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Autore: addict_with_a_pen    13/07/2015    2 recensioni
Su Pete bisogna fare un discorso a parte...
Siamo amici da sempre, giusto? Mi conosce da quando avevo diciassette anni ed ero un non-più-così-tanto-adolescente vestito come mio nonno e con la mia solita ciccia ed ha avuto il coraggio di innamorarsi di me... Come!? Mi manda in bestia lo sguardo trasognato che ha ogni volta che mi osserva durante un’intervista o un concerto e odio quando mi si avvicina da dietro, mi abbraccia, posa le labbra sul mio collo e poi mi sussurra “ti amo” all’orecchio.
Come osa amarmi? Io non posso essere amato, da uno come lui poi men che meno!
Non merito di essere amato...
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Patrick Stump, Peter Wentz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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*Piccola nota inutile*
Macciao! <3 Okay, posso spiegare! So che avevo detto “niente più Peterick!” ma non ce l’ho fatta, mi mancavano troppo e quindi ho scritto questo schifo (perchè credetemi, fa schifo) e ne sto scrivendo un’altra a capitoli... Li amo troppo, arriverò ad ottant’anni a sostenere ancora che loro due in realtà si amano ahahah.
Detto questo, fingete che Elisa e Meagan non esistano (mi spiace per loro) e... buona lettura!
(Siate clementi per lo schifo -.-)
*bacio* :*

 



