Film > Ralph Spaccatutto
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Autore: auaura    17/07/2015    2 recensioni
Beh...sono triste, ok? E Ralph mi viene bene triste. Credo.
Il giallo e l'OOC sono per sicurezza.
"Poi, con molta meno forza delle altre volte, solleva una mano con il sangue che gocciola e colpisce con la mano aperta lo Spaccadenti. Una crepa lo percorre e rivela il suo interno, quando lo divide a metà.
Si è rotto.
Quella fu la prima volta che Vanellope vide lo Spaccatutto....cadere a pezzi.
Si è rotto"
Genere: Angst, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ralph Spaccatutto, Vanellope von Schweetz
Note: OOC | Avvertimenti: Incompiuta
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~Ralph non riusciva a capire cosa poteva aver fatto di male per farsi odiare in quel modo.
Non aveva mai ucciso nessuno, insomma!
Sei il Cattivo.
Non se l'era scelto da solo quel titolo! E infatti ha provato di tutto per cambiare. Voleva fare l'Eroe. Ci aveva provato.
E, nel suo piccolo, c'era riuscito.
Ma in fondo, non aveva cambiato nulla.
Non per loro.
Non per i Belpostiani, non per molti personaggi, Eroi o Cattivi, della Sala-giochi.
Come diceva sempre orgogliosamente, se a Vanellope piaceva così com'era, bastava. Non chiedeva di avere tutti per amici, che è impossibile...ma solo un po' di rispetto. Era pur sempre una parte fondamentale del gioco.
Sembrava che per i Belpostiani nemmeno il rischio di staccare la spina sia servito a farglielo capire.
Qulla sera, poi...
Come aveva osato Gene solo credere di non averlo ferito la sera del 30° anniversario? Come solo poteva pensare quelle cose e dirle alle sue spalle?
Nemmeno quei trent'anni di solitudine erano paragonabili al dolore che stava provando.
E Felix!?
Perchè non aveva nemmeno provato a difenderlo?!

Quella sera.......
Lui...lui li aveva sentiti. I Belpostiani. Che gli ridevano alle spalle. Mentre mangiavano quelle torte disgustose, che lui ormai odiava. Dopo quegli scherzi orrendi, come il fango nell'impasto o il fargli cadere le torte addosso; non le reggeva più. Felix, maledizione, perchè se ne stava seduto in un angolo senza dire nulla?
Con quante bugie aveva convinto Ralph della loro ..."amicizia".
Ralph però ci aveva riflettuto. Felix non..non gli mentiva. Si era convinto di questo. Aveva solo paura di mettersi contro la massa e dire che Ralph era suo...beh, quasi..amico.
"Quella palla di lardo!"
Tante diverse voci gli riempivano la testa, che martellava troppo forte.
Si morse il labbro e scese dall'attico, lungo la rampa di ferro laterale al palazzo.
"Crede davvero che saremo suoi amici? Ahahahahahah!"
Si massaggiò le tempie, salutanto con un sorriso (Falso) e un cenno Q-bert, che passava di lì. Arrivò nella sua piccola casetta, ed entrò, si mise seduto su una poltrona e respirò profondamente. Era tutto così meccanico. Programmato.
Come ogni cosa che aveva fatto per trent'anni.
Trenta anni.
Troppi. Senza dubbio.
Lo sentiva. Quel singhiozzo che lottava con una forza inaudita per uscire fuori. Lo aveva trattenuto troppi anni. Aveva trattenuto troppi anni quelle lacrime che ora bruciavano come fuoco nei suoi occhi. Si diede un pugno sul ginocchio.
Il dolore lo aiutava a rimanere sano di mente.
Non poteva piangere.
Si alzò, e si appoggiò sul mobile, dove un piccolo oggettino era stato riposto, con molta cura. Quella medaglia migliore di molte altre.
"La bambina, poi...hahaha...come ci si può affezionare ad un tipo così?"
No. Lei non doveva nemmeno essere nominata da quelle lingue velenose. Lei era migliore di mille di loro messi insieme.
Lei...
Lei...
Di nuovo le lacrime. Ringhiò. La rabbia era più forte del dolore, poteva farcela. Respiro, inspirò. Più volte. Più volte. Ancora e ancora.
Continuò a fissare la medaglia. Mangiucchiandosi l'interno della guancia fino ad assaporare il sapore del sangue che gli fece fare una smorfia.  Uscì dalla casa non lo sguardo cupo.
Rabbia o dolore? Cos'è più forte? E' possibile provarli entrambi o nessuno dei due, uniti in un modo piuttosto confuso che ti scoppiare la testa?
"L'ho offeso? Il giorno del 30° anniversario? Per favore! Gli ho detto solo la verità. Non siete d'accordo??"
Ovviamente. Ovviamente sono tutti d'accordo.
Non era la prima volta che la domanda "Che ho fatto di male?" tormentava Ralph.
"Ahahahaha"
Poggiò di nuovo la medaglia sul mobile, indietreggiò di qualche passo e fece un respiro profondo.
Uscì di casa.
Felix lo salutò.
Non ricambiò, Ralph.

