Geralt. - Il capitano dei nilfgaardiani ha delle informazioni che mi servono e, se voglio ottenerle, la testa del grifone mi è indispensabile!

Tomira gli spiegò che il luogo più vicino ove poter raccogliere quella fetida pianta acquatica si trovava nei fondali del fiume, a circa qualche minuto di cavallo dal paese, ma che tutti si guardavano bene dal tirarla fuori dall'acqua per via del suo insopportabile tanfo di carcassa, piscio e fiori morti.

- Esattamente quello che mi ci vuole, per attirare in trappola quella bestiaccia!
- Capisco, immagino tu sappia quello che devi fare, Witcher... Posso almeno offrirti qualcosa per il tuo viaggio? Non vorrei sembrarti un'ingrata, non dopo quello che hai fatto per questa povera ragazza!

Geralt sorrise.

- Sei molto gentile, Tomira - esclamò. - E anche molto bella, se non ti offende sentirtelo dire!

Tomira incrociò le braccia sul petto, guardando Geralt con una smorfia beffarda dipinta sul volto.

- E come potrebbe mai offendermi un cavaliere tanto cortese da fissarmi il sedere senza neppure un po' di discrezione?

Geralt tacque imbarazzato. L'erborista non era affatto una stupida e, oltre che bella ed intelligente, sapeva essere sagace e tagliente quanto una lama. Dalla sua espressione si capiva che non era la prima volta che aveva a che fare con uomini molto più interessati al suo aspetto, piuttosto che alle sue erbe, e tuttavia non sembrava affatto il tipo da sottomettersi facilmente alla violenza possessiva di qualsiasi uomo.

- Non mi hai ancora detto il tuo nome - fece notare Tomira.
- Geralt di Rivia!
- Sei un uomo davvero insolito, Geralt, e non mi riferisco al fatto che tu sia un Witcher... Piuttosto sei il primo uomo che, dopo aver incollato gli occhi sul mio fondoschiena, sembra non avere intenzione di approfittarsi del fatto che sono una donna!
- Non sono quel tipo di persona - sottolineò il Witcher gelido.
- Se anche tu lo fossi, troverei comunque il modo di farti cambiare idea!

In quella, Geralt si avvide del sottile stiletto che Tomira teneva nascosto e pronto all'uso nell'ampia manica del vestito. Non ci voleva molto a capire quale sorte avessero incontrato i maniaci e i pervertiti che pure avevano osato pensare di metterle le mani addosso. Evidentemente non era il caso di tentare alcun tipo di approccio, nessuna bella donna valeva il rischio di una lama conficcata nelle budella, e Geralt aveva abbastanza conoscenza del mondo femminile per capire che Tomira non era affatto una fragile donna indifesa.

- Non sono qui per farti del male - puntualizzò Geralt. - Credo, anzi, che potremmo avere un'interessante conversazione...
- Magari la prossima volta - concluse lei, pure abbassando la guardia, non avvertendo nessuna minaccia provenire dagli occhi calmi e tranquilli del Witcher. - Se ti servono delle provviste, puoi prendere quello che ti serve; ho anche alcune bottiglie di quello buono, nel piccolo capanno sul retro!
- Ti ringrazio!

Tomira osservò Geralt uscire da casa sua, indicandogli con un cenno la porta del suo piccolo magazzino di fianco all'abitazione, augurandogli sommessamente di fare buon viaggio. Geralt ringraziò nuovamente e, dal momento che il suo tascapane era effettivamente quasi vuoto, pensò che non vi era motivo di rifiutare la generosità della donna. Aveva appena cominciato a scorrere con lo sguardo alcune invitanti forme di pane nero e una succulenta caciotta stagionata, senza dimenticare ovviamente le varie bottiglie di rosso tenute in un angolo nel punto più fresco, allorché una mano gli sfiorò leggermente la spalla.
L'erborista dietro di lui lo stava guardando con occhi lànguidi, per nulla turbata dalle cicatrici sul suo volto e anzi piacevolmente colpita dalla fierezza e dalla statura dell'affascinante Witcher, cosicché Geralt indovinò di averle fatto colpo.

