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Autore: Watashiwa    15/07/2015    2 recensioni
[Vanizkai]
Cosa succederebbe se un videogiocatore fosse costretto a giocare contro la sua stessa volontà anche durante la sua giornata di riposo?
"Non faceva altro che pensare al gameplay che stava cercando affannosamente di portare a termine: era un fardello, una sfida che si era portato sulle spalle per i suoi iscritti ma che affrontava anche per orgoglio personale, per rendere la sua vita meno noiosa e decisamente più viva"
Genere: Avventura, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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PREMESSA DOVEROSA

Questa fanfiction è su uno youtuber con diverse migliaia di iscritti chiamato Vanizkai (aka l'Ornitorinco del tubo), quindi se siete qui spero che voi lo conosciate.
Fa gameplay su Youtube su giochi che a lui piacciono, lo seguo dal 2013 e ho creato questa fic come tributo.
​Avendo iniziato diversi walkthrough e seguendoli appena posso, quello su Crash Bash mi ha dato l'ispirazione per scrivere qualcosa legato al suo modo di giocare, di arrabbiarsi quasi esageratamente nei fallimenti e portando tutto ad un livello di esasperazione e nonsense generale, in modo da creare qualcosa di diverso e che potesse rappresentare lui e anche i suoi amici, senza stereotipi e altre brutte cose, semplicemente da quello che ho notato e cosa li rende unici (come l'amore di Ame per i Beatles, le conoscenze auliche di Scarpa, ecc.)

Tutti i personaggi che appaiono nella storia sono utenti suoi amici che spesso lo accompagnano, in sostanza.
Per il resto, buona lettura... se vi va, lasciate un parere a riguardo.
 
Vanizkai in:



 
Era ormai giunta una fredda e monotona notte in Romania e dopo una dura giornata trascorsa tra registrazioni su Skype, editare i video e imparare nuove parolacce in rumeno per fare bella figura con i suoi amici, Vanizkai decise che era arrivato il momento di chiudere tutto ed andare a dormire.
Spense velocemente la luce della sua grande camera ‒ sgombra ma essenziale ‒ si infilò sotto le coperte del letto, sperando di trovare conforto e relax almeno durante il sonno.
Tuttavia, addormentarsi era cosa difficile quella sera e in fondo il ragazzo sapeva benissimo il perché.
Non faceva altro che pensare al gameplay che stava cercando affannosamente di portare a termine sul suo canale: era un fardello, una sfida che si era portato sulle spalle per i suoi iscritti ma che affrontava anche per orgoglio personale, per rendere la sua vita meno noiosa e decisamente più viva.
Crash Bash e le sue reliquie diventavano sempre più qualcosa di opprimente per via delle ore sprecate e per le bestemmie che il gioco gli faceva lanciare quotidianamente; ma dopotutto, che c'era di male in dei normalissimi video su Youtube caricati per puro amor proprio?
"Figa" sussurrò mestamente il ragazzo, quasi stufo e marcio di quell'accozzaglia di pensieri che stava torturando la sua testa. "Gesù!" riprese poi afflitto "Ho bisogno di dormire stanotte, non voglio pensare più a niente per un po'".
Il buio intorno a lui lo avvolse celermente; poi ci fu un fascio di luce repentino ad illuminare tutto l'ambiente circostante.
Strabuzzò gli occhi accecato e girò quasi subito la testa di scatto, stupefatto e quasi incredulo di quello che le sue iridi stavano inquadrando in quel preciso istante.
"Ma che caz...?"
Davanti a lui c'era Dingodile, fermo e con la faccia buffa di sempre che aveva in quel particolare gioco, quasi in attesa di essere direzionato in un livello da un qualsiasi giocatore, pronto a fargli vivere tante sfide diverse.
Lentamente il ragazzo fece una panoramica di tutto quello che c'era intorno a lui in quel momento: si trovava all'interno di un ambiente ovale, circondato da enormi pareti viola, dove all'esterno poteva scorgere un luogo innevato e pieno di cristalli dalle tonalità più chiare a quelle più violacee interrati in vari angoli, vicino a delle piccole piattaforme di teletrasporto.
