が
ん
W i s h e s
Prologo
Chi ha detto
che i
sogni non si avverano?
...
Esami in vista. Da quando
quelle tre parole gli si erano insinuate
in testa, il mondo gli era crollato addosso in modo istantaneo. Aveva
sempre
considerato la parola studio come un universo
parallelo,
dal quale era sempre rimasto distante.
Chiamarla ‘allergia’ o
‘disinteresse’
era la stessa cosa.
Ecco, da quel preciso istante erano cominciati
gli incubi notturni su un
enorme libro che gli divorava la testa, o sulla professoressa Hinako
che gli
risucchiava seduta stante tutto l’ eiki* posseduto in
corpo per
aver sbagliato un test.
C’era chi, invece, se ne stava beata
e tranquilla sui suoi allori per il
semplice fatto d’aver sempre studiato con costanza.
“Quante volte ti ho detto di
applicarti anche nello studio? Se almeno un
quarto del tua costanza negli allenamenti fosse nello studio, in questo
momento
non brancoleresti nel buio totale” lo canzonava lei, con le
braccia incrociate
sopra il banco ed un sorrisetto decisamente soddisfatto sulle labbra.
Per una
volta, poteva dirsi superiore a lui in qualcosa e ciò, la
lasciava decisamente
compiaciuta.
“Maestrina, gne” gli aveva
mostrato la lingua, incrociando le braccia al
petto e tentando di simulare la faccia più offesa che
potesse tirar fuori dal
suo repertorio. Permaloso. “Gli
esami
sono una stupidaggine, cosa me ne faccio per diventare Maestro di
kenpo? A me
serve allenamento, non scrivere su un pezzo di carta” aveva
scandito l’ultima
frase con lentezza, tanto per mostrare alla sua pseudo fidanzata
che l’annuncio
non l’aveva minimamente toccato.
Come al solito, aveva sollevato lo sguardo ed
il naso per aria : il
tutto, contornato da un mezzo suono gutturale. “Me lo ridirai
a tempo debito”
lei era tranquilla, sollevando il volto tra le mani aveva sorriso a
quella
risposta, lo sapeva, ah se lo sapeva : si sarebbe ricreduto presto.
Ranma slacciò le gambe dalla solita
posa incrociata, lasciandole
dondolare giù per il banco. “Ti saluto”
tutto qua, s’era dato una spinta in
avanti col bacino ricadendo sul pavimento in perfetto equilibrio.
Ecco cosa odiava di quello stupido, il suo modo
di lasciare sospeso un
discorso e svignarsela quando non aveva più nulla da dire.
“Non avevo finito”
irruppe lei, sottilmente acida, sollevandosi dal banco.
Ranma le rimase di spalle, semplicemente
socchiudendo le palpebre ed
agitando la mano dinanzi al volto “Non ha importanza, non
è un argomento
interessante ed inoltre ho fame” reclinando il capo fece una
breve pausa,
roteando l’iridi cobalte di sbieco prima di farfugliare
qualcosa a mezza bocca
e volgersi nuovamente verso di lei con le mani congiunte a mo di
preghiera.
“A proposito, non è che mi
presteresti dei soldi vero?” socchiuse un
occhio, sfoderando uno di quei suoi adorabili sorrisetti
di convenienza.
Se la bocca di Akane avesse potuto sfiorare il terreno, in quel preciso
istante, l’avrebbe sicuramente sfondato. Invece sorrise,
allargando le labbra
così tanto da sformare il viso in qualcosa di innaturale.
“Ranma…” cominciò
piegandosi in avanti col busto sino a raggiungerlo a poca distanza dal
volto.
“Allora me li presti?”
rispose invece il codinato coi lucciconi agli
occhi. Il sorriso di Akane s’allargò maggiormente,
rendendola ancora più
terrificante. Il suo sguardo si accese d’un brillio fugace
che non prometteva
nulla di buono. “Nemmeno se tu stessi morendo di
fame” rispose tra i denti, facendo
in modo di allontanarlo da sé di due o tre centimetri. In
tutta risposta lui si
volse dalla parte opposta trattenendo a stento un ringhio di
disapprovazione “Kawaiikunee…”
sibilò a mezza bocca prima d’avviarsi comunque
verso l’uscita dell’aula.