- Per caso, stai cercando qualcuno? - domandò Tomira.
- Davvero un ottimo intuito - replicò l'altro.
- Non volevo impicciarmi - si scusò dunque lei. - Il fatto è che molti, in paese, raccontano di una donna che è stata accolta da Nilfgaard di recente... Dicono che sia una maga, una splendida maga dai capelli scuri come la notte, capace di seminare il panico e il vuoto tra le fila di un intero esercito!

Geralt drizzò le orecchie.
La descrizione pareva calzare a pennello per Yennefer, ammesso che si trattasse davvero di lei, ma forse l'erborista era in possesso di qualche altro dettaglio.

- Tu sai dove posso trovarla?
- Allora è così, sei in cerca della tua donna, esatto?
- Per favore - implorò Geralt. - E' da tanto che sto cercando di ritrovarla, se sai qualcosa, ti prego di dirmelo!
- Mi spiace, non so niente di più - ribatté Tomira sinceramente costernata. - Ho solo sentito qualche voce giù al villaggio, gente che raccontava di questa storia alla taverna, ma non ho davvero idea se tutto ciò sia vero o meno...
- D'accordo - sospirò Geralt rassegnato. - Non importa, grazie lo stesso!

Prima che il Witcher potesse uscire e richiamare con un fischio la sua fedele cavalla Rutilia, Tomira si chiuse la porta del capanno dietro le spalle e buttò entrambe le braccia al collo di Geralt per poterlo baciare sulla bocca.
Geralt sbarrò gli occhi. La sua barba era lunga di almeno tre settimane, ispida ed irsuta, pungente come gli aculei di un porcospino, pur tuttavia Tomira sembrava non farci caso. Dal momentto che il Witcher non sembrava affatto intenzionato e respingere le sue profferte amorose, i baci della donna si fecero via via sempre più audaci. Tomira si strinse addosso a Geralt, continuando a stuzzicarlo attraverso il fresco e morbido sapore delle sue labbra, allorché il Witcher la cinse piano per le spalle onde assicurarsi delle sue vere intenzioni.

- Tomira - mormorò. - Non c'è bisogno che tu faccia questo, io sono solo di passaggio...
- Appunto - fece lei, con una punta crescente di desiderio nella voce. - Potrei essere l'unica donna che incontrerai per chissà quanto tempo!
- Sei proprio sicura di volerlo?

Per tutta risposta, Tomira prese a slacciarsi frettolosamente il solido corpetto di cuoio agganciato in vita. Geralt intravide il solco armonioso del suo seno, attraverso l'ampio scollo aperto della camicia, e a quel punto non fu più capace di tirarsi indietro. In fin dei conti, visto che era lei a volerlo, poteva benissimo approfittare dell'occasione senza troppi scrupoli. Tomira era così bella e sensuale, così passionale da fargli girare la testa, e l'unica cosa cui il Witcher riusciva a pensare era toglierle i vestiti di dosso per poter baciare ed accarezzare ogni più piccolo centimetro del suo corpo.
Questa volta fu lui a baciarla, insinuando le mani sotto la camicia di lei, sentendo la pienezza dei suoi seni morbidi attraverso la stoffa e strappandole un piccolo gemito di piacere. Tomira inarcò la schiena all'indietro, lasciando al Witcher tutta l'iniziativa, e subito una robusta mano guantata prese a scorrerle lungo il fianco per posarsi saldamente sulla sua coscia tornita. Le spalle di lei contro la parete, quasi sollevandola completamente da terra, Geralt la spogliò completamente della camicia, baciandole i seni con avidità, e contemporaneamente fece del suo meglio per liberarsi delle protezioni di cuoio e delle maglie metalliche dell'armatura che ancora non aveva avuto il tempo di sfilarsi.
Tomira arrossì violentemente, un po' per la passione e un po' per la vergogna di trovarsi nuda tra le sue braccia, tuttavia lo supplicò di andare avanti. Come Geralt si liberò della parte superiore dell'armatura, rivelando il suo petto tonico e muscoloso pieno di cicatrici, Tomira si strinse al corpo del Witcher, senza repulsione alcuna per i grossi segni che ne solcavano la pelle, amandone la forza e la grande vitalità. Era da molto tempo che non provava più quel tipo di piacere, afflitta com'era dai tanti piccoli orrori personali del suo triste passato, ed ora le sembrava quasi di rinascere tra le braccia dell'uomo che le stava regalando quel momento così intenso e bellissimo. Geralt era caldo e focoso come un autentico stallone da monta, spinto da una carica erotica irrefrenabile, eppure non vi era alcuna traccia di aggressività né di violenza nel modo in cui stringeva a sé Tomira per condividere con lei passione e piacere in egual misura.
Sollevandole le braccia verso l'alto, carezzandola e rimodellandone al tatto il corpo perfetto, Geralt si accinse finalmente a sfilarle i rossi calzoni aderenti. Mentre glieli abbassava senza fretta, scendendo a baciare ogni sua più piccola intimità dall'ombelico in giù, Tomira respirò ancora più animosamente e socchiuse gli occhi quasi fosse già sul punto di venire. Geralt aveva appena scoperto l'accesso al gioiello più profumato e nascosto del suo corpo, respirando beatamente l'aroma delizioso con il quale la femmina pareva richiamare a gran voce il suo sesso, e stavolta era pronto ad amarla completamente.