La sua faccia si contorse automaticamente in una smorfia di dolore mista a fastidio assoluto: era scocciato, veramente stufo di tutte queste occasioni che lo opprimevano con tanta ferocia e quasi per scherno!
Convinto di come e di quanto la sua testa lo fottesse anche durante i suoi folli sogni e non volendo sentirsi quasi prigioniero persino di se stesso, non ci vide più niente ed andò dritto verso la parete: avrebbe sicuramente sentito dolore, ma almeno sarebbe uscito sicuramente da quell'incubo.
SBAM!
"Dio..." ululò il giovane, precipitando sul pavimento come una pera cotta ed accorgendosi mestamente che forse, per qualche strana ragione, non ne sarebbe uscito così facilmente.
Si era morso la lingua giusto in tempo per trattenere l'amara bestemmia che intendeva esplicitare e guardò sconsolato all'esterno di quella specie di trappola.
Solo in quel preciso attimo riconobbe le ambientazioni della seconda warp room di Crash Bash e proprio davanti ai suoi occhi c'era una console con un unico controller, accesa e perfettamente funzionante.
Scosse la testa, abbassando lo sguardo sconfitto e addolorato: non aveva proprio via d'uscita e soprattutto scelta.
Non c'erano né porte e né finestre per fuggire e considerando anche il fatto che non aveva la forza necessaria per frantumare il vetro, scappando via da quella realtà malsana, era assolutamente privo di alcuna possibilità di scampo.
Sospirò, compiendo dei passi lunghi verso la console, decisosi ad acconsentire alla richiesta quasi subdola del destino: che poteva fare, tanto?
Si sedette per terra tenendosi comodo con il controller in mano, pronto ad affrontare una nuova avventura su Bash con il suo Dingodile.
"Voglio cominciare da qualcosa di facile, qualcosa che posso ottenere subito!" esclamò trionfante Vaniz, direzionando comodamente Dingodile verso uno dei livelli che più prediligeva: Tilt Panic.
Aveva tutto di quel livello, lo trovava godibile e molto stimolante, desiderava cominciare da lì proprio per questo motivo: c'era solo da prendere l'avvincente e allo stesso tempo snervante reliquia di platino.
Prese un lungo respiro, chiuse un attimo gli occhi abbassando il volto verso terra, poi di scatto si riprese, concentrandosi principalmente sull'intero gioco.
"So che me ne pentirò ma... se serve per finire l'avventura..." fece con tono inizialmente pacato, per poi dare vigore alla sua voce "...LO FARÒ SEDUTA STANTE!".
Entrò su Tilt Panic molto fiducioso delle sue qualità di videogiocatore e questa sua mera convinzione per un attimo lo fece sorridere senza riserve, considerando il fatto che erano rare le volte in cui compiva le missioni dei suoi titoli videoludici preferiti senza intoppi quali morti, tempi scaduti o errori colossali che lo facevano letteralmente incazzare di gusto.
La schermata si annerì per un istante per poi illuminarsi e mostrare l'arena di battaglia, la grande banchisa del Circolo Polare Artico che, isolata da tutto il resto, dava luogo a delle sfide tra il tragicomico e l'assurdo.
Luoghi di combattimenti fatti di nervi, pazienza ed anche un pizzico di fortuna, senza scordarsi la presenza dell'androide meccanico che con il laser dava casualmente oggetti preziosi o rimpiccioliva o ingrandiva gli eroi a suo piacimento.
Appena le iridi di Vaniz incrociarono i suoi avversari fu preso da uno scatto di nervoso fulmineo tale da fargli già lanciare il joystick per terra.
"Ma Cristo!" disse con un tono tra il frustrato e lo sconsolato "Come...in nome di Gesù dovrei battere Koala Kong, Tiny Tiger e Crash nello stesso round, per tre volte di seguito poi, figa?!"
