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Autore: Chloe R Pendragon    16/07/2015    2 recensioni
Dal testo: "Anche lui aveva cercato di uccidere un’amica per realizzare il sogno di Albion, anche lui aveva a cuore gli interessi dei possessori di poteri magici, anche lui conosceva la paura di essere scoperto: l’unica differenza stava nel fatto che lei aveva accettato il suo ruolo nel grande disegno del destino, mentre lui lottava costantemente contro di esso. Quante persone avevano pagato per quel rifiuto? Will, suo padre, Lancelot... Stava davvero facendo la cosa giusta?
«Unisciti a me, Merlin...» continuò Morgana con voce melliflua, prendendogli il viso tra le mani per costringerlo a guardarla negli occhi: «Il tuo posto è al mia fianco, lo sai anche tu...»"
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Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gaius, Merlino, Morgana, Principe Artù
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Quarta stagione
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Ombra e tenebre[i]
 
 
Nome su EFP/forum: Chloe R Pendragon
Link della storia: Essendo inedita, non ho un link, va bene il titolo? “Ombra e tenebre
Fandom: Merlin
Personaggi/coppia: Merlin, Gaius, Morgana, Arthur
Prompt (se usato): Libertà
Eventuali note: What if? grande quanto una grattacielo, pertanto non credo che il protagonista sia OOC, alla luce di quanto accade... Incompiuta, inteso come finale aperto, non come “sta per togliersi la vita, si sta per buttare, ma... Fine.” XD Ci sono un paio di note alla fine del testo, una inerente al titolo e l’altra a una frase tratta dall’episodio che ho modificato. That’s all, folks!

 
 
Merlin fu svegliato bruscamente, travolto da una secchiata di acqua gelata che gli mozzò il fiato, costringendolo a tossire violentemente. Impiegò qualche istante per riacquistare un briciolo di controllo, necessario per capire dove si trovasse e perché sentisse un dolore insopportabile al fianco. Mentre cercava di distinguere la sagoma che aveva di fronte a sé, iniziò a fare mente locale su quanto accaduto: lui e Arthur stavano fuggendo dai sicari di Morgana, ma il servo era stato ferito e prima di perdere i sensi si era assicurato di aver salvato il Re.
Sbattendo un paio di volte le palpebre, cominciò ad acuire la vista e a prendere consapevolezza del luogo in cui era finito. I contorni erano ancora sfocati, tuttavia riuscì a distinguere le mura di legno marcio di un piccolo rifugio, le pareti piene di scaffali contenenti strane creature dell’Antica Religione. A un palmo di naso c’era lei, la strega che aveva giurato odio eterno verso Camelot e che lo fissava con un sorrisetto divertito: il suo volto sembrava essere stato scavato dalla collera, la pelle scolorita dalla solitudine e gli occhi accesi dal dolore di un’esistenza venefica.
Si alzò dallo sgabello su cui sedeva con studiata lentezza, quasi volesse sottolineare ogni gesto con la cura di un pittore verso la sua tela. Il giovane mago cercò di indietreggiare, ma la ferita riprese a bruciare e le catene che lo bloccavano al soffitto lo immobilizzarono con un funesto tintinnio.
«Buongiorno, Merlin. Qualcosa non va?» chiese melliflua la Sacerdotessa, posando la mano destra poco sopra il fianco martoriato del ragazzo, il quale la fissava con disprezzo.
«Suvvia, pensavo che avresti gradito la mia accoglienza, in fondo avrei potuto lasciarti morire...»
«E allora perché non l’avete fatto? Tanto non vi dirò nulla di nulla...» le rispose con astio, il corpo scosso da tremori colmi di sprezzante risentimento: non avrebbe mai ceduto ai suoi ricatti e alle sue torture, qualunque cosa avesse in mente.
«Non l’ho fatto perché non ho bisogno delle tue parole. Quello che mi occorre è solo la tua attenzione, niente di più...» ribatté con un sorriso ambiguo, come se stesse pregustando quel momento. Nemmeno la risata amara di Merlin poté incrinare quella maschera di torbido piacere, cosa che irritò ulteriormente il servitore.