- Sei bella - sussurrò Geralt, non riuscendo a smettere di ammirarla. - Sei meravigliosa!
- Anche tu, Geralt... Anche tu!

Il primo movimento di Geralt fu così improvviso e repentino da toglierle il fiato. Tutta l'essenza di Tomira pareva essersi concentrata nel basso ventre e, muovendo istintivamente i propri fianchi e il bacino al ritmo col Witcher, ben presto tutto il resto aveva smesso di avere importanza. In quel momento, era solo una donna felice tra le braccia di un uomo altrettanto felice.
Un uomo che, oltre a desiderarla, aveva inteso renderla partecipe del proprio piacere anziché possederla per puro egoismo.
Questo aveva percepito Tomira, concedendosi a Geralt, indovinando quanto lui fosse appunto diverso dalla maggior parte dei villici e degli zotici senza alcuna morale né ritegno verso qualsivoglia donna. E Geralt aveva conosciuto tante donne, nella sua vita, amandole più o meno tutte allo stesso modo... tutte, certo, tranne una in particolare.
Tuttavia, al momento, c'era Tomira. Prima di proseguire per la sua strada, Geralt voleva assicurarsi che l'esperienza fosse per lei indimenticabile. Malgrado fosse provato dalle fatiche d'amore, facendo ancora sfoggio della sua incontenibile energia sessuale, il Witcher ricominciò a farsi strada nell'intimità di Tomira. Questa si sentì ancora una volta sollevata da terra, in piedi contro la porta chiusa del piccolo capanno, con le mani di Geralt che esploravano avidamente tutto il suo corpo per farla eccitare ancora di più. Entrambi raggiunsero il culmine nello stesso momento, con un piacere così intenso da lasciarli del tutto privi di forze sul pavimento, e subito dopo scoppiarono a ridere sommessamente, l'uno tra le braccia dell'altra e viceversa.

- E' stato magnifico - disse Tomira con un filo di voce. - Certo che la tua donna è davvero fortunata...

Geralt si chinò a baciarle la fronte, giocando serenamente con alcune ciocche ribelli che ricadevano ora sul volto arrossato e sereno della donna.

- Grazie Geralt - mormorò. - Sei il primo uomo che ho avuto modo di amare, dopo tanto tempo, e dubito che riuscirò ancora ad amare qualcuno come te!
- La felicità è un bene raro, Tomira - ammise il Witcher, schioccandole un ultimo lieve bacio sulla punta delle labbra. - Anch'io sono stato bene con te, davvero... Sei veramente una donna speciale!
- E tu le bugie non le sai proprio dire - scherzò lei, afferrando a tentoni la bianca camicia per avvolgersela attorno al seno.

Geralt sorrise con una smorfia.
Probabilmente, dopo quella volta, non l'avrebbe mai più reincontrata. Ciononostante, prima di andarsene, le augurò sinceramente ogni bene per il futuro. Entrambi si rivestirono e si salutarono dinanzi alla porta della capanna. Tomira dette a Geralt ancora un paio di indicazioni, su come arrivare al fiume passando per la via più breve, allorché Geralt la ringraziò di nuovo e si lanciò con Rutilia al galoppo attraverso il bosco.

FINE

   
 
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