Lo era davvero, scorbutica e per nulla
carina.
L’udito dell’altra,
ovviamente carpì l’appellativo preferito di Lui,
proveniente niente popò di meno che dal vocabolario : Come
insultare Akane
in cento o più parole.
Ranma si
sarebbe presto augurato di non essere in quella stanza,
perché, tutto ciò che
si limitò a fare fu prenderlo - come di consueto - tra capo
e cavallo e
catapultarlo fuori dalla finestra in uno dei classici ed usuali giretti
attorno al globo.
Il gridare del codinato scomparve dopo poco,
coperto da un sonoro
schianto all’interno della piscina sottostante. Lei
sollevò il naso per aria,
battendo le mani come dopo aver eseguito un ottimo lavoro.
Annuì con sé stessa
e sorrise. Te le cerchi, baka, baka, baka. Ranma no baka.
Giornata Usuale.
Tutto ordinario.
Semplicemente una loro, leggendaria costante.
Le poche bolle che risalirono in superficie,
furono quelle dei continui
insulti di Ranma-chan con la testa incastrata nel cemento del fondo
piscina.
'Boccaccia mia!
Boccaccia mia non parlare. Se uscirò vivo da questa
situazione potrò ringraziare i Kami per non avermi lasciato
affogare. Un giorno
o l'altro rischierò di finire seriamente al cimitero con
quella pazza
scatenata.'
Miracolosamente riuscì nell'intento
di stappare la voragine creata con
la testa e di risalire in superficie all'ultimo minuto, prima di
cambiare la
colorazione del volto da rossa in blu.
Si stese a bordo piscina, allargando braccia e gambe prima
di riprendere
a respirare in modo regolare. "In realtà Akane è
stata mandata da mia
madre per sopprimermi, non c'è altra spiegazione. Attenta
ogni giorno alla mia
vita : prima cucina una colazione da lavanda gastrica, poi mi fa la
paternale
sulla scuola e bla bla bla ... ed infine mi butta dal terzo piano di un
edificio, ditemi se questa cosa è normale".
Rimase così, ad occhi spalancati
presso la volta ad osservare, forse
inconsciamente, gli sprazzi di nuvole che passeggiavano qua e la per il
cielo. Se
fosse un pò più carina nei miei confronti ...
Sospirò, era inutile anche solo
pensarlo. Così era fatta e così sarebbe
rimasta. Si chiedeva solamente dove, quel poveraccio di suo padre,
avesse
trovato la forza d'allevarla. Era cresciuta nei campi o cosa?
Un maschiaccio. Decisamente senza forme, acida,
permalosa, violenta e
... decisamente, assolutamente, inconfutabilmente priva di
fascino. Per
un attimo, nella sua testolina, provò a pensare a come
sarebbe stata un'Akane
con più seno. Sollevò le sopracciglia, rimanendo
per pochi secondi in fase rem,
prima di riempirsi come un bollitore, d'una tonalità
tendente allo scarlatto.
Questo ricordo
si autodistruggerà in venti secondi.
Si sollevò prontamente seduto,
cercando di sopprimere quella fastidiosa
'fantasia' con la mano, schiaffeggiando l'aria circostante con
insistenza.
Poche stille d'acqua, ancora scivolavano via
dai capelli cremisi
mentre si sollevava da terra strizzando la casacca impregnata.
"Osage no onna!" si pietrificò
all'istante, volgendosi a
moviola per scorgere in lontananza un esaltatissimo Tatewaki Aristocrat
con le
braccia aperte che gli si dirigeva incontro a gran passo, col sorriso
sornione
di chi sta per stringere a sè una bomba sexy della sua
portata. Le palpebre di
lui scivolarono a mezz'asta, mentre il naso gli si arricciava in una
smorfia di
puro disgusto.
"Ti amoooo" gridava l'altro a squarciagola
correndole
incontro.