«E se io non vi ascoltassi?» le chiese con apparente calma, sforzandosi di dissimulare la sua tensione: aveva un pessimo presentimento...
«Oh, io sono sicura che lo farai, amico mio...» gli soffiò all’orecchio per poi scostarsi e tornare a sedersi, i glaciali occhi azzurri incatenati in quelli blu del prigioniero. Il giovane mago avvertiva una torbida paura farsi largo dentro di sé, paralizzando la sua lingua e rendendolo una facile preda per la strega, la quale iniziò il suo discorso.
«Vedi, Merlin, in questi ultimi giorni ho avuto modo di riflettere su molte cose, molte delle quali ti riguardano da vicino...» asserì con estrema lentezza, guardandolo con la stessa intensità che un cacciatore riserva alla sua preda; aspettò qualche secondo per dargli il tempo di assimilare quelle frasi, poi riprese.
«Da quando è morta Morgause, ho ripensato a tutti quei momenti che mi hanno portata fino a questo punto, e sai cosa ho notato? Che tu eri quasi sempre lì, che lo volessi o meno, a partire dal giorno in cui ho scoperto i miei poteri. Ti ricordi, vero? Quando mi hai aiutato a trovare i druidi... A proposito, come hai fatto a trovarli?»
Il giovane mago piegò le labbra in un ghigno amareggiato, scuotendo la testa pigramente per sottolineare il suo disappunto. Dunque aveva intenzione di interrogarlo attraverso reminiscenze condivise, come se avesse potuto abbindolarlo con così poco: ormai erano nemici, l’antico affetto era stato sepolto dal peso del suo tradimento.
«Mi spiace, ma è passato troppo tempo da allora. Non ricordo chi mi ha dato quell’informazione...»
«Non importa, a dire il vero. Ciò che davvero conta è l’evoluzione del nostro rapporto, o forse sarebbe più opportuno dire l’involuzione? Mah, neanche la semantica ha più importanza, dopotutto...» gli rispose con fittizia nostalgia, per poi alzarsi e prendere una pezza umida con cui tamponargli la ferita; tutte quelle attenzioni spazientirono il ragazzo, al punto da scansare il suo tocco con una mezza torsione del busto.
«Perché non saltiamo tutti questi convenevoli e arriviamo al punto, Morgana?»
«Per caso hai fretta? Devi andare da qualche parte?» lo schernì con un’occhiata eloquente e lo attirò a sé per pulire il taglio, poi proseguì il suo discorso: «Sta bene, veniamo al punto: conosco il tuo segreto, Merlin. Tu sei come me, possiedi poteri magici.»
Nell’udire quella frase, il cuore del servitore perse un battito e il respiro gli si mozzò in gola: non poteva essere vero, non doveva esserlo. Fece per replicare, ma la donna lo mise a tacere con la forza di uno sguardo e riprese la parola.
«Non cercare di negarlo, Merlin, non ti servirebbe a nulla. Vedi, forse non lo avrai notato, ma hai lasciato una quantità di indizi davvero considerevole in giro, a partire dal giorno in cui io e Morgause ti avevamo intrappolato nel bosco...»
Il ragazzo iniziò a sudare freddo e la sua testa prese a girare sempre più rapida mentre la nemica elencava tutti i suoi sbagli, analizzando minuziosamente ogni dettaglio.
«Nessuno avrebbe potuto liberarsi da quelle catene, figuriamoci bruciare quelle creature. Quelle fiamme appartenevano a un drago, credi che non ci sia arrivata? Guarda caso, pochi giorni dopo la mia scomparsa, un drago aveva attaccato il regno e lo aveva messo in ginocchio, ma stranamente si dice che questa creatura sia fuggita per chissà quale ragione...»
Il panico divenne sempre più opprimente per Merlin, parola dopo parola: dunque Morgana aveva collegato anche lui e Kilgharrah? Come avrebbe fatto a negare l’evidenza?
