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Autore: Killer Chicken    19/07/2015    3 recensioni
La cupa stanza si svuota lentamente tra le dolci note che il violino di S.H. suona ancora nella sua testa.
Una melodia nuova, mai sentita, che mantiene i tenui toni dell’amicizia, delle sere passate a sfogliare volumi polverosi, mattine invernali in cui la voglia di abbandonare il letto ci sfiora leggermente per scappare via, ancora una volta, lasciandoci solo quel piccolo ‘Solo altri cinque minuti.’ mormorato fra le lenzuola.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La cupa stanza si svuota lentamente tra le dolci note che il violino di S.H. suona ancora nella sua testa.

Una melodia nuova, mai sentita, che mantiene i tenui toni dell’amicizia, delle sere passate a sfogliare volumi polverosi, mattine invernali in cui la voglia di abbandonare il letto ci sfiora leggermente per scappare via, ancora una volta, lasciandoci solo quel piccolo ‘Solo altri cinque minuti.’ mormorato fra le lenzuola.
È impossibile non udire la complicità tra due persone così profondamente diverse, la stima, la paura, l’amore tra un fa maggiore ed un mi bemolle che dolcemente viene narrata da quel solitario strumento a corde.
C’è anche la malinconia di una tazza di the in solitudine, però, lo stress di un nuovo caso irrisolvibile, sangue, lacrime, scuse sussurrate nell’immensità di un temporale, vite consumate da un amore non umano.
Ma questo solo lui può percepirlo, il resto del mondo, là fuori, si lascia avvolgere dalla melassa poetica di un ottimo violinista, dimenticandosi del velo nero che anche oggi avvolge la terra.

John vorrebbe alzarsi, volteggiare per la sala, in questa malinconia che ha il profumo di Sherlock Holmes, andare a complimentarsi con il musicista, o semplicemente scrollarsi le briciole di tristezza rimaste sulla giacca e andare a casa, tra le lenzuola di Baker Street, stendersi accanto a quell’adorabile violinista dall’aspetto sbarazzino e osservarlo riflettere sull’assassinio di Christopher Anderson fino a quando l’alba non schiarirà Londra ancora una volta.

Poi apre gli occhi John, la musica è terminata lasciandogli un gran vuoto al centro del petto, portandosi via con sé quel ritaglio della sua anima che sapeva di Sherlock.
Il gran gruppo di persone torna in un istante a gremire la sala, sussurri e singhiozzi che offuscano il ricordo di quell’incantevole melodia.

Si alza John Watson, ma non per invitare qualcuno ad un valzer, non ha più l’accompagnatore, e neanche per complimentarsi con il musicista, ormai vive solo nella sua mente.
John Watson si alza, e con passo deciso raggiunge la bara aperta in fondo al salone.
Sherlock dorme, avvolto dall’immobile eternità della morte, steso in quella piccola struttura di ciliegio che lo fa apparire troppo umano per quelli che erano i suoi gusti.
Posa un piccolo pacchetto avvolto di carta velina azzurra, vicino alle gelide dita dell’uomo dove potrà fargli comodo se ne sentisse la necessità, si volta per l’ultima volta e si allontana con passo veloce, nervoso, tremante.

“Non ne fumare troppe Holmes, ti faranno male.” Sussurra lasciandosi la chiesa alle spalle.





Angolo autore:
Non ho molto da dire, effettivamente.
Spero appreziate tutto ciò, yey.
Ringrazio Rage_ (spero sia giusto, dannazione), sempre per le solite ragioni di sempre, sono monotona, scusa, ma probabilmente non avrei pubblicato senza quelle due cosine molto carine che mi hai scritto nella bozza, te se ama.
                 
                         Tanti polletti verdi, Killer Chicken
   
 
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