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Autore: Mavimat    17/07/2015    6 recensioni
Non sempre sappiamo cosa ci può accadere. La maggior parte delle volte la vita cambia quando meno ce l'aspettiamo: quando stiamo camminando per strada, quando siamo ad una festa alla quale non volevamo andare, quando perdiamo un treno. O, semplicemente, quando siamo "solo una ragazza in un bar".
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Alex Vause, Altri, Piper Chapman
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Non ero nulla di più se non una ragazza in un bar. Sì lo so. Sembra l’inizio di “Grey’s Anatomy”, ma così non è. Anche se si sa che tutte le migliori storie iniziano con un bar e un bicchiere di qualcosa di forte. Tequila, margarita, sex on the beach, sambuca. Scegliete voi. Ma non acqua, ovviamente. Dunque ricapitoliamo. Ero semplicemente una ragazza in un bar che non aveva superato un esame per l'ennesima volta e non potevo trovare miglior amico ad ascoltarmi se non il bancone del bar davanti alla facoltà. Era sempre gremito da qualsiasi sorta di studenti, o meglio, di scienziati. Già. Noi studiavamo Matematica, Fisica, Biologia, Informatica. Noi eravamo quelli che avevano il potere del mondo. O perlomeno così credevamo. Non mi sono ancora presentata. Ma il mio nome lo scoprirete tra un attimo. 
Era una sera di Agosto, uno dei mesi che più odiavo dell’anno, ma per fortuna era il 31 e quindi di lì a poco avrei salutato il nuovo Settembre, che portava insieme a sè nuove date d’esame, nuove lezioni e un nuovo anno di Matematica. Stavo seduta a bere una sambuca, e persa nei miei pensieri non riuscivo a staccare gli occhi dall’orlo del bicchiere. Fissavo il bancone attraverso quel vetro. Pensavo a quanto la vita fosse imprevedibile, a quanto le cose che più aspetti, quelle in cui più speri, non si realizzino, anzi, per qualche strana legge ancora sconosciuta, tutto si comporta esattamente nel modo contrario. Erano sei mesi ormai che dal mio cuore se n’era andata una persona, una persona che il realtà non è mai stata mia, ma che avevo amato tantissimo, nonostante i suoi sentimenti non fossero corrisposti. Stavo pensando a questo, condito magari con qualche formula matematica, quando qualcuno dietro di me, mi spinse leggermente, così leggermente che sbattendo contro il bicchiere davanti a me, questo cadde andando in mille pezzi.
L’orologio segnava in quel preciso istante la mezzanotte.
“Oh scusami”.
“Non ti preoccupare, conosco il barista, e questo non è il primo bicchiere che rompo, e di certo non sarà l’ultimo”, risposi, mentre mi chinavo per raccogliere i pezzi a terra .
“Ma allora non è stata colpa mia, sei tu che sei maldestra”, rise.
“No, tu mi hai spinto, per questo il bicchiere è caduto”, risposi, e nel farlo alzai lo sguardo per vedere il mio interlocutore. O meglio, interlocutrice.
Era una ragazza alta, dai lunghi capelli neri, le labbra colorate da un acceso rossetto rosso, portava un paio di occhiali neri da segretaria, probabilmente della Rayban, che le davano un’aria molto sexy.
“Piacere, Alex Vause”, mi disse.
“Piper. Piper Chapman”.
“Dimmi Piper, ma è un tuo personale modo per provare un approccio quello di rovesciare bicchieri o hai semplicemente le mani di pasta frolla?”
“Ed è un tuo modo di essere gentile quello di dare la colpa agli altri per qualcosa che hai combinato tu?"
“Che caratterino ragazza. Chissà se la tua lingua è capace solo a rispondere a frecciatine con altre frecciatine. O se sa fare anche altro”, e ne dirlo mi rivolse uno sguardo malizioso.
La guardavo incredula e non sicura di aver colto quella sfumatura mista a sfida e compiacimento che trapelava dalle sue parole.
“Buonanotte, Chapman”, disse, e se andò verso la porta del locale, uscendo.
Rimasi lì con lo sguardo puntato verso la porta per qualche secondo. Poi mi voltai verso il bancone.
“Pitt, portami un’altra sambuca”.
“Piper mi hai rotto l’ennesimo bicchiere! Finirò tutti i bicchieri del locale se continui con questo ritmo”, mi disse Pitt portandomi un’altra sambuca.
“Alla tua salute, Alex Vause”, pensai, “e all’inizio di Settembre”.    
  
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