Secondo la prospettiva di Kuno, la scena si
sarebbe svolta in questo
modo :
Sole all'orizzonte, caldo che, avrebbe
squagliato anche i ghiacci del
polo. Nello sfondo, le onde del mare che carezzavano la spiaggia docili
col
quieto rumoreggiare delle spume che si fondevano alla battigia. Due
ombre,
l'una dinanzi all'altra :
Lei, vestita d'un succinto abito bianco che
vedendolo, cominciava a
versare dolci lacrime d'amore alla vista del suo
cavaliere dall'armatura
splendente.
Lui, col kimono d'altri tempi e la spada di
legno dormiente nel fodero (che ci sia un
doppio senso dietro tutto ciò?) a braccia
aperte, chioma splendente e denti
bianchissimi da far invidia all'omino d'un omonima marca di cui non
citeremo il
nome per non incorrere in pubblicità occulte o roba simile.
In una corsa esasperata, coi suoni dei
violoncelli e la colonna sonora
di qualche telenovela da sfondo, il tutto, rifinito ed impreziosito di
ghirlande floreali di dubbia provenienza e di una lentezza allucinante.
Questo, in collegamento satellitare con
l'immaginario di Aristocrat.
Secondo la prospettiva di Ranma, invece, non
che quella reale :
fotografando la scena da più angolazioni, si sarebbe potuto
assistere ad un
calcio in pieno stile Saotome, diretto sui poveri gioielli di famiglia
tanto
cari a Taichi che, in tutta risposta si piegò in due
sfiorando gentilmente
le parti intime e ricadendo sulla schiena con un urlo disumano che, secondo la legge della
giungla, Tarzan
avrebbe dovuto cedere il drappo in pelle al suo degno concorrente.
"Che schifo!" aveva dolcemente commentato la
ragazza col
codino, tentando di ripulire il ginocchio da quel contatto eretico e
poco
ortodosso. Avrei potuto anche colpirlo da qualche altra
parte, proprio la
dovevo andare a parare?
"T...ti...a...a...amo" continuava a ripetere
l'altro, ancora
fossilizzato tra spasmi di dolore e roba simile, mentre la sua adorata
si
allontanava contraendo il bel visino in tutte le possibili smorfie
consentite
dagli dei.
Ci mancava
anche lui oggi, blah, dovrò farmi il bagno nel disinfettante
quando torno a casa. Tutto questo per colpa di Akane!
...
Cara Akane,
eccomi, sono finalmente riuscito a tornare in Giappone. In
questo periodo ti ho pensato così tanto. La
verità è che il tuo volto mi
accompagna sempre, in ogni viaggio. Chissà se questa volta,
il mio regalo sarà
di tuo gradimento.
"Sempre se riuscirò a trovare casa
sua" un rivolo di sudore
scivolò dalla fronte di Ryoga, mentre alternava lo sguardo a
destra e a
sinistra per decidere in quale strada, fosse opportuno avventurarsi per
raggiungere casa Tendo.
"Se andassi a sinistra?" sollevò la
mano chiusa verso il
mento, chiudendo gli occhi per un istante, annuendo chissà a
quale pensiero.
Riaprendo gli occhi, s'accorse d'aver camminato di qualche metro
più in la ed
aver preso, inconsapevolmente, una terza strada.
"Dov'è finito il bivio di prima?"
tormentato dai suoi
interrogativi, nemmeno s'accorse d'aver abbandonato zaino e mercanzia
dal lato
opposto della strada. Abbassò la testa per guardarsi le
scarpe, forse in cerca
d'ispirazione dai suoi stessi piedi?
Casualmente, sollevando lo
sguardo incontrò niente popò di meno
che ...
il seno prosperosissimo di Ranma dinanzi agli
occhi che fu la
conseguenza dell'allegra fontanella di sangue che gli colò
in seguito dal naso.
"Toh! Salamino, sei riuscito a trovare la
strada di casa?" lo
canzonò la rossa, stampandosi un bel sorrisone a trentadue
denti sul volto.
