Film > Il favoloso mondo di Amélie
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Autore: dreaming_eclipse    20/01/2009    5 recensioni
Amélie Poulin è la protagonista del mio film preferito: Il favoloso mondo di Amélie. è una ragazza che avuto un'infanzia difficile che l'ha portata ad essere molto particolare in un modo che le fa apprezzare decisamente di più le piccole cose della vita.. è grazie a questo modo di pensare che trova la sua anima gemella... una persona che, come lei, non si ferma alle apparenze... questa vuole essere una piccola raccolta di "momenti da Amélie". I titoli delle storie sono in francese... spero di non sbagliare a tradurli =)
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Alle ore 9.04 Amelie Poulin scese le scale, facendo attenzione a saltare un gradino sì e uno no, si passò i denti sulle labbra e sbatte due volte le palpebre per assicurarsi che i suoi occhi fossero ben pronti ai colori cittadini. Picchiettò la chiave tre volte contro la maniglia, graffiò il legno del portone e la inserì nella serratura.

L'avevano sempre incuriosita, le serrature.

Tutti si aspettavano che al loro interno ci fosse un qualche semplice meccanismo, capace di incastrare due ingranaggi e far scattare quel trapezio d'ottone che si scorgeva tra le due ante... Ma davvero qualcuno che non fosse il creatore di quella scatoletta era mai andato a vedere più a fondo?

Inspirò e girò la chiave, ascoltando il suono metallico e osservando le sfumature dorate che la luce formava muovendosi sulla sua superficie.

Parigi la investì dei suoi colori.

Il mercato si era aperto, come se volesse sfoggiare i colori dei suoi ortaggi, delle sue nespole, delle sue fragoline, fresche di mattina. La ragazza scese i quattro gradini davanti al portone e iniziò, con quel passo, il giorno. Esattamente allo sfiorare delle sue scarpette senza tacco sulle pietre irregolari della strada, i raggi del sole la salutarono.

Rispose con una lieve giravolta e si incamminò leggera.

Amelie Poulin era una giovane donna, dai tratti infantili di un'infanzia che voleva finalmente vivere.

Scivolando tra i banconi dell'antiquariato si chiedeva, senza malizia, cosa avesse pensato il fruttivendolo quando aveva deciso di mettersi quella bizzarra camicia a scacchi. Si chiamava Vincent Marceaux, viveva con un cane e le foto della moglie, morta felice durante una passeggiata in montagna. Sapeva che morire davanti a un bel panorama sarebbe stato il sogno della donna e passava il tempo immaginando i suoi pensieri prima di chiudere gli occhi. Gli piaceva: l'odore delle mele appena colte che sistemava con attenzione sul primo ripiano a destra del suo bancone. Non gli piaceva: bagnarsi per errore i capelli appena pettinati quando si lavava il viso la mattina.

Andando avanti incontrò due piccioni che tubavano, un gatto che soffiava a un cane che ringhiava al gatto.

La signora Soilin salvò il felino dalle ire del cane con un tempestivo intervento, servendosi di una vecchia ramazza. Indossava una camicia nera che simboleggiava il lutto per la fine della possibilità di vita del solito maglione, distrutto dalle unghie dell’esserino a cui aveva appena impedito la perdita di un arto. A Marie-Laure Soilin piaceva: i vecchi maglioni comodi e resistenti che non hai paura di sporcare. Non le piaceva, invece, mettere un piede nella pozzanghera e dover andare a casa con il piede che sbuffa acqua.

Mentre Amelie camminava, il girarrosto girava l’arrosto, il venditore di libri vendeva libri e il suonatore di mandolino suonava il mandolino.

Cose normali… ma mentre accadeva tutto ciò, Amelie non poteva fare a meno di immaginarsi gli sventurati personaggi in un fumetto di quelli americani, in cui riesci a distinguere i vari punti di colore, tra “pum”, “spatafash”, “splash” e tutti quei suoni che cercavano invano di descrivere rumori reali.

Era strano pensare di poter rinchiudere in poche lettere il suono di un fiume che scorre, di un pianoforte caduto per sbaglio dal settantesimo piano al classico supereroe distratto che si sfascia al suolo, il ronfare di un uomo stanco… si poteva davvero credere di far scoppiare il mondo scrivendo un breve “bum”?

Forse si contava sull’apporto dei punti esclamativi, ma proprio non riusciva a capire come potesse rimpicciolirsi così un’esplosione nucleare.

Con un’altra giravolta, la giovane donna si abbassò e afferrò curiosa e allegra un sassolino liscio sperduto sull’asfalto. Fece dondolare la borsetta e si voltò come se fosse stata appena chiamata dalla piccola cassetta delle lettere rosse a pochi metri di distanza.

Alle 9.05 Amelie Poulin tornò pimpante al portone che si era dimenticata di chiudere e sorrise a come potesse essere lento lo scorrere del tempo.

  
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