Si massaggiò le tempie compulsivamente ed era già psicologicamente pronto a sclerare come un matto.
Tuttavia, Vaniz era già entrato dentro la partita e il suo meccanismo bastardo che quasi si era dimenticato come e soprattutto perché si trovava lì.
Ma si sa, quando una passione è qualcosa che diventa parte integrante della vita, tutto il resto diventa ininfluente e quello che conta é svilupparla e vezzeggiarla con molta cura, affinché possa vivere libera nella mente (e in quelle altrui) che condividono gli stessi gusti con noi.
Si mise sotto con la prima partita ma in meno di quindici secondi Tiny l'aveva già spinto fuori dall'arena senza fin troppi complimenti; riprese con un secondo tentativo dove era rimasto contro i due colossi del gioco ma il raggio lo rimpicciolì e venne rispedito giù nei freddi fondali dell'acqua gelida dell'Artico.
I tentativi si susseguivano senza sosta: qualche volta vinceva una o due volte ma c'era sempre qualche cosa che lo frenava verso la vittoria finale.
Un peso non liberato in tempo, una spinta di troppo, un accerchiamento continuo dai suoi avversari, comandi che agivano con evidente ritardo.
Muoveva freneticamente i tasti con fare abitudinario e forsennato, lo scopo era ottenere semplicemente la vittoria.
Nessun altro livello lo avrebbe attratto di più in quel preciso istante: vincere era il suo dovere principale e d'era d'obbligo completare il walkthrough, buttando finalmente quel gioco snervante in un angolo buio e remoto della sua testa.
Ma nulla, qualunque tentativo lui compisse per avere a portata di mano l'ambita reliquia falliva sempre in maniera misera e quasi patetica: la sua pazienza, tra mugolii animaleschi, grida che echeggiavano per la stanza e bestemmie non riscrivibili qui per non urtare troppo la sensibilità altrui, si stava frantumando in mille pezzi.
Cominciò senza la benché minima voglia un nuovo ridondante round, cercando quantomeno di sopravvivere fino allo scadere del tempo per evitare di scoppiare definitivamente in un urlo nevrotico e quasi disperato.
Socchiuse gli occhi nell'esatto momento in cui il tricheco dell'arena salì sulla banchisa ed una volta riapertili, iniziò a credere di essersi bevuto completamente il cervello.
"Ehi, sécio de tampax*!"
Sopra al dorso del tricheco c'erano, a sua grande sorpresa ed incredulità, delle conoscenze molto note al Vaniz, per la precisione quattro.
"Ma...tu! Cosa ci fai qui, Scarpa?" fece il ragazzo con un tono di voce alto tra il disperato e l'incredulo, ancora incapace di reagire a tutta quella serie di assurdità che stava vivendo sulla sua pelle.
"E me lo chiedi anche? Siamo qui incoraggiarti! Magari prima che questo sciagurato ci faccia fare una doccia che neanche i coglioni con il secchio d'acqua per la SLA, Dio..." disse calmo l'amico con progressiva serietà, venendo poi sopraggiunto da un altro tipo accanto a lui.
"Eh dai Vanini, che ti succede? Forza, questo livello è anche piuttosto facile, se lo prendi per il lato giusto senza fare gli stessi errori!" proferì improvvisamente Ame con tono un poco beffardo ma serio, propenso a voler dare una mano d'aiuto con le parole, seppur a modo suo.
"Ehi candela, io sono...DIX!" esclamò il terzo componente del gruppo, compiendo un gesto con entrambe le braccia che era diventato come il suo marchio di fabbrica e di riconoscimento.
Vaniz non poteva veramente credere a quello che stava accadendo davanti a quel vetro.
Aveva già capito che non doveva fare domande e trovare una soluzione a tutti quei misteri assurdi piombatigli incessamente in così poco tempo, così rivolse un ghigno soddisfatto al gruppo.