Come risposta, gli parve solamente di scorgere la parte opposta della
strada, a
causa del pugno che il porcellino nero gli
spalmò diretto al centro
esatto del volto, con relativo mezzo volo all'indietro e doppio salto
carpiato
contro un lampione vicino.
Riaprì un occhio frastornato,
mugugnando qualcosa e massaggiando
l'enorme bernoccolo formatosi alla base della testa. "Ti sembra il modo
di
trattare le persone?" lo rimbeccò stringendo le mascelle per
tentare
d'anestetizzare in un qualche modo il dolore.
"Chiamami ancora P-chan e ti mando in sala
rianimazione in
volo" Ranma-chan sollevò lo sguardo con strafottenza, quasi
le parole
dell'altro non l'avessero minimamente sfiorato. Era leggendaria la sua
capacità
di ripresa e, non ci mise molto a rialzarsi in piedi. Ovviamente, non
proverbiale quando il suo dannatissimo Ego. Quando
si parlava di forza,
lui era decisamente il migliore sulla piazza.
"Vuoi provare?" le labbra s'allargarono in un
sottile
sorrisetto di sfida, mentre la mano destra aveva sollevato l'indice
come a
richiamare lo scontro da parte dell'altro.
"Mi stai provocando?" rispose Ryoga, con
altrettanta arroganza
nel tono. Divaricò le gambe, allineandole perfettamente
l'una a pochi
centimetri dall'altra. Sollevò l'avambraccio sinistro poco
sopra la spalla, di
fronte al busto a mo di difesa mentre al di sotto, l'altro braccio era
teso col
palmo aperto in avanti.
"Ti sto invitando" profuse con uno strano gioco
di tonalità
nel timbro la rossa, sollevando il 'ginocchio colpevole
' verso
l'alto e ponendo entrambe le braccia dinanzi al volto, in posizione
d'attacco.
"Come sei gentile" continuarono a rimbeccarsi
per altri cinque
o sei minuti di fila, finché Ranma non dovette cambiare
gamba sulla quale
poggiarsi.
Ne seguì un momento di silenzio,
prima che entrambi gli avversari
compissero uno stacco dal suolo, entrambi nel medesimo istante,
sollevandosi di
qualche centimetro nell'etere con due ampi balzi.
A mezz'aria, volarono calci, pugni, sberle e
chi più ne ha più ne metta.
Come al solito infondo e, inutile dire chi ne uscì
vincitore, per il semplice
quanto - a detta di Ranma, trascurabile - dettaglio della
vecchietta-annaffiatoio che, come ogni santo giorno a far invidia alla
centesima replica di Beautiful, aveva gettato una goccia inesistente
d'acqua
proprio sullo sfortunato porcellino che s'era a sua volta trasformato.
Proclamando quindi vincitore indiscusso il suo avversario.
L'aveva raccolto da terra mostrandogli
infantilmente la lingua, come un
bambino dispettoso e, mentre il maialino grugniva, l'altro sorrideva,
nemmeno
fosse in posa per un servizio fotografico.
"Inutile dire che ti avrei battuto comunque, in
entrambe le mie
forme sono e resterò sempre più forte di te"
sogghignò la codinata,
beffandosi del povero suino.
Pallone
gonfiato! Checca! Dannato figlio di quel panda di tuo padre!
Avrebbe ribattuto così nella sua
mente il povero P-chan, se avesse avuto
il dono della parola anche in quella forma.
"Cuìììì!"
l'unico suono che uscì, fu appunto un altro
grugnito. Ranma, dal canto suo lo sollevò vicino al volto,
guardandolo storto.
"Non ti sarà per caso passata per
l'anticamera del cervello di
scappare tutto allegro e paffuto da Akane, vero?" Ryoga-porcellino
rispose
con l'ennesima dose di zampate in faccia, ricoprendolo di graffi dalla
fronte
al mento.
"MALEDETTO PROSCIUTTO!" ringhiò la
signorina, in preda ai fumi
dell'ira per essere stata talmente cretina d'averlo avvicinato tanto ad
una
parte così delicata. Grazie a quel gesto, l'errante maialino
si trovò libero
dalla presa del suo galeotto e gli fu concesso di darsela a zampe
levate.
