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Autore: emmegili    15/07/2015    2 recensioni
Shailene, soprannominata Shay, corre al pronto soccorso con la madre: l'autobus che stava riportando a casa i militari tra cui suo padre ha avuto un brutto incidente. E' distrutta, suo padre è gravissimo. Cosa succederà quando, gironzolando per l'ospedale, incontrerà Ryan, un giovanissimo soldato che era un collega del padre?
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DAL TESTO:
Io guardo il soldato dagli occhi verdi che vorrebbe essere al posto di mio padre perché si sente inutile. Non so come faccia mia madre a conoscerlo e viceversa, ma non chiedo nulla.
- Comunque ha ragione la dottoressa, Prescott –intervengo senza staccare gli occhi dal suo viso –Dovresti riposare, altrimenti ci finirai veramente, al posto di mio padre.
Lui mi guarda e mi sembra di vedere l’ombra di un sorriso sul suo volto.
- Non ti preoccupare, Shailene. So badare a me stesso meglio di quanto faresti tu stessa –dice a denti stretti.
Sussulto sulla sedia. Come fa a sapere il mio nome?
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Hope'
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CAPITOLO 8

Barcollo per l’ospedale, ancora assonnata. Non ho chiuso occhio tutta la notte e, l’unica volta che mi sono appisolata, ho sognato Ryan Prescott. C’è qualcosa che non va. Ryan non può condizionarmi in questo modo.
Apro la porta della stanza di mio padre, intenta a chiedere spiegazioni.
- Ciao, papà -dico sedendomi sulla sedia accanto al letto.
Mi guarda.
- Che hai fatto? Sei stata ad una festa fino a qualche ora fa, Shailene? –mi chiede fissandomi.
- Non ho dormito. Ed è anche colpa tua. –lo accuso.
- Perché? –chiede lentamente.
- Sapevi che Prescott aveva una fidanzata? –chiedo.
- Prescott non è fidanzato –dice lentamente lui.
- Allora chi era la bionda che stava sbaciucchiando ieri? –sibilo.
Lui corruga la fronte.
- Biondina…biondina…ah, sì! E’ Melanie, un’amica di famiglia! Sua madre è morta ieri, per questo era in ospedale. E’ venuta dal Canada per dirlo a Ryan.
- Andiamo, papà! –sbotto, anche se meno convinta –Le stava baciando il collo!
Si stringe nelle spalle.
- Questo deve spiegartelo lui –borbotta. Poi torna a guardarmi, con un sorriso sulle labbra.
- Ti piace, eh?
Non vedo motivo di mentire.
-Eccome… -sussurro.
- Ascoltami, Shay. Non posso dirti perché o come faccia a saperlo, ma credimi se ti dico che sei vittima di un equivoco. Quel ragazzo ti ama più della sua vita.
Lo guardo interdetta.
- Ma se ci conosciamo da così poco –protesto –com’è possibile che mi ami più della sua vita?
- Ah. Ecco. Sapevo che dovevo stare zitto…Be’, tesoro, questo deve dirtelo lui. Non è mio compito.
Sbuffo. Ora ho ben due ragioni per parlare con Ryan Prescott…
Mi alzo dalla sedia e mi dirigo verso la porta.
- Ah, Shay?
Mi volto di scatto. Mio padre sorride.
- Sono uno stupido. Ti prego, perdonami per come ti ho trattato la prima volta. Non ho scusanti, sono proprio un mostro. Inveire così contro mia figlia…terribile.
Sorrido.
- Non scusarti, papà. In fondo non è che ti abbia portato poi così belle notizie…
- Sì, ma tu non c’entravi nulla. Perdonami.
- Ti voglio bene, papà.
- Anch’io.
Sorrido ed esco dalla stanza. Prendo in mano il cellulare. Scorro la rubrica fino a raggiungere il numero di Ryan Prescott.
Dobbiamo parlare. A casa mia alle 20.00 gli scrivo.
E, per quanto male possa fare, so che è giusto così.

