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Autore: Alhena_n    16/07/2015    1 recensioni
Si deve rinunciare alle proprie convinzioni, alle proprie credenze; e riporre la propria fiducia in chi non ci aspettavamo.
Annullarsi e ricostituirsi di sostanza nuova e limpida; così come si ripulisce un panno sporco lo stesso deve avvenire con il mondo che ci circonda e noi stessi.
Genere: Avventura, Drammatico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Camminare alla fine non era nemmeno così pesante come si pensava che fosse, la parte semplice consiteva solo nel mettere un piede di fronte all'altro. Sopportare il calore desertico della Pianura  mentre con le proprie forze si trasportava un carico corrispondente al peso del proprio corpo era qualcosa che riuscivi a fare solo se avevi speso il resto della tua vita a farlo.

Si fossero potuti vedere dall'alto sarebbero apparsi  come un vasto e ondeggiante mare di cappelli del colore del sole.
Se invece osservati da un punto di vista frontale non sarebbero apparsi se non come davvero erano: povera gente carente di risorse e ormai anche di speranze, che come polvere sulla strada volavano via facilmente non più raggiungibili. Spesso erano i giovani a lasciare la lunga carovana ,formata come mai prima da un numero sempre crescente di anziani, alla ricerca di qualcosa di sicuro. La meta più ambita era di sicuro la Città Sospesa dalla struttura intricata che si innalzava verso le nuvole e oltre. Dalle sue torri in vetro il suolo era troppo distante per essere scorto ed esse talmente alte da non afferrarne neppure l'ombra dal basso.
Si fermavano di rado per più di un anno nello stesso luogo gli uomini dalla pelle ricoperta dal terreno per costruire vere e proprie città, non avevano una dimora stabile.La massima protezione che potevano offrire erano le loro tende di tela, resistenti al vento e impermeabili all'acqua ma nei giorni dell'estate gli alusa non le montavano nemmeno, dormendo sotto la protezione delle stelle. "Perchè proteggersi dentro casa propria?" ripetevano spesso i vecchi.
Cahiil osservava il suo popolo con le gambe piegate su un ramo e le mani a penzoloni fra esse. Anche lei portava un cappello di paglia con delle frange intrecciate lunghe ma ,essendo usate, sfilacciate. Sotto di esso portava i suoi capelli grigi corti con alcuni ciuffi che le solleticavano il collo abbronzato, i suoi occhi verdi non colpiti dalla luce diretta del sole scrutavano rapidi intorno a lei.
 Per molti sarebbe stato un problema muoversi con un cappello del genere, per gli alusa no. Riusciva, difatti, Cahiil a correre sui rami, saltare da un albero all'altro senza perdere nè l'equilibrio nè il copricapo che le teneva la testa fresca.
Non si spostava insieme al gruppo, camminando nella strada, lei faceva parte di una squadra di ricognizione che serviva ad avvertire il resto della massa attraverso una serie di fischi, emessi da Toygar.
Entrambe se ne stavano lassù, una col viso nascosto dalle frange del cappello e i vestiti larghi gofiati dal vento come delle vele; l'altra coi lunghi capelli color rame legati in una treccia laterale che arrivava ai seni per evitare che si impigliassero ovunque, tanto erano ricci.Era coperta solo dalla vita in giù da una lunga gonna di lino con uno spacco frontale che le permetteva di muoversi agevolmente.
- Vedi qualcosa? - chiese Toygar voltandosi. 
La sua carnagione mulatta le permetteva di proteggersi dal sole senza alcuna erba per prevenire le scottature nè cappelli esageratamente larghi. Aveva delle labbra carnose e dal labbro inferiore partiva una spessa linea dorata che arrivava fino a sotto l'ombelico terminando con un triangolo. Non era un tatuaggio, semplicemente ci era nata, qualcuno credeva che raffigurasse la sua connessione con il divino, altri pensavano ad un simbolo di malvagità. Per lei era solo parte di se stessa, non definiva il suo essere e tantomeno avrebbe dovuto fare con i giudizi della gente.