"Ti
rompo!" l'altro
cominciò ad inseguirlo, nemmeno fosse
stato il peggiore dei ricercati. Agitando come un forsennato le braccia
sopra
la testa "Se ti prendo ti trasformo in macinato!"
E la corsa non terminò sino a casa
Tendo, inconsciamente, P-chan quel
giorno fu grato a Ranma per averlo condotto dalla sua amata ...
solamente in seguito un pensiero lo trafisse
come mille dardi puntati su
d'un unico bersaglio. Il regalo per Akane! L'immagine
sfocata del
pacchetto gli sfiorò la mente dopo poco ma, ormai, era
troppo tardi per tornare
indietro.
Come se non
bastasse ho perso anche lo zaino.
Chinò il capo sconfitto, il solito
scemo alla fine dei conti, rimaneva
sempre e solo lui.
Poteva forse accadere qualcosa di peggio dopo
una giornata del genere?
Certo. Luci spente. Nessun rumore e niente chiave di casa.
Lui e un porcellino nero seduti sul ciglio
della strada come barboni.
Gli dei però, vollero completare l'opera mandando un'allegra
pioggerella ad
intrattenere i loro ospiti terreni.
Ranma, poggiata col mento sul palmo, socchiuse
le palpebre in un
sospiro. Lo stesso fece P-chan dal basso della sua posizione.
Se questa non
è sfortuna.
Lo pensarono all'unisono, neanche a farlo
apposta. Il
continuo sciabordare dell'acqua nelle
feritoie vicine contribuì anche a far stringere le gambe
alla roscia che
cominciò a fregarle tra di loro, quasi dovesse esplodere da
un momento
all'altro.
"SI PUO' SAPERE CHI E' CHE MI HA LANCIATO UNA
MALEDIZIONE OGGI? ...Devo
andare in bagno..." l'ultima frase scivolò via dalle labbra
in un sussurro
quasi inudibile. Lo sentiva, se fosse accaduto qualcos'altro si sarebbe
messo a
frignare come un moccioso in mezzo alla strada.
Forse, per compassione, i kami vollero
ascoltare le 'dolci parole
della ragazza' mandando in soccorso la compagna dei sogni che
ogni uomo - a
parte Ranma - avrebbe voluto rirovarsi dinanzi in quel momento.
"P-chan!" sotto l'ombrello, Akane non fece
altro che chinarsi
sulle ginocchia accogliendo il gioioso maialino tra le ... braccia?
Inutile dire che contento come una pasqua, il
visetto paffuto
dell'animale si strusciò con quanta forza potesse avere
contro il seno della
padrona, scatenando disappunto dal braccio di Ranma-chan che,
chissà per quale
strano incantesimo si mosse diretto verso la testolina nera del
maialino.
"RANMA! Lascia stare P-chan. Non preoccuparti
piccolino, ci penso
io a dargli una lezione" si preparò a sollevare il braccio,
quando Ranma
fece segno di time-out con entrambe le mani.
"Ti prego, prima di picchiarmi per l'ennesima
volta ... potresti
concedermi il diritto d'andare in bagno?" l'aveva detto uggiolando
quasi,
non resisteva più, se avesse aspettato qualche altro
istante, con tutta quella
pioggia avrebbe ceduto in mezzo al viale.
" ... Tieni" lei gli ficcò le chiavi
tra le costole,
arrossendo vistosamente. "Arigatou!Arigatou!" in quel momento,
avrebbe persino accettato il matrimonio con Akane
piuttosto che resistere altri cinque secondi.
Della serie , sono proprio la stessa identica cosa.
...
"Possibile che attiri sempre le disgrazie su di
te?" Akane si
lasciò scappare uno sbuffo dalle labbra, mentre sistemava dolcemente
l'ennesimo
cerotto sul volto del fidanzato che pareva l'ultimo sopravvissuto d'una
guerra
di trincea.
"Ahio! La parola delicatezza non fa parte del
tuo vocabolario
vero?" ribatté sarcastico lui, incrociando le braccia al
petto.