Dentro di sé era piuttosto contento che in un modo o nell'altro alcuni suoi compagni di viaggio fossero lì a dargli man forte e a fargli recuperare quegli attimi di pazienza che lentamente stava perdendo, forse erano gli unici in quel frangente a poter capire la sua angoscia e la sua ansia crescente nel fallire in continuazione in quegli istanti.
"Ricorda che il segreto per finire il livello è prendere il fulmine!" riprese improvvisamente la parola Dix, che aveva già fatto il walkthrough (non intero) con il fidato -Falko "devi anche trovare il tempo e sfruttare quando non possono più fare la carica!"
"E poi le cadute avvengono più velocemente, si spintonano tutti a vicenda..." aggiunse sapientemente Ame come se fosse la cosa più ovvia del mondo "...puoi farcela, gioca di strategia!"
Vaniz, dopo essere stato in silenzio ad ascoltare, annuì più convinto e vide nei suoi amici più speranza e coraggio per riprendere una delle torture videoludiche più terrificanti e longeve della sua esistenza da gameplayer.
Si accorse però che l'ultimo componente del gruppo era rimasto in silenzio e ‒ soprattutto ‒ aveva un'espressione parecchio imbronciata e poco propensa al dialogo e a volergli augurare qualcosa: tutto questo lo rese improvvisamente nervoso, come se fosse completamente succube di una semplice nota storta di quell'occasione così contingente.
"Geb, tutto bene? Cosa ci fa..."
"È vero, non c'entro niente col walkthrough, dato che questo gioco non è neanche arte della Naughty Dog..." fece in maniera distesa il ragazzo rivolto allo Youtuber "...ma sono qui per riscuotere i soldi che mi devi...per i disegni, sai?" concluse in maniera più tetra, cupa, capace di incutere un timore che persino lo stesso Vaniz avvertì senza troppi problemi.
"...Ahem...sì Geb, appena finisco tutto il gioco ti mando una parte dei soldi guadagnati, p-promesso" rispose il giovane con timore crescente e percettibile, soffermandosi sul suo sguardo cinico e quasi pungente, come un capo boss della mafia pronto a ordinare qualcosa ad un suo collega ed agire di conseguenza.
"Non sapevo proprio che ci fosse qualcosa di simile capace di spaventarti!" esclamò poi Ame ridendo di gusto, sfiorando quasi lo sguaiato.
"Taci tu e togliti quegli occhiali tondi schifosi con quegli adesivi triangolari sulle lenti, sembri un coglione!" sbottò Vaniz in risposta ‒ tagliente e diretto ‒, senza nessun pelo sulla lingua.
"Ma, ma...gli occhiali sono simili a quelli del grande John Lennon e questi adesivi sono dei Beatles...e io, i Beatles..."
"I BEATLES FANNO SCHIFO!" urlarono spazientiti e all'unisono gli altri ragazzi, causando ad Ame un colpo tale da perdere l'equlibrio, precipitare in acqua e sciogliersi a sorpresa in una sostanza verdognola, causando un'iniziale ilarità e un successivo sgomento nel gruppo.
"Ehm...credo che sia diventato melma tossica come quella di Toxic Dash...dai miei studi classicisti posso supporre che sia melma illuminata." abbozzò Booga con fare molto intellettuale e sapiente con il capo rivolto verso l'alto.
"Ma figa, tutto ciò non ha un senso! È tutto così sballato!"
"Vanini, amico mio, probabilmente sei semplicemente sotto l'effetto del boogaboom**, tutto qui!"
"Mamma mia, le botte che non devi..."
Vaniz non fece neanche in tempo di terminare la frase mentre aveva scosso la testa che tutto quello accanto lui era sparito: davanti a lui l'ennesima scritta "PERDI" e la faccia sorniona di Tiny Tiger, causando un nuovo e sonoro attacco di rabbia da parte del ragazzo che, inspirando una grande quantità di aria nei polmoni, pronunciò quello che ormai era diventatata consuetudine nelle sue parti.