«Vogliamo parlare del tuo discorso nella cripta? Quello in cui sostenevi di comprendere il mio turbamento e la mia solitudine? Oppure preferisci soffermarti su quanto accaduto al castello di Fyrien, quando io e mia sorella stavamo per uccidere Arthur, ma d’un tratto qualcosa ci ha scaraventati contro i muri? O ancora, parliamo dell’occhio della fenice e del reame del Re Pescatore?»
«Hai una fervida immaginazione...» mormorò il giovane mago con le poche forze che gli restavano, sperando invano di dissuadere in qualche maniera la nemica.
«C’è solo una cosa che mi sfugge: perché ti ostini a proteggere Arthur? Lui non approva la magia, anzi, la condanna. Perché difendi lui e non quelli come te?»
«Ti sbagli, su tutti i fronti. Io non sono uno stregone e Arthur non è come Uther!» esclamò con fermezza, cercando di fare breccia nel gelido cuore dell’altra, ma il suo affondo gli si ritorse contro.
«Condivido il secondo punto: Arthur non è come Uther, è peggiore. L’odio di Uther, per quanto assurdo e disgustoso, aveva un fondamento, mentre quello di Arthur è solo un’eredità del vecchio regno, il che prova la sua inettitudine.»
«Non è vero, lui non ha mai condannato a morte qualcuno con l’accusa di stregoneria, è diverso!» continuò a difenderlo, tuttavia riuscì solamente a far ridere la Sacerdotessa dell’Antica Religione.
«Ma per favore! In cosa sarebbe diverso, eh? Solo perché al momento non ha avuto modo di giustiziare qualcuno? Allora, se pensi che sia diverso, sai dirmi perché quelli come noi non sono liberi di usare i loro poteri alla luce del giorno?»
Quella domanda lo spiazzò al punto da rievocare gli antichi dubbi che aveva in origine, cosa che acuì le sue paure. Un flebile quesito si affacciò ai margini della sua coscienza, come a voler fomentare il suo terrore: e se avesse ragione? No, non poteva essere, tutto ciò che quella donna conosceva era l’odio, le sue ragioni non potevano essere condivisibili.
«Da quale pulpito viene la predica! Non mi sembra che la vostra tirannia abbia cambiato le cose, no? Come puoi parlare per Arthur se non hai fatto altro che peggiorare le cose? E poi è colpa di quelli come te se ancora oggi degli innocenti pagano per crimini che non hanno commesso!»
Morgana aumentò la presa sulla sua maglia rossa, lanciandogli uno sguardo dardeggiante, eppure le parole che uscirono dalla sua bocca sembravano leggere come l’aria.
«Hai ragione, Merlin. Mi sono fatta prendere la mano dal potere, eppure è troppo comodo scaricare la colpa su di me. Tu cos’hai fatto per cambiare le cose? Hai agito nell’ombra e rinnegato i tuoi simili in cambio di un sogno, dico bene?»
«Non si tratta di un sogno, si parla del destino di un regno giusto! Non mai rinnegato i miei simili, ho semplicemente ostacolato i criminali e i fanatici prima che facessero del male ai miei amici. Non potete paragonare le mie intenzioni alle vostre, perché sono molto diverse...»
«Mi sembra che tu non stia considerando un paio di cose. Parli di un regno giusto, ma credi davvero che quelli come noi debbano vivere nel terrore di essere scoperti? Parli di proteggere gli amici, ma allora quando mi hai avvelenato l’amicizia non contava più? Parli di intenzioni differenti, ma entrambi stiamo lottando per lo stesso obiettivo, perciò dove sta la differenza? Nel sacrificio di coloro che amiamo in nome della libertà?»
Merlin aprì bocca per ribattere, ma non riuscì a emettere alcun suono: non sapeva come replicare, il ragionamento della strega era inattaccabile. Anche lui aveva cercato di uccidere un’amica per realizzare il sogno di Albion, anche lui aveva a cuore gli interessi dei possessori di poteri magici, anche lui conosceva la paura di essere scoperto: l’unica differenza stava nel fatto che lei aveva accettato il suo ruolo nel grande disegno del destino, mentre lui lottava costantemente contro di esso. Quante persone avevano pagato per quel rifiuto? Will, suo padre, Lancelot... Stava davvero facendo la cosa giusta?