A volte mi capitano giorni in cui guardarmi allo specchio e vedere solo difetti diventa il pensiero e l’attività principale, il mio chiodo fisso.
Non mi sono mai amato, nemmeno piaciuto o rispettato se è per questo, e come avrei potuto? Sono in una band in cui tutti sono più fighi di me e ricoperti di tatuaggi, in cui tutti hanno un corpo curato e in forma, mentre io sono Patrick, un marshmallow morbidoso con i fianchi troppo grandi e l’insicurezza fin dentro le ossa.
Sono dimagrito, certo, ora non ho più la pancia da Babbo Natale, ve lo concedo, ma mettere una maglietta un po’ più attillata e vedere la pancia quando ti guardi allo specchio è la delusione con la “D” maiuscola. Le mie braccia pallide e flaccide, le mie cosce enormi, e perfino quell’accenno di doppio mento mi fanno venire le lacrime agli occhi e fanno crescere l’odio che provo per me ed il mio corpo obrobrioso. Dio, sembro una quindicenne in piena crisi adolescenziale, non credete?
Il fatto è che non ce la faccio proprio a rimanere magro, il cibo mi piace e ammazzatemi se anche per voi non è così, e più di un anno con un fisico normale non sono riuscito a fare, è impossibile. Ritorno sempre un ammasso di ciccia e la cosa mi fa vomitare.
La pausa è pure avvenuta per colpa mia, un mio capriccio o più che altro un capriccio della mia salute che mi minacciava con la possibile diagnosi del diabete e, credetemi, riempirmi di punture sulle chiappe era l’ultima cosa che mi mancava.
Sono dimagrito in quegli anni, ricordo che in quel periodo mi guardavo allo specchio e sorridevo e ricordo con molta vergogna di essermi sussurrato “sei bellissimo...” una sera che mi ero messo lo smoking e mi ero “tirato a lucido”. Ora solo a pensare quelle parole mi viene da ridere, poichè Patrick Stump è tutto meno che bellissimo.
Ricordo anche il periodo subito dopo la pausa in cui le fan mi gridavano “sei bellissimo!” o “sei sexy!” dal pubblico e ricordo le farfalle che prendevano a volarmi vorticosamente nella pancia. Adesso nessuno me lo dice più, sono ritornata la solita pallina rotonda di tenerezza e tutto quello che ricevo sono abbracci e “ooowwww!” da parte di tutti.
Io voglio essere bello, non tenero.
Una volta mi è capitato di leggere una lettera di una nostra fan in cui diceva che ama Joe perchè ha un debole per i chitarristi, perchè adora i suoi capelli e i suoi occhi, perchè è ricoperto di tatuaggi e perchè è figo; ama Pete perchè è bellissimo, perchè adora il suo sorriso, perchè i suoi tatuaggi sono stupendi e perchè è sexy da far schifo; ama Andy perchè la batteria è lo strumento che ama di più in assoluto, perchè anche lui è pieno di tatuaggi, perchè adora chi ha i muscoli e si prende cura del suo corpo e perchè è figo tanto quanto Joe; infine ci sono io, e mi ama perchè sono dolce, tenero, un amore e perchè è felice che io sia tornato il “vero” Patrick Stump di una volta e non quello del periodo Save Rock And Roll e che quindi mi preferisce morbido.
Devo commentare?
In un periodo pensai pure che forse se mi fossi fatto un tatuaggio sarebbe cambiato qualcosa, ma quando mi presentai da un tatuatore e svenni non appena tirò fuori tutto l’occorrente, capii che io i tatuaggi avrei potuto ammirarli solo addosso a Pete e mai su di me.
Ecco... Su Pete bisogna fare un discorso a parte.
Siamo amici da sempre, giusto? Mi conosce da quando avevo diciassette anni ed ero un non-più-così-tanto-adolescente vestito come mio nonno e con la mia solita ciccia ed ha avuto il coraggio di innamorarsi di me... Come!? Mi manda in bestia lo sguardo trasognato che ha ogni volta che mi osserva durante un’intervista o un concerto e odio quando mi si avvicina da dietro, mi abbraccia, posa le labbra sul mio collo e poi mi sussurra “ti amo” all’orecchio.
Come osa amarmi? Io non posso essere amato, da uno come lui poi men che meno!
Lui è belissimo, Dio mio è assolutamente perfetto. Basso o meno che sia io penso che Pete sia l’essere umano migliore che esista e il più coraggioso per essersi innamorato di me...
“Patrick cazzo smettila di dire che ti odi, che sei grasso, che sei brutto perchè mi fai stare malissimo, okay!? Amati mio Dio... Come fai a non capire quanto bello tu sia?” Mi disse un giorno piangendo, per poi stringermi forte a sè e nascondere il viso nell’incavo tra la mia spalla e il mio collo, dove le lacrime cominciarono a bagnare la pelle.
C’era sempre stato in casi come quelli, sempre a stringermi a sè, a sussurrarmi “sei meraviglioso” all’orecchio e a baciare via la mia tristezza.
Uno dei miei rituali di autocommiserazione più gettonati era quello del sedermi davanti allo specchio enorme che avevo in camera mia e fissarmi con odio, schifo e il cuore rotto per quella visione oscena. Passavo pomeriggi interi davanti a quel dannato specchio a piangere, sputare sul mio riflesso e rigirarmi per vedere tutto il mio grasso, mentre tiravo su la maglietta e passavo le mani sulla mia pancia pallida.
Mostruoso.
Spesso capitava che Pete entrasse in camera e mi trovasse lì, a gambe incrociate, con gli occhi rossi e lo sguardo perso in quel riflesso, così che mi si sedeva dietro, metteva le gambe una da un lato e una dall’altro, poggiava la testa sulla mia spalla, stringeva le braccia attorno al mio corpo e fissava i nostri riflessi nello specchio.
“Non vedi anche tu due ragazzi bellissimi?” Mi chiedeva come prima cosa ogni volta, così che io sorridevo tristemente e rispondevo sempre:
“Ne vedo solo uno...”
“Vero, tu.” Ogni volta era così, ma ogni volta finivo col non credere mai nemmeno ad una sola parola.
Rimanevamo così per ore, lui a baciarmi piano il collo e a cercare di farmi sorridere e io a piangere, così che a volte capitava che ci addormentavamo così, lui con le gambe incastrate sotto le mie braccia a stringermi i fianchi e con la testa sulla mia spalla ed io con le mani appoggiate sulle sue e la testa reclinata all’indietro, sempre girata verso lui. Al mattino avevamo sempre le ossa a pezzi e a volte una coperta sulle spalle, segno che Andy o Joe erano passati ed avevano avuto pena della scenetta.
Se provavo a scusarmi per averlo fatto dormire tutto accartocciato su di me per l’ennesima notte, lui mi zittiva con un bacio o un morso sulla guancia, così che alla fine tacevo e lo ringraziavo a bassa voce.