 

Vanellope saltò giù dal kart, e poi si spazzolò la gonnellina. Balzò sul ramo più basso dell'albero di zucchero, si issò su senza troppi problemi. Era da tempo che non saliva su un albero, era da tempo che non faceva una cosa da "non-principessa". Però non si era mai lamentata, le piaceva fare la princip...la presidentessa. E le riusciva anche bene. Nemmeno Re Candito era in grado di amministrare così bene Sugar Rush. Tutto il bullismo dei piloti era dovuto solo al resettaggio delle loro memorie da parte di Turbo. Quindi, tutta Sugar Rush l'adorava. Sia come pilota, sia come presidentessa. Glitchiò tre rami più su, evitando i due con le doppie strisce.  Saltò, e si  aggrappò al ramo con le mani. Si dondolò avanti e indietro. Più volte. Con una capriola da perfetta trapezista, finì sopra il ramo, seduta. Saltò allungando le braccia verso il ramo successivo, ma qualcosa attirò la sua attenzione, distratta, non riuscì ad afferrare il ramo e cadde in malo modo su un ramo più basso. Quel qualcosa, o meglio, qualcuno, era troppo, troppo alto per essere un personaggio del suo gioco.
Era...
Glitchiò verso l'alto, comparve su uno dei rami più alti, cinque o sei di distanza da dove si trovava prima. Non voleva farsi vedere...era...
Era....
-Ralph?- bisbigliò, confusa.
Sembrava sfinito. Aveva due occhiaie scure, come l'ultima volta che l'aveva visto, due giorni prima. Ma il viso di Ralph si era acceso non appena Vanellope si era avvicinata a lui. E, prima di andare via, l'aveva abbracciata. Non è una cosa che facevano spesso. Cosa che aveva fatto insospettire Vanellope e non poco. C'era qualcosa che non andava. Aveva provato in tutti i modi possibili a fargli dire qualcosa, inutilmente.
Ed ora eccolo lì, in piedi davanti ad uno spaccadenti. Lo osservava.
Era il più grosso spaccadenti che Vanellope avesse mai visto. Tipo dieci volte più grande di quello che Ralph aveva spaccato a metà.
Nessuno l'avrebbe mai rotto.
Eccolo lì, Ralph. Grande e più forte di tutti.
Nessuno l'avrebbe mai rotto.
Vanellope sbagliò due volte quel giorno.


Ralph alzò i pugni. Mentre la rabbia lo divorava dentro implacabile, e il dolore lo lacerava. Il dolore fisico lo aiuta a rimanere lucido... vero Ralph?
Un pugno con la destra, le nocche che bruciano.
Funziona, vero Ralph?
Un gancio con la sinistra; le dita che urlano di dolore.
Funziona, vero Ralph?
Lacrime che bruciano e lottano per uscire, solo per questa volta. Un colpo.
Un altro ancora. E ancora.
Niente da fare; non si rompe. E' forte.
Ignora il dolore, colpisce ancora. Con più forza di tutti gli altri colpi. Ancora tre volte.
Gli esce un singhiozzo. E' stato più forte di lui, è uscito. Pensò solo a quanto fosse patetico. Come dicevano di lui. Un altro colpo, un live gemito gli esce, mentre le nocche si spaccano.
Un pugno, con i denti stretti per non gridare.
Le lacrime gli offuscano la vista. Batte le palpebre e le caccia; continua a colpire, fino a perdere il conto dei pugni. Finchè non sente che il sangue, al contrario delle lacrime riesce a scivolare fuori.
Gli sporca le mani, ma a lui non importa.
Non si è ancora rotto.
Tira altri pugni.
Le lacrime sgorgano, più forti di lui e di qualunque altra cosa. Grida, la rabbia esce con le lacrime.
Vanellope si preme le mani sulla bocca, ma non distoglie lo sguardo.
Ralph non si ferma ancora.
Sembra impossibile spaccare quel coso. Non riesce nemmeno più a fare l'unica cosa che gli viene bene, lo Spaccatutto.
Non riesce nemmeno più a ragionare.
Lacrime e sangue corrono, escono, scappano da quel corpo debole che non riesce a fermarle. Perchè non ne è in grado. Perchè non vuole fermarle.
Perchè è stufo di trattenerle.
Perchè è sfinito, non può più trattenere il dolore.
Perchè non può trattenere più nulla.
Così piange e singhiozza.
Non riesce nemmeno a stare in piedi. Crolla in ginocchio, si prende la testa fra le mani e piange.
Poi, con molta meno forza delle altre volte, solleva una mano con il sangue che gocciola e colpisce con la mano aperta lo Spaccadenti. Una crepa lo percorre e rivela il suo interno, quando lo divide a metà.
Si è rotto.
Quella fu la prima volta che Vanellope vide lo Spaccatutto....cadere a pezzi.
Si è rotto.
Ralph si dondolò avanti e indietro, piangendo. Ripetendosi mentalmente di essere ridicolo. Ricordandosi che non avrebbe pianto mai più. La testa martellava e martellava. Le parole contro di lui, un uragano di voci che si sovrastavano e si confondevano. Le mani doloranti, le dita intorpidite e le nocche sanguinanti.
Quando alzò lo sguardo, incontrò quello di Vanellope, anche lei con gli occhi lucidi. In piedi davanti a lui.
Si sentì così stupido e umiliato.
Lei si avvicinò e gli si buttò al collo. Come se fosse lei quella da consolare. Stretti, inginocchiati a terra.
Piansero insieme.
Il Glitch non disse nulla. Non c'era nulla da dire.
Ralph si chiese quanto tempo ci sarebbe voluto per rimettere insieme i pezzi. Troppo tempo. Probabilmente. Anche con l'aiuto di Vanellope.
Di una cosa era certo: nessun martello d'oro poteva aiutarlo.

 

 

 

 

 

  
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