«Unisciti a me, Merlin...» continuò Morgana con voce melliflua, prendendogli il viso tra le mani per costringerlo a guardarla negli occhi: «Il tuo posto è al mia fianco, lo sai anche tu...»
 
 
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«Qualcosa non va?»
La voce di Gaius lo riportò alla realtà, strappandolo dal flusso dei suoi pensieri.
«No, Gaius, sono solo stanco. Sapete, Morgana non è stata molto “ospitale”...» rispose Merlin con un sorriso tirato, mostrando i polsi segnati dalle catene.
Erano passati tre giorni da quando era stato catturato dalla strega, dopo i quali era stato ritrovato da Arthur e Gwaine mentre correva per la foresta; era stato talmente felice di rivedere i suoi vecchi amici da dimenticare per qualche ora i suoi tormenti interiori, almeno fino a quel momento.
«Cosa ti ha detto?» gli chiese il medico di corte all’improvviso, non lasciandosi ingannare da quella pessima scusa. In quei momenti il servitore avrebbe preferito non essere un libro aperto per il suo mentore...
«Nulla di importante, le solite cose...» cercò di mentire con disinvoltura, ma era un pessimo bugiardo e l’occhiata eloquente dell’anziano dottore lo spinse a confidarsi: «D’accordo, vi dirò la verità: ha scoperto la verità sui miei poteri e mi ha chiesto di unirmi a lei...»
«E...?» lo incalzò Gaius, la voce arrochita da un brutto presentimento. Bastò uno scambio di sguardi perché il medico capisse la situazione: in quegli occhi blu, l’uomo vide tutti i suoi tormenti, le sue paure e il suo disperato bisogno di essere accettato. Nonostante ciò, quello che più lo inquietò fu quel velo di oscurità che offuscava la luce genuina delle sue iridi, tingendo anche i più nobili intenti di cupa malvagità.
«Ascoltami bene, Merlin. Non so cosa ti abbia detto Morgana, ma lei...»
«Non siate così frettoloso nel giudicarla, Gaius. Le sue ragioni coincidono con le nostre, al pari delle sue colpe...» ribatté fulmineo il giovane mago, cercando di chiudere la conversazione senza rivelare troppo sulle sue reali intenzioni, tuttavia non fu sufficiente.
«Non si tratta di giudicarla, bensì di accettare la realtà...» disse l’anziano dottore, alzandosi dalla sedia per affiancarsi al ragazzo e posargli una mano sulla spalla; «Non esiste più traccia della ragazza altruista e leale che viveva a corte, Merlin. Ormai nel suo cuore c’è posto solo per l’odio.»
«Non è così, vi state sbagliando. Non pensiate che Morgana non capisca la lealtà solo perché non ha nessuno verso cui essere leale[ii]... Forse in certe occasioni si è fatta prendere la mano, però la sua causa è uguale alla nostra, non potete negarlo!»
«Non lo nego, tuttavia non posso approvare i suoi modi: ha tradito tutte le persone che le volevano bene, arrivando a uccidere il suo stesso padre. Sappiamo entrambi che questo comportamento non può essere giustificato, non senza un reale pentimento...»
«E per cosa dovrebbe pentirsi?!» esclamò furioso Merlin, scattando in piedi e battendo un pugno contro il tavolo, prima di proseguire: «Per aver assassinato un uomo che ha riversato le sue colpe su un popolo innocente? Per aver cercato di porre fine a un’ingiusta tirannia? Almeno lei ha avuto il coraggio di fare la cosa giusta senza pensare alle conseguenze, a differenza nostra...»
«Merlin! Come puoi dire una cosa del genere? Non spetta a nessuno di noi scegliere chi deve vivere e chi deve morire!» rispose piccato il mentore, gli occhi sgranati dallo stupore che si specchiavano in quelli del suo protetto. Entrambi erano increduli di fronte alla loro divergenza di opinioni, non avrebbero mai creduto di poter avere visioni così radicalmente opposte. Se Gaius era sconvolto dal cambiamento repentino del ragazzo, questi non riusciva a capacitarsi dell’ostinata intransigenza dell’uomo: possibile che non riuscisse a guardare il progetto nel suo insieme e che si ancorasse ai dettagli più oscuri?