Questo giorno è uno di quelli, uno di quei giorni in cui io, Patrick Stump, alla mia veneranda età di trentun anni, sono davanti allo specchio della mia nuova casa a piangere, con la musica di sottofondo e senza maglietta, per potermi ammirare meglio in tutto il mio schifo. Sono riuscito a mantenere il contatto visivo con il mio riflesso per pochissimo tempo e le lacrime mi stanno già tormentando.
Sono bloccato.
Sento la porta che si apre e subito mi copro, istintivamente, anche se so che è Pete, dato che condividiamo lo stesso tetto. È stupido il fatto che mi copra, visto che mi ha visto più volte nudo, ma mi viene spontaneo, poichè sì, mi ha visto nudo, ma l’ho sempre pregato di fare l’amore di notte o per lo meno a luci spente, così che potesse vedemi il meno possibile e per convincerlo ci volle tanto tempo e tanta tristezza...
“Ti stai già preparando...” Mi dice con un tono malizioso mentre mi si avvicina e mi da un bacio sulla fronte. Io non parlo, mi rigiro verso lo specchio e purtroppo alzo lo sguardo per qualche secondo, così che sono obbligato a vedere il mio grasso ancora una volta.
Che idea stupida che ho avuto!
Pete mi abbraccia da dietro e torniamo ragazzi, quando io ero ancora il solito sfigato che si piange addosso per problemi d’autostima e quando lui era bello e stupendo, proprio come ora. Non è cambiato nulla.
“Alza lo sguardo Amore.” Mi sussurra all’orecchio, ma non obbedisco.
“Non posso... Devo rivestirmi per poterlo fare, non ce la faccio così...” Mi da un bacio sulla guancia e mi abbraccia stretto, mettendo le braccia sulla mia pancia, in modo da comprirmi tutto (o almeno in parte).
“Ecco, non c’è più niente, adesso puoi guardarti. Ci sono io e finchè ci sarò ti proteggerò e nessuno, te compreso, potrà dire che sei grasso, intesi?” Alzo piano gli occhi e sorrido gioioso vedendomi improvvisamente molto più bello di prima.
“Ci sono sempre, lo sai. Basta piangere.” Mi dice con a sua volta un sorriso.
Rimaniamo così per un po’ e io comincio ad accarezzare con dolcezza le sue mani poggiate sulla mia pancia.
“Perchè ti sei innamorato di me?” Chiedo d’un tratto, sapendo di aver distrutto quel momento perfetto. Lui mi risponde baciandomi la guancia e facendo una delle cose più dolce, anzi, la più dolce che qualcuno abbia mai fatto: comincia a cantare lentamente “Can’t Help Falling in Love”, sebbene sia stonato e poco portato a cantare canzoni così lente e posso giurare che quel suono è la melodia più bella che esista sulla faccia della terra. Mi unisco a lui, cantiamo insieme e nel frattempo sposto le sue mani dalla mia pancia, mi guardo per qualche secondo allo specchio, per poi voltarmi e mettere le braccia attorno al suo collo. Cantiamo tutta la canzone, ridendo, ondeggiando leggermente come per ballare e accarezzandoci piano.
L’ho sempre detto che Pete è l’essere umano migliore che esista...
A canzone finita, ci baciamo piano e dolcemente, stringendoci sempre più l’un l’altro, per poi voltarci di nuovo verso lo specchio.
“Non vedi anche tu due ragazzi bellissimi?” Mi chiede con un sorriso dolcissimo e gli occhi luminosi.
“Vedo due ragazzi meravigliosi.” Rispondo io, con mia enorme sorpresa e con una risata di gioia da parte di Pete.
L’ho reso felice e mi sento felice io a mia volta per questo.
Mi da un ultimo bacio per poi voltarsi, prendere quella lampada schifosa regalataci da mia madre e lanciarla contro lo specchio, rompendolo e frantumandolo in mille pezzi, mille pezzi di ricordi dolorosi di pomeriggi trascorsi a soffrire davanti al mio riflesso.
“Sei matto!” dico ridendo come un pazzo “Sette anni di sfiga adesso te li passi tu.” Aggiungo sempre col sorriso, mentre lui mi da l’ennesimo bacio sulla guancia e mi prende per mano, uscendo dalla stanza e chiudendo la mia sofferenza lì dentro, finalmente sola ed abbandonata una volta per tutte.

A volte mi capitano giorni in cui guardarmi allo specchio e vedere solo pregi diventa il pensiero e l’attività principale e di questo devo ringraziare solo Pete e il suo sguardo luminoso ogni volta che mi osserva, mio nuovo specchio e fonte di gioia.

  
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