Otto e dieci.
Mi avvicino alla finestra della mia stanza. Sto aspettando Ryan, ma non so cosa dirgli. Chiedergli spiegazioni? Certo, fin qui ci siamo. Ma quando dovrò chiedergli dei sentimenti che prova per me…allora sì, che farò un disastro!
E, a quel punto, dopo che avrà detto che mi ama, anche io dovrò fare lo sforzo di esprimere i miei sentimenti…Che impresa ardua! Probabilmente sverrò prima di aprire bocca, per l’emozione.
Ma ne varrà la pena, perché chiarirò le cose con Ryan.
All’improvviso la porta della mia stanza si apre con un assordante tonfo. Ryan Prescott viene verso di me a passo spedito, veloce come un fulmine. Sul volto ha un’espressione…arrabbiata. No, forse solo determinata. Ma a fare cosa?
Senza fermarsi nemmeno un attimo arriva a pochi passi da me. Lo guardo curiosa. Il problema è che non si ferma nemmeno lì.
Quando tra di noi ci sono appena tre centimetri sono convinta che ora si fermerà, e per fortuna lo fa. Anzi, ferma le gambe.
In uno scatto mi prende il volto tra le mani e, senza fermarsi, posa le sue labbra sulle mie. Ecco cosa voleva tanto fare!
E’ troppo impossibile resistergli, perciò decido che è il caso di ricambiare il bacio.
Ryan si rilassa un po’. Sposta le sue mani dal mio volto ai miei fianchi, e io gli prendo il viso tra le mani.
Sembrava bramare questo momento da chissà quanto. Gli accarezzo una guancia, lui si separa da me. Mi sorride.
- Pensavi di scampare ad una ramanzina? –gli sussurro in un sorriso.
Si stringe nelle spalle.
- Sai, ci speravo –ridacchia.
Tenendomi per mano si siede sul mio letto e mi fa accomodare in braccio a lui.
Mi bacia il collo. Rabbrividisco. Dobbiamo parlare.
- Senti, Ryan…mio padre mi ha parlato di una certa Melanie. –sussurro.
Anziché abbassarlo, alza lo sguardo e mi fissa negli occhi.
- Sua madre è morta. E’ venuta a dirmelo. Eravamo parecchio legati. Comunque sia, tra noi non c’è niente, insomma, ha quindici anni!
- Io ne ho diciotto –obietto. Sorride.
- Ma tu sei tu.
Sospiro, mi mordo un labbro.
- E perché le hai baciato il collo? –deglutisco, ancora triste.
Mi guarda confuso.
- Baciarle il collo?
Annuisco.
- No, non l’ho baciata. Le ho solo sussurrato una cosa all’orecchio. Magari da lontano hai frainteso –propone scostandomi i capelli da davanti al volto.
Ah. Ho veramente frainteso. Che idiota.
- Sul serio? –sussurro ricominciando a piangere.
- Ehi, ehi. Tranquilla. Ci sono, sono qui –mi bisbiglia stringendomi a sé.
- Scusami Ryan. Sono un idiota, come ho potuto dubitare? –singhiozzo.
- Non è che fosse facilmente interpretabile, quella scena –sorride Ryan. Mi asciuga le lacrime con una mano. Passa delicatamente un pollice sulle mie labbra.
Sorrido. Lo abbraccio.
- Mi dispiace, Shay. Non volevo farti soffrire.
Mi scosto da lui e mi sciugo le guance. Ho un altro argomento da affrontare.
- Ehm…Ryan? –borbotto –Mio padre mi ha detto anche un’altra cosa. Ha detto che non dovevo preoccuparmi perché tu mi ami più della tua vita.
Ora abbassa lo sguardo. Sospira.
- Non sono ancora pronto per questa discussione, Shay. E’ più complicato di quanto sembri.
Gli bacio una guancia.
- Ascoltami. Io sono innamorata di te. E non è una cosa leggera. Il tuo presunto tradimento mi ha distrutta. Perciò penso sia il momento per questa discussione che tu tanto temi.
Mi sorride timido.
- Prometti che non ti arrabbierai?
- Perché dovrei arrabbiarmi?
- E’ una cosa alquanto strana.
Mi stringo nelle spalle.
Ryan prende un grande respiro. Mi guarda.
- Io e tuo padre eravamo in missione. Avevamo già un ottimo rapporto. Spararono a tuo padre. Dritto poco sopra la clavicola. Lo portammo veloci all’accampamento. Mentre lo medicavano gli stringevo una mano. E mi fece giurare una cosa. Mi fece giurare di proteggerti al suo posto se non avesse dovuto farcela. E io, io gliel’ho giurato. Poi si è ripreso. E ha cominciato a leggermi le lettere che gli scrivevi. Erano allegre, spensierate. Quando eravamo soli, tuo padre mi parlava di te, di quanto eri bella, di quanto fossi incredibile. E io…io sono finito con l’innamorarmi di una ragazza che nemmeno avevo visto. –racconta.