Sbatté violentemente il joystick contro il pavimento, ritrasse la testa all'indietro e cercò di temporeggiare per un attimo, in modo tale da riuscire a calmarsi e a ricominciare, stavolta però in modo diverso.
Non comunque sapendo (e di conseguenza non riuscendo a comprendere) se quello che aveva visto aldilà del vetro fosse vero, sentì che doveva dare una svolta alla partita, in modo tale da sapere che fare successivamente, reagendo di conseguenza con il giusto spirito.
"In nome di tutti i Suppa Saiya-jin Gotto esistenti in questo universo, giuro che questa reliquia... SARÀ MIAAAAA" urlò esasperato il giovane, stufo marcio dei fallimenti e desideroso di avvicinarsi precipitosamente al fatidico 200%.
Con fare aggressivo e molto deciso Vaniz riprese con la sfida, cercando di mettere in pratica i consigli che Dix gli aveva rivolto e di fidarsi di quelle parole quasi effimere che gli erano (forse) state rivolte dai suoi amici e compagni di sventure videoludiche.
Restò in silenzio per concentrarsi meglio, quasi sentendo dentro di sè un'energia magnetica da sprigionare con la tattica, un pizzico di fortuna e tanta, tanta perseveranza: e difatti, dopo nemmeno cinque minuti, il miracolo accadde, per sua grande felicità.
"SÌ!SÌSÌSÌSÌ!!" urlò festoso lanciando il joystick a terra, alzandosi dal pavimento ed applaudendo gioioso per la reliquia acquisita, per poi sogghignare di puro piacere.
Poi improvvisamente,dopo il caricamento della schermata del gioco, tutto intorno a lui scomparve, lasciandolo quasi sperduto e senza dar modo al giovane e prode Vaniz di fare qualcosa, tentando di provare come risolvere quella malsana situazione.
Stette in silenzio con i pugni chiusi, scuotendo la testa e buttandosi poi di getto per terra, piagnucolando e sbattendo ripetutamente i pugni sul pavimento ed esplodendo letteralmente, cacciando un urlo liberatorio: la famosa barra di frustrazione era arrivata al limite e traboccava di errori, fallimenti e prese in giro che aveva vissuto in un determinato lasso di tempo.
Ma si sa, l'unico modo per tranquillizzarsi e per evitare un esaurimento nervoso compulsivo è semplicemente dire...
"... NON HO NEANCHE SALVATO, PORCA..."
Si mosse di soprassalto, facendo un movimento talmente inaspettato da far correre via qualcuno che non aveva riconosciuto mentre riapriva gli occhi.
Era nel suo letto grondante di sudore, con il sole che brillava come non mai dalla finestra, accecandolo ed intontendolo ancora di più di quanto non lo fosse appena sveglio.
"ANDREAAA!" urlò qualcuno dall'andito della casa, in maniera tale che venisse udita sicuramente.
"Hai fatto spaventare Gigi***, brutto ciaparàtt che non sei altro! E adesso chi la tranquillizza più?" a parlare era sua madre, pronta come non mai a trasmettergli la "carica" del mattino a modo suo.
Ma sinceramente Vaniz di carica proprio non ne percepiva, specie dopo quello che aveva avuto il dispiacere di sognare per tutta la notte, dal primo all'ultimo minuto di sonno.
E se il buongiorno si vede dal mattino, come dice un vecchio proverbio, tutto il resto della giornata sarebbe risultato essere una totale merda, ancora di più con quella fottuta serie incompleta di Crash Bash ad attenderlo la sera, beffarda, bastarda, infinita.
Un vero e proprio incubo da panico.
 

Note:
* espressione per canzonare Vaniz scherzosamente.
** boogaboom = è il risultato di un trip da barbiturici con marijuana e cocaina (come spiegato anni fa dal proprietario dell'account omonimo)
*** Il nome del suo cane

Platypus art byhttps://www.deviantart.com/gabriele-t92
   
 
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