"Se tu fossi meno brutale nei miei confronti
forse potrei anche
essere garbata" lo trucidò con lo sguardo, quando ci si
metteva era veramente
insopportabile. Pieno di sé, arrogante e sgarbato.
Proprio un bel fidanzato dovevano appiopparle.
Fortuitamente, almeno
secondo la loro concezione, non erano legati da alcun che; fintanto che
erano i
rispettivi padri a ciancicare tutte quelle stupidaggini, loro non
correvano
alcun pericolo.
"Vieni P-chan, medico anche te, questo stupido
ti ha fatto male
vero?" lo prese in braccio con cura, coccolandolo come un bambolotto.
Ed
il che, di certo non poteva che portare il maialino, alias Ryoga, in
paradiso.
Anche se solamente da maialino, infondo, poteva
godere delle attenzioni
di Akane. Almeno finché non si sarebbe sentito pronto a
confessarle i suoi
sentimenti.
Ranma piegò il capo appena,
inarcando le sopracciglia. "Se continui
così lo strozzerai povera bestia".
Che lo facesse,
nessuno piangerebbe la sua scomparsa.
"Non dirmi che sei geloso delle attenzioni che
do a P-chan"
ridacchiò lei, con uno dei suoi classici sorrisetti
innocenti che lasciavano
intendere a qualsiasi persona presente nella stanza che i commenti del
fidanzato in merito, non facevano altro che compiacerla.
Tutti, ovviamente, tranne quell'ottuso del
codinato.
"Cosa vuoi che me ne importi? Perchè
dovrei essere geloso di un
maiale"
Seh, sia di
nome che di fatto in ogni senso.
"Sei insopportabile!" si mosse di qualche
centimetro in
avanti, ringhiandogli in faccia tutta la sua rabbia. Perchè
quello stupido, non
poteva mostrare un minimo interesse? Non che le importasse ovviamente,
eppure,
se avesse mostrato anche un minimo segno ... invece niente.
"...Cosa c'è, vuoi forse dirmi che
vorresti che io provassi gelosia
nei tuoi confronti?" rispose lui sornione, slacciando tra i denti uno
di
quei suoi fastidiosi sorrisini da scemo patentato.
Il commento dell'altro, non solo fece arrossire
vistosamente lei ma ne
provocò anche la consueta reazione, ovvero, una bella
tavolata sulla testa
tanto per cominciare, seguita dal seppellirsi impellente del corpo
sotto altri
cento oggetti di uso comune.
"S... si può sapere
perchè devi sempre lapidarmi?" mugolò lui
tentando di risollevarsi dal cimitero di utensili ed altri oggetti non
meglio
identificati. Lei lo incenerì con lo sguardo, come a volerlo
ammonire
silenziosamente.
Hai anche il
coraggio di chiederlo? Vorrei che tu fossi geloso di me a
tal punto da impazzire, così capiresti cosa provo io ogni
volta che ti vedo con
quelle altre oche.
Lui scosse il capo, portando le mani a
sistemare casacca e connessi,
nemmeno fossero coperti di ragnatele. Sollevò lo sguardo,
osservandole le
spalle. Rimase qualche istante in silenzio a fissarla, senza
accorgersene,
prima di tornare consapevole del suo Ego e volgersi con altrettanta
rapidità
dalla parte opposta.
Vorrei che ti
comportassi in modo decente almeno per una volta, in tutti
i sensi. Potresti essere più carina...
Fine Prologo.
Inaspettata
eh? Ebbene, dato che ho decisamente
diradato gli esami posso anche tornare a dedicare parte del tempo alle
fanfiction e quale modo migliore per farlo se non quello di augurarne
una
nuova?
Non
preoccupatevi, questo non significa che
abbandonerò What i really want anzi ...
(Quella
fic rimarrà sempre la prima in
classifica nel mio cuore). Volevo prendere al volo l'occasione di
sviluppare
quest'altra idea che, spero prometta abbastanza bene.
Al
prossimo capitolo.
Ery
*eiki
= energia spirituale