17 anni dopo…
La preda era vicina, potevo sentire le zampe sulla terra, il suo respiro pesante dovuto alla corsa ed il battito accelerato del suo cuore. Mi avvicinai lentamente al cinghiale, che non mi aveva ancora notato, ma d’altronde come avrebbe potuto? Nessuno mi notava mai. A meno che lo volessi io. Ero a caccia da due ore con il mio parabatai, Roiben. Parabatai è il nome dato ad una coppia di guerrieri che combattono insieme come partner per tutta la vita, uniti da un giuramento, indifferentemente dal loro genere. Il loro legame non si riflette solo nella loro vicinanza e nella volontà di dare la vita per l'altro, ma anche nel giuramento, espresso di fronte al Consiglio, indicato da un tatuaggio dietro al collo. Non tutti i guerrieri devono avere un parabatai; anzi è più comune non averne uno. Un guerriero ha solo diciotto anni per trovare un parabatai; una volta superata l'età massima, il rituale non è più praticabile per quella persona. Io avevo trovato il mio quando ero stata trovata nel bosco della morte da uno dei nostri. Avevo meno di un anno, Roiben ne aveva due e, quando abbiamo iniziato l’addestramento (i maschi iniziano dopo), ci siamo trovati in perfetta simbiosi. Io avevo cinque anni e lui sette, riesce a capire parte delle mie emozioni, sa quando sono ferita o quando mi serve aiuto e viceversa. Infatti sentii un leggero pulsare alla tempia destra, segno che dovevo attaccare. Saltai da un albero all’altro senza alcuna difficoltà ed arrivai esattamente sopra il cinghiale. Scesi e lo bloccai da dietro mentre un pugnale gli trapassava il cranio passando dall’occhio. Questa era la capacità di Roiben, se io ero agilissima ed una grande saltatrice, lui aveva la mira perfetta. Certo, non che io tirassi male, anzi raramente sbagliavo, ma lui era nato così. Era il lanciatore di coltelli migliore dell’isola. Centrava alla precisione millimetrica tutto quello che desiderava. Era un ragazzo di diciannove anni, alto e muscoloso, ma senza troppa massa ingombrante, carnagione olivastra abbronzata, capelli neri ricci e occhi verdi. Mi venne incontro ridacchiando, rigorosamente a torso nudo con dei pantaloni di pelle di lince. Io portavo una fascia di stoffa e cuoio sul seno ed un paio di minuscoli pantaloni di pelle di orso per lasciare le gambe più libere, avevamo anche i para avambracci per l’arco e varie fascette in pelle su braccia e gambe, per tenere coltelli e armi da lancio. Era truccato da caccia come me, entrambi portavamo i tatuaggi blu sul corpo ed eravamo ricoperti da cenere, degli alberi della polvere fatata che aiutava il nostro corpo ad essere più leggero. Mi tese la mano per alzarmi, che presi e tirai verso di me, facendolo cadere. Risi sguaiatamente e mi feci aiutare a pulire la preda.
- Senti Keira.. ma tu hai già pensato a come muovere le truppe nel caso i pirati attaccassero?
- Beh, in realtà si, ma non nel caso attaccassero, voglio attaccare per prima.
- Cosa?? Sai che sarò sempre con te, insomma siamo i due comandanti in carico della legione, ma perché vorresti attaccare?
- Per prevenirne uno loro eventuale, praticamente certo e coglierli di sorpresa. Così saremmo preparati e avremmo una strategia ben precisa, loro no; solo che mi servirebbe la mappa dettagliata della nave..
- Oh non ci pensare nemmeno signorina! Non ti lascerò andare in ricognizione su quella nave!
- Ma sono la più agile e silenziosa!
- Ma sei una! Loro decine! Sei testarda, impulsiva e soprattutto, sei la mia migliore amica e parabatai. Non intendo lasciare che ti uccida. A meno che sia per me, allora te lo lascerei fare perché io sono fantastico..- sbuffai divertita.
- E modesto..
- Roibs, mi faresti un favore?
- Cosa ti serve?
- Vai a prendermi le noci all’albero qua in parte?
- Vado e torno
- Non farti beccare però.. – Roiben mise la testa dentro la cucina e alzò un sopracciglio
- Ma secondo te mi faccio beccare?
- Pff.. non si sa mai
- Guarda che mi offendo. – mi girai e gli feci la linguaccia. In tutta risposta, si tolse un coltello dalla cintola e lo lanciò, colpendo il frutto che tenevo in mano e attaccandolo al muro. Lo guardai innervosita e con un solo balzo, di tre metri, fui sopra di lui, mentre lo tenevo per la gola. Sorrise e mi prese l’altro braccio con le mani, girandomelo tra le scapole, lasciai il suo collo e con una trazione, mi liberai, mentre contemporaneamente gli tiravo un calcio in faccia che parava con l’avambraccio. Cercò di attaccare ma paravo ogni sua mossa, lui faceva lo stesso con me. Ci ritrovammo alla fine uno di fronte all’altro ansimanti e sorridenti.
- Ora, vai a prendermi le noci per favore.
- Subito mia signora. – rise e mi diede un buffetto sulla guancia uscendo dalla porta.
Con l’acqua olio e farina preparai l’impasto, mentre in una padella facevo cuocere una zuppa di legumi. Roiben arrivò di lì a poco con le noci, che sgusciai e aggiunsi all’impasto di prima. Lo feci cuocere ed ebbi pronto il mio pane alle noci. Intanto il mio amico aveva lucidato e pulito tutte le armi, quando mi vide, liberò il tavolo e mise due scodelle, i cucchiai ed i bicchieri. Io nello stesso momento avevo messo la zuppa in tavola, i due pani ed il vino. Passammo la serata a parlare di come aveva eroicamente salvato le noci da due scoiattoli affamati. Alle dieci e mezza ci dirigemmo della nostra stanza, composta da due letti singoli, un tappeto con la pelle di un puma e le pareti ricoperte da armi appese o da librerie stracolme. Misi il mio pigiama, ovvero un completino intimo, un reggiseno e dei mini pantaloncini in tela di lino sottilissima e semi trasparente lo avevo comprato qualche giorno prima da una vecchia disperata. Non mi piaceva molto ma dovevo pur usarlo ogni tanto. Roiben entrò subito dopo e strabuzzò gli occhi boccheggiando.
- Che c’è? – chiesi seccata e stupita.
- Da quando metti questo tipo di indumenti?
- Oh, da mai, ma l’ho comprato giovedì e volevo provarlo.. sto così male?
- No, anzi sei bellissima, ero solo sorpreso.- detto questo mi si avvicinò e mi diede un bacio sulla testa e disse:
- Notte key.
- Notte Roibs
Keira
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Roiben
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