Cahiil non si girò per guardarla, continuava a fissare il sentiero concentrata. Toygar allora spostò lo sguardo verso il basso, c'era qualcuno. Camminava spedito verso sud, verso la strada pricipale, veniva da quella che seguivano gli Alusa. Toygar pensò fosse solo un altro giovane che se ne andasse dalla grande Marcia. Poi notò qualcosa di strano, strise gli occhi per provare a vederci meglio. Aveva una borsa a tracolla piena appesa alla spalla che continuava  a tintinnare come se il suo contenuto fosse di metallo e invece che essere vestito di colori chiari come tutti il suo vestiario era nero.Poi quella fascia arancione intorno alla vita.. 
Cahiil continuava a guardarlo forse aveva notato qualcosa ed era perplessa quanto lei.
Poi Cahiil si girò verso di lei, con quel luccichio rapace negli occhi arancioni e la pupilla verticale, l'unica caratteristica che richiamasse alla sua particolarità.
Poi lo fece, cercare di fermarla era inutile, perciò Toygar cercò solo di seguirla. 

La sua trasformazione agitò le fronde dell'albero in un turbinio di foglie e piume, fendeva l'aria con le sue ali spiegate e in un attimo passò vicino allo straniero talmente veloce che se non fosse stato per la polvere che gli finì in faccia non se ne sarebbe accorto.
Roteò su se stessa e si posò su un ramo più basso e ritornò alla sua forma umana in  modo da non provocare troppi traumi al piccolo fuggitivo.
Lui si girò meno allarmato di quanto credesse. I loro occhi si incrociarono: i suoi erano di un azzurro spettrale, quasi bianchi e a mandorla, quasi fosse orientale. La fissavano stupiti e affascinati, poi sorrise alzando solo l'angolo sinistro della bocca per niente spaventato dalla sua esibizione di destrezza.
Lei di rimando inclinò leggermente la testa di lato scrutandolo incuriosita, era raro che qualcuno non rimanesse sbalordito. Non sapeva cosa pensare a riguardo. 
Il ragazzo non si muoveva se non per dondolare da una gamba all'altra, poi battè le mani divertito e chinando la testa in avanti, i suoi capelli d'oro gli ricaddero in fronte e scintillarono dove colpiti dal sole. Poi velocemente si ritirò su e spostò i capelli di lato. In quel momento qualcosa balzò all'occhio di Cahiil un brilliò la fece come svegliare da un torpore.
Poi d'un tratto il ragazzo di fronte a lei... semplicemente non era più un ragazzo, letteralmente. 
La sua bocca si era contorta in modo che i canini non li mordessero le labbra, le sue orecchie si erano allungate e un folto pelo argentato ricopriva il suo corpo.Si era trasformato in un grosso lupo, lungo e muscoloso, dai denti aguzzi e gli artigli affilati. I suoi occhi erano dello stesso colore di prima ma inniettati di ferocia animale, spaventoso e intrigante.
 Stava a quattro zampe di fronte a lei, calmo nello sguardo ma pronto a saltarle addosso da un momento all'altro. 
Cahiil che nel frattempo si era alzata di scatto e con gli occhi spalancati aveva guardato la trasformazione del giovane ora cercava con lo sguardo Toygar sugli alberi circostanti, ma nulla, nessun segno della compagna. 
Riposò lo sguardo sul lupo che ancora non aveva mosso un muscolo.
Cosa doveva fare? 
Non sapeva nulla sui mutaforma, non sapeva di nessun mutaforma vivente che lei. L'avevano spesso appellato come mostro o flagello, isolata perfino dai suoi genitori dopo la sua prima trasformazione. 
Aveva vissuto ai confini della carovana, coi vecchi e gli emaciati, finchè un giorno non si era presentata Toygar, una bambina scheletria spuntata dagli alberi nei pressi di un lago, coperta da vestiti stracciati che le coprivano il petto lasciando le gambe nude e sanguinanti per colpa dei rovi. Cahiil l'aveva presa per mano ed era corsa da Sasewi l'Anziano per mostrarle quella ragazza sperduta. Il vecchio dopo averla squadrata le aveva avvicinato le mani al petto e strappato i vestiti: sotto pulsava una linea rossa che le attraversava il busto e si stava espandendo fino al viso.  Cahiil aveva avvicinato le dita per toccare quella stranezza che non aveva mai visto prima. Appena sfiorato il petto della ragazza si ustionò, la pelle delle sue dita si staccò lasciando scoperto lo strato più interno. Subito se le era portate al petto con la bocca aperta più per lo stupore che per il dolore. Ma la linea procedeva lenta, ma procedeva verso il viso della ragazza in un evidente stato di stordimento mentre Sasewi cercava qualcosa nella sua borsa delle erbe.
