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Autore: FallenAngelsGoToHell    21/07/2015    3 recensioni
La vita è un insieme di casualità. Scelte impreviste e imprevedibili, che si cerca sempre di prevedere. Non decidiamo mai niente: accettiamo ciò che non possiamo cambiare, nel bene e nel male. Schiavi di un gioco, del quale ci crediamo i padroni.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Goldie O' Gilt, Paperon De' Paperoni
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nient'altro che una donna



Premessa:

Io non sono solita fare introduzioni, penso tolgano quell'impersonalità obbligatoria di cui ogni storia dovrebbe essere provvista, ma tant'è.

Il personaggio che tratto nel (racconto? considerazione? riflessione?) subito qui sotto viene descritto secondo un punto di vista forse non condiviso da tutti. Volendo costruire frammenti del passato di questa donna, ho immaginato. Non credo di "turbare" nessuno, ma forse non tutti condivideranno le mie scelte. Pazienza.

Ho utilizzato quest'accortezza della premessa perchè io non sopporto quando mi rovinano un personaggio. Magari non sarete tutti fanatici come me, ma ho creduto più corretto avvertirvi in tempo, sperando, comunque, di non rovinare niente.

Inoltre, vorrei aggiungere che in alcuni punti ho fatto chiari (almeno secondo me) riferimenti ad alcune fanfiction di Spheater e Virginbel. Non metto i riferimenti in evidenza nel testo, perchè non sono collocati in una riga precisa. Se per caso le autrici ritenessero non opportuna questa mia scelta, io eliminerò la fanfiction. Non voglio creare problemi e qualsiasi lamentela sarà ben accetta. 

Grazie mille per aver letto e, spero, per aver l'intenzione di andare avanti e dare un'occhiata.

FallenAngelsGoToHell



La vita è un insieme di casualità. Scelte impreviste e imprevedibili, che si cerca sempre di prevedere. Non decidiamo mai niente: accettiamo ciò che non possiamo cambiare, nel bene e nel male. Schiavi di un gioco, del quale ci crediamo i padroni.

Ma che assurdità!

E la gente deve arrangiarsi, trovare quello che può per scaldarsi, sfamarsi. Noi, i padroni del mondo, non facciamo altro che sopravvivere. Non importa quello che pensiamo, il momento di consapevolezza arriva per tutti. Alcuni comprendono subito, altri impiegano cinquant'anni.
Lei invece aveva appena vent'anni. E capì ogni cosa.


Certo, bisogna considerare che avere un figlio è un'esperienza che cambia la vita. Un altro dei tanti imprevisti. Ma Goldie O'Gilt era una donna come tutte le altre, solo più ambiziosa, forse meno onesta, ma certamente estremamente bella. Non se l'aspettava, ecco. Ma quella sua bambina, che assomigliava a lei, tanto quanto era simile a lui, la faceva pensare. Chi era. Chi poteva ancora essere. E come si era trasformata la sua intera esistenza.


Goldie O'Gilt non era Glittering Goldie. L'aveva lasciata a Dawson, precisamente sulla soglia del Blackjack ballroom, diversi anni fa, quando se n'era andata. Parigi le era sembrata una meta stupenda per dimenticare. Semplicemente ...  forse non era il momento giusto. Ma lei era stata bravissima, ci aveva messo tutto il suo impegno ed era riuscita a costruirsi una nuova vita. Non era quella che si aspettava o che popolava i suoi sogni ambiziosi e ormai lontani, ma era pur sempre una sua conquista. Non le importava di vivere in uno squallido appartamento sopra il saloon dove lavorava. Non le importava di non potersi permettere vestiti nuovi o di moda, che assecondassero le tendenze parigine. E, soprattutto, non le importava affatto di doversi prostituire di nuovo per vivere. Perchè ora ogni sua azione, ogni suo pensiero, avevano come unico punto di riferimento lei, la sua piccola gioia, la sua amatissima Dora. Per sua figlia avrebbe venduto anche l'anima, figuriamoci il corpo. Quindi, alla fine, a chi importava? Era un lavoro come un altro e a quell'epoca non era strano che una saloon girl prima di andare a dormire ricevesse degli uomini. Era una cosa abbastanza comune, soprattutto in una grande città come Parigi. Almeno adesso lo poteva fare al sicuro in un locale, lontano dalla strada e soprattutto lontano dalla sua dolce bambina. Non voleva che lei venisse contaminata da quel mondo sporco, di cui non avrebbe mai dovuto far parte. Goldie aveva costruito un mondo bello, pulito, sicuro attorno a lei e mai nessuno avrebbe dovuto distruggerlo. Sperava in tempi migliori, perchè si rendeva conto benissimo di non poter sostenere quella situazione a lungo. Ma per il momento andava bene così. Le bastava tornare a casa da sua figlia con abbastanza soldi per vivere.  In fondo, perchè avvilirsi? Non era la prima volta che le capitava, ma sperava con tutto il cuore che fosse anche l'ultima.


