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Autore: Abigail_Cherry    21/07/2015    1 recensioni
"Il tuo nome non ti definisce come persona. Ognuno è quello che è, indipendentemente dal proprio nome. Ed io dico che tu sei intelligente, sgargiante ed adorabile. Questo è ciò che sei."
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Capitolo 1:
La Cotta
 
Chiudo il libro di scuola che stavo consultando fino ad un attimo fa e lo appoggio nell'armadietto con cura, prendendo poi i libri che mi serviranno per l'ora dopo. Mentre sistemo i libri in borsa, scorgo con la coda dell'occhio un ragazzo che guarda pensieroso fuori dalla finestra.
Colin Fresh. Solo a pensare il suo nome mi sento arrossire.
Quanto sono patetica. Innamorata di un ragazzo di cui conosco praticamente solo il nome e qualche altra piccola cosuccia che ho, diciamo, "ricavato" dalle mie ricerche online. Non è neanche particolarmente bello: banali occhi e capelli castani, occhiali, alto circa un metro e ottanta, quasi per niente muscoloso... insomma, uno dei tanti. Eppure me ne sono innamorata.
Metto a posto le ultime cose e chiudo l'armadietto, tiro fuori dalla borsa "Amore e Psiche" (il racconto che ho cominciato a leggere l'altro giorno),appoggio la schiena all'armadietto e ricomincio a leggere, incurante di ciò che mi succede attorno, persino di Colin. Io ho una regola: quando leggo il resto non ha più importanza, perché non sono più nel mio noioso mondo, ma in uno totalmente diverso.
«Ti piace leggere?» mi sento dire da qualcuno, ma lo ignoro completamente: la regola è la regola. E poi sono sicura che sia uno dei tanti simpaticoni che girano per i corridoi, troppo scemi anche soltanto per cercare di indovinare chi sia Apuleio.
«Ehi! Dico a te!» insiste la voce. Ma che vuole? Forse se continuo ad ignorarlo se ne andrà convinto che io sia sorda.
Sento un colpetto sulla fronte abbastanza forte e d'impulso alzo lo sguardo.
«Ahi! Ma che cavolo...» la mia frase resta sospesa in aria senza trovare una fine, mentre io mi perdo negli enormi occhi castano scuro di Colin. Così vicini... così vicini.
«Scusa, stavo quasi per credere che tu fossi sorda. Se così fosse stato, mi sarei vergognato a morte e sarai andato via.» Sorride.
È uno scherzo, vero?
«C-che cosa vuoi?» chiedo, forse un po' troppo sgarbata.
«Ti ho chiesto se ti piace leggere.»
«Mm-mm.» Annuisco con indifferenza «Non si vede? Quale altro adolescente leggerebbe Apuleio solo per diletto?»
Colin ridacchia. «Hai ragione, hai ragione. Punto a tuo favore.»
C'è qualche attimo di silenzio imbarazzante. «Perché me lo chiedi?» faccio per rompere il silenzio.
Colin tira fuori dalla sua borsa scolastica un volantino e me lo porge. Leggo il titolo: "Giornalino scolastico: vuoi farne parte?". Lo guardo confusa.
«Beh, innanzitutto, le presentazioni» comincia Colin «Mi chiamo Colin Fresh e sono il caporedattore del giornale scolastico da tre anni. Quest'anno, tre dei nostri più promettenti giornalisti che lavoravano per il giornale si sono diplomati e si sono liberati dei posti. Perciò mi hanno mandato a fare propaganda per cercare qualcuno che ami scrivere e, quindi, prima di tutto leggere. Ma soprattutto che abbia voglia di raccontare e lavorare con tutto sé stesso, partendo dal cuore.»
Chissà quante volte se lo sarà ripetuto questo discorso! «Grazie, ma...» comincio, ma lui mi zittisce appoggiandomi un dito sulle labbra.
«Aspetta prima di rifiutare. Lavoreresti tre volte a settimana con me e tutto lo staff, ci aiuterai a scrivere, inventare, se sarai brava potresti anche essere promossa!»
«P-promossa?! Ma... Insomma, il giornalino scolastico non è un vero lavoro! Non ci sono promozioni o licenziamenti!»
«Si fa per dire. Diciamo che potresti passare da semplice giornalista a redattrice. Questa sarebbe la prima promozione! Ma non divulghiamo. Pensaci su e poi vieni a comunicarmi cos'hai deciso. Secondo me potresti avere il potenziale giusto!» sul suo viso si accende un sorriso irresistibile.
«Scommetto che lo dici a tutti solo per costringerci a venire» dico.
Colin fa una leggera risata. «Vedi? Hai lo spirito della giornalista nata! Fammi sapere cosa decidi!» e detto questo si allontana.
Lo osservo andare via fin quando non esce dal mio campo visivo.
Sento che ho le mani strette a pugno, ma perché? Non sono arrabbiata... Raddrizzo il volantino che mi ha dato Colin e lo fisso.
Lavorare nel giornale, eh?
Non sembra una pessima idea!
   
 
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