In seguito istintivamente aveva estratto il suo coltello e aveva praticato una piccola linea sotto il labbro inferiore della ragazza. Il poco sangue che ne era uscito era colato giù lungo la linea ancora rossa e aveva sfrigolato come sulla brace. Poi la ragazza svenne e non riprese i sensi fino a due giorni dopo. Durante quel periodo Cahiil rimase al suo fianco finchè non rinvenne.  Non sapeva nè il suo nome nè da dove arrivasse. 
Era l'alba e tutti dormivano, nell'accampamento regnava il silenzio se non per i pochi cacciatori che si recavano nei boschi e per i giovani che vi ritornavano mano nella mano. Un'allodola cantava poco lontano.
-Riconosco questo suono... un'allodola- disse la scososciuta alzando il viso dalla ciotola d'acqua.
-Nella vecchia lingua si chiama Toygar.- aveva detto Cahiil voltandosi verso il canto. -Annuncia la Primavera, il cambiamento.-
- Toygar...- riflettè la giovane -Mi piace, d'ora in poi chiamami così.-
Poi sorrise come nessuno aveva mai fatto di fronte a Cahiil e si ripomise che avrebbe vissuto per far perdurare quell'attimo di felicità.

-Che stai facendo? Scappa Cahiil, scappa.- Toygar sussurrava ancora appollaita su un ramo, fissava l'amica e il lupo che le stava di fronte. Nessuno dei due muoveva un muscolo anche se erano entrambi in un evidente stato d'allerta . La linea pulsava debolmente e prendeva colore sul suo petto, la guardo e cercò di non darci peso. Qualche volta succedeva, raramente e spesso quando dormiva, ma non le dava troppo fastidio, ora invece era decisamente seccante.
Prima Cahiil continuava a ruotare la testa alla sua ricerca, adesso non sembrava che esistesse altro oltre al lupo, non riusciva a distogliergli lo sguardo di dosso e sebbene fosse in una posizone sopraelevata rispetto a lui era comunque pietrificata dalla paura. Quella creatura pareva i grado di fare salti di decine di metri.
Toygar pensò poi al fatto che il lupo non fosse l'unico a potersi trasformare, ma rivelare a qualcun'altro, chiunque egli fosse, della sua capacità le pareva un grosso sbaglio.
Improvvisamente Cahiil si mosse, silenziosamente balzò giù dall'albero e andò incontro al lupo, le mani lungo i fianchi. Toygar era sobbalzata e aveva afferrato i coltelli assicurati alle sue gambe, lasciando la lancia lunga in obliquo dietro la schiena per dopo, se mai si fosse arrivati ad uno scontro diretto. Le pupille del lupo si dilatarono per lo stupore ma un attimo dopo ritornarono alla loro forma normale. Nel frattempo Cahiil gli si stava avvicinando, una mano tesa verso di lui. 
Ma non era un cane con cui fare amicizia, pensò Toygar, e quando fece per saltarle addosso lanciò un coltello. Fendette l'aria fino ad infilzarsi sulla zampa anteriore del lupo, preciso e lucente. Uno spruzzo di sangue macchiò il terreno e il pelo del lupo che per un attimo guaì talmente piano che se non fosse stato per il silenzio spettrale non lo avrebbe sentito. Cahiil aveva indietreggiato e la linea di Toygar era ritornata nera e fredda.
La creatura si era di scatto voltata nella direzione del lancio, ma Toygar era già sparita negli alberi, veloce e silenziosa.
Poi si rigirò e anche l'altra ragazza era scomparsa, sopra di lui volava solo uno sparviero bianco con delle striature marroni. 