Glittering Goldie era la sua copertura. La sua protezione dalla crudeltà della vita. E lei l'amava. Amava questa parte di sè, perchè era l'unica cosa a cui poteva aggrapparsi. Il suo alibi, colei che la proteggeva in ogni circostanza. Tutti noi abbiamo bisogno di qualcuno su cui appoggiarci. E quando non lo abbiamo ce lo creiamo. Fingiamo e magari ad un certo punto ci convinciamo pure della sua esistenza. Per Goldie, forse, il gioco era stato un po' diverso. Non si era trattato di inventarsi alcunchè. Semplicemente si era resa conto di dover mettere da parte la ragazzina impaurita e lasciare spazio alla donna agguerrita. Non si può crescere a Dawson senza rendersene conto. E lei era una tipa sveglia. Ma finchè vivi con tua madre, sai che lei ti vuole bene e tu ne vuoi a lei e nessuno vi importuna, almeno non eccessivamente, la vita non sembra poi così difficile. Purtroppo, però, la fortuna non ci sorride sempre. La dea bendata si distrae ed ecco che si accende la miccia e la fiamma è pronta ad innescare una serie di reazioni a catena. Un raffreddore che poi diventa febbre. Una febbre che diventa polmonite. E la morte che non guarda in faccia nessuno, nemmeno una bambina di quindici anni costretta a vedere sua madre portata via e sepolta sotto sette metri di terra. No, alla Grande Mietitrice non interessavano quegl'occhi azzurri pieni di lacrime. Le sue orecchie erano sorde a quei singhiozzi rotti e disperati. E Goldie non aveva l'aiuto di nessuno.

Una storia all'apparenza commovente, ma estremamente comune. Tuttavia, quando un'esperienza si vive in prima persona sembra sempre preparata su misura, apposta per noi. E quando per la prima volta in vita sua Goldie si ritrovò costretta a battere i marciapiedi e venire sbattuta, in un vicolo buio, da uno sconosciuto, per denaro ... non le importava un accidente di sapere che in quel momento, ad appena due isolati di distanza, un'altra donna stava subendo la stessa cosa. Anzi, per dirla come si deve, non le importava un cazzo proprio di niente e di nessuno. L'unico pensiero che aveva in testa era di essere una puttana. Una donna scelta, comprata, usata e gettata via. Per quella notte non volle farlo più. Si ritirò sotto un portico e pianse. Pianse tutte le lacrime che aveva, si disperò finchè non riuscì più a respirare. Pensava di conoscerlo, il mondo, e invece non sapeva niente. Credeva di aver visto cosa c'era là fuori: in realtà aveva solo intravisto, attraverso il velo di protezione e amore della madre. Ora le lacrime avevano lavato via tutto. Non le sarebbe più importato. Che facessero di lei ciò che volevano: si sarebbe riscattata. Un giorno ce l'avrebbe fatta. Lei sarebbe stata al centro dell'attenzione e loro costretti ad osservarla, dal basso, senza poterla sfiorare nemmeno con un dito. Un posto da protagonista in questo mondo violento, iniquo, sporco: ecco quello che voleva. Ed era certa che lo avrebbe ottenuto.


Sembrava tutto così irreale e distante, mentre, da sola, cullava la sua bambina. Come tante altre volte Goldie si ritrovò a contemplarla, immaginandola a scuola, magari in una casa un po' più dignitosa di quella, con degli amici. Voleva assicurarle la serenità, una famiglia stabile, un nido in cui rifugiarsi. Dora era ciò che di più bello le fosse capitato e l'avrebbe difesa a ogni costo. Come tutto, anche lei frutto del caso. I più romantici avrebbero detto frutto dell'amore, ma Goldie scacciò questo pensiero. Non che non lo amasse, sia chiaro. Solo che non era usuale per lei un linguaggio del genere. E le andava bene così. Perchè sapeva quanto lo amava. Non aveva bisogno di stupide frasi sdolcinate. E sapeva quanto lui l'amasse. Non poteva essere altrimenti. Tuttavia ...
Goldie era afflitta. Sapeva di non poter assicurare a sua figlia la solidità di una famiglia. Una figlia, una madre e un padre, ma quest'ultimo non ci sarebbe mai stato. E lei avrebbe fatto domande. Avrebbe iniziato fra poco, quando, a contatto con gli altri bambini, si sarebbe resa conto che le mancava qualcuno. E avrebbe accettato ingenuamente qualsiasi risposta, ma, altrettanto ingenuamente, avrebbe continuato a fare domande. E poi avrebbe smesso. Ogni cosa sarebbe stata spiegata e le menzogne, a cui purtroppo sua madre avrebbe dovuto ricorrere, sarebbero state la verità.
Goldie si odiava per questo. Non riusciva a incolpare Scrooge per ogni cosa. E mentalmente si rimproverava di non avergliene parlato. Quella lettera era la sua ultima speranza. E quando non lo aveva visto tornare indietro, aspettando fino all'ultimo, ritardando invano il momento di andare a letto, tutto era stato distrutto. Poi, improvvisamente, quella notte arrivò da lei. E ancora una volta si ritrovò debole, completamente abbandonata a lui, alla sua volontà e al suo desiderio. Aveva lottato contro la voglia che la faceva tremare, aveva cercato di frenare la frenesia di lui, già intento a spogliarla, assaporarla, morderla. Doveva dirglielo. C'erano talmente tante cose di cui parlare: il loro amore, la loro relazione, la loro figlia. E invece, per la seconda volta, Goldie non ebbe la forza di opporsi. Sapeva che con lui non ci sarebbe mai riuscita. Tuttavia, a conti fatti, dovette ammettere anche che aveva paura. Sì, paura che lui la lasciasse. Paura di non poter passare, non solo quella notte con lui, ma nemmeno i successivi cinque minuti. E lei lo voleva. Non le importavano le conseguenze. Era solo sua, lui la possedeva e Goldie non lo avrebbe mai respinto. In quell'istante voleva solo bearsi della sua presenza, amarlo di quella passione dirompente che li aveva vinti la prima volta nel Fosso dell'Agonia Bianca. Voleva cullarsi nell'illusione che sarebbe rimasto e che la mattina dopo lo avrebbe trovato al suo fianco addormentato.

Invece, la mattina dopo, era di nuovo sola.



 

 - L'amore è una motoslitta che corre attraverso la tundra e poi all'improvviso si lancia nell'aria lasciandoti giù.
   Di notte arrivano le donnole dei ghiacci. -

                                                                                                                                              Matt Groening




   


























  
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