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Autore: HanakoKomeiji    16/07/2015    1 recensioni
"La bambina si guardò intorno con curiosità: si trovava in una stanza completamente bianca e dalle pareti arrotondate, arredata solo da un tavolo, due sedie e un pianoforte. Quella luminosa astronave era un luogo davvero accogliente e, a differenza degli altri posti che aveva visitato, le trasmetteva un'insolita nostalgia."
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Madotsuki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Qual'è il tuo nome?
L'uomo picchiettò nervosamente sullo sgabello dov'era seduto.
Devo sedermi accanto a te?
Lo sconosciuto annuì gioioso. I suoi particolari occhi strabici divennero lucidi mentre Madotsuki, un po' intimidita, prendeva posto vicina a lui.
La bambina si guardò intorno con curiosità: si trovava in una stanza completamente bianca e dalle pareti arrotondate, arredata solo da un tavolo, due sedie e un pianoforte. Quella luminosa astronave era un luogo davvero accogliente e, a differenza degli altri posti che aveva visitato, le trasmetteva un'insolita nostalgia.
Non sai parlare?
Ad un certo punto il palmo bianco e freddo della sua mano incontrò il dorso roseo e caldo di quella di Madotsuki. La strinse con dolcezza, accompagnandola sugli impolverati tasti dello strumento che avevano davanti. La bambina vi poggiò le piccole dita, ma le tolse poco dopo per osservare i polpastrelli.
Come può esserci tutta questa polvere? Lo stavi suonando quando sono entrata...
Il ragazzo assunse un'espressione triste.
Mi dispiace, non volevo offenderti...
Ma non si era offeso. Si riprese quasi immeditamente. Alzò un dito in segno di attesa, poi iniziò a suonare una semplice melodia. Una volta finito, indicò Madotsuki e poi il pianoforte, nella speranza che intuisse ciò che voleva facesse.
Devo suonare?
Pensando non avesse capito, lo sconosciuto si alzò in piedi e si mise dietro di lei, trascinando le dita affusolate lungo le maniche del suo maglione. Alla bambina vennero i brividi, ma decise di rimanere immobile. La creatura raggiunse infine i suoi polsi, li afferrò delicatamente e iniziò a spostarli su e giù, poi a sinistra, poi a destra.
D'accordo. Se ci tieni così tanto...
Madotsuki tentò di imitare la melodia che aveva suonato l'uomo vestito di nero, ma non ci riuscì. Eppure avrebbe dovuto essere facile per lei, che studiava quello strumento da diversi anni.
Ci riprovò ancora, ancora e ancora. Niente.
Dopo svariati tentativi andati male, il ragazzo si mise una mano dove avrebbe dovuto esserci la bocca e chiuse gli occhi. Stava... ridendo?
Premette un singolo tasto.
Madotsuki si limitava a guardarlo.
Lo premette di nuovo.
Vuoi aiutarmi ad impararla?

Una nota alla volta, la bambina imparò alla perfezione quella breve, ma piacevole melodia.
L'uomo non era in grado di dimostrarlo, ma era felice. Batté le mani ripetutamente e fece cenno a Madotsuki di guardare fuori dalla grande finestra situata dietro allo strumento. Sbalorditivo. Era stata così impegnata ad interagire (per quanto possibile) con quel ragazzo che non aveva neppure notato quanto meraviglioso fosse il cielo stellato. Lontana era ben visibile la luna piena, che sembrava avvicinarsi sempre di più.
Allora questa è davvero un'astronave...
Ma più che sullo spazio, l'attenzione di Madotsuki era focalizzata sull'uomo strabico. Era così inquietante, eppure la faceva sentire protetta. Così sconosciuto, eppure così familiare. Il suo aspetto fisico era l'esatta rappresentazione dei tasti di un pianoforte. Il bianco e il nero. Il bene e il male. Ne aveva incontrate di creature strane, nei suoi sogni, ma erano per la maggior parte spaventose e distorte. La sua immagine, invece, era perfettamente chiara: un pianista appassionato di astronomia. Cosa le ricordava?
Il ragazzo le fece cenno di avvicinarsi. La stava aspettando sotto ad un arco. Una volta oltrepassato, vide finalmente ciò che si celava oltre: un semplice letto dalle lenzuola candide. L'uomo si sedette su di esso e picchiettò nuovamente accanto a lui.
Deduco che debba sedermi...
Il materasso era così morbido che le venne immediatamente sonno. La creatura balzò in piedi e la fissò per un po', come se stesse attendendo qualcosa. Madotsuki capì che voleva dormisse, perciò si sdraiò e si sistemò le coperte. Non aveva paura di lui. Non le avrebbe mai fatto del male.
Felice, il ragazzo si allontanò, la salutò agitando un braccio e spense le luci, ritornando a sedersi al grande tavolo rotondo senza distogliere il caratteristico sguardo da lei.
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