Arrossisco. Wow. Dovrei essere arrabbiata perché ha letto le lettere di mio padre, in imbarazzo per tutte queste attenzioni o lusingata?
- Caspita –dico in un sussurro –Tu…tu già mi amavi? E io non sapevo nemmeno della tua esistenza.
Annuisce in un sorriso.
- Lasciami un po’ di tempo per assimilare –mormoro. Ryan annuisce.
Ryan mi ama. Ed è amore. Non innamoramento, ma amore.
Scatto in piedi.
- Cosa significa per te “amore”? –chiedo, quasi in tono di accusa.
Ryan mi guarda. Resta in silenzio per un po’. Poi risponde.
- Amore è quella cosa che ti fa abbassare lo sguardo quando io alzo il mio, quella cosa che ti rende felice in ogni situazione, quella cosa con le farfalle nello stomaco. Amore è baci, abbracci, parole, frasi, discorsi, discussioni, poesie. Amore è emozione, è sentimento, è vita. Amore è altruismo, sacrificio, dedizione. Amore è passione. Amore è…è la ragione per cui ti alzi la mattina e quella per cui ti addormenti la sera, il tuo primo ed ultimo pensiero ogni giorno. Amore è complicità e intesa. Ma soprattutto, amore sei tu, siamo noi.
Ryan è davanti a me, quasi sudato per il discorso appena tenuto. Lo fisso, sconcertata. Che magnifica teoria.
- Il mio amore sei tu –continua posandomi le mani sulle guance – E’ per merito tuo se sono qui, se invece di lasciarmi morire in Afghanistan o in Iraq mi sono rialzato.
Per poco non scoppio a piangere di nuovo. Salto al collo di Ryan, lo abbraccio.
Lui mi stringe a sé.
- Ti amo, Shay. –sussurra.
Deglutisco. Sono solo due parole, posso farcela. Devo farcela.
- Ti amo anch’io –mormoro in mezzo alle lacrime.
Mi stacco da Ryan, per quanto difficile possa risultare.
Mi sorride, confortato. Mi bacia di nuovo.
- Ti piacciono i cavalli, Shay? –chiede.
Annuisco, confusa. Cosa c’entrano i cavalli, ora?
- Bene. Passo a prenderti domani alle nove, pensi di essere sveglia, per quell’ora? –sorride –E mettiti i jeans, mi raccomando!
Fa per uscire dalla stanza.
- No, resta qui, ti prego! –lo supplico.
- Ma devi dormire, Shay –protesta –E, francamente, ho sonno pure io.
Sorrido.
- E chi l’ha detto che devi restare sveglio? Per favore, mamma subito parte e fa la notte in ospedale, voglio compagnia! –lo supplico come una bambina.
Sbuffa, ma sorride. Mia madre urla qualcosa dal piano di sotto, poi la porta sbatte. E’ andata da papà.
Rivolgo a Ryan un’occhiata di supplica.
Annuisce, alzando gli occhi al cielo.
Mi distendo sul letto, tanto indosso una tuta. Non fa molta differenza tra una tuta e un pigiama.
Ryan spegne la luce e si stende accanto a me, mi abbraccia.
- Come hai fatto a trovare il letto nel buio? –gli chiedo.
- Non sai che dopo un po’ di tempo passato al buio si sviluppa la visione notturna? Ce l’ha anche tuo padre –scherza lui. Ridacchio.
- Parlavo seriamente!
- Infatti la tua era una domanda molto seria ed indispensabile –mi prende in giro. Sbuffo.
- Come sei superficiale!
Ryan mi bacia il collo.
- Guarda che non era un complimento.
- Definisci “superficiale” …-chiede. Ridacchio.
- Che si ferma alle apparenze –rispondo.
- Be’, dipende dai punti di vista. Una persona superficiale può essere una persona che ama vedere solo i lati belli delle cose, che sono i primi che si presentano.
- Giusto, perché la prima cosa che vedi in un serial killer è la bontà. –commento sarcastica –il tuo ragionamento non fa una piega.
- Comunque sia –m’interrompe –Io non sono una persona superficiale. Tu, all’apparenza, sembri una ragazza dura ed insensibile. Ma io so che sei anche dolce, timida e altruista. Ed è proprio per questo che ti amo.


 

Eccoci qui!
Spiegato tutto come promesso, tutti vittime di un malinteso!
Volevo tropp bene a Prescott per rvinarlo così...xD
Che ne dite? Avreste regito diversamente da Shay? Come?
Un bacio!
emmegili
p.s. prossimamente alzerò il rating ad arancione, ma solo per sicurezza, per poter stare "larga" nella scrittura, senza dovermi preoccupare di non superare il rating^^

   
 
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