«In linea di massima è così, ma quante volte Uther si è preso questa libertà? Se Morgana non lo avesse fermato, questo sterminio non si sarebbe mai attenuato...»
La voce del giovane mago assunse un’insolita flessione quando pronunciò l’ultima parola, alludendo a qualcosa di misterioso ma pericoloso, tanto da acuire l’agitazione del medico.
«Non ho mai detto che Uther fosse innocente, ma l’omicidio non è mai la soluzione. In ogni caso, ormai il regno è nelle mani di Arthur e sappiamo entrambi che sarà un ottimo re: lo ha già dimostrato in molti modi, non sei d’accordo?»
«Non ci vuole poi molto per essere migliori di suo padre, ma questo non fa di lui un ottimo re... Quanto è cambiato per i druidi? Perseguitati erano e perseguitati continuano a essere! La magia è ancora bandita e francamente non credo che Arthur si prodigherà per cambiare questo aspetto, non dopo la morte di Uther...»
«Forse è proprio così, ma non puoi biasimarlo, non dopo tutto quello che ha visto. Nimueh, Morgause e Morgana hanno acuito il suo timore verso la magia e la dipartita del padre è ancora troppo vivida per essere messa da parte, tuttavia...»
«Tuttavia voi non avete visto il suo sguardo prima che ciò accadesse!» lo interruppe Merlin, il cuore che galoppava furioso nel petto: «Il disprezzo verso la magia è qualcosa che nutre da sempre, come farà a cambiare le cose se il suo disgusto è così radicato? Non possiamo continuare a nasconderci per un crimine che non abbiamo commesso, altrimenti a cosa sono valse le morti di Will, di Lancelot e di mio padre, eh? Io voglio la libertà di essere me stesso, è così deplorevole?»
Il ragazzo scoppiò a piangere per la frustrazione, il peso che portava dentro di sé che premeva per uscire da quella prigione di carne. Di fronte alle sue lacrime, Gaius non poté fare a meno di commuoversi e abbracciare il suo pupillo, mormorando il suo nome e cercando di calmarlo. Se solo avesse saputo la vera ragione che si celava dietro quelle gocce, probabilmente sarebbe inorridito e avrebbe fatto di tutto per fermarlo; suo malgrado, quello struggimento lo aveva reso vulnerabile e Merlin non si lasciò sfuggire l’occasione.
«Mi dispiace davvero, Gaius, ma non posso più restare con le mani in mano. Perdonatemi...»
Senza aspettare una risposta, gli occhi del giovane mago si tinsero di oro e l’anziano dottore venne spinto dall’altra parte della stanza, battendo la testa con una tale violenza da perdere conoscenza. Asciugatosi il viso e deglutendo per scacciare il rimorso, il servo si volse e raggiunse la porta della dimora, la mente occupata da un solo pensiero: inaugurare un’era di libertà.
 
 
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«Cosa implica questa gentile offerta? Cosa dovrei fare per te?» domandò Merlin con voce titubante, sempre più combattuto sul da farsi. Avrebbe voluto opporsi alle macchinazioni di Morgana con tutte le sue forze, ma non trovava altri motivi che lo trattenessero dalla parte di Arthur: lui non aveva mai visto di buon occhio la magia, come avrebbe fatto a mettere da parte la sua diffidenza e a rendere la libertà ai druidi?
«Non per me, Merlin, ma per noi. Dovresti uccidere Arthur nel cuore della notte e fuggire dalla reggia per avvisarmi del successo, mentre Agravaine si renderà utile e creerà un diversivo.»
«Come potete chiedermi una cosa simile? Arthur è mio amico!» esclamò scandalizzato il ragazzo, fissando la strega come se fosse completamente impazzita.
«Amico?» ripeté scettica la Sacerdotessa, inarcando un sopracciglio per accentuare i suoi dubbi: «Un vero amico ti accetterebbe per quello che sei, non ti obbligherebbe a rinnegare te stesso e ad assistere allo sterminio della tua gente.»
«Ma lui non sa la verità su di me, quindi non p...»