Trasformata in rapace osservava la scena dall'alto: ora riusciva a distinguere Toygar in mezzo alle foglie verdi e il ragazzo al centro della radura che la fissava, sperò non credesse che anche lei fosse una mutaforma ma semplicemente veloce nello scappare da situzioni potenzialmente mortali. 
Il giovane rimutatosi in umano si teneva la mano nel punto dove il coltello l'aveva trafitta, cercava inutilmente di fermare l'emoraggia,  ma le armi di Toygar erano intrise di veleno. L'unico antidoto erano le foglie degli alberi azzurri, su per la collina.
Cahiil continuava a girare in tondo intorno al ragazzo come un cacciatore circonda la preda fino al momento propizio.
Lo guardò di nuovo. Si era ripromessa di non farlo per non rendere difficile la sua morte. Ma come poteva lasciare andare qualcuno come lei? Non era che un ragazzo anche lui e come lei sapeva mutare forma, voleva sapere di più da sempre e ora che ne aveva l'occasione il pericolo gliela sottraeva.
Non volle aspettare di più. Cadde in picchiata, atterrò di fronte al ragazzo, a separarli un braccio.
Lui non disse nulla, boccheggiava per la sensazione di fatica ce dava il veleno in circolo.
-Stai per morire.- disse lei fissandolo negli occhi -So dove trovare l'antidoto.- non aggiunse altro.
Era titubante e timorosa che da un momento all'altro fosse spuntata l'amica dagli alberi fermandola e impedendole di ricevere quelle risposte che voleva. Si guardò attorno inquieta. Non vide nulla.
-Riesci a camminare?-
Lui si limitò ad annuire debolmente.
Al che lo afferrò per un braccio e iniziò a correre pur sapedo che li avrebbe solo fatto sprecare energie.
Poi non sentì più il contatto con la sua pelle si voltò ma al posto di trovarlo disteso a terra si sentì sollevare e posizionare in groppa al grosso lupo. Alzò il muso per guardarla negli occhi i suoi imploravano di salvarlo, quelli di lei si riempirono di speranza. Si abbassò all'altezza delle sue orecchie e li sussurrò la strada più veloce per raggiungere gli alberi azzurri.
Volse lo sguardo dietro di se ma non trovò Toygar. Si rimproverò la sua mancanza di freddezza, non era quella la Cahiil di sempre, non avrebbe esitato ad uccidere chiunque. Perchè allora non l'aveva fatto?

Non poteva considerarlo tradimento. Oppure si?
Loro vivevano ai margini di quel popolo, perchè servire chi ti ripudia?
A loro, da quando erano entrate nell'età della comprensione erano stati riservati compiti che le portavano a stare molto lontano dalla carovana, che seppur utili, le portavano ad essere viste con disprezzo. Se non fosse stato per lei però Cahiil sarebbe stata ben accetta fra gli alusa. Ma era lei l'errore di percorso, il deficit nel sistema, che nonostante la sua semplicità non ammetteva deformazioni. E purtroppo per l'amica che aveva deciso di starle accanto anche Cahiil si ritrovava infangata delle colpe che ricadevano addosso a Toygar.
Quello che aveva fatto Cahiil non aveva nessuna spiegazione, aveva salvato chi voleva ucciderla. Ma no, non poteva considerarlo tradimento. Per quel che ne sapeva lui non ce l'aveva con la caravona in se ma aveva tentato di far fuori Cahiil. Non potevo chiamarlo tradimento, piuttosto stupidità.
Li osservò allontanarsi. Il lupo procedeva il più veloce possibile ma la zampa colpita dal suo coltello lo rallentava considerevolmente, in più aveva il peso dell'amica da sopra la schiena, ma dubitava che Cahiil sarebbe riuscita a correre a quella velocità. Poteva volare ma di sicuro il lupo si sarebbe fermato per la stanchezza e nessuno l'avrebbe risvegliato dal suo torpore..
Scese agilmente dall'albero e decise di seguirli, non avrebbe corso, sapeva dove andavano e li avrebbe preceduti passando da un'altra strada.



  
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