«E perché non la sa? Te lo dico io: perché non riuscirebbe ad accettarla. Se così non fosse, perché non glielo avresti detto, Merlin? Lui non è così diverso da Uther come vuole far credere, è solo più giovane. Col passare del tempo, diverrà sempre più inflessibile e la libertà del nostro popolo si trasformerebbe in mera utopia, è questo che vuoi?»
Il servo fece per abbassare il capo, ma la strega lo costrinse a sostenere il suo sguardo glaciale e determinato. In quegli occhi vide il riflesso dei suoi sbagli, delle sue illusioni di un futuro tranquillo al fianco di Arthur e si sentì sprofondare. In quel vortice di disperazione c’era solo un appiglio e lui non poté fare altro che aggrapparvisi con tutte le sue forze.
«Accetto, Lady Morgana.»
 
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Nell’arco di una decina di minuti, Merlin raggiunse la porta della camera di Arthur, superando con abilità le guardie che perlustravano i corridoi del palazzo. Si prese un paio di secondi per trovare il coraggio necessario, così inspirò profondamente ed entrò silenzioso come un gatto. Sbatté le palpebre ripetutamente per abituarsi all’oscurità della stanza, illuminata da un flebile raggio di luce che filtrava attraverso le pesanti tende di velluto accanto al letto. Il russare sommesso del re attirò la sua attenzione, così annuì impercettibilmente e si mosse adagio verso il tavolo alla sua destra. Facendo scorrere la mano sudata sulla superficie di legno alla ricerca di un’arma, trovò un pugnale ancora chiuso nell’elegante fodero. Lo sguainò con cura, osservando la lama affilata scintillare nel buio, quasi bramasse il sangue dell’uomo dormiente.
Il giovane mago depose la guaina con delicatezza e si avvicinò con studiata lentezza verso il suo obiettivo, colui con avrebbe dovuto condividere il suo destino. Con pochi passi gli fu accanto, così sollevò l’arma sopra la sua testa, pronto ad affondarla sul petto nudo del sovrano. Gli occhi pizzicavano per le lacrime che, traditrici, premevano per rigare il suo volto e rievocare ricordi di momenti trascorsi insieme: Ealdor, il labirinto di Gedref, la lotta per strappare Camelot a Morgana, il viaggio verso l’Isola dei Beati... Tutti quei momenti corsero attraverso la sua mente come impazziti, tuttavia una parola li scacciò via con vigore: libertà.
Fece per calare il pugnale sul monarca, ma un improvviso strattone lo spinse lontano, facendogli sbattere violentemente la testa contro il tavolo, mentre la lama cadeva pochi passi più in là producendo un suono metallico. Le orecchie del ragazzo fischiarono per la botta e il suo campo visivo iniziò a offuscarsi, rendendo le sue percezioni flebili e indefinite, come se fosse stato ubriaco: vide Gaius raggiungerlo al suo fianco e fissarlo con espressione contrita, Arthur avvicinarsi con aria interrogativa e porgergli domande che non riusciva a comprendere. Una raffica di pensieri e di emozioni lo trascinò nell’incoscienza, lasciandogli in bocca il sapore amaro del fallimento...
 
Quando riprese conoscenza, Merlin si ritrovò steso sul suo letto e con una pezza umida sulla fronte, mentre qualcuno bisbigliava al suo fianco. Voltandosi lentamente, riuscì a scorgere due figure chine su di lui: Gaius e Arthur. Il primo lo guardava con apprensione e tristezza, acuendo il suo tumulto interiore, mentre il re aveva un’espressione insolitamente severa; il servo non poté fare a meno di chiedersi se il suo tutore lo avesse tradito, rivelando al sovrano le reali intenzioni del suo agguato.
«Finalmente ti sei svegliato, eh?» gli domandò il monarca con tono minaccioso, prima di aggiungere: «Hai idea di quello che ti aspetta dopo ciò che hai fatto?»
Il giovane mago spostò lo sguardo dall’uno all’altro, tremando per la muta collera: persino l’uomo con cui aveva condiviso gioie e dolori gli aveva voltato le spalle, come aveva potuto? Ora capiva l’odio che Morgana aveva provato quando lui l’aveva avvelenata, ora sapeva.
«Non m’importa, non mi pento per ciò che ho fatto, mi rammarico solo per aver fallito...» sibilò furente, puntando i suoi occhi dardeggianti sull’anziano dottore.
«Ma guarda! Allora è vero che l’idromele fa miracoli, visto il coraggio che stai mostrando, anche se forse è solo la tua inguaribile stupidità...»
«Idromele?» balbettò il servitore, spiazzato da quella frase.
«Come immaginavo, è solo la tua stupidità...» sospirò Arthur trattenendo un sorriso: «Non provare a mentire, Merlin, tanto Gaius mi ha raccontato tutto della tua serata alla taverna. Chiuderò un occhio solo perché hai passato un brutto periodo, ma se provi di nuovo a entrare nelle mie stanze per farmi uno scherzo, la gogna ti aspetterà a braccia aperte, chiaro?»
«Certo, Sire...» mormorò il mago con finta ossequiosità, così da soddisfare il re e spingerlo a tornare a palazzo, lasciandolo da solo con il tutore. Vi fu un momento di interminabile silenzio, durante il quale il giovane servitore chinò il capo e deglutì, mentre il saggio dottore si accomodava mestamente ai piedi del letto.
«Grazie...» bisbigliò dopo un po’ Merlin, la voce arrochita dal senso di colpa per aver dubitato dell’uomo.
«Merlin, una volta non avresti mai dubitato di me, cosa ho fatto per meritare la tua diffidenza?» gli chiese il mentore con crescente struggimento, tanto da toccare il cuore del ragazzo: possibile che lo avesse ferito a tal punto? Eppure non era mai stata sua intenzione, tutto ciò che desiderava era coronare il sogno di libertà che inseguiva da anni.
«Non è così, voi non avete fatto nulla, è solo che...che...»
«Che Morgana ha ragione? Che Arthur deve morire? Nulla di tutto questo implica che io sia un tuo nemico, Merlin. Sei come un figlio per me, non potrei mai farti una cosa simile!» esclamò Gaius con gli occhi lucidi, mettendo a nudo il suo affetto per cercare di far rinsavire il giovane mago. Questi gli rivolse un’occhiata angosciosa, mostrando il suo tormento e le sue speranze, per poi cercare di convincerlo un’altra volta ancora.
«Non ho mai messo in dubbio il vostro affetto, ciò che non comprendo sono le vostre azioni. Non volete tradirmi, ma mi avete impedito di fare ciò che dovevo; non siete un mio nemico, ma neppure un mio alleato. Perché siamo arrivati a questo? Perché non accettate il vostro posto nel mondo, come io ho fatto con il mio? Unitevi a noi, Gaius, vi scongiuro!»
«Conosci già la mia risposta, proprio come sai che il tuo posto non è quello che Morgana vuole farti credere: tu sei migliore di tutto questo, perciò fermati, Merlin!» fu il turno del medico di implorare, sperando di far rinsavire il suo pupillo, ma anche quel tentativo risultò vano.
«Voi non capite, non ci provate neanche! Magari è solo una questione di tempo, chi può dirlo...» mormorò rassegnato il servitore, stendendosi nuovamente sul letto e chiudendo gli occhi, per poi chiudere il discorso con una frase sibillina: «Una cosa è certa: io continuerò a lottare per la libertà dei nostri simili, con o senza il vostro aiuto.»
Merlin sbadigliò sonoramente e si accovacciò in posizione fetale, dando le spalle al suo mentore per tornare tra le braccia di Morfeo. Con un sospiro profondo, l’anziano tutore sistemò il lenzuolo sul corpo esile del giovane mago, per poi alzarsi: raggiunto il suo letto, si volse e sussurrò una flebile risposta.
«E io, Merlin, continuerò a proteggerti dall’ombra di Morgana, finché le tenebre che ti avvolgono non verranno scacciate dalla purezza del tuo cuore.»
 
[i] Titolo tratto dall’omonimo quadro di William Turner
[ii] Citazione tratta dall’episodio “The Servant